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Riso italiano: decreto del Mipaaf per la salvaguardia del comparto

È crisi profonda per il riso italiano. Il nostro Paese è tuttora il principale produttore europeo: 1,8 milioni di tonnellate/anno, 4mila aziende, 234mila ettari coltivati. Risulta quindi essere un comparto essenziale per l’agroalimentare nostrano.

Non solo: è fondamentale per tutta l’economia della penisola.

Da qualche anno però, la forte importazione a dazio zero dai Paesi meno avanzati (Pma), ha messo in ginocchio i produttori, provocando un continuo calo dei prezzi. Il Mipaaf, il Ministero per le politiche agricole, prova a correre ai ripari. E ha appena approvato in via definitiva un decreto per tutelare il settore risicolo. Tutti i dettagli.

Riso italiano: i numeri della crisi

Nelle ultime 5 campagne di riso italiano, i prezzi si sono dimezzati. E il calo è costante: da dicembre, il risone italiano –il prodotto greggio, appena raccolto e non lavorato – ha visto un calo del 33,4%.

Da cosa dipende un crollo di tali proporzioni? Dalle importazioni, soprattutto. Solo nel 2016, nei Paesi dell’Unione Europea sono entrati, a dazio zero, 244 milioni di chili di riso, importati dall’Asia. Principalmente dal Vietnam: +346% in 12 mesi e dalla Tailandia (+34%). Oggi il 25% circa del riso venduto sugli scaffali italiani è di provenienza straniera. Ma non è possibile distinguerlo da quello Made in Italy perché ancora non esiste l’obbligo di provenienza in etichetta.

Tutto questo si ripercuote fortemente sui produttori italiani. Per pagarsi un caffè, informa Coldiretti, gli agricoltori italiani devono vendere ben 3 chili di risone. Nell’ultimo anno, l’associazione stima una perdita per i produttori di 115 milioni di euro nell’ultimo anno.

Riso italiano in crisi: il decreto del Mipaaf

Vista la profonda crisi del comparto, il governo prova a correre ai ripari. Dopo il parere positivo delle Camere e della Conferenza Stato-Regioni, il Ministero delle politiche agricole ha dato il via libero definitivo al decreto legislativo sul mercato interno del riso.

Ecco le principali novità:

  • La normativa sulla commercializzazione del riso, risalente al 1958, viene riorganizzata, semplificata e adeguata alla normativa europea;
  • Previste azioni per la salvaguardia delle varietà di riso italiane;
  • Istituzione del registro nazionale delle denominazioni dei risi, tenuto dall’Ente risi, attraverso la dotazione di strumenti giuridici fondati su criteri oggettivi e trasparenti per classificare e qualificare il patrimonio varietale italiano. Ad oggi, sono 200 le varietà di riso italiano iscritte;
  • Istituzione della denominazione “classico” in etichetta per dare valore aggiunto alle varietà di prodotto da risotto più note e maggiormente utilizzate;
  • Maggiore trasparenza delle denominazioni in etichetta, a tutela del consumatore;
  • Rafforzamento dei controlli.

Riso italiano, Martina: “Occorre un segnale forte da Bruxelles”

A commentare il provvedimento, il ministro per le politiche agricole, Maurizio Martina:

«Diamo il via a una riforma attesa da tanti anni che permetterà di tutelare e promuovere con ancora più forza un settore fondamentale come quello del riso. Con il decreto puntiamo alla semplificazione delle norme, alla maggiore valorizzazione delle varietà tradizionali italiane e alla sempre maggiore trasparenza in etichetta per il consumatore. Tre orizzonti di assoluta strategicità per tutto il Made in Italy».

Martina annuncia poi le altre misure in campo per tutelare il comparto. Spiegando che il decreto “si inserisce in una strategia più ampia a sostegno dei produttori risicoli in questa fase complessa”. Tra gli altri provvedimenti, Martina ricorda “il decreto per rendere obbligatoria l’indicazione dell’origine della materia prima sulle confezioni di riso” e il ricorso in Europa “perché venga attivata la clausola di salvaguardia prevista dai trattati Eba in merito all’importazione di riso a dazio zero”. Occorre, sull’argomento “un segnale chiaro da Bruxelles”, conclude il Ministro.

