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FARM TO FORK, UNA TRANSIZIONE ECOLOGICA CHE RISCHIA DI RIMANERE INCOMPIUTA

FARM TO FORK, UNA TRANSIZIONE ECOLOGICA CHE RISCHIA DI RIMANERE INCOMPIUTA

Bruxelles mette in stand-by le proposte normative sui sistemi alimentari sostenibili e su buona parte del pacchetto sul benessere animale (a parte il trasporto). Pesano le incertezze legate al clima elettorale e le crescenti resistenze contro le politiche verdi dell’Ue. Obiettivo del 25% bio a rischio?

Green deal in stand-by. Le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo del prossimo giugno rischiano infatti di scombussolarne la tabella di marcia. Ritardi che possono condizionare l’attuazione della strategia Farm to fork e con essa l’obiettivo di raggiungere il 25% della superficie agraria biologica europea entro il 2030.

Un’agenda 2024 monca

Secondo una recente indagine pubblicata sul sito Euractiv la Commissione ha messo infatti “in ghiaccio” i dossier agroalimentari sostenibili per lasciarli in eredità alla prossima legislatura Ue.

Tra i progetti legislativi che rimarrebbero in sospeso vi sono quelli sui sistemi alimentari sostenibili (Sustainable food systems- Fsfs), un elemento chiave della strategia Farm to Fork (F2F) e un pilastro centrale del Green Deal, che dovrebbe mirare a mettere i diversi piani strategici nazionali della Pac in sintonia con l’obiettivo della sostenibilità.

La chiusura del dossier Fsfs, originariamente prevista per il terzo trimestre di quest’anno, tra le elezioni europee imminenti e la crescente resistenza contro le politiche verdi dell’UE, difficilmente avverrà prima della fine del mandato di questa Commissione nell’ottobre 2024.

Dossier in overbooking

In overbooking sta finendo anche la revisione della legislazione sul benessere degli animali. Con l’unica eccezione che potrebbe riguardare il capitolo della protezione degli animali durante il trasporto – una delle quattro proposte destinate a costituire il pacchetto sul benessere degli animali – che dovrebbe approdare in porto entro la fine del 2023.

Solo due certezze

In definitiva, secondo Euractiv, gli unici dossier sicuri secondo i piani della Commissione per il 2024 riguardano le New genomit techniques (Ngt), ovvero le nuove procedure di autorizzazione per le varietà vegetali ottenute mediante le nuove tecniche genomiche e la regolamentazione sull’uso sostenibile dei pesticidi, il veicolo attraverso il quale l’UE spera di dimezzare l’uso e il rischio di pesticidi entro il 2030. Ma per quest’ultimo capitolo il compromesso del trilogo tra Commissione, Parlamento Ue e Consiglio sta delineando un quadro molto meno severo.

Una mobilitazione per evitare il taglio

Per salvare le proposte legislative tagliare, in particolare quella sui sistemi alimentari sostenibili, si è mobilitata una coalizione di cui fa parte l’Ufficio europeo dell’ambiente (EEB) e il Compassion in World Farming EU che, in una lettera indirizzata alla presidente Ursula von der Leyen hanno scritto: «Non pubblicare questi dossier significherà non riuscire a raggiungere gli obiettivi dell’UE in materia di clima, ambiente e salute».

UN’ALLEVATRICE BIO AL VERTICE DELLE PRODUTTRICI UE

UN’ALLEVATRICE BIO AL VERTICE DELLE PRODUTTRICI UE

Da Jesi a Bruxelles: Francesca Gironi la nuova leader della commissione femminile del Copa-Cogeca

È la jesina Francesca Gironi la nuova leader della commissione femminile del Copa-Cogeca, l’organizzazione con sede a Bruxelles che rappresenta agricoltori e cooperative agricole europee. Nel Vecchio Continente sono presenti circa 3 milioni di aziende agricole gestite da donne, quasi un terzo del totale.

I cavalli come scelta

Lo rende noto Coldiretti Marche dopo la nomina dell’imprenditrice agricola, che è anche vicepresidente nazionale di Donne Impresa e presidente di Donne Impresa Marche, oltre a essere membro della commissione femminile del Oma, l’Organizzazione mondiale per l’agricoltura.

Laureata in Giurisprudenza, una vita precedente nel marketing e nella comunicazione, Gironi ha deciso di lasciare tutto e avviare un allevamento di cavalli con centro ippico, maneggio, fattoria didattica, produzione di mangimi bio e progetti sociali dedicati a soggetti fragili, come disabili ed ex detenuti, e inserimenti lavorativi.

Le sfide da affrontare

«Abbiamo davanti a noi tante sfide – dice -, innanzi tutto la disparità di genere a livello lavorativo, in particolar modo retributiva e pensionistica, alla discriminazione per l’accesso al credito, ma anche alle difficoltà per conciliare vita e lavoro».

In Italia quasi un’impresa italiana su quattro è condotta oggi da donne (22,2%) con un esercito di oltre 200mila aziende rosa che stanno rivoluzionando in senso innovativo l’agricoltura italiana. Nelle Marche l’incidenza è maggiore con circa il 28% delle imprese agricole a guida femminile, percentuale che sale al 40% nel settore dell’accoglienza agrituristica. “«Tutte insieme – aggiunge Gironi – dobbiamo far emergere il ruolo delle donne all’interno della nuova Politica Agricola Comune».

DAL GREEN DEAL AL FARMERS DEAL

DAL GREEN DEAL AL FARMERS DEAL

Ripensamento della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen sul piano di transizione ecologica lanciato da Bruxelles solo tre anni fa. Obiettivo del 25% di biologico in Europa a rischio?

Nel discorso sullo Stato dell’Unione pronunciato la settimana scorsa la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha dedicato ampio spazio all’impegno di sostenibilità dell’agricoltura.

Il dialogo “strategico”

Preannunciando però un maggiore “dialogo strategico” che porti a un ripensamento del Green Deal.

«Troppe volte gli agricoltori sono stati incolpati del cambiamento climatico, mentre sono i custodi della terra e le prime vittime del cambiamento climatico». Sulle pagine de L’Informatore Agrario Angelo di Mambro, inviato a Bruxelles, riporta l’obiettivo di un nuovo vero Farmers deal annunciato dalla presidente lo scorso 19 settembre in occasione della conferenza del Ppe, Partito popolare europeo sul futuro dell’agricoltura.

Una ricetta con due ingredienti

«Dobbiamo guardare in faccia –  ha detto – le sfide dell’agricoltura, ma per farlo abbiamo bisogno di una cooperazione più stretta con il settore e questo sarà essenziale per la nuova fase del Green Deal». La ricetta della presidente si basa  sull’utilizzo dei dati e delle infrastrutture digitali per aumentare la sostenibilità del settore primario e sulle nuove tecniche di modifica del DNA delle piante, ovvero le NGT, new genomic technique, per «aiutare i giovani a portare innovazione nel settore agricolo».

Un ripensamento che, si spera, non porti al sacrificio degli obiettivi della Farm to Fork Strategy, soprattutto riguardo al 25% di superficie agraria europea biologica da raggiungere entro il 2030.

 

BRUXELLES VARA NUOVE REGOLE CONTRO IL GREENWASHING

BRUXELLES VARA NUOVE REGOLE CONTRO IL GREENWASHING

Stop all’abuso dei suffissi “Eco” e “Bio” in etichetta. La Commissione Ue vara una stretta con pesanti sanzioni contro le false dichiarazioni green

La Commissione europea lancia il suo piano contro il greenwashing. Le aziende europee saranno infatti chiamate a offrire prove scientifiche per garantire che le etichette “eco”, “bio” o a “ridotta impronta climatica” sui loro prodotti siano veritiere, affidabili, e comparabili in tutta l’Ue. Tutto questo è contenuto nella proposta di direttiva sulle affermazioni ambientali (“Green Claims”) presentata dall’Esecutivo comunitario a fine marzo. La proposta, inoltre, punta a proteggere i consumatori ed evitare forme di greenwashing, contribuire a creare una solida economia circolare e a stabilire parità di condizioni tra le imprese in tema di sostenibilità.

Multe deterrenti

Contro le dichiarazioni infondate gli Stati membri potranno comminare sanzioni amministrative pecuniarie deterrenti con importi stabiliti a seconda della «natura e gravità della violazione». L’obiettivo è tutelare i consumatori e gli operatori economici impegnati ad accelerare la transizione verde.

L’indagine della Commissione

Nel corso della conferenza la Commissione ha diffuso uno studio secondo cui il 53,3% delle dichiarazioni verdi sui prodotti fatte dalle aziende esaminate nell’Ue è risultato vago, fuorviante o infondato e quasi il 40% privo di fondamento. Per questo l’esecutivo Ue, per contrastare il greenwashing, si concentra sulle etichette che riportano le diciture “ecologico”, “climate neutral”, “carbon neutral”, oppure “100% CO2 compensato”, “biodegradabile”, “compostabile”, “bio-based”. Oppure, ancora: “maglietta realizzata con bottiglie di plastica riciclata”, “realizzato con compensazione di CO2”, “imballo realizzato con il 30% di plastica riciclata” o “crema solare rispettosa dell’oceano”.

Sono invece escluse le indicazioni come l’Ecolabel già coperte dalle norme Ue o il logo degli alimenti biologici. L’esecutivo Ue chiede alle aziende di fornire «prove scientifiche ampiamente riconosciute» che dimostrino la veridicità di quanto dichiarato dal punto di vista del ciclo di vita del prodotto – dall’estrazione dei materiali fino allo smaltimento.

La proliferazione dei green label

Le dichiarazioni o le etichette che utilizzano un punteggio aggregato dell’impatto ambientale complessivo del prodotto non saranno più consentite e, davanti alla continua proliferazione di etichette ambientali – Bruxelles stima che oggi ve ne siano almeno 230 -, non saranno permessi nuovi sistemi di etichettatura pubblici, a meno che non siano sviluppati a livello dell’Ue. Qualsiasi nuovo sistema privato dovrà comunque «mostrare ambizioni ambientali più elevate rispetto a quelli esistenti e ottenere una pre-approvazione per essere autorizzato».

BRUXELLES LANCIA UN PIANO PER LE API

BRUXELLES LANCIA UN PIANO PER LE API

Il successo dell’iniziativa “Salviamo le api” spinge la Commissione Ue a presentare una nuova edizione del piano per gli impollinatori. Sinkevicius (Commissario Ue all’Ambiente): «Il regolamento sugli usi sostenibili dei pesticidi sarà alla base dell’impegno per contrastare la perdita di questi insetti utili»

La Commissione europea ha presentato la comunicazione “Un nuovo patto per gli impollinatori“.

Un’iniziativa che mira a porre un freno all’allarmante declino delle api e degli altri insetti impollinatori selvatici in Europa, rivedendo l’analogo piano Ue del 2018. Ne dà notizia la Direzione ambiente della commissione informando che il piano stabilisce una serie di obiettivi e azioni per il 2030 individuando tre priorità.

Stop al declino

La prima è quella di migliorare la conservazione degli impollinatori e affrontare le cause del loro declino. Un obiettivo da raggiungere ripristinando gli habitat degli impollinatori nei paesaggi agricoli e nelle zone urbane e attenuando l’impatto dei pesticidi, dei cambiamenti climatici e delle specie esotiche invasive.

I sostegni Pac del quinto ecoschema

Per la seconda area d’azione del piano Ue, ovvero il ripristino degli habitat nei paesaggi agricoli , il Commissario all’Ambiente Virginijus Sinkevicius, presentando l’iniziativa alla stampa, ha ricordato le azioni previste dalla nuova Pac per favorire un’agricoltura rispettosa degli impollinatori attraverso impegni di condizionalità come quelli previsti dall’Ecoschema 5.

Usi sostenibili degli agrofarmaci

Un forte impatto sul sistema produttivo agricolo potrebbe però venire dalla terza azione del piano, ovvero la mitigazione dell’impatto dell’uso dei pesticidi.

L’Esecutivo Ue punta infatti sul rafforzamento dei requisiti legali per l’attuazione della gestione integrata della difesa dalle avversità e dai parassiti, in linea con la controversa proposta della Commissione per un regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi.

Si riaccende così il confronto scontro tra Commissione ed EuroParlamento su questa proposta di regolamento fortemente sostenuta dal vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans ed invece criticata da Paolo De Castro e gli altri membri della commissione agricoltura del Parlamento europeo.

«Questa proposta – ha affermato Sinkevicius – ora in fase di codecisione, sarà lo strumento chiave per ridurre il rischio e anche l’utilizzo di questi mezzi tecnici». Ma la guerra agli agrofarmaci della Commissione non finisce qui: «Stiamo anche rafforzando il loro processo di autorizzazione con ulteriori test e ampliando la portata delle specie e degli effetti da valutare».

