Suolo e Salute

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Emilia-Romagna, cresce il bio

Secondo quanto pubblicato sul bollettino telematico ufficiale della Regione Emilia-Romagna, al 31 dicembre 2012 gli operatori del biologico in regione sono aumentati di circa il 10% rispetto al 2011 e le sole imprese biologiche hanno visto un aumento del 5,8% rispetto allo stesso periodo del 2011. Come si legge nel bollettino, “sono oltre 4.000 gli operatori biologici in Emilia-Romagna: le aziende agricole certificate biologiche sono 3.030, mentre 994 sono gli operatori con attività di trasformazione e vendita dei prodotti”- Crescono anche le aziende agricole con allevamenti, che raggiungono quota 718 (+22%). Secondo l’Assessore all’Agricoltura Tiberio Rabboni “all’origine di questa crescita vi e’ anche la scelta della regione di incentivare economicamente la tecnica colturale biologica in considerazione del suo alto valore ambientale”. Lo stesso Assessore ha annunciato che “a fine 2013 saranno destinati a questo settore ulteriori 50 milioni”.

Fonte: Agrapress

Le Associazioni green e bio chiedono un incontro sulla PAC con il Ministro De Girolamo

Il tavolo unitario delle 14 Associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica tornano a chiedere un incontro al Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Nunzia De Girolamo e agli Assessori all’Agricoltura e all’Ambiente riguardo l’applicazione della nuova PAC.

E’ infatti unanime nel mondo bio e ambientalista la preoccupazione per un accordo, quello del 25 giugno u.s., in cui ambiente e sostenibilità restano ai margini delle scelte dell’Unione.

“L’accordo raggiunto a livello europeo non ha prodotto la riforma della PAC attesa dai cittadini e dalla componente più avanzata del mondo agricolo che in  questo momento di crisi economica chiedevano una svolta radicale verso un nuovo modello agricolo in grado di premiare le aziende  più virtuose, che producono i maggiori benefici per la società, cibo sano, tutela dell’ambiente e capacità di creare  lavoro per i giovani. Adesso ci sono alcune scelte che spettano all’Italia e che possono cercare d’interpretare le aspettative e le richieste della maggioranza dei cittadini per un’agricoltura più sostenibile, attenta ai beni comuni e all’interesse generale e su queste scelte chiediamo di essere ascoltati per poter contribuire portando le nostre proposte ” ha dichiarato la portavoce del Tavolo Maria Grazia Mammuccini.

Le Associazioni chiedono inoltre che prosegua la definizione del Piano di Azione Nazionale (PAN) per l’uso sostenibile dei fitofarmaci, utile anche per la definizione delle misure agroambientali della nuova programmazione dello Sviluppo Rurale, con lo scopo prioritario, rimarcano in un comunicato, che vengano tutelate innanzitutto la salute dei cittadini e degli agricoltori, la qualità dell’ambiente e delle aree rurali e  la sicurezza.

Fonte: Tavolo Unitario Associazioni

De Castro su PAC e Regioni

“È importante e positivo che le regioni abbiano approvato una valutazione collegiale sulla riforma della PAC, evitando così il rischio che alcune regioni vadano per conto proprio”, ha dichiarato il Presidente Comagri Paolo de Castro, aggiungendo che “e’ opportuno che la riforma della PAC sia applicata in Italia come si sta procedendo anche in altri paesi in maniera da minimizzare gli aspetti negativi e massimizzare quelli positivi”.

Fonte: Agrapress

“Prodotto in Bretagna”, compie 20 anni il marchio di qualità

Viene dalla Francia un’esperienza di particolare interesse anche per il nostro paese, patria delle tipicità agroalimentari. Compie infatti 20 anni  il marchio collettivo “Prodotto in Bretagna”, nato appunto nel 1993 con l’obiettivo di tutelare e promuovere prodotti, aziende e lavoro locali.

Stando a quanto riporta il settimanale francese “L’Express”, ripreso da Agrapress, l’associazione ad oggi conta 312 membri, il 44% provengono proprio dal settore agroalimentare. Nei vent’anni di attività, l’associazione è stata in grado di contribuire alla creazione di quasi 30.000 posti di lavoro, grazie ad una strategia basata su solidarietà tra aderenti, prossimità territoriale e qualità dei prodotti.

I criteri per aderire all’associazione sono tanto semplici quanto rigorosi: l’azienda che fa domanda di accesso deve svolgere la propria attività in Bretagna da almeno tre anni, avere una situazione finanziaria solida e perseguirebuone pratiche sociali e ambientali. Una commissione esamina le domande che vengono poi valutate anche dal consiglio direttivo, dopodiché l’azienda è pronta ad entrare versando una quota variabile dai 500 ai 15.000 euro a seconda del tipo di attività e del fatturato.

Grazie all’unione delle aziende bretoni, l’iniziativa è stata in grado di portare anche all’estero i prodotti bretoni grazie alla creazione di “Bretagne Excellence”, composta ad oggi da 34 società alimentari che dal 2011 esportano il meglio della produzione locale e che intendono aprirsi a breve anche all’export di prodotti freschi.

Tutto ciàò è stato reso possibile soprattutto tramite l’autofinanziamento, che copre ben l’85% dei fondi a disposizione, mentre il resto deriva da contributi dell’amministrazione regionale e dai consili generali bretoni. Un caso davvero interessante di iniziativa imprenditoriale locale che, mettendo al primo posto la qualità dei prodotti, è riuscita a creare lavoro fornendo importanti strumenti in grado di rispondere all’attuale crisi economica puntando sulle eccellenza locali.

Fonte: L’Express, Agrapress

La FAO contro i pