Suolo e Salute

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Sentenza Tar OGM – I commenti

Come ha dichiarato il presidente Slow Food Italia Roberto Burdese “per quest’anno l’agricoltura italiana rimane libera da OGM: le nostre colture non correranno il rischio di contaminazioni e il settore del biologico può tirare un sospiro di sollievo. È necessario però che il Governo intervenga al più presto perché il decreto in questione, risalente a luglio 2013, non sia più valido per la semina del 2015. Ci aspettiamo anche un chiarimento sul tema delle sanzioni per chi dovesse violare il divieto sancito dal decreto”. Parimenti soddisfatta Legambiente, che definisce “storica” la sentenza del Tar. “L’Italia è libera da Ogm. Una grande vittoria per l’agricoltura italiana di qualità. Per Legambiente nella sentenza del Tar ha prevalso il principio di precauzione, essendo state messe in evidenza le potenziali conseguenze negative derivanti da una possibile contaminazione. Il Presidente Legambiente Vittorio Cogliati Dezza sottolinea l’importanza del precedente costituito dalla sentenza, che “serve innanzitutto a ripristinare la legalità : nessuno può coltivare impunemente Ogm in Italia. Il Governo Italiano s’impegni quindi nel semestre europeo affinché l’Ue adotti una nuova regolamentazione che consenta agli Stati membri di vietare coltivazioni Ogm anche per ragioni economico-sociali”. Molto soddisfatto anche il presidente della commissione Ambiente della Camera Realacci, secondo il quale la sentenza “ha bocciato il ricorso, francamente pretestuoso, di Fidenato. Con il pronunciamento di oggi si scrive una bella pagina a tutela della nostra agricoltura e del Made in Italy di qualità. Al di là di motivazioni di ordine ambientale e sanitario, infatti, la scelta Ogm è completamente sbagliata per l’Italia. Il futuro della nostra agricoltura non è certo legato agli organismi transgenici, ma alla qualità, al territorio, alle tipicità, alla tracciabilità dei nostri prodotti. L’agricoltura italiana è un settore da Guinness, con i suoi 263 prodotti tipici, oltre un milione di ettari condotti con metodo biologico e un export che nel 2013 ha fatto segnare il record di 33 miliardi di euro. Un settore che è cresciuto nel segno della qualità, che da un contributo importante all’attrattività del Made in Italy nel mondo e che non può che svilupparsi ulteriormente scegliendo la via dell’eccellenza».
Fonte:Greenreport, il Fatto Alimentare

OGM: Il Tar Lazio dice no al mais Monsanto

Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso  contro il decreto che proibisce la semina di mais biotech MON810, unica varietà OGM di cui attualmente è ammessa la semina nei territori dell’UE. La sentenza ha posto fine a una lunga querelle inaugurata dal ricorso dell’agricoltore friulano Fidenato, che intendeva seminare il mais Mon810, entrando di fatto in aperto conflitto con il decreto ministeriale dell’agosto scorso che specificava il divieto di coltivare il mais Mon810 sul territorio nazionale “fino all’adozione di misure comunitarie di cui all’art.54, comma 3, del Regolamento CE 178/2002 e comunque non oltre diciotto mesi dalla data del presente provvedimento”. Una sentenza che aveva visto costituirsi un fronte compatto di opposizione al ricorso, formato da ben tre ministeri, numerose associazioni di categoria e l’intero mondo ambientalista, riuniti nella Task force per un’Italia libera da Ogm e fermi nell’opporsi alla semina incriminata. La soddisfazione è evidente in tutti i protagonisti della battaglia: in un comunicato le 39 associazioni che costituiscono la succitata task force si sono dichiarate infatti “pienamente soddisfatte della sentenza per la sua chiarezza espositiva e soprattutto perché rimette al centro della questione Ogm il principio invalicabile di precauzione”.
Fonte: Agrapress, Greenreport

A Sestu (CA) la Scuola di agricoltura biologica e biodinamica

E’ stata inaugurata martedì scorso 29 aprile a Sestu (CA) la Scuola di agricoltura biologica e biodinamica. La Scuola formalmente è una ATS (associazione temporanea di scopo) formata, tra gli altri, dalla OP di produttori biologici “S’atra Sardigna”, cooperativa impegnata nella produzione ecosostenibile tramite il metodo dell’agricoltura biologica, dall’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biodinamica e da Asab Sardegna, associazione senza scopo di lucro formata da produttori biologici, consumatori e tecnici, nata con l’obiettivo di promuovere l’agricoltura biologica, l’alimentazione naturale e uno stile di vita sostenibile. Lo stesso 29 aprile si è tenuta anche la prima giornata del corso per Operatori e Tecnici di agricoltura biologica e Biodinamica alla quale è intervenuto il Presidente della scuola Ignazio Cirronis.
Fonte: Agrapress

