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Allarme siccità: il governo stanzia 700 milioni di euro

È pieno allarme siccità in Italia. A Roma l’acqua verrà presto razionata e anche il Vaticano ha chiuso le fontane per scongiurare l’impatto dell’emergenza.

La Calabria chiede lo stato di calamità per far fronte alle precipitazioni vicine allo zero. Pronte a seguirla Marche, Sicilia, Sardegna, Campania, Toscana, Emilia Romagna, Puglia. È pieno allarme siccità in Italia. Una perturbazione atlantica ha interessato in questi giorni alcune regioni settentrionali, ma non basterà.

Il governo prova a correre ai ripari. Il ministero delle politiche agricole ha infatti annunciato 3 linee di intervento per fronteggiare l’emergenza.

Allarme siccità: i dati del CREA

Il Crea, ente di ricerca del Mipaaf specializzato nel settore agroalimentare, ha esposto alcuni dati sull’emergenza siccità in corso in Italia, che aiutano a comprendere le dimensioni del fenomeno. Innanzitutto il caldo. La temperatura media, nel 2016, ha fatto segnare un nuovo record: +1,35° C rispetto al trentennio che va dal 1961 al 1990.

Negli ultimi mesi la situazione è andata peggiorando: +3,2°C in media rispetto alle temperature considerate normali. A questa anomalia termica si è aggiunta quella idrologica: rispetto alla media del mese di giugno, quest’anno si è registrato un calo delle precipitazioni del 53%.

Per citare un solo esempio concreto, il fiume Po è sceso di 3,23 metri sotto lo zero idrometrico. Dal bacino idrico del fiume dipende il 35% della produzione agricola nazionale. Basterebbe questo per avere contezza dell’enormità del problema.

La siccità generalizzata ha portato ovviamente a un grave danno economico per colture e allevamenti. Tra i settori più colpiti c’è quello cerealicolo: secondo alcune stime il calo di produzione sarebbe tra il 40 e il 50%.

Allarme siccità: gli interventi del Mipaaf

Il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ha reso noto, con una nota, di aver attivato alcune misure per contrastare l’allarme siccità. Sono tre gli assi principali di intervento.

  • Attivazione del fondo di Solidarietà Nazionale. La Commissione Bilancio del Senato ha approvato un emendamento al Decreto Legge “Mezzogiorno” per consentire alle aziende colpite dalla siccità e che non hanno sottoscritto polizze assicurative di accedere ai benefici per favorire la ripresa dell’attività agricola, come previsto dalla legge 102/2004. La proposta deve passare al vaglio delle Regioni che hanno tempo fino al 30 dicembre 2017 per deliberare la declaratoria di eccezionalità degli eventi atmosferici.
  • Aumento dell’anticipo sui Fondi Europei. Il Mipaaf si è poi rivolto alla Commissione europea per autorizzare l’erogazione di anticipi almeno fino al 70% sui pagamenti diretti e almeno fino all’85% sul sostegno previsto per le misure a superficie dello sviluppo rurale.
  • Infrastrutture irrigue. Sul medio periodo, il Ministero ha inoltre attivato un bando per migliorare le infrastrutture irrigue. I termini chiuderanno il 31 agosto. È prevista una dotazione finanziaria di circa 600 milioni.

A quest’ultima voce vanno ad aggiungersi i 107,65 milioni di euro che il Mipaaf aveva già annunciato in giugno per opere riguardanti infrastrutture idriche (a cui andranno 92 milioni), difesa del suolo, dissesto idrogeologico, risanamento ambientale e bonifiche. In questa misura rientrano 6 opere irrigue cantierabili che partiranno nei primi mesi del 2018, tra cui la Ristrutturazione della Rilevata Dora del canale Cavour.