FONTI:

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11531

http://www.lastampa.it/2017/07/05/multimedia/economia/tre-kg-di-riso-valgono-un-caff-al-bar-cos-il-riso-italiano-ha-perso-valore-askBpK6ZyOBVGhHBG5ozbO/pagina.html

http://www.suoloesalute.it/import-selvaggio-riso-asiatico-pressing-italiano-ue-bloccarlo/

http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/mondo_agricolo/2017/04/13/riso-coldiretti-agricoltori-e-mondine-davanti-al-mipaaf_b39f609d-95a7-4143-afbb-06d5511d8ce3.html

Chi guida la qualità nell’agroalimentare? Italia al top in UE per Dop e Igp

Chi guida la qualità nel settore agroalimentare Ue? Si intitola così un’interessante infografica realizzata daAymone Lamborelle, Samuel White e Sarantis MichalopoulosEuractiv, che fotografa l’eccellenza nel settore agroalimentare Ue. I Paesi europei del sud, con l’Italia in testa, dominano per numero di prodotti certificati da denominazioni come Dop, Igp e Stg.

Ecco i dati più interessanti.

Dop, Igp e Stg: Italia numero 1 per certificazioni

Sono gli Stati del sud Europa a dominare la speciale ‘classifica’ del numero di prodotti agroalimentari identificati con una denominazione geografica. Italia, Francia, Spagna, Grecia e Portogallo detengono infatti il 70% del totale delle GIs.

Secondo Euractiv, che ha elaborato i dati della Commissione Europea, sono oggi 1.402 i prodotti alimentari che hanno una denominazione di origine geografica, tra Dop, Igp e Stg.

L’Italia è al numero 1 con 293 prodotti a cui è stata assegnata una denominazione di origine. È soprattutto il comparto ortofrutticolo a esprimere merci di qualità Mad in Italy: sono ben 110 le specialità nel settore. Seguono 52 tipi di formaggio e 46 tra olii e grassi.

Al secondo posto europeo, c’è la Francia, con un totale di 242, specializzata soprattutto nella carne. Poi la Spagna, che si aggiudica il gradino più basso del podio con 194 prodotti. Seguono Portogallo (138) e Grecia (104) nella top 5 europea.

Si tratta di numeri estremamente importanti per il comparto agroalimentare. Come spiegano infatti gli stessi autori, “in Europa (e nel mondo) le persone esigono sempre più spesso di conoscere la provenienza del loro cibo”. Determinate aree – pensiamo al ‘potere’ che ha ancora il Made in Italy sui mercati internazionali – sono diventate sinonimo di “autenticità e tradizione”.

I marchi di denominazione non sono quindi esclusivamente un fattore di accresciuto prestigio. Aumentano, anzi, il valore di mercato dei prodotti. Anche perché richiedono livelli qualitativi che beni simili non possiedono:

«Per far fronte alla crescente concorrenza globale, i produttori alimentari dell’Ue si concentrano sulla qualità delle loro merci, così da esser sicuri che queste possano rimanere attraenti per i consumatori».

Dop e Igp: valore di mercato e il problema contraffazione

I dati presenti nell’infografica Euractiv si riferiscono al 2014. 3 anni fa, i consumatori europei hanno speso complessivamente 48 miliardi europei per prodotti GI, con un’indicazione di origine. Le quote di mercato principali sono state raccolte dalle bevande. Vince, su tutti, il vino. Ecco la classifica dei prodotti più acquistati con relative quote di mercato:

  • Vino –54,3%
  • Liquori – 13,3%
  • Formaggi – 12,7%
  • Carne fresca (e prodotti a base di carne) – 7,6%
  • Birra – 4,6%
  • Frutta, verdura e cereali – 1,7%
  • Altro – 5,8%

A fronte di un mercato vitale e redditizio, si fa largo purtroppo la piaga della contraffazione. Sempre nel 2014, il 9% dei prodotti GI è stato contraffatto, per un danno complessivo di 4,3 miliardi ai produttori e di 2,3 miliardi ai consumatori Ue.

A farne maggiormente le spese la Francia, che ha perso 1,6 miliardi di euro a causa delle merci falsificate. Segue l’Italia con 682 milioni. Poi Germania (598 mln), Spagna (266 mln) e Grecia (235 mln).

