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“SI – RIPARTE”, UN PROGETTO PER LA DIGITALIZZAZIONE DELLE PMI

“SI – RIPARTE”, UN PROGETTO PER LA DIGITALIZZAZIONE DELLE PMI

Un progetto del Pei Agri marchigiano per lo sviluppo e il test di un prototipo innovativo per la digitalizzazione rapida ed economica delle aziende agricole biologiche

Dare una risposta concreta al bisogno di digitalizzazione delle piccole e medie imprese della filiera biologica marchigiana. È l’obiettivo del progetto “Si–Riparte” (ovvero “sistemi digitali rapidi, innovativi e partecipati per l’integrazione delle pmi agricole marchigiane nelle filiere biologiche globali”).

I partner

Il progetto vede la cooperativa Montebello come capofila referente dei produttori bio, insieme con l’Università Politecnica delle Marche, partner scientifico, Apra – Vargroup company, partner tecnologico, e il Consorzio Marche Biologiche. L’iniziativa rientra nell’ambito del PSR Marche 2014/2020, sottomisura 16.1 – Sostegno per la costituzione e la gestione dei gruppi operativi del PEI in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura.

Filiere digitalmente connesse

«La filiera cerealicola biologica marchigiana ha di fronte due importanti sfide – dichiara Pierfrancesco Fattori, presidente della Montebello, ovvero garantire l’assoluta integrità del processo di produzione del bio made in Marche e promuovere il miglioramento continuo della sostenibilità ambientale ed economica». «È indispensabile che le piccole imprese agricole, colonna portante del biologico marchigiano, siano messe nelle condizioni di “connettersi digitalmente” con il resto della filiera. Su questo si concentra il progetto».

«La scarsa alfabetizzazione digitale delle imprese agricole – aggiunge Francesco Torriani, presidente del Consorzio Marche Biologiche –, unita all’impossibilità di investire risorse economiche rilevanti, costituisce un’importante barriera alla digitalizzazione».

Tracciabilità via smartphone

«La possibilità di effettuare un tracciamento automatico delle operazioni con dispositivi a basso costo e con ridotta interazione da parte dell’utente rappresenta una chiave di volta per avviare la transizione al digitale. In quest’ottica, il progetto Si-Riparte propone lo sviluppo e il test di un prototipo innovativo per la digitalizzazione rapida ed economica delle aziende agricole biologiche».

D’ERAMO CONVOCA AL MASAF IL TAVOLO DEL BIO

D’ERAMO CONVOCA AL MASAF IL TAVOLO DEL BIO

Si è tenuta a Roma la prima riunione sulle linee programmatiche per lo sviluppo del biologico made in Italy voluta dal sottosegretario Masaf «per costruire insieme evoluzione del settore». Una iniziativa che dimostra la volontà del Governo di non disattendere l’impegno di raggiungere gli obiettivi tracciati dal Green Deal entro il 2030

Un tavolo di confronto costante per definire insieme le linee di sviluppo del biologico italiano. È l’iniziativa messa in campo da Luigi D’Eramo, sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste con delega al biologico.

Confronto costante

Nel corso della prima riunione sulle linee programmatiche per il biologico che si è tenuta presso la Sala Clemente del Masaf e che ha visto la partecipazione dei principali protagonisti del comparto D’Eramo ha annunciato: «Inizia un confronto che sarà costante nel tempo e che permetterà di costruire una nuova visione di un settore che consideriamo strategico, per l’agricoltura e per tutto il Paese». «L’obiettivo – ha aggiunto D’Eramo – è arrivare in modo più rapido possibile a una sintesi e a soluzioni condivise rispetto alle sfide che ci attendono».

I temi sul tappeto

Numerosi i temi affrontati, dall’attuazione della Legge sul bio, ovvero la L. 23 del 9 marzo 2022, approvata dopo anni di attesa, al come adeguare la norma nazionale alle direttive europee e raggiungere gli obiettivi fissati da qui al 2030.