Allarme siccità, Martina: “In campo per la tutela degli agricoltori”

A commentare le misure, il ministro per le Politiche Agricole Maurizio Martina, che ha espresso vicinanza agli agricoltori:

«Siamo in campo – ha dichiarato – per tutelare i produttori agricoli che stanno subendo danni dalla prolungata siccità di queste settimane. Abbiamo sostenuto con forza l’emendamento approvato ieri al Senato per l’attivazione del Fondo di solidarietà nazionale. È un intervento necessario anche per le aziende non assicurate per consentire l’utilizzo di strumenti concreti come la sospensione delle rate dei mutui e dei contributi assistenziali e previdenziali. Siamo pronti a collaborare con le Regioni nel censimento dei danni e la verifica delle condizioni per dichiarare lo stato di eccezionale avversità atmosferica. Allo stesso tempo abbiamo chiesto il via libera alla Commissione europea per aumentare gli anticipi dei fondi UE della politica agricola comune. Potremo così aumentare di oltre 700 milioni di euro le anticipazioni, portandole a 2,3 miliardi di euro a ottobre, e garantire più liquidità alle imprese agricole. Andiamo avanti anche nel piano strategico per dare ai nostri territori infrastrutture irrigue migliori, più efficienti e con meno spreco di acqua. È un intervento necessario guardando al medio periodo e all’effetto che il cambiamento climatico sta producendo sempre più spesso sulle nostre produzioni. È un tema cardine che affronteremo anche in occasione del G7 agricoltura di ottobre a Bergamo».

FONTI:

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11511

http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2017/07/24/italia-piegata-dalla-siccita-ma-al-nord-piogge-in-arrivo_191b0104-e348-41a4-8ebd-07da5e119ae8.html

http://www.repubblica.it/cronaca/2017/07/24/news/maltempo_pioggia_nord_siccita-171512904/

http://www.suoloesalute.it/irrigazione-mipaaf-stanzia-92-milioni-euro-modernizzare-le-infrastrutture/

Anche il Gluten Free punta sul bio: all’Expo di Rimini 600 mq dedicati

Per la prima volta, al Gluten Free Expo, trovano spazio anche le aziende agroalimentari certificate bio, che propongono prodotti gluten free e lactose free.

Alimenti cioè destinati ai consumatori celiaci e agli intolleranti al lattosio. 600 metri quadrati dedicati alle eccellenze del biologico nazionale e internazionale.

L’Expo si terrà a Rimini il prossimo novembre. Ecco tutti i dettagli della kermesse.

Gluten Free e Lactose Free Expo: a Rimini l’appuntamento con i prodotti ‘senza’

Arriva alla sua sesta edizione il Gluten Free Expo, appuntamento con produttori, distributori e professionisti che ruotano intorno al mercato dei prodotti senza glutine. L’appuntamento si terrà dal 18 al 21 novembre prossimi, presso la Fiera di Rimini. Per la prima volta, quest’anno, all’appuntamento si affiancherà il Lactose Free Expo, fiera dedicata invece ai prodotti senza lattosio.

Obiettivo della manifestazione? “Favorire il business di un settore in espansione, attento alle esigenze e alla salute dei consumatori”, spiegano gli organizzatori.

Secondo i dati IRI sul 2016, il mercato dei prodotti free from ha registrato in Italia un incremento del 5,1%. Il fatturato del senza glutine è arrivato a 320 milioni di euro, con un aumento del 27% del volume di affari. Il senza lattosio è cresciuto invece del 18%, superando i 393 milioni di euro di fatturato.

Vista la contemporanea crescita di prodotti ‘senza’ e di quelli a marchio bio può essere interessante valutare una partnership. Ed è in questa direzione che va l’apertura di un’area Bio durante l’Expo riminese.

Bio e Gluten Free: un matrimonio possibile

«Non solo buono, sano e free from, ma anche biologico, cioè prodotto senza l´uso di sostanze chimiche a ulteriore tutela della salute dei consumatori di tutte le età». Così gli organizzatori della kermesse riminese annunciano la presenza dell’Area Bio: 600 metri quadri dedicati alle aziende produttrici, che hanno contemporaneamente la certificazione biologica, e realizzano alimenti senza glutine e senza lattosio.

Nell’area Bio prevista “una piazza dei sapori e del gusto per gli incontri con gli operatori del mercato e un corner point dedicato ai media e alle degustazioni”.