Il successo di “Salviamo le api”

«Una parte sempre maggiore dell’opinione pubblica – evidenzia  Sinkevicius – chiede un’azione risoluta per contrastare la perdita di impollinatori, come testimonia il successo dell’iniziativa dei cittadini europei Salviamo api e agricoltori!».

BRUXELLES CERTIFICA LA CRESCITA DEL BIO EUROPEO

BRUXELLES CERTIFICA LA CRESCITA DEL BIO EUROPEO

Il rapporto sul biologico della Commissione europea evidenzia un decennio di crescita nella produzione e nei consumi. La quota di superficie bio del vecchio continente arriva così al 9,1%. Dovrà arrivare al 25% entro il 2030

Esce l’edizione 2023 del Market Brief della Commissione europea e sono buone notizie per l’agricoltura biologica del vecchio continente.

La quota di terreni agricoli dell’UE destinati all’agricoltura biologica è aumentata infatti di oltre il 50% nel periodo 2012-2020, con un aumento annuo del 5,7%. Nel 2020 il 9,1% della superficie agricola dell’UE è stata coltivata con il metodo bio (dovrà aumentare di più del 150% in 10 anni per raggiungere l’obiettivo del 25% della Farm To Fork). In media, sebbene con forti differenze Stati membri, le aziende agricole bio sono più grandi di quelle convenzionali e sono gestite da imprenditori più giovani.

Parallelamente alla crescita della produzione, le vendite al dettaglio di prodotti biologici sono raddoppiate nell’UE tra il 2015 e il 2020.

Cresce la polarizzazione

I quattro paesi con la più vasta superficie agraria bio nell’Ue sono Francia, Spagna, Italia e Germania, che insieme rappresentano il 52% del totale nel 2012 e il 59% nel 2020. La quota maggiore è ancora dedicata ai prati permanenti (42%), seguiti dai foraggi verdi (17%), cereali (16%) e colture arboree come frutteti, oliveti e vigneti (11%). Nonostante una crescita significativa, la produzione zootecnica biologica rappresenta ancora una piccola quota totale dell’UE, tra l’1% e il 7% a seconda del settore.

Produrre con meno input

In un momento in cui è fondamentale per l’UE ridurre la sua dipendenza dai fertilizzanti per ragioni geopolitiche, ambientali ed economiche, i dati della rete di dati contabili agricoli dell’Ue (RICA) mostrano che le aziende di produzione vegetale biologica spendono molto meno per questi prodotti e per i pesticidi rispetto alle aziende convenzionali. Le aziende di seminativi bio risparmiano dal 75 al 100% sui costi dei prodotti fitosanitari per ettaro e dal 45 al 90% sui costi dei fertilizzanti rispetto alle aziende convenzionali. Le aziende bio hanno in media rese inferiori (5-30% a seconda delle colture) e in alcuni settori hanno un maggiore bisogno di manodopera. Generano tuttavia un reddito per lavoratore simile o superiore al convenzionale grazie a prezzi più elevati e livelli più elevati di sostegno dell’UE, derivanti principalmente dalla politica agricola comune (Pac).

Gli aiuti Pac

Nel 2020 il 61,6% dei terreni dell’UE destinati all’agricoltura biologica ha ricevuto pagamenti di sostegno specifico per il biologico dalla Pac, con una media di 144 €/ha di sostegno comunitario e 79 €/ha di cofinanziamento nazionale. Un aiuto accresciuto per i produttori bio che operano nelle zone con vincoli naturali. Anche altre misure di sviluppo rurale hanno sostenuto lo sviluppo del bio, compresi gli investimenti nelle pratiche di agricoltura biologica e gli aiuti per la commercializzazione e la promozione dei prodotti biologici. Con la nuova Pac partita da gennaio 2023, la quota di Sau che riceverà il sostegno per l’agricoltura biologica è più elevata.

Bio come bene rifugio nei momenti di crisi

La crescita delle vendite di prodotti biologici è stata particolarmente forte durante la pandemia da Covid-19, come conseguenza della maggiore attenzione dei consumatori ai problemi di salute, dell’aumento del consumo di cibo a casa e/o della carenza di alimenti convenzionali. Gli attuali sviluppi economici, come l’inflazione che galoppa nel comparto agroalimentare, tuttavia, incidono sul potere d’acquisto dei consumatori dell’Ue penalizzando la domanda di prodotti biologici.