FOSFITI, CONTAMINAZIONI ACCIDENTALI E NON

Il punto alla tavola rotonda organizzata alla Fiera di Bologna in occasione della seconda edizione di Slow Wine Fair. D’Elia (Suolo e Salute): «Serve un approccio condiviso per evitare diversità riguardo ai limiti ammessi e le conseguenze per i produttori bio tra i diversi Paesi europei»

“Contaminazioni accidentali e tecnicamente inevitabili di prodotti fitosanitari in agricoltura biologica”. È il titolo della tavola rotonda organizzata da Federbio e Unione Italiana Vini che si è tenuta il 27 febbraio alla Fiera di Bologna alla seconda edizione di Slow Wine Fair. Sul tappeto temi decisivi in particolare riguardo alle possibili contaminazioni da fosfiti.

Limiti massimi adeguati?

Il confronto tra i relatori ha puntato infatti a dare risposte utili a temi come “I residui di fosfiti e di altre sostanze attive non ammesse in bio rappresentano un problema specifico per i produttori di vino biologico?” O anche: “La recente proroga dei limiti massimi tollerati di fosfiti è adeguata?” “Come dovrebbe essere corretto affrontare la novità introdotta dal Reg. UE 2018/848 agli articoli 27 e 28 che prevede che sia in prima battuta l’operatore biologico a decidere se un’eventuale non conformità analitica sia comprovata?”

I relatori a confronto

Dal confronto tra la situazione europea e nazionale sono emerse possibili soluzioni anche in termini di approccio delle problematiche da parte dei produttori biologici lungo tutta la filiera vitivinicola.

Sono intervenuti: Emanuele Busacca, Regulatory Manager, IFOAM Organics Europe e Alessio Bernasconi, dell’Istituto di ricerca sull’agricoltura biologica, FIBL; Elena Panichi, Capo Unità Agricoltura Biologica, Commissione Europea; Pietro Gasparri, PQAI I – Agricoltura Biologica e Sistemi di qualità alimentare nazionale e affari generali; Paolo Carnemolla, Segretario Generale FederBio; Domenico Corradetti, Segretario generale AssocertBio.

D’Elia: «Serve un approccio condiviso»

«Sulla gestione delle contaminazioni – commenta Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute, presente al convegno – bisogna assolutamente trovare il modo per definire un approccio condiviso da tutti gli organismi di controllo e certificazione a livello europeo». «E ciò – continua – per evitare sperequazioni di trattamento tra operatori biologici dei diversi Stati Membri». «Non aiuta nessuno fare corse in avanti ed è giunto il momento per ragionare su proposte diverse rispetto a quanto previsto dal DM 309/2011 e sue modifiche».

La certificazione Suolo e Salute inputs

«Suolo e Salute è particolarmente attenta al tema del corretto utilizzo dei mezzi tecnici in agricoltura biologica». Il ricorso a mezzi non adeguati è infatti una delle possibili fonti di questo tipo di contaminazioni. Per fare fronte a queste incertezze l’organismo di certificazione ha deciso quindi di creare un proprio standard per garantire ulteriormente la tutela dei produttori e dei consumatori biologici italiani, rivolgendo il proprio impegno nel sottoporre a controllo i mezzi tecnici utilizzabili in agricoltura biologica. «Attraverso – mette in rilievo D’Elia – lo standard di certificazione biologica dei mezzi tecnici “Suolo e Salute Inputs” i prodotti vengono valutati per la loro effettiva ammissibilità in agricoltura biologica, considerando la natura, le filiere di provenienza, i processi produttivi ai quali sono sottoposte le materie prime utilizzate, nonché la loro tracciabilità e l’assenza di sostanze contaminanti o non ammesse in biologico». (clicca per maggiori informazioni)

 

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