Per le aziende ci sarà l’opportunità di incontrare operatori, buyer, altre imprese italiane e straniere, a cui far conoscere prodotti, valori aziendali e brand. Nella piazza dei sapori sarà inoltre allestito un corner “BioGusto” per l’organizzazione di degustazioni di prodotti e ricette. Nello stesso spazio, prevista anche l’area “BioMedia”, per incontrare giornalisti, blogger e opinion leader.

L’Area Bio nasce dalla collaborazione tra Aries More, lean service company di Milano, leader italiana nella comunicazione del bio, ed Exmedia, organizzatrice dell’Expo.

FONTI:

Elenco comunicati 1

Elenco comunicati 2

Emergenza Xylella: la Commissione Ue pronta a sanzioni contro l’Italia

La Commissione europea alza la voce sull’emergenza Xylella che imperversa in Puglia.

Il 13 luglio, da Bruxelles è arrivato un “parere motivato. Si tratta del secondo step verso la procedura d’infrazione. Una procedura che arriverà tra due mesi se il nostro Paese non si conformerà alle regole imposte.

Secondo la Commissione, l’Italia non avrebbe preso le misure necessarie, decise dall’Ue, per eradicare completamente o quantomeno contrastare la diffusione del batterio. La situazione, intanto, resta grave e da più parti si levano appelli e inviti a prendere in mano la situazione e salvare ciò che resta del patrimonio degli ulivi pugliesi.

Emergenza Xylella: l’aut aut di Bruxelles

Obbligo di espiantare tutti gli alberi o arbusti, tra cui gli ulivi, infettati da Xylella nella cosiddetta “zona di contenimento” e nella “fascia cuscinetto”. Questo è quanto chiede la Commissione, prima di passare alla misura definitiva di infrazione: l’appello presso la Corte europea di Giustizia.

Le due aree segnalate riguardano rispettivamente le provincie di Lecce, Brindisi e Taranto (in un lembo di terra largo 20 chilometri) e i terreni confinanti a questa “zona di contenimento”. Secondo il protocollo Ue, l’espianto sarebbe dovuto avvenire immediatamente dopo la conferma della presenza di Xylella fastidiosa. Ciò non è successo e “nuovi focolai in Italia sono stati notificati”, scrive la Commissione.

«Il calendario comunicato dalle autorità italiane è stato inefficace a garantire l’immediato espianto degli alberi infetti come richiesto dalla legislazione Ue», spiegano da Bruxelles. Le istituzioni italiane hanno tempo due mesi per mettersi in regola.

Commenta il provvedimento, il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele. Che spiega come l’aut aut dell’Ue “non deve essere sottovalutato: la Puglia rischia di mettere a repentaglio i passi in avanti, anche in termini di ritrovata credibilità, fatti dalla Regione in sede comunitaria”.

Cantele punta il dito contro le attività di monitoraggio in regione che sono ferme da febbraio. “Avrebbero dovuto ripartire ad aprile”, spiega. E le nuove campagne che erano state fissate per il 17 luglio hanno subito un ulteriore slittamento.

«Eppure l’apertura dell’Ue al reimpianto era stata “facilitata” dalla prima seria campagna di monitoraggio, invocata da Coldiretti Puglia fin dall’estate del 2014, che ha individuato, con la migliore precisione possibile, il margine più settentrionale del contagio».

Cantele conclude rinnovando “la richiesta all’assessore regionale alle Risorse agroalimentari di convocare un tavolo permanente” sull’emergenza Xylella.

Emergenza Xylella: rimandato l’impianto

Nel frattempo, l’autorizzazione per l’impianto di ulivi nella zona infetta sarebbe stata nuovamente rimandata. La messa a dimora di 28 specie suscettibili alla Xylella fastidiosa era stata già rimandata di un mese dalla data originaria, il 19 giugno. Secondo La Gazzetta del Mezzogiorno, l’impianto slitterà ulteriormente, per arrivare a settembre. La decisione, di competenza del Comitato fitosanitario permanente Ue, rappresenta un’ulteriore “doccia fredda per i tanti agricoltori, soprattutto del Leccese, che rincuorati dalla comprovata resistenza di varietà come Leccino e Favolosa (Fs17) erano pronti a sostituire distese di piante ridotte ormai a scheletri”, scrive la Gazzetta.

Emergenza Xylella: non si placa la diffusione

Nel frattempo si teme per la continua diffusione del batterio. Tra le località turistiche di Rosa Marina e Monticelli, in provincia di Bari, è stato infatti individuato un ulivo colpito da Xylella. A poco meno di 10 chilometri da quella zona, si trova Fasano, un’area che secondo gli esperti dispone di un patrimonio incalcolabile di ulivi monumentali. Gli agricoltori temono che sia solo una questione di tempo: presto il batterio potrebbe estendersi a tutta l’area nord del barese.

Per far fronte alla situazione si moltiplicano appelli e richieste di aiuto. Enzo Lavarra, presidente di Federparchi Puglia, lancia il grido d’allarme:

«Non abbiamo tempo, non abbiamo tempo, non abbiamo tempo», ripete con enfasi. E chiede che l’Assessore pugliese all’Agricoltura si porti in pianta stabile nelle zone colpite e di contenimento. L’assessore, spiega Lavarra, deve “fare da regia per rendere finalmente operative le decisioni previste dai protocolli per i patogeni da quarantena”. In questo modo, continua, sarà possibile “negoziare con la Ue più indennizzi, varare sostegni e misure ad hoc”. A rischio ci sono “6 milioni di ulivi secolari, 1 milione di plurisecolari: storia mediterranea e unicità di paesaggio. Principale fattore identitario e fonte di reddito e occupazione per la Puglia di oggi e di domani”.

Sull’emergenza Xylella è intervenuto con forza anche il professor Riccardo Valentini, Premio Nobel per la Pace 2007, riconoscimento ottenuto per le ricerche relative ai cambiamenti climatici, insieme agli altri scienziati dell’IPCC.

«Il dramma Xylella fastidiosa nel Salento– dichiara Valentini – èun problema di portata storica.Per questo lancio l’appello ai colleghi di tutto il mondo affinché vengano qui a vedere cosa sta succedendo e provino, ciascuno per le proprie competenze, a collaborare nella ricerca di una soluzione. Si tratta della fitopatia più spaventosa e devastante mai vista a livello internazionale a memoria d’uomo».

FONTI:

http://www.askanews.it/cronaca/2017/07/13/ue-d%C3%A0-due-mesi-a-italia-per-espiantare-ulivi-affetti-da-xylella-pn_20170713_00112/

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/home/911691/xylella-non-ripartono-i-monitoraggi-nei-campi.html

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/home/906115/xylella-bruxelles-rimanda-il-salento-a-settembre-per-nuovi-impianti-di-ulivi.html

http://www.brindisireport.it/cronaca/xylella-non-c-e-tempo-da-perdere-a-rischio-sei-milioni-di-ulivi-secolari.html

http://www.ansa.it/puglia/notizie/2017/07/18/xylella-premio-nobel-e-dramma-epocale_78648b05-1b07-4c42-9fc5-becbe5e43286.html

Digestato da biogas in agricoltura biologica: presto un vademecum per l’utilizzo

Federbio, la Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica, ha trovato un accordo con il Consorzio Italiano Biogas per l’impiego di digestato da biogas in agricoltura biologica.

Emersa nel corso del festival Ecofuturo, la proposta prevede la creazione di un vademecum sul corretto utilizzo agronomico del prodotto come fertilizzante. Ecco cosa prevede l’accordo.

Digestato in agricoltura come biofertilizzante

Partiamo da una definizione. Il digestato è il risultato del processo di digestione anaerobica. Può derivare essenzialmente da 5 fonti: effluenti zootecnici, biomasse vegetali, sottoprodotti di origine animale, fanghi di depurazione, frazione organica dei RSU.

Da qualche tempo il particolare digestato derivante dalla produzione di biogas tramite biomassa viene utilizzato come ammendante naturale nelle produzioni biologiche e biodinamiche. Una pratica lecita almeno dal 2014, anno in cui l’Ue ha dato il via libera all’utilizzo. In particolare, l’intervento è stato ammesso con l’emendamento del regolamento CE 889/2008, che ha modificatola lista di fertilizzanti impiegabili nelle produzioni biologiche nel caso in cui le norme di base non siano sufficienti per soddisfare le esigenze nutrizionali delle colture.

Nell’elenco delle sostanze ammesse, la Comunità europea ha inserito anche il “digestato da biogas contenente sottoprodotti di origine animale codigeriti con materiale di origine vegetale o animale”, come specificato dall’Allegato I della norma. In sostanza, il regolamento riconosce il valore agronomico del sottoprodotto, considerato organico e naturale, sottolineandone la capacità di riportare al suolo determinati elementi nutritivi, come azoto, fosforo e potassio.

Digestato in agricoltura bio: la proposta

Come accennato, durante il festival Ecofuturo, in corso a Padova presso il Fenice Green Energy Park, Cib (Consorzio Italiano Biogas) e Federbio hanno annunciato una possibile collaborazione per creare “un gruppo tecnico integrato per l’elaborazione di un vademecum che indirizzi al corretto utilizzo del digestato da biogas in agricoltura biologica”, scrive FederBio in una nota.

Nelle intenzioni dei proponenti, l’accordo potrebbe rappresentare uno stimolo all’impiego del biofertilizzante. Una sostanza che, scrive ancora FederBio, ha anche “un’importante funzione nel contrasto ai cambiamenti climatici”. L’idea è quindi di individuare delle linee guida per una produzione di biogas che sia coerente con i principi dell’agricoltura biologica.

Come spiega Maria Grazia Mammuccini, consigliere Federbio, è strategico per la Federazione “attivarenuove alleanze con chi adotta i principi dell’economia circolare”, vista soprattutto la grande crescita che il settore bio sta sperimentando negli ultimi anni.

Se verranno promossi i principi di sostenibilità già adottati dal Cib, la produzione di biogas potrà “favorire la restituzione di sostanza organica al terreno, uno dei principi fondamentali delle coltivazioni biologiche”, prosegue Mammuccini.

Il gruppo tecnico immaginato dalle due organizzazione rappresenta quindi “una preziosa occasione per lo studio, l’approfondimento e la diffusione di tecniche e pratiche sostenibili per la produzione di biogas e per il corretto utilizzo del digestato nelle coltivazioni biologiche”.

Piero Gattoni, presidente del CIB, conferma l’interesse verso la collaborazione. Una partnership che, spiega, “potrebbe essere estesa anche ad altre associazioni e rafforzerebbe gli sforzi legati a iniziative già avviate”. Il Consorzio, spiega Gattoni, “sta già lavorando alla redazione di un manuale sul corretto utilizzo del digestato secondo i principi del Biogasfattobene® e sta dialogando con il Mipaaf per ampliare e rafforzare la normativa in materia”.

FONTI:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1198

http://www.crpa.it/media/documents/crpa_www/Settori/Ambiente/Download/Archivio_2014/IA_2014_suppl27_p8.pdf

http://www.ilbiogas.it/biogas-ricerche-e-studi/il-digestato.pdf

Alimenti biologici in Italia, Firab: “Un giro d’affari da 5 miliardi di euro”

Nuova conferma sull’ottimo stato di salute dei prodotti a marchio bio in Italia.

Secondo le ultime stime Firab (Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Bidoinamica), il mercato degli alimenti biologici vale oggi quasi 5 miliardi di euro in Italia.

A ‘vincere’ è soprattutto il canale della grande distribuzione, che cresce a doppia cifra. Molto bene anche l’export. Ecco tutti i dati.

Alimenti biologici: li consuma l’83% delle famiglie

Firab si è avvalsa dei dati Nielsen, Nomisma e delle elaborazioni Assobio per scattare la fotografia del settore. Secondo la Fondazione, il valore complessivo delle vendite dei prodotti bio su tutti i canali è oggi di 4,9 miliardi di euro.

Vince soprattutto la Gdo. Le vendite qui hanno superato gli 1,27 miliardi di euro nel marzo 2017, con una crescita esponenziale: +19,7% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Di conseguenza, aumenta anche l’offerta: è al +30% il numero di referenze medie nei supermercati, nell’ultimo anno.

