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Agricoltura biologica: la Commissione europea si pronuncia su controlli e limiti pesticidi

Appuntamento importante per il biologico: questa settimana, il Parlamento europeo si è riunito per votare la proposta della Commissione volta a rendere più rigide le norme in materia di agricoltura biologica.

La legge UE sul settore risale al 1991 ed è stata rivista nel 2009. Essa stabilisce gli standard minimi per la produzione biologica che consentono o meno di imprimere su un prodotto il logo biologico UE. Nel marzo dello scorso anno, la Commissione ha presentato un progetto di revisione del regolamento relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti, discusso appunto a Bruxelles nei giorni scorsi. Durante l’incontro, si è dibattuto anche sulla possibilità di accettare o meno controlli più severi sulle importazioni di alimenti biologici provenienti da paesi terzi extra-UE.

Nei giorni scorsi, in vista della votazione alla Commissione agricoltura del Parlamento Europeo, Agrinsieme ha inviato una lettera ai parlamentari italiani in Europa, per difendere le esigenze degli agricoltori italiani e di tutto il settore biologico. Ciò che ha spinto il coordinamento a rivolgersi ai parlamentari è stato il timore che alcuni degli emendamenti proposti dal relatore tedesco Häusling potessero avere un impatto negativo in termini di sicurezza e qualità delle produzioni biologiche.

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In particolare, si legge sul sito di Confagricoltura: “La proposta del relatore non ci trova pienamente soddisfatti perché lascia irrisolta la questione della presenza di sostanze e prodotti non autorizzati nei prodotti biologici, materia sulla quale manca di fatto un’armonizzazione a livello comunitario, dal momento che solo l’Italia e pochi altri Paesi hanno deciso di fissare per legge una soglia massima di contaminazione“.

Ma non è tutto: i dubbi riguardavano anche la definizione di “gruppo di operatori” ai fini della certificazione, ai controlli e, non ultimo, alla deroga concessa a quei Paesi che per particolari condizioni climatiche potranno esportare prodotti biologici non conformi ai rigidi standard europei (come nel caso del riso dei Paesi dell’Indocina).

Cosa ha deciso Bruxelles?

La Commissione Agricoltura del parlamento Europeo ha votato a favore di controlli annuali mirati lungo l’intera filiera per evitare frodi, ma ha bocciato i valori limite per la presenza di pesticidi. Un punto quest’ultimo rilevante per l’Italia, leader in Europa nel settore e che prevede già una soglia limite.

Martin Hausling ha così spiegato la decisione: “Non vogliamo che alcuni Paesi fissino dei limiti per le sostanze autorizzate e altri no”. In base alla logica adottata dal Parlamento Ue, un prodotto può essere venduto come biologico se la contaminazione da sostanze non autorizzate è avvenuta (ad esempio tramite il vento) nonostante l’agricoltore abbia seguito tutte le regole.

In caso di negligenza ripetuta, il produttore perde la certificazione bio. Sarà la Commissione Ue, se necessario, a formulare una proposta su eventuali soglie limite dopo il 2020.

Per quanto riguarda il settore dell’import, il principio attuale dell’equivalenza delle regole con i Paesi terzi dovrà essere sostituito da quello della conformità. Gli accordi attuali che ancora non prevedono gli stessi standard, come quello con gli Usa, dovranno essere rivisti nel giro di cinque anni.

IFOAM EU(Federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica) ha accolto con favore solo alcuni dei risultati ottenuti dalla Commissione UE. Sebbene, infatti, abbia giudicato opportuno il rifiuto del Comitato di introdurre una soglia di perdita di certificazione per le sostanze non autorizzate e il suo suggerimento di armonizzare meglio le procedure di indagine in caso di contaminazione, rimangono comunque perplessità sulla clausola di rivedere nuovamente la questione nel 2020. “Un nuovo periodo di 5 anni di incertezza nella normativa è assolutamente inaccettabile per il settore biologico“, ha affermato Marco Schlüter, direttore di IFOAM EU “Inoltre, il principio chi inquina paga non può essere capovolto: gli agricoltori biologici non devono essere ritenuti responsabili per la contaminazione derivante dall’agricoltura convenzionale. Oggi come anche nel 2020“.

Fonti:

http://brussels.cta.int/index.php?option=com_k2&id=10738:eu-tighter-control-of-organic-food-imports&view=item&Itemid=54

http://www.euractiv.com/sections/agriculture-food/commissions-proposal-stricter-thresholds-organic-farming-opposed-318280

http://www.confagricoltura.it/ita/comunicazioni_agrinsieme/2015/appello-di-agrinsieme-ai-parlamentari-europei-per-difendere-l-agricoltura-biologica-italiana.php

http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/istituzioni/2015/10/13/agricoltura-bio-pe-ok-controlli-ma-no-a-limiti-pesticidi_85bc82dd-0d8b-4e46-b57f-e5aea71fc413.html

http://www.ifoam-eu.org/en/news/2015/10/13/press-release-moving-right-direction-parliament-vote-organic-obstacles-still-remain

Sri Lanka: tè biologico con emissioni di gas serra pari a zero

Il Tea Estates Bogawantalawa dello Sri Lanka sta diversificando la produzione di tè verde e tè biologico per tenersi al passo del cambiamento dei gusti dei consumatori. D.J. Ambani, presidente della società, ha affermato che l’azienda è stata in grado di stabilire il proprio impianto di produzione di tè verde nella Tenuta Norwood nelle colline centrali sotto la sua strategia di diversificazione dei tipi di tè in produzione. “La società ha inoltre ottenuto la certificazione biologica per la sua tenuta Rockwood permettendo ai centri di produzione Norwood per produrre sia tè verde biologico e tè neri per soddisfare la crescente domanda del mercato di tali prodotti del tè di Ceylon premium.”

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L’azienda ha ampliato la propria area di coltivazione di the biologico ed ha “intenzione di convertire più terre di tè per la produzione biologica in altri stabilimenti del tè situate in Bogawantalawa”, ha detto Ambani agli azionisti nella relazione annuale della società.

La Bogawantalawa Tea Estates divenne anche la prima impresa in Sri Lanka ad aver ottenuto il certificato Carbon Footprint, con un Carbon Footprint di 0,47 kg di CO2 per 1 Kg di tè fatto. Il certificato che viene assegnato dal Carbon Fund dello Sri Lanka sotto il Ministero dell’Ambiente, indica un esempio di agricoltura biologica con emissioni vicino allo zero per le attività di produzione.

7 proposte per l’agricoltura sostenibile del futuro

L’agricoltura biologica del futuro passa attraverso sette principi basilari, raccolti all’interno del rapporto “Agricoltura sostenibile: sette principi per un nuovo modello che metta al centro le persone”, pubblicato da Greenpeace International.

Nel suo rapporto, l’organizzazione ambientalista descrive un sistema basato sulle più recenti innovazioni scientifiche, che consente di produrre alimenti sani, in sinergia con la natura e non a danno della stessa.

Come afferma Federica Ferrario, responsabile campagna agricoltura sostenibile di Greenpeace Italia: “Il futuro dell’agricoltura europea è nelle mani degli agricoltori che lavorano con pratiche ecologiche e sostenibili. Svolgono un lavoro cruciale per la nostra società e per questo motivo è necessario e urgente sostenerli. La politica deve ascoltare chi chiede cibo sano e agricoltura sostenibile, reindirizzando i sussidi verso chi pratica forme di agricoltura ecologica“.

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Ecco, in sintesi, i sette principi proposti dall’organizzazione.

  1. Restituire il controllo sulla filiera alimentare a chi produce e chi consuma, strappandolo alle multinazionali dell’agrochimica.
  2. Sovranità alimentare. L’agricoltura sostenibile contribuisce allo sviluppo rurale e alla lotta contro la fame e la povertà, garantendo alle comunità locali la disponibilità di alimenti sani, sicuri ed economicamente sostenibili.
  3. Produrre e consumare meglio, diminuendo il consumo di carne e minimizzando l’utilizzo di suolo per la produzione di agro-energia.
  4. Incoraggiare la (bio)diversità lungo tutta la filiera, dal seme al piatto con interventi a tutto campo, dalla produzione sementiera all’educazione al consumo.
  5. Proteggere e aumentare la fertilità del suolo, attraverso la promozione di pratiche colturali idonee ed eliminando quelle che invece consumano o avvelenano il suolo stesso.
  6. Consentire agli agricoltori di tenere sotto controllo parassiti e piante infestanti, attraverso soluzioni sostenibili (già esistenti) che garantiscono protezione e rese senza l’impiego dei pesticidi chimici che danneggiano il suolo, l’acqua, gli ecosistemi e la salute di agricoltori e consumatori.
  7. Rafforzare la nostra agricoltura, perché il sistema di produzione del cibo riesca ad adattarsi in maniera efficace a un contesto di cambiamenti climatici e di instabilità economica.

Il rapporto completo è scaricabile a questo link: http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2015/agricoltura/EcoFarming-ITA.pdf

Fonti:

http://www.lastampa.it/2015/10/02/scienza/ambiente/il-caso/greenpeace-sette-proposte-per-lagricoltura-sostenibile-del-futuro-4pftiEjLNRBB7O4WN0MHxO/pagina.html

http://www.adnkronos.com/sostenibilita/risorse/2015/05/19/agricoltura-salvera-mondo-greenpeace-sette-proposte-per-futuro-sostenibile_k4vGfQsOMDOLCif9JgepaJ.html?refresh_ce

http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2015/agricoltura/EcoFarming-ITA.pdf

I vermi come sentinelle dell’agricoltura biologica

Un gruppo di ricerca scientifica dell’Università Riverside della California, ha sequenziato il genoma di cinque nematodi , in particolare, di vermi tondi microscopici che possono essere utilizzati in agricoltura come pesticida biologico.

“In questo particolare sequenziamento di nematodi speravamo di imparare qualcosa sull’evoluzione dei nematodi in generale e sul loro utilizzo come parassita biologico “, ha detto Adler R. Dillman, il professore di parassitologia presso il Dipartimento di Nematologia. “Anche se questi nematodi sono ampiamente utilizzati nel controllo biologico contro insetti dannosi all’agricoltura, la loro efficacia nel campo è limitato. Ora, con la sequenza genomica saremo in grado di utilizzare queste informazioni genetiche negli sforzi per migliorare l’efficacia di questi parassiti per evitare danni di insetti in coltivazioni importanti “.

nematodiI risultati dello studio appaiono on-line in Genome Biology.

I cinque nematodi – Steinernema carpocapsae, S. feltiae, S. glaseri, S. monticolum e S. scapterisci – , sono commercializzati come nematodi favorevoli. Gli Steinernema sono considerati insetti patogeni, perché possono rapidamente uccidere un insetto ospite.

Dillman ha spiegato che il suo team di ricerca ha anche imparato di più sulla regolazione genica e l’evoluzione dei genomi in generale in quanto confrontato i cinque sequenze con altri nematodi e mette in evidenza la profilazione della propria università nel campo dell’ambiente e dell’ecologia.

“UCR ( Università della California Riverside ) è unica ad avere un reparto di Nematologia con esperti sta studiando una varietà di nematodi e la loro importanza in agricoltura biologica, ecologia, e parassitismo”, ha detto Dillman.

“In particolare abbiamo trovato le istruzioni del genoma per accensione e lo spegnimento dei geni che sono coinvolti nello sviluppo dei neuroni e muscoli” e “Abbiamo anche trovato un certo numero di famiglie di geni che sembrano essere coinvolti nel parassitismo degli insetti da vermi e siamo entusiasti di continuare a studiare questi in esperimenti futuri.”

Per saperne di più su: http://phys.org/news/2015-09-scientists-sequence-genomes-microscopic-worms.html#jCp

Suolo e Salute al Biodiversity Park di EXPO 2015 in occasione della Settimana del Biologico

L’appuntamento imperdibile è iniziato il 29 settembre e proseguirà fino al 3 ottobre e si chiama Settimana del Biologico. Un programma denso di iniziative importanti che vanno ad aggiungersi a quelle già svolte fino ad oggi a partire dal fatidico 16 maggio scorso, giorno dell’inaugurazione del Biodiversity Park di Expo Milano 2015. La giornata di festa è iniziata nella Piazza del Bio con la degustazione di numerosi prodotti biologici provenienti da aziende certificate ed è proseguita con la festosa parata che nel primo pomeriggio si è distesa lungo il decumano ed è proseguita per piazza Italia fino al ritorno al Parco della Biodiversità. Un percorso che ha entusiasmato il pubblico di Expo che in migliaia ha accolto con applausi il coloratissimo corteo capeggiato da Paolo Carnemolla, presidente di Federbio, da Andrea Olivero vice Ministro alle Politiche Agricole con delega al Biologico e da Duccio Campagnoli, presidente di Bologna Fiere. Alla parata hanno partecipato diversi esponenti del mondo del biologico, del biodinamico e di Lega Ambiente.

premiazione articoloInoltre hanno partecipato la mascotte Foody, danzatori, musicisti, molte aziende agricole bio ed esponenti di Cascina Triulza, il Padiglione della Società Civile di Expo Milano 2015. Suolo e Salute è stata rappresentata dal presidente Angelo Costa e dal direttore Alessandro D’Elia. La bellissima giornata di festa è culminata alla fine della parata con la consegna da parte di Duccio Campagnoli ad Andrea Olivero della “Carta del Bio”, il documento che sottolinea il valore dell’agricoltura biologica capace di nutrire il Pianeta e l’essere umano del futuro, di sostenere l’agricoltura familiare e di tutelare la biodiversità. Inoltre, sono stati premiati con una targa di ringraziamento tutti gli sponsor del Parco della Biodiversità e tra questi non poteva mancare Suolo e Salute, uno dei principali attori del mondo del bio essendo il primo organismo di controllo e certificazione in Italia per numero di aziende e per superfici controllate. La targa è stata ritirata dal presidente Angelo Costa.

La settimana del biologico è proseguita ieri con l’incontro Ambasciatori del Territorio, produttori di cibo e di bellezza promosso da Alce Nero in collaborazione con Legambiente dedicato agli agricoltori e agli artigiani che insieme al cibo offrono bellezza e mantenimento della fertilità dei suoli. Venerdì 2 ottobre è in programma l’evento Montagne del Mediterraneo, un progetto per il futuro che rappresenta un’occasione per conoscere le bellezze paesaggistiche italiane e per comprendere quanto sia importante la loro tutela per il futuro del Pianeta e dell’uomo. Le giornate “a tutto bio” del Biodiversity Park sono allietate dai concerti di Sentieri selvaggi, una delle band selezionate da “Feeding Music Expo 2015”, il concorso internazionale musicale bandito da Padiglione Italia per far emergere i giovani compositori.

Sempre più prodotti biologici nelle mense scolastiche italiane

Il biologico approda nelle mense scolastiche italiane. Secondo alcuni dati elaborati da Fedagri-Confcooperative, mentre dieci anni fa erano solo 838 le mense in cui venivano serviti prodotti biologici, nel 2014 il numero è salito a 1.249, registrando un incremento del 43% in quattro anni.

I dati sono stati presentati lo scorso 30 settembre all’Expo, in occasione del convegno “Il bio nel piatto. Cooperazione biologica e ristorazione collettiva” a cui ha partecipato, tra gli altri, il viceministro delle Politiche Agricole Andrea Olivero.

Nel dettaglio, la prima regione italiana per numero di mense scolastiche che scelgono prodotti biologici è la Lombardia, con 224 sedi, seguita dal Veneto, 192, e dall’Emilia Romagna, con 172 mense.

Giornalmente sono serviti fino a 1,2 milioni di pasti e in 290 delle mense biologiche, pari al 23% del totale, viene utilizzata una percentuale di almeno il 70% di materie prime bio.

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Dati positivi che, però, devono fungere da stimolo a raggiungere standard ancora più elevati. Questo il concetto espresso da Andrea Bertoldi, Coordinatore del settore biologico dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari: “Il trend è senz’altro positivo, ma molto si può ancora fare per incrementare l’impiego di prodotti bio nelle mense scolastiche e in genere nella ristorazione collettiva“.

Come spiega Bertoldi, allo sviluppo dell’agricoltura biologica e di qualità fu dato un primo importante contributo con la legge finanziaria 2000, che all’art. 59 prevedeva per le “istituzioni pubbliche che gestiscono mense scolastiche ed ospedaliere (…) l’utilizzazione nelle diete giornaliere di prodotti biologici tipici e tradizionali”. Così, le Regioni hanno recepito la norma e lavorato progressivamente per metterla in atto, attraverso linee guida, leggi regionali e programmi per l’orientamento dei consumi e l’educazione alimentare.

Il lavoro progressivo ha portato, nel 2011, alla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dei Criteri ambientali minimi per il servizio di ristorazione collettiva e la fornitura di derrate alimentari, che fanno parte del Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della Pubblica Amministrazione (ovvero Piano d’Azione Nazionale sul Green Public Procurement) sviluppato dal ministero dell’Ambiente. Un Piano che prevede che la quota della ristorazione pubblica debba essere ricoperta almeno per il 40% da alimenti di origine biologica.

Scelte importanti, dettate soprattutto dalla necessità di tutelare la salute dei consumatori più piccoli: “Se si considera infatti che oltre 10 milioni di italiani, la gran parte dei quali sono bambini e ragazzi, pranza regolarmente fuori casa ogni giorno, si può ben comprendere quanto è importante garantire cibi sani e di qualità anche fuori casa“, conclude Bertoldi.

Fonti:

http://www.confcooperative.it/LInformazione/Notizie-Quotidiano/expo-fedagri-mense-scolastiche-sempre-pi249-bio-43-negli-ultimi-4-anni

http://www.agrapress.it/index.php/expo