Si è inoltre discusso di certificazioni e controlli, così come della necessità di semplificare e sburocratizzare e di un’adeguata comunicazione, informazione e formazione. «Lavoreremo per rilanciare i consumi e per garantire – ha detto D’Eramo – una sempre maggiore trasparenza e tracciabilità dal campo alla tavola».

Un convegno nazionale dopo l’estate

Il sottosegretario ha infine annunciato che «dopo l’estate promuoveremo un convegno nazionale con le sigle di categoria e con tutti gli operatori per accendere, in Italia e non soltanto, i riflettori sul biologico made in Italy». «La sfida che lanciamo è quella di disegnare insieme quella che nei prossimi anni potrà essere l’evoluzione di questo settore».

PROMOZIONE DEL BIO E MENSE SCOLASTICHE, LE PRIORITÀ DI AIAB

PROMOZIONE DEL BIO E MENSE SCOLASTICHE, LE PRIORITÀ DI AIAB

L’associazione, presente al Tavolo sul bio convocato dal sottosegretario D’Eramo, ha anche ribadito un secco no all’apertura alle nuove tecniche di manipolazione genetica nell’agricoltura biologica

«I temi che riguardano il settore del biologico sono tanti e tutti molto importanti, a cominciare dalla promozione del marchio Made in Italy per la qualificazione e la valorizzazione del prodotto italiano nel nostro Paese e all’estero».

Menù bilanciati nelle scuole

«Fondamentale, da questo punto di vista, anche condividere dei programmi di comunicazione coordinati, come possono essere ad esempio quelli nelle scuole per l’adozione di menu con frutta e verdura biologici». Aiab è stata tra i protagonisti della prima convocazione del tavolo politico di settore presso il Ministero di via XX Settembre e il presidente Giuseppe Romano spiega le priorità messe in fila dall’Associazione.

Tracciamento delle transazioni

«Abbiamo sollecitato – afferma – anche la creazione e la messa online di una banca dati delle transazioni, elemento fondamentale per riuscire a sburocratizzare e tracciare le movimentazioni del prodotto biologico».

No alle Nbt

«Abbiamo inoltre ribadito, trovando unanimità sul tavolo, il nostro secco no all’utilizzo di materiale propagativo proveniente da tecniche di evoluzione assistita (Nbt)».

La valorizzazione delle aree interne

«Al Sottosegretario – fa sapere ancora Aiab – abbiamo chiesto anche un tavolo di concertazione e di confronto con altri dipartimenti del Ministero che si occupano in particolare di Politiche Agricole perché c’è bisogno di un coordinamento che dal Piano di azione del Bio, di prossima pubblicazione, riesca a sostenere il lavoro delle Regioni, potendo così affrontare anche il temi come l’assistenza tecnica per le aziende agricole e la sburocratizzazione dei processi, che creano ad oggi un costo per tutta la filiera del bio». «Sosteniamo infine l’idea del sottosegretario D’Eramo di dare al bio un ruolo importante – conclude Romano – per il recupero, la valorizzazione e il miglioramento delle aree rurali e di montagna».

COOPERATIVE SEMPRE PIÙ BIO

COOPERATIVE SEMPRE PIÙ BIO

Biologico sempre più strategico nelle cooperative agroalimentari: vale quasi 3 miliardi di euro e una struttura su 4 è certificata. I dati diffusi da Alleanza delle Cooperative agroalimentari a margine della press dinner “A cena con il biologico cooperativo”

È in crescita la quota di fatturato biologico nel sistema cooperativo agroalimentare. «Nel corso del 2021 il giro d’affari complessivo ha superato i 2,8 miliardi di euro, con una quota pari a oltre il 30% del valore complessivo del mercato biologico che secondo gli ultimi dati di Ismea è stimato in circa 8 miliardi di euro, tra mercato interno ed export».

Sono alcuni dei dati resi noti a margine della press dinner “A cena con il biologico cooperativo”, un’iniziativa organizzata a Roma da Alleanza cooperative agroalimentari.

