CRISI IN SRI LANKA, IL BIOLOGICO NON C’ENTRA

Dietro il collasso dell’economia del Paese insulare asiatico non c’è il divieto imposto dal presidente Gotabaya Rajapaksa di utilizzare fertilizzanti chimici. Decisione che invece, paradossalmente, ha giocato un ruolo positivo sulla bilancia valutaria di Colombo

La drammatica implosione dell’economia dello Sri Lanka ha molti colpevoli. L’agricoltura biologica è una di queste? Se lo chiede il magazine internazionale “Politico” dopo le accuse degli oltranzisti del produttivismo agricolo riassunte in un intervento del Wall Street Journal che accomunava le politiche green di Colombo a quelle di Bruxelles.

Il Green Deal di Rajapaksa

In realtà, secondo l’analisi dei giornalisti Debra Kahn, Jordan Wolman e Lorraine Woellert dietro i tumulti che hanno costretto alla fuga il presidente Gotabaya Rajapaksa la scorsa settimana non c’è il pacchetto di misure di politiche agricole che hanno tra l’altro introdotto il divieto di utilizzo di fertilizzanti chimici.

Il blocco della pandemia

I raccolti agricoli del Paese asiatico non sono diminuiti tanto da giustificare tale reazione. Alla base della debacle economica c’è invece l’effetto della pandemia da Covid19 che ha rispedito in patria frotte di lavoratori srilankesi. Le rimesse dei cittadini dello Sri Lanka che lavorano fuori dall’isola ammontano infatti ogni anno a circa 6 miliardi di dollari, rappresentando una delle voci principali dell’attivo della bilancia commerciale del Paese. Per avere un confronto basti pensare che il giro di affari del tè, il prodotto agricolo più esportato da Colombo, non supera 1,2 miliardi di dollari.

Fertilizzanti alle stelle

Senza le rimesse e i dollari del turismo, lo Sri Lanka ha dovuto intaccare le proprie riserve per le importazioni e gli interessi per il debito, il che, combinato con l’inflazione, lo ha mandato nella spirale che ha portato al collasso economico. In quest’ottica la decisione di ridurre l’import di sempre più costosi fertilizzanti chimici ha invece giocato un ruolo positivo, evitando ulteriori svalutazioni determinate dalla necessità di investire valuta estera in fertilizzanti.

La lezione dello Sri Lanka

«C’è una tensione intrinseca tra gli obiettivi di sicurezza alimentare e quelli ambientali», ammette nell’articolo Colin Christensen, direttore delle politiche globali di One Acre Fund, un’organizzazione no profit che fornisce sementi, fertilizzanti, assicurazioni e altri servizi per i piccoli agricoltori nell’Africa orientale e meridionale. «Occorre però evitare le facili generalizzazioni». La lezione dello Sri Lanka è quello che una cattiva gestione macroeconomica può distruggere l’economia e l’agricoltura dei Paesi più deboli. La spinta decisiva può arrivare però dagli effetti di una gestione poco sostenibile dell’economia e del commercio internazionali.

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