Suolo e Salute

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LA DIFESA IN VITICOLTURA BIO, UN INCONTRO IN STREAMING ORGANIZZATO DALLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA

LA DIFESA IN VITICOLTURA BIO, UN INCONTRO IN STREAMING ORGANIZZATO DALLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA

L’obiettivo di trasferire le innovazioni e i risultati della attività di ricerca sostenute della Regione in questo settore

L’attenzione dell’Emilia-Romagna sul biologico viene confermata da una serie di iniziative di formazione dedicate a diffondere la conoscenza delle tecniche per la gestione delle colture certificate. Il prossimo  appuntamento è previsto il 21 aprile sulle novità tecniche per la gestione della difesa dalle avversità in agricoltura biologica a partire dalla coltura della vite.

Il ruolo del Servizio fitosanitario

«L’idea di trasferire e divulgare – riporta una nota della Regione- le innovazioni ed i risultati di ricerca e sperimentazione e le esperienze applicative maturate in diversi contesti produttivi è nata all’interno del Settore Fitosanitario e difesa delle produzioni dell’Emilia-Romagna».

La finalità è di rendere fruibili a tecnici ed agricoltori della nostra regione le conoscenze acquisite e offrire indicazioni concrete per ottenere produzioni vitivinicole a basso impatto ed economicamente sostenibili. L’appuntamento sulle malattie della vite segue l’analoga esperienza sugli insetti che si è tenuta il 14 aprile (qui la registrazione). «I due incontri sono più che mai di attualità, visto che dal 7 aprile è in vigore nel nostro paese la legge che istituisce il marchio biologico, i distretti biologici e il Fondo per lo sviluppo della produzione biologica».

L’appuntamento del 21 aprile

L’incontro sarà fruibile on line. L’incontro è fissato per giovedì 21 aprile dalle 9 alle 13.15 e riguarderà le “Tecniche di prevenzione e difesa dalle malattie” e sarà introdotto da Stefano Boncompagni, Responsabile Settore Fitosanitario e difesa delle produzioni Regione Emilia-Romagna.

Gli argomenti evidenzieranno come una buona protezione fitosanitaria delle colture passa dalla prevenzione con l’adozione di specifiche tecniche di impianto ed agronomiche e si completa con l’applicazione di soluzioni tecniche di difesa a basso impatto ed innovative previste in agricoltura biologica. Gli incontri saranno coordinati da Alda Butturini e Riccardo Bugiani, storici e competenti punti di riferimento del Settore Fitosanitario regionale nell’ambito della difesa a basso impatto ambientale.

PIANO DI AZIONE BIOLOGICO, L’EUROPARLAMENTO TRACCIA UN COMPROMESSO TRA GLI STATI MEMBRI

PIANO DI AZIONE BIOLOGICO, L’EUROPARLAMENTO TRACCIA UN COMPROMESSO TRA GLI STATI MEMBRI

«La relazione approvata dagli Eurodeputati è un segnale forte alla Commissione Ue». Lo sostiene Eduardo Cuoco, direttore di Ifoam Organics Europe, in un’intervista pubblicata su Terra e Vita. «Tuttavia è mancato il coraggio di mettere in evidenza l’obiettivo del 25% di superficie bio fissato dalla Farm to Fork e di fissare strumenti per equilibrare le forti differenze tra le politiche dei Paesi membri»

«Il piano d’azione UE sull’agricoltura biologica è fondamentale per aumentare sia la produzione che la domanda di prodotti biologici». Lo ribadisce il direttore di Ifoam Organics Europe, Eduardo Cuoco in un’intervista pubblicata sul sito di Terra e Vita.

Un intervento raccolto all’indomani dell’approvazione della relazione sul Piano da parte della Commissione agricoltura dell’EuroParlamento.

Un segnale forte alla Commissione

«Tutto sommato – è il giudizio di Cuoco – questo rapporto manda un segnale forte alla Commissione del sostegno del Parlamento al biologico».

Ifoam accoglie infatti con favore il lavoro degli eurodeputati in favore della transizione ecologica, in particolare il riconoscimento del biologico come pratica ad alta intensità di conoscenza, nonché l’importanza di aumentare la consapevolezza sul biologico e su diete migliori nelle scuole e tra i consumatori.

Bene anche il supporto per piani di azione sul biologico a livello nazionale, regionale e locale e la sottolineatura della necessità di promuovere lo sviluppo dei biodistretti.

Il bio è la soluzione

«L’agricoltura biologica – sottolinea Cuoco – fa parte della soluzione quando si tratta di mitigare gli effetti del cambiamento climatico e di contrastare la perdita di biodiversità».

Spicca tuttavia, per il direttore del movimento europeo per l’agricoltura biologica, l’assenza nel documento del riferimento al raggiungimento dell’obiettivo del 25% di superfici bio nell’UE nel 2030 fissato dalla strategia Farm to Fork.

«Ilrapporto sarà votato definitivamente in Plenaria il 22 maggio e contiamo che il riferimento al 25% sia incluso in questa occasione».

Il documento dell’EuroParlamento risente infatti dello sforzo di raggiungere un compromesso tra le posizioni degli Stati Membri, molto diverse riguardo al bio. Alcuni emendamenti del Piano europeo non sono stati infatti nemmeno votati, ad esempio quelli sull’importanza di strumenti fiscali (come per esempio l’iva ridotta) per promuovere il consumo di alimenti sani e sostenibili, o il fatto che i piani strategici nazionali della PAC debbano essere in linea con la F2F strategy, e alla promozione del biologico nelle mense scolastiche.

L’equilibrio domanda-offerta

Il compromesso tra i gruppi parlamentari evoca uno “sviluppo equilibrato” del biologico, in funzione della capacità del mercato di assorbire la produzione biologica.

«Il mercato é tuttavia – obietta Cuoco- solo una delle componenti che possono portare alla crescita del biologico. In effetti, le politiche di promozione, più biologico nelle mense pubbliche, campagne sul biologico, incentivi per gli agricoltori per la conversione al biologico, sono tutte misure che possono contribuire alla crescita». Allo stesso modo occorre più coraggio nelle azioni di sostegno per il settore. Al bio, secondo un recente studio, è destinato solo l’1,8% degli aiuti Pac in un decimo del territorio rurale dell’Unione. «Secondo noi il biologico dovrebbe essere sostenuto di più nella Pac e questa esigenza deve emergere già nell’analisi dei piani strategici nazionali, con l’obiettivo di equilibrare le forti differenze che si registrano tra i diversi Paesi».

MIPAAF E DOGANE, CONVENZIONE TRIENNALE PER L’IMPORT DEL BIO DA PAESI TERZI

MIPAAF E DOGANE, CONVENZIONE TRIENNALE PER L’IMPORT DEL BIO DA PAESI TERZI

L’ accordo che avrà la durata di 3 anni, conferisce piena legittimazione all’Agenzia della Dogane e dei Monopoli la quale eserciterà il suo controllo di analisi e di valutazione sui prodotti biologici e sulla loro conformità.

Il Mipaaf e l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Adm) hanno sottoscritto una Convezione triennale sui controlli sulle importazioni dei prodotti biologici dai Paesi Terzi verso l’Italia. Lo spiega una nota del Ministero delle Politiche agricole mettendo in evidenza l’accordo raggiunto al termine di un iter procedurale avviato ad inizio gennaio con il recepimento normativo del Regolamento Ue n.2018/848, relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici.

Più uniformità nei controlli

L’accordo quadro rende più stabili e uniformi i controlli ufficiali sui prodotti biologici destinati al mercato dell’Unione. «Con la sottoscrizione della Convezione – afferma il sottosegretario Francesco Battistoni – anche l’Italia si allinea alla normativa europea che garantisce a tutti gli Stati membri un unico sistema regolatorio e di conformità in materia di importazione e di etichettatura sui prodotti biologici».

L’ accordo, che avrà una durata di 3 anni, conferisce piena legittimazione all’Agenzia della Dogane e dei Monopoli che eserciterà il suo controllo di analisi e di valutazione sui prodotti biologici e sulla loro conformità.

«Grazie a questo protocollo – commenta ancora Battistoni – si prosegue verso la strada di una maggiore condivisione di regole comuni con l’obiettivo di garantire a tutti i cittadini prodotti conformi e di qualità, contrastando con nuovo vigore le pratiche commerciali sleali attraverso l’azione comune dell’agenzia delle Dogane e del dipartimento ICQRF».

Oltre 5mila verifiche analitiche nei laboratori delle Dogane

E Marcello Minenna, direttore generale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli gli fa co sottolineando che «è nella natura dell’Agenzia essere al servizio di Ministeri e Organismi istituzionali». Uno dei nostri compiti prioritari è quello di garantire la salute dei cittadini». Per attuare i controlli previsti sui prodotti biologici l’Agenzia prevede di effettuare oltre 5.000 verifiche analitiche all’anno presso i propri laboratori.

UNICREDIT-NOMISMA, IL BIOLOGICO COME FATTORE DI COMPETITIVITÀ DEL VINO

UNICREDIT-NOMISMA, IL BIOLOGICO COME FATTORE DI COMPETITIVITÀ DEL VINO

Nello scoring presentato nella prima giornata di Vinitaly emergono i fattori di forza delle diverse regioni vitivinicole. Marche e Calabria hanno la maggiore incidenza di vigneto biologico.

Apre la 54a  edizione di Vinitaly ed è subito nel segno del vino biologico. Un’analisi dell’osservatorio Nomisma-Unicredit presentata nel giorno di apertura della kermesse veronese ha infatti analizzato oltre 60 indicatori (produttivi, strutturali, economici e di mercato) di competitività mettendo in luce la vocazione e le specificità delle regioni vinicole italiane. Uno dei fattori che fa più la differenza risulta proprio l’estensione del vigneto bio.

Sei Regioni fuori media

La ricerca presentata davanti a Niccolò Ubertalli, responsabile Unicredit Italia, ai governatori di Emilia Romagna e Veneto, Stefano Bonaccini e Luca Zaia, e a Paolo De Castro, europarlamentare e presidente Comitato Scientifico di Nomisma, ha proseguito il percorso di analisi sul posizionamento competitivo delle filiere agroalimentari avviato da Unicredit e Nomisma, con l’elaborazione del super-indice Agri4Index illustrato nel corso del Vinitaly Special Edition di ottobre 2021.

Dalla declinazione territoriale di questo indice è emerso un indice di competitività medio della filiera vitivinicola italiana pari a 68, e una classifica di di competitività in cui si evidenziano in particolare  sei regioni fuori media: Veneto (89), Toscana e Trentino Alto Adige (77), Piemonte (72), Sicilia (69) ed Emilia Romagna (68).

Gli exploit del Veneto

Il Veneto in particolare primeggia nelle dimensioni strutturali e produttive (prima regione per estensione del vigneto, produzione di vino, numero di viticoltori) oltre che nel contributo al fatturato complessivo del settore (36%), la Toscana presenta la percentuale di valore aggiunto su fatturato più alta (31%), l’Emilia Romagna esprime il fatturato medio per cooperativa vinicola più elevato (circa 37 milioni di euro per cooperativa).

Le regioni più green

Va alle Marche il primato per le aziende viticole specializzate con l’estensione media più rilevante (17 ettari di vigneto) e assieme alla Calabria presenta l’incidenza più elevata del vigneto “bio” su quello regionale (rispettivamente 39% e 36%). Anche la Toscana si avvicina ai due battistrada con una quota bio prossima a un terzo dei vigneti (32%).

DIETRO ALLA BOCCIATURA DEL PIANO STRATEGICO NAZIONALE, LA MANCANZA DI AZIONI CONCRETE IN FAVORE DEL  BIO

DIETRO ALLA BOCCIATURA DEL PIANO STRATEGICO NAZIONALE, LA MANCANZA DI AZIONI CONCRETE IN FAVORE DEL BIO

Lo mette in evidenza Copagri, che chiede più coraggio e condivisione a partire da un’efficace formulazione del piano nazionale sull’agricoltura biologica

Bocciatura sonora da parte di Bruxelles del Piano strategico nazionale per la nuova Pac. Tra le altre cose, Copagri mette in evidenza le lacune evidenziate dalla Commissione Ue riguardo al biologico.

I motivi della bocciatura

«La Commissione Europea ha evidenziato chiaramente la necessità di esplicitare e dettagliare all’interno del Piano Strategico Nazionale-PSN le modalità con le quali il nostro Paese intende adoperarsi per promuovere e incrementare la domanda dei prodotti biologici sul mercato».

«Più volte – obietta Ignazio Cirronis, presidente di Anaprobio Italia, associazione dei produttori biologici di Copagri – abbiamo manifestato perplessità per le lacune che il Piano presentato dall’Italia manifestava in tale ambito».

Servono interventi strutturali

«Per far sì – continua Cirronis- che il biologico possa registrare un sensibile incremento di consumi non è sufficiente limitarsi a puntare su meri incentivi destinati ai produttori bio ed erogati attraverso contributi a superficie o sotto altra forma, ma bisogna mettere in campo interventi strutturali che possano andare a dare risposte nel medio-lungo periodo, rafforzando le filiere biologiche e puntando sui Biodistretti». L’auspicio dell’associazione dei produttori è quella di un maggiore coordinamento tra i molteplici attori in gioco per dare una vera svolta al comparto bio a partire da un’adozione in tempi rapidi del Piano d’azione nazionale per l’agricoltura biologica- che il Mipaaf si è impegnato a varare nel 2022 e dall’individuazione di interventi strutturali che favoriscano l’abbattimento dei costi di produzione».

 

L’INDIA PUNTA A DIVENTARE UN PLAYER IMPORTANTE NELL’EXPORT DI ALIMENTI BIO

L’INDIA PUNTA A DIVENTARE UN PLAYER IMPORTANTE NELL’EXPORT DI ALIMENTI BIO

L’estensione della superficie bio è limitata ma i sostegni finanziari messi in campo dal Governo di Nuova Dehli stanno portando ad una significativa crescita. Un recente piano punta poi ad aumentare la consistenza dei capi bovini per assumere un ruolo di primo piano nel settore caseario biologico

«L’esportazione di alimenti biologici può trasformare l’economia indiana e il settore dei latticini può svolgere un suolo importante in questa evoluzione». Lo ha annunciato Il ministro dell’Interno e della cooperazione del grande Paese asiatico Amit Shah in un evento organizzato dalla federazione indiana delle cooperative lattiero casearie a Gandhinagar.

I sostegni finanziari per fare crescere il settore

Attualmente l’estensione della superficie biologica in quest’area dell’India è limitata, pari a circa 38mila ettari. Il Governo di Nuova Dehli ha messo però in campo azioni di promozione per l’agricoltura biologica attraverso schemi dedicati che prevedono sostegni finanziari pari a 31mila rupie per azienda. Il piano in favore degli allevamenti bio prevede in particolare di sostenere un modello aziendale famigliare per favorire la costituzione di un nucleo di tre capi bovini per ogni 30 acri di superficie bio.