I numeri

Carlo Piccinini, presidente di Alleanza Coop e Francesco Torriani, coordinatore del settore biologico hanno messo in luce che «più di una cooperativa su quattro delle 4.300 aderenti ad Alleanza produce biologico». Su 4.000 cooperative aderenti sono oltre 700 le aziende registrati come operatori biologico nel sistema informativo agricolo nazionale (Sian)».

«Secondo un’indagine interna – aggiunge Torriani – realizzata dall’alleanza cooperative, il 23% delle cooperative attive certificate sono biologiche al 100%, mentre in 3 su 10 la quota di produzione bio supera il 50% del totale».

Il “sentiment” degli operatori

L’indagine congiunturale realizzata nel mese di febbraio ha inoltre evidenziato come il clima di mercato nel segmento biologico sia di segno positivo: «nonostante il clima di profonda incertezza, la forte crescita dei prezzi delle materie prime, l’inflazione e le crisi geopolitiche si segnala un saldo positivo nei giudizi dei cooperatori».

Secondo il 30% delle cooperative biologiche interpellate, la domanda di prodotti biologici tenderà ad aumentare rispetto allo scorso anno, sarà invece tendenzialmente stazionaria per il 51%. per il 26% del campione anche il fatturato è previsto in crescita, peraltro non sostenuto dall’aumento dei prezzi di vendita.

Gli obiettivi del Green deal

«La crescita della cooperazione nel settore biologico – commenta Torriani – è una buona notizia. Quello tra cooperazione e biologico è un binomio virtuoso per lo sviluppo della nostra agricoltura, in coerenza con gli obiettivi della nuova politica agricola e del green deal europeo».

CONSERVE “ROSSE” BIO: CRESCONO SUPERFICI, PRODUZIONI ED EXPORT

CONSERVE “ROSSE” BIO: CRESCONO SUPERFICI, PRODUZIONI ED EXPORT

Cala il mercato interno nel 2022 per effetto della crisi inflattiva, ma il comparto dei trasformati di pomodoro bio è indirizzato per oltre il 75% all’export, sostenuto dal doppio plus di tipicità made in Italy e sostenibilità. I dati diffusi da un’analisi Anicav

Calano del 6% i consumi di conserve di pomodoro bio nel 2022, un dato purtroppo in linea con la tendenza generale del mercato interno registrata l’anno scorso.

A tenere saldi i conti del comparto è però l’export: dove il 75% della produzione è destinato all’estero e rappresenta il 9,6% del totale. Sono alcuni dei principali dati emersi dall’indagine conoscitiva sul pomodoro biologico passato alla trasformazione condotta da Anicav, Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari e Vegetali.

Un comparto fortemente export oriented

Nel 2022 il peso delle vendite nel mercato interno di conserve di pomodoro bio sul totale dei derivati è stato del 4.6% in valore e del 3.2% in volume. Il comparto delle conserve rosse si conferma, dunque, fortemente export oriented anche per quanto riguarda la produzione certificata bio.

Produzione al galoppo

Al calo nei consumi interni da additare alle crescenti difficoltà economiche dei consumatori, si contrappone una leggera crescita rispetto al 2021, sia nella produzione che nella quantità di ettari messi a coltura. Durante la campagna di trasformazione 2022 sono state prodotte circa 458 mila tonnellate di conserve bio (circa l’8% del totale) su una superfice di 6.524 ha.

Analizzando le differenze tra i due principali bacini si registra una produzione maggiore al Nord con circa 266 mila tonnellate di prodotto trasformate (poco più del 9% del totale), rispetto alle 192 mila provenienti dal Centro Sud (7,4% del totale).

«Le conserve di pomodoro bio giocano un ruolo importante per il nostro comparto – dichiara Giovanni De Angelis, direttore generele Anicav – nell’ultimo quinquennio, per rispondere alle esigenze di un consumatore sempre più attento alla qualità si è registrata una crescita del 66,5% degli ettari messi a coltura e del 65,70% delle quantità trasformate di pomodoro bio».