Nei negozi specializzati, le vendite sono arrivate a quasi 900 milioni. Le vendite dirette e online sono state pari a 402 milioni. Nella ristorazione sono a circa 377 milioni. Ma il vero boom è con l’export: 1,8 miliardi di euro è il valore dei prodotti esportati. Nell’intero comparto agroalimentare, la presenza di maggiori vendite per 419 milioni di euro è dovuta per il 40% ai prodotti biologici, che portano in dote 166 milioni.

Sono oltre 20 milioni le famiglie italiane che hanno portato in tavola alimenti biologici almeno una volta negli ultimi 12 mesi. Erano il 74% un anno fa. Sono 5,2 milioni, invece, le famiglie che consumano regolarmente (almeno una volta alla settimana) alimenti biologici. Perché si scelgono i prodotti a marchio bio? Perché sono più sicuri per la salute, secondo il 27% dei consumatori. Perché più rispettosi per l’ambiente: lo pensa il 20%. O perché sono ritenuti più controllati (14%) o più buoni (13%).

Si tratta di segnali molto forti, vista anche la crisi che ancora attanaglia il settore agroalimentare ‘tradizionale’ in Italia:

«La crescita del bio è in assoluta controtendenza rispetto allo scenario generale in cui versa il settore food & beverage, le cui vendite nel 2016 in Italia sono state ferme a un +0,1% rispetto al 2015», scrivono da Firab.

Vizioli (AIAB): “Basta parlare di mercato di nicchia”

A commentare i risultati del report Firab, Vincenzo Vizioli presidente AIAB. Che sottolinea come ormai il settore degli alimenti biologici sia diventato mainstream:

«Semmai ci fosse ancora qualche dubbio questi dati lo dissolvono definitivamente. Certo è che non si può più parlare di mercato di nicchia.Sono i consumatori che sono stati capaci di determinare lo sviluppo del biologico andando dove la politica non vuole saperne di andare. Qualcuno continua ancora a pensarli come l’ultimo anello della catena ma non si accorge che sono parte integrante del sistema come peraltro ha intuito AIAB da sempre associandoli a produttori e tecnici come parte di un intero progetto e di una visione nuova sulla produzione agroalimentare. Per questo è sempre più urgente rivedere tutto il sistema e intervenire sulla Politica agricola comunitaria».

Vizioli sostiene inoltre che le famiglie dovrebbero essere accompagnate nella scelta di prodotti bio, organizzando “menù equilibrati per ammortizzare prezzi che, anche se ultimamente si sono di molto abbassati considerato l’aumento della domanda, ancora sono troppo alti per una larga fascia di consumatori”.

FONTI:

http://www.firab.it/site/biologico-un-giro-daffari-complessivo-di-quasi-5-miliardi-l83-delle-famiglie-italiane-lo-ha-portato-in-tavola/

http://www.adnkronos.com/sostenibilita/tendenze/2017/07/13/biologico-giro-affari-complessivo-quasi-miliardi_mlxc1yTGfKzrBc1zr6VVJO.html?refresh_ce

 

Agrumeti caratteristici: pronti 3 milioni di euro dal Mipaaf

Il Ministero delle politiche agricole rende noto, attraverso un comunicato, dell’approvazione di una legge alla Camera che promuove interventi di ripristino, recupero e salvaguardia degli agrumeti caratteristici.

Previsto un fondo di 3 milioni di euro per l’implementazione della norma. Vediamo tutti i dettagli.

Agrumeti caratteristici: le caratteristiche

Cosa si intende per agrumeto caratteristico? Per il Mipaaf, si tratta di aree che “hanno particolare pregio varietale paesaggistico, storico e ambientale”. Gli agrumeti interessati sono inoltre localizzati “in aree vocate alla coltivazione di specie agrumicole dove le caratteristiche climatiche e ambientali siano capaci di conferire al prodotto specifiche caratteristiche”.

In particolare, leggiamo nella comunicazione della XIII Commissione Agricoltura, “le zone interessate dagli interventi svolgono un importante presidio del territorio in zone territoriali a rischio di spopolamento e di dissesto idrogeologico”.

La maggior parte delle aree interessate riguarda le arance, che coprono quasi il 60% degli agrumeti. Seguono le clementine al 19% e i limoni al 17.