Dop, Igp e Stg: una guida alle denominazioni

Presente nell’infografica anche una guida agile per chi non conoscesse le 3 denominazioni di origine presenti nell’Ue.

Dop: denominazione di origine protetta

A questa categoria appartengono 626 prodotti alimentari che sono “indissolubilmente legati ad una specifica area geografica. Sono prodotti trasformati e preparati nella regione interessata, utilizzando ingredienti e competenze locali”.

Igp: Indicazione geografica protetta

Sono 720 i prodotti alimentari a marchio Igp. In questo caso i prodotti sono “identificati con la regione specifica in cui vengono trasformati e preparati”, ma gli ingredienti di base utilizzati “non provengono necessariamente dalla regione di riferimento”.

Stg: Specialità tradizionali garantite

Meno conosciuta, alla sigla Stg appartengono 56 prodotti alimentari. In questo caso, i beni vengono “lavorati utilizzando ingredienti o tecniche tradizionali”, ma non c’è “una specifica area geografica” a cui ricondurli.

FONTI:

http://www.italiafruit.net/DettaglioNews/40565/in-evidenza/dop-e-igp-la-classifica-ue

http://classeuractiv.it/news/chi-guida-la-qualita-nel-settore-agroalimentare-ue-201707260853088719

Labirinto di mais biologico per perdersi e ritrovarsi

In Piemonte, nel parco del Castello di Piovera,  è stato inaugurato il primo labirinto realizzato in un campo di mais biologico.

Il progetto è stato realizzato da Alessandro Calvi, figlio del conte Niccolò Calvi di Bergolo. Il labirinto sarà visitabile fino al 30 settembre dal venerdì alla domenica, dalle 15 alle 23, e finirà con la trebbiatura dello stesso.

Il labirinto ha forma di mano d’artista e al suo interno ci sono due percorsi di difficoltà differente. Il labirinto di Piovera è lungo circa 3 chilometri e sono stati piantati circa 589 mila chicchi per realizzarlo. L’associazione Culturale Castelpiovera ha deciso di realizzare questo labirinto per festeggiare il cinquantesimo anno di permanenza al castello di Piovera del proprietario Niccolò Calvi di Bergolo. Il progetto è stato ideato, progettato e disegnato dall’architetto Elisabetta Baldi. Il labirinto è da sempre un luogo che affascina l’uomo per essere intricato e misterioso, come una metafora del tentativo di controllare il destino che lo circonda. Racconta Alessandro Calvi: “Un anno fa ho sognato di perdermi in una distesa di mais e, il giorno dopo, un amico mi ha parlato di un labirinto del genere realizzato in Toscana. Ho pensato al nostro parco, che è già biologico e a quel campo di 5 ettari che è diventata la scommessa di quest’estate”.

Fonte: http://www.quotidianopiemontese.it/

Pif Toscana: 30 milioni di euro per progetti integrati di filiera

Il 19 luglio, il Bollettino Ufficiale della Regione Toscana (BURT) ha pubblicato un bando di gara relativo ai “Progetti Integrati di Filiera Agroalimentare”, i cosiddetti Pif, per l’annualità 2017. Prevista una dotazione complessiva di 30 milioni di euro.

La possibilità di presentare domanda è stata aperta il 25 luglio. C’è tempo fino alle ore 13 di venerdì 10 novembre 2017. Vediamo quali sono le finalità e a chi è rivolto.

Pif, strumento del Psr per progetti integrati in agricoltura

Produttori primari, imprese di trasformazione, aziende di commercializzazione e così via: i Progetti Integrati di Filiera rivolti al settore agroalimentare sono lo strumento aggregativo per coinvolgere questi e altri attori delle filiere agricole.

L’obiettivo della Regione è di “superare le principali criticità delle filiere stesse, per favorire i processi di riorganizzazione e consolidamento”, nonché “realizzare relazioni di mercato più equilibrate”. I PIF sono inoltre uno strumento per sostenere la redditività delle aziende del settore e incentivare l’innovazione.