LA SVOLTA BIO DI AGROFARMA

LA SVOLTA BIO DI AGROFARMA

Intervento del presidente Riccardo Vanelli in favore di una «bioprotezione senza scorciatoie». Oggi mezzi tecnici come microrganismi, botanicals e semiochimici sono in forte diffusione a vantaggio della sostenibilità della produzione agricola. Uno sforzo che Suolo e Salute supporta attraverso lo schema di certificazione “Suolo e Salute inputs”

«La bioprotezione cresce se si evitano scorciatoie». Interviene così Riccardo Vanelli, presidente di Federchimica-Agrofarma in un’intervista pubblicata dal settimanale Terra e Vita rilanciata sulla pagina facebook dell’Associazione che rappresenta i produttori di mezzi tecnici per la difesa delle colture.

Forti investimenti in ricerca e sviluppo

Gli agenti di biocontrollo (Bca), ovvero: microrganismi, macrorganismi, semiochimici e botanicals sono un comparto in crescita tumultuosa anche per rispondere alla sfida di una produzione agricola più sostenibile e in relazione ai crescenti vincoli di una normativa fitosanitaria europea sempre più stringente. Le aziende iscritte ad Agrofarma detengono per ora una quota di mercato del 60% dei Bca venduti nel nostro Paese (100 milioni di euro). Un valore destinato a crescere grazie anche ai forti investimenti (4 miliardi di euro) nella ricerca e sviluppo di nuove soluzioni bio.

Lo scoglio dei prodotti non registrati

C’è però, secondo Vanelli, uno scoglio da superare. Ovvero quello della concorrenza illecita di prodotti non registrati, ovvero corroboranti, biostimolanti venduti con claim che vantano effetti contro le avversità biotiche, fertilizzanti che contengono rame o derivati microbici e che vengono utilizzati per il loro effetto di difesa.

«Tutti questi prodotti non possono vantare proprietà di difesa. Qualora lo facessero, infatti, dovrebbero essere autorizzati a tale scopo come tutti gli agrofarmaci, secondo le tempistiche e le modalità del Reg. 1107/2009».

«Come Agrofarma ci impegniamo, anche in collaborazione con le altre Associazioni di categoria, per fare chiarezza sul punto e per sensibilizzare la filiera sull’uso corretto dei prodotti, secondo le indicazioni riportate nelle etichette dei prodotti, che devono comunque rimanere nel perimetro normativo di riferimento».

L’impegno di Suolo e Salute inputs

Suolo e Salute è molto sensibile a questo argomento e attraverso lo standard di certificazione biologica dei mezzi tecnici “Suolo e Salute Inputs” valuta l’effettiva ammissibilità in agricoltura biologica di questi prodotti, considerando la natura, le filiere di provenienza, i processi produttivi ai quali sono sottoposte le materie prime utilizzate, nonché la loro tracciabilità e l’assenza di sostanze contaminanti o non ammesse in biologico. Un’attività a garanzia dei produttori dei mezzi tecnici e per mettere al riparo i produttori agricoli da eventuali contestazioni causate dall’utilizzo improprio di mezzi tecnici non in regola.

Agenti di biocontrollo (Bca), le 4 categorie

Microrganismi. Prodotti a base di organismi viventi con specifiche proprietà biologiche. Il loro utilizzo sia nel controllo di funghi patogeni che di insetti dannosi è in forte crescita grazie a recenti innovazioni industriali rivelandosi partricolarmente utili per risolvere i problemi legati alle resistenze e alle residualità.

Macrorganismi. Che comprendono a loro volta: insetti ed acari predatori (solitamente generalisti con spiccate preferenze per una famiglia di insetti); parassitoidi (specializzati su alcune specie ospiti); nematodi entomopatogeni (di dimensioni inferiori a 0,5 mm, possono infettare un ampio range di insetti).

Botanicals. Sostanze naturali di norma volatili prodotte dalle piante per difendersi da insetti fitofagi e altri patogeni attraverso meccanismi diretti tossici o di repellenza.

Semiochimici. Miscele di composti naturali volatili, emessi da piante e animali per comunicare con individui della stessa specie (feromoni) o di specie diverse (allelochimici). Gli insetti li utilizzano per individuare le fonti di cibo e i predatori, per accoppiarsi, e per ridurre la concorrenza con altre specie.