Nello specifico, le varietà di arance più diffuse in Italia (dati Ismea), sono:

  • Tarocco Comune: 42,5% delle superfici totali
  • Navelina: 18,2%
  • Tarocco Gallo: 10,4%
  • Moro: 9,3%
  • Sanguinello: 5,1%
  • Tarocco nocellare: 4,5%
  • Washington Navel: 2,6%

Agrumeti caratteristici: l’intervento della Camera

La legge, approvata definitivamente dalla Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, nasce dall’unificazione dei testi di varie norme presentate negli scorsi mesi (C. 55 Cirielli, C. 341 Catanoso, C. 440 Mongiello, C. 741 Oliverio, C. 761 Russo, C. 1125 Caon e C. 1399 Catanoso). Approvata all’unanimità, la proposta ha trovato il favore di tutte le forze politiche in campo.

Nello specifico, il decreto istituisce un Fondo per la salvaguardia degli agrumeti caratteristici. La dotazione del Fondo, per il 2017, è di 3 milioni di euro.  L’assegnazione dei contributi darà priorità alle tecniche di allevamento tradizionale e all’agricoltura integrata e biologica. Gli interventi ammessi, inoltre, devono essere rispettosi del paesaggio e puntare al mantenimento delle identità locali.

Per l’implementazione effettiva del provvedimento, devono ora intervenire il Mipaaf, le Regioni e i Comuni interessati.

Il Ministero, in particolare, deve individuare “i territori nei quali sono ubicati gli agrumeti caratteristici e [definire] i criteri e le tipologie degli interventi ammessi ai contributi”. I contributi potranno essere richiesti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali e saranno destinati alla copertura parziale degli investimenti necessari per il ripristino delle coltivazioni.

Sono però le Regioni, sentiti i Comuni competenti per territorio e i consorzi di tutela delle produzioni agrumicole, a dover assegnare i fondi. In particolare, gli enti regionali definiscono modalità e tempi per la presentazione delle domande e l’assegnazione dei contributi. Provvedono infine alla formazione della graduatoria e all’erogazione degli aiuti.

Alle Regioni sono anche demandate le necessarie misure di controllo e le eventuali sanzioni comminate.

Agrumeti caratteristici: Sud protagonista

Buona parte degli agrumeti interessati dal provvedimento sono ubicati nel Meridione. Principalmente, “nella riviera ionica della Sicilia, nella riviera ionica e tirrenica della Calabria, nella penisola sorrentina, nella costiera amalfitana e nelle isole del Golfo di Napoli, nel Gargano”. L’unica area dislocata nel centro-nord è quella intorno al lago di Garda.

D’altronde sono 3 regioni del Sud quelle con la più alta quota di produzione di agrumi. La Sicilia, con più di 85mila ettari investiti. La Calabria, con 37mila. La Puglia con 10mila. Insieme, i 3 territori rappresentano più del 90% del totale delle aree coltivate ad agrumi.

Un aspetto, questo, sottolineato anche da Pietro Molinaro, presidente regionale di Coldiretti Calabria, che plaude al provvedimento:

«Questo– commenta –èun ottimo esempio di riconoscimento dell’agricoltura sostenibile e di salvaguardia della distintività delle nostre ricchezze naturali poiché riconosce agli agrumicoltori un ruolo fondamentale nella tutela ambientale e paesaggistica soprattutto in alcune aree ad alto rischio di dissesto idrogeologico».

Il Ministro Martina: “Italia Paese a vocazione agrumicola”

Anche il Ministro Martina esprime soddisfazione per l’approvazione definitiva della legge:

«L’approvazione di questo provvedimento– hacommentato –èmolto importante per questo settore perché consentirà di sostenere e salvaguardare i territori a particolare vocazione agrumicola del nostro Paese che negli ultimi anni hanno dovuto attraversare una fase complicata. Riconoscere l’importanza di queste aree significa compiere un importante passo in avanti per lo sviluppo sostenibile».

FONTI:

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11483

http://www.camera.it/leg17/465?tema=salvaguardia_degli_agrumeti_caratteristici#m

http://www.italiafruit.net/dettaglionews/40369/mercati-e-imprese/agrumeti-caratteristici-coldiretti-calabria-legge-ok