IL BIOLOGICO LA SPUNTA E CONQUISTA IL PRIMO PILASTRO

Ecoschemi, nella proposta definita dal ministro Stefano Patuanelli l’agricoltura biologica c’è. A meno di clamorosi ribaltoni assumerà un ruolo fondamentale nella definizione dei pagamenti diretti della Pac

Rush finale per la nuova Pac 2023-2027. Mentre a Bruxelles l’EuroParlamento vota (a larga maggioranza) i tre testi legislativi della nuova Politica agricola comunitaria, a Roma il ministro Stefano Patuanelli accelera nella predisposizione del Piano strategico nazionale (Psn), il documento che può assicurare, per la prima volta, una maggiore coerenza tra gli interventi delle diverse Regioni.

Adunanza digitale

Il secondo tavolo di partenariato, convocato in forma digitale dal ministro lo scorso 8 settembre, era particolarmente atteso (oltre 130 stakeholder erano collegati alla piattaforma del ministero) . All’ordine del giorno c’erano infatti le scelte del nostro Paese riguardo agli “ecoschemi”, ovvero gli schemi volontari per il clima e l’ambiente voluti da Bruxelles che, nella nuova programmazione della politica comunitaria, assicureranno un pagamento annuale per ettaro, aggiuntivo al pagamento di base, agli agricoltori che si impegnano a osservare pratiche agricole ecosostenibili.

Una novità più solida e vincolante rispetto al greening

Una novità che, nelle intenzioni del legislatore comunitario, dovrà essere decisamente più solida e vincolante del “greening” della vecchia Pac, anche perché assorbirà una quota consistente pari al 25% dei pagamenti diretti (parliamo di circa 907 milioni per l’agricoltura italiana), assumendo un ruolo decisivo nell’indirizzare le scelte tecniche degli agricoltori.

Una scelta, quella degli ecoschemi, non del tutto libera in realtà. L’Unione ha infatti elaborato all’inizio del 2021 un menù molto vasto – ma vincolante – di 41 pratiche agricole da cui attingere per le scelte nazionali.

Il documento predisposto dal ministro Patuanelli ne ha selezionati 7:

  1. pagamento per la riduzione del farmaco con l’obiettivo di riduzione dell’impiego di antimicrobici in zootecnia (Eco-1);
  2. premio per l’agricoltura biologica, per favorire la diffusione dell’agricoltura biologica (Eco-2);
  3. premio per la produzione integrata, per ridurre l’uso/rischio dei prodotti fitosanitari (Eco-3);
  4. premio all’inerbimento delle colture permanenti per contrastare il degrado del suolo (Eco-4);
  5. premio per la gestione sostenibile dei pascoli e prati permanenti in aree protette, per favorire la conservazione dei prati e dei pascoli (Eco-5);
  6. premio per l’avvicendamento colturale per aumentare lo stock di carbonio nei suoli (Eco-6);
  7. premio per la copertura vegetale ai fini della biodiversità, allo scopo di tutelare gli impollinatori e mantenere la biodiversità (Eco-7).

Biologico sugli scudi

Biologico e integrato sono gli unici ecoschemi che possono essere adottati su tutte le colture mentre la carbon farming è interpretata soprattutto nell’ottica dell’avvicendamento colturale. L’ecoschema del bio verrà attribuito come premio incentivante per ettaro di Sau condotta in agricoltura biologica e precede come variante la possibilità di attribuire premi aggiuntivi per le superfici inserite nelle aree Natura 2000 o ZNV (zone vulnerabili per i nitrati).

Il vaglio delle Regioni

La proposta del Ministero è ancora una bozza. Dovrà essere sottoposta al vaglio soprattutto delle Regioni, ma costituisce già una pietra miliare per le scelte nazionali, con una vittoria non scontata per il biologico.

Il vincolo che impone che gli ecoschemi siano diversi dagli impegni del secondo pilastro, quello dello Sviluppo Rurale, ha spinto infatti alcune Regioni a chiedere di non attivare l’ecoschema del bio, per il timore di perdere quella che fino ad oggi è risultata la misura più immediata ed efficace per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità (la misura 11 del Psr dedicata al biologico), proprio nel momento in cui una fette consistente della dotazione della Pac è vincolata all’obiettivo della transizione ecologica.

D’Elia: «La scelta del ministro Patuanelli non sia sabotata»

«Ringraziamo il ministro Patuanelli– commenta Alessandro D’Elia di Suolo e Salute – per l’attenzione che dedica al settore. Non attivare l’ecoschema del bio sarebbe grave soprattutto alla luce degli obiettivi della strategia Farm to Fork (riduzione del 50% dei pesticidi, crescita del biologico fino al 25% della superficie agraria europea entro il 2030)».

«Il documento predisposto dal ministero delle Politiche agricole ha sciolto nel modo migliore alcuni dei nodi più difficili della prossima Pac. Ci auguriamo che queste scelte non vengano sabotate e che si possa arrivare ad una veloce definizione del Psn entro il termine previsto di fine anno».

Fonte: Terra e Vita

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