I Progetti rientrano nell’ambito del PSR, il Piano di Sviluppo Regionale. Nello specifico gli investimenti previsti nel PIF devono riferirsi ad almeno due tra le seguenti sottomisure/operazioni del PSR:

  • Sottomisura 1.2: “Progetti dimostrativi e azioni informative“;
  • Sottomisura 4.1: “Sostegno agli investimenti alle aziende agricole“; all’interno di tale sottomisura sono previste le operazioni 4.1.3 “Partecipazione alla progettazione integrata da parte delle aziende agricole” e 4.1.5 “Incentivare il ricorso alle energie rinnovabili nelle aziende agricole“;
  • Operazione 4.2.1: “Investimenti nella trasformazione, commercializzazione e/o lo sviluppo dei prodotti agricoli“, rientrante nella Sottomisura 4.2;
  • Sottomisura 16.2: “Sostegno a progetti pilota e di cooperazione“;
  • sottomisura 16.3: “Cooperazione tra piccoli operatori per organizzare processi di lavoro in comune e per condividere strumenti e risorse“.

Le operazioni 4.1.3 e 4.2.1 devono essere obbligatoriamente presenti.

Pif Toscana 2017: modalità di partecipazione

Come accennato, la domanda per partecipare al Progetto deve essere presentata entro le 13 del 10 novembre 2017. Bisogna necessariamente impiegare la modulistica presente su www.artea.toscana.it, piattaforma gestita dall’Anagrafe Regionale delle aziende  agricole (ARTEA). L’id identificativo della domanda è il numero 210.

Alla domanda vanno allegati obbligatoriamente:

  • Progetto
  • Accordo di Filiera
  • Progetto informativo
  • Progetti di cooperazione, se attivati

Possono essere ammessi al Programma tutti i soggetti definiti come beneficiari dai vari tipi di sottomisura/operazione previsti dal PSR citati precedentemente. Gli aderenti devono inoltre essere partecipanti diretti a un Accordo di filiera.

Il numero minimo di partecipanti al PIF è di 12, di cui almeno 5 diretti. 3 di loro devono inoltre svolgere un ruolo nell’ambito della fase di produzione primaria.

La presentazione dei Progetti è consentita a chi opera in una delle seguenti filiere:

  • Vitivinicola
  • Olivo-oleicola
  • Florovivaistica
  • Ortofrutticola (inclusi piccoli frutti, funghi e tartufi, castagne e marroni)
  • Cerealicola (per alimentazione umana, per zootecnia)
  • Colture industriali (incluse colture proteoleaginose, da fibra, aromatiche e officinali)
  • Apistica
  • Bovina (compreso bufalini)
  • Ovi-caprina
  • Suinicola
  • Altra zootecnica (avicunicola, equina).

L’importo minimo di contributo complessivo ammissibile è di 150mila euro, mentre il contributo massimo concedibile è di 2,25 milioni di euro. La dotazione complessiva del bando è pari a 30 milioni di euro.

Remaschi, assessore Agricoltura Toscana: “PIF strategici per rilancio investimenti”

L’Assessore all’Agricoltura della Regione Toscana, Marco Remaschi, ha commentato la pubblicazione della gara per i Progetti Integrati di Filiera.

«Bandi come questo sono strategici per il rilancio degli investimenti. I Pif sono uno strumento per aggregare tutti gli attori di una filiera, in questo caso agroalimentare, per superare le principali criticità della filiera stessa, favorire i processi di riorganizzazione e consolidamento e realizzare relazioni di mercato più equilibrate. I progetti integrati di filiera consentono l’attivazione, nell’ambito dello stesso progetto, di una molteplicità di sottomisure/operazioni del Psr, il Piano di sviluppo rurale, che vanno da quelle di investimento aziendale a quelle specifiche per attività di promozione, innovazione tecnologica, diversificazione delle attività agricole, anche a scopi energetici».

FONTI:

http://www.regione.toscana.it/-/psr-feasr-2014-2020-bando-condizionato-relativo-ai-progetti-integrati-di-filiera-pif-agroalimentare-annualita-2017-

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2017/07/24/toscana-pronti-per-i-nuovi-pif/55079

http://www.ansa.it/toscana/notizie/2017/07/19/fondi-europei-30-mln-per-agroalimentare_e04452fb-535a-49f8-b25d-28f866eba0b2.html

“Stop pesticidi”: quando le manifestazioni popolari hanno effetti politici

80 associazioni si erano riunite il 27 maggio scorso, a Cison di Valmarino, in provincia di Treviso per una “Marcia Stop Pesticidi”, per dire basta all’uso dei fitofarmaci nei Comuni della Docg del Prosecco.

Oggi, anche se con un certo ritardo, quella manifestazione produce i suoi primi effetti politici. Dimostrazione che, quando le popolazioni si muovono compatte, è difficile per le istituzioni ignorarle.

Stop Pesticidi: l’interrogazione nel comune di Cison

Coinvolti nella Marcia nel comune trevigiano, i Comitati Stop Pesticidi di Treviso e Belluno, associazioni a tutela della salute, comitati, tra cui anche quelli “no pirogassificatori”. A partecipare anche consiglieri regionali e deputati di diversa estrazione. In tutto 3mila persone, bambini, giovani, adulti e anziani.

Il primo effetto politico del corteo si vede oggi. Il consigliere comunale di Cison Giuseppe Benincà, del gruppo di minoranza “Laboratorio Cison”, ha infatti presentato un’interrogazione riprendendo le rivendicazioni dei manifestanti.

Nell’interrogazione viene indagato nello specifico il corretto uso dei pesticidi nel comune, le azioni di sostegno all’agricoltura bio sul territorio e la costituzione dei cosiddetti biodistretti.

«Quanti soldi – chiede Benincà all’amministrazione – ha investito il Comune in controlli per l’osservanza del regolamento intercomunale di polizia rurale? Quante segnalazioni sono state ricevute? Quanti interventi in loco sono stati effettuati?».

In particolare i dubbi si concentrano sull’utilizzo dei fitofarmaci nei pressi delle case degli abitanti del comune trevigiano:

«Vengono rispettate le distanze minime dalle abitazioni e dai luoghi sensibili? Le distanze inserite nel regolamento di polizia rurale sono sufficienti a garantire che non ci siano contaminazioni per deriva? Quando verrà adeguato il regolamento di polizia rurale per tenere conto del principio di precauzione?».

Report e l’allarme pesticidi sul Prosecco

La marea contraria ai pesticidi nelle colline del Prosecco si è forse fatta più forte dopo la discussa puntata della trasmissione Report, che aveva dedicato un ampio reportage – nel novembre 2016 – all’utilizzo dei fitofarmaci nelle aree dove si produce il Doc e il Docg. In quell’occasione, i produttori si erano affrettati a spiegare come il mondo vinicolo sia oggi molto più attento ad ambiente e salute rispetto al passato.

Ma la “Marcia” aveva un respiro più ampio. Lo spiegavano gli stessi organizzatori:

«Milioni di persone in tutto il mondo sono quotidianamente esposte ai pericoli provocati dall’uso di pesticidi e diserbanti in agricoltura. È scientificamente provato che queste sostanze chimiche possono contribuire al sorgere di diverse forme tumorali e alterare il sistema endocrino, con il conseguente aumento delle patologie correlate».

Tra le altre rivendicazioni, di particolare attualità l’utilizzo dell’erbicida glifosato in agricoltura. I manifestanti facevano allora “appello a tutti i cittadini, associazioni e gruppi per marciare uniti in difesa della nostra terra e della salute pubblica”.

FONTI:

http://www.oggitreviso.it/prima-vittoria-marcia-stop-pesticidi-comune-di-cison-chiamato-rispondere-167174#disqus_thread

http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2017/05/27/news/oggi-la-marcia-contro-i-pesticidi-percorso-ridotto-il-pd-attacca-1.15400904

http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2016/11/15/news/prosecco-un-report-di-polemiche-1.14418069

Autorizzazione Glifosato: in autunno l’Ue vota per il rinnovo decennale

Quasi un milione e mezzo di firme sono arrivate sul tavolo delle autorità competenti comunitarie, per dire stop al rinnovo dell’autorizzazione per il glifosato, il controverso erbicida più utilizzato al mondo.

Malgrado ciò, si apprende che la Commissione sta lavorando con gli Stati membri per portare a un rinnovo decennale della concessione all’utilizzo.

Si attivano le associazioni ambientaliste. Per Slow Food, la“protezione di salute e ambiente non possono essere subordinate agli interessi delle multinazionali”.