Farinetti: le denominazioni d’origine sono dannose. Serve un “Marchio Unico Italia”

Hanno destato clamore le dichiarazioni di Oscar Farnietti, patron di Eataly, che intervenendo ad un convegno sul tema “Giovani, cibo e coraggio” ha dichiarato, riferendosi alle denominazioni di origine, che “tutte queste sigle Doc, Docg, Igp all’estero non sono capite”. Secondo quanto riferisce La Tribuna di Treviso, Farinetti ha rincarato la dose sostenendo che “solo in Italia ci si poteva inventare una sciocchezza come il federalismo alimentare: gli unici ad ottenere vantaggi sono stati i politici che, quando tornano sul territorio, si vantano di aver tutelato un prodotto tipico locale, mentre in realtà hanno fatto l’opposto”. Per Farinetti “tutte queste sigle hanno fatto solo male al nostro agroalimentare: è  arrivato il momento di cancellarle e di introdurre una sola sigla: il Marchio Unico Italia”.

Fonte: Agrapress

PAC, fumata nera sugli aiuti accoppiati nella riunione degli Assessori Regionali

Si è concluso con un nulla di fatto l’incontro tra gli Assessori Regionali all’Agricoltura, riunitisi a Roma con lo scopo di discutere l’ipotesi di ripartizione delle risorse per gli aiuti accoppiati avanzata dal Mipaaf. Circa 570 milioni di euro all’anno previsti dal primo pilastro della PAC sulla cui distribuzione ancora non si è trovata un’intesa. All’incontro Giuseppe Blasi del Mipaaf si era fatto latore della proposta del Ministero di inserire anche il settore della barbabietola tra gli aiuti accoppiati, insieme alla zootecnia, seminativi, piano proteico e colture arboree per le regioni che abbiano almeno il 25% di Sau. La proposta però non ha incontrato il favore degli assessori che pertanto, come riporta Agrapress, chiederanno al ministro Martina nel corso dell’incontro in programma alle 18:00 al Mipaaf  una nuova proposta che inclusa anche altri comparti. L’assessore all’agricoltura della regione Puglia Fabrizio Nardoni, in qualità di coordinatore della riunione, ha dichiarato che “al ministro Martina presenteremo le diverse esigenze emerse oggi”, aggiungendo che  “ci sono buoni propositi” per raggiungere un’intesa.
Fonte: Agrapress

Il bio contro il global warming

Coltivare biologico per ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici? E’ questa  la suggestiva e interessante strategia suggerita e proposta dal Rodale Institute (www.rodaleinstitute.org), ente di ricerca americano no profit sull’agricoltura biologica, autore di un interessante documento dal titolo Regenerative Organic Agriculture and Climate Change –  A Down-to-Earth Solution to Global Warming (l’agricoltura biologica rigenerativa e I cambiamenti climatici – una concreta soluzione al global warming). Secondo il documento, le pratiche biologiche hanno la possibilità di contrastare gli effetti del riscaldamento globale grazie alla loro capacità di sequestrare carbonio nel terreno in quantità variabili tra le 2,4 e le 6,4 tonnellate/ettaro/anno. Questo significa che se il metodo biologico fosse esteso a livello globale, ciò si tradurrebbe nella capacità attiva di sequestrare tra 10 e 30 miliardi di tonnellate di carbonio all’anno, ovvero un quantitativo compreso tra il 20 e il 60% delle emissioni di CO2 del mondo intero. Una quantità enorme che consentirebbe davvero di risolvere quasi per intero l’annoso problema del riscaldamento globale del pianeta. Se poi interventi di questo tipo fossero estesi ai pascoli, il quantitativo di CO2 sequestrato potrebbe arrivare perfino al 70% del totale. Arrivando addirittura a invertire l’attuale tendenza al riscaldamento del pianeta. Un vantaggio che potrebbe ulteriormente aumentare in considerazione del fatto che il passaggio dal chimico al biologico comporterebbe una sensibile diminuzione anche dei gas serra emessi in atmosfera dalle pratiche agricole. La soluzione sembra quindi a portata di mano. Resta da vincere la resistenza di tutti coloro che, mondo della chimica in primis, continuano a sostenere l’agricoltura tradizionale per evidenti interessi economici. Al mondo del biologico l’onere e l’onore di sostenere una soluzione che potrebbe rivelarsi fondamentale per il futuro non solo dell’agricoltura me dell’umanità tutta. Il documento in formato pdf è scaricabile a questo indirizzo.
Fonte: Rodale Insittute, Ecoblog