Commissione Ue: “Voto in autunno su autorizzazione glifosato”

Pochi giorni fa, si è riunito il Paff, comitato europeo permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi. Alla riunione hanno partecipato i rappresentanti della Commissione e dei Paesi membri. Sul tavolo, la proposta di un rinnovo dell’autorizzazione per altri 10 anni del glifosato, l’erbicida più utilizzato in Europa e nel mondo.

Secondo quanto si apprende dalla Commissione, l’incontro è stato “costruttivo”. Entro il primo settembre, gli Stati membri dell’Ue sono stati invitati a proporre commenti scritti sulla proposta dell’esecutivo comunitario. Una volta pervenuti, si procederà a una nuova discussione sul tema. “Possibile un voto in autunno”, spiegano le autorità europee.

Anche se, come trapelato da alcune agenzie di stampa, l’eventuale approvazione dell’utilizzo del glifosato non arriverà da parte della Commissione se non questa otterrà prima il supporto di una maggioranza qualificata di Paesi europei. L’esecutivo ha infatti richiamato gli Stati ad assumersi “una responsabilità condivisa”.

La Commissione sembra quindi voler fare pressione sugli Stati membri, imponendo un’accelerazione al processo autorizzativo. C’è tempo infatti fino alla fine di dicembre 2017 per il rinnovo, ma a quanto pare l’esecutivo europeo ha fretta di concludere l’iter.

In questo senso, vanno anche le recenti dichiarazioni di Vytenis Andriukaitis, commissario per la Salute e la sicurezza alimentare. Citando le conclusioni di Echa ed Efsa sull’argomento, Andriukaitis ha infatti affermato che “non c’è ragione per annoverare il glifosato tra le sostanze cancerogene”.

Autorizzazione glifosato: le proteste delle associazioni

L’accelerazione dell’Europa sull’iter autorizzativo ha messo in allarme le associazioni ambientaliste. La Coalizione #StopGlifosato, che riunisce 45 associazioni italiane, per bocca della portavoce Mariagrazia Mammuccini, si è detta “indignata e sconcertata” dalla proposta della Commissione.

L’esecutivo europeo, spiega, “intende rinnovare l’autorizzazione all’uso del glifosato dopo la presentazione di oltre 1.300.000 firme da parte di cittadini europei”. La decisione “rischia di screditare ulteriormente le Istituzioni europee”, dichiara Mammuccini. L’appello è quindi rivolto al Governo Gentiloni perché prenda posizione sul tema:

«Chiediamo ai Ministri Martina, Galletti e Lorenzin, a nome del Governo italiano, di esprimersi contro la proposta della Commissione Europea pro glifosato, non solo per salvaguardare la salute dei cittadini europei e dell’ambiente ma la stessa credibilità dell’Unione Europea. Per questo abbiamo inviato una lettera ai tre Ministri italiani chiedendo un impegno del nostro Governo contro il rinnovo dell’autorizzazione all’uso di questo pericoloso diserbante».

Il movimento Slow Food ha inoltre invitato “tutti i paesi UE a votare contro il rinnovo della licenza di utilizzo del glifosato”. In un comunicato, l’associazione ricorda il pronunciamento IARC, Agenzia dell’OMS per la ricerca sul cancro, che ha definito il glifosato come probabile cancerogeno per gli esseri umani. Ha inoltre rimandato alle inchieste del quotidiano francese “Le Monde” che ha indagato l’attività di Monsanto “mostrando con dovizia di particolari come la multinazionale del cibo abbia sistematicamente cercato di screditare, intimidire e mettere a tacere tutte le organizzazioni approdate a conclusioni allarmanti sui rischi sanitari del glifosato”.

Slow Food chiede infine alla Commissione di “conformarsi alla volontà espressa dai cittadini europei”, attraverso la raccolta firme di Stop Glyphosate. “La protezione della salute e dell’ambiente non può essere subordinata agli interessi delle multinazionali del settore agroalimentare”, conclude.

FONTI:

http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/istituzioni/2017/07/21/glifosato-in-autunno-si-discute-rinnovo-autorizzazione-ue_795d52e7-5245-4d02-a09c-c1b15212cff2.html

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1200

https://www.slowfood.com/sloweurope/it/glifosato-slow-food-invita-i-paesi-ue-a-prendere-posizione-contro-la-proposta-della-commissione-europea/

http://www.suoloesalute.it/glifosato-13-milioni-firme-raccolte-dire-no-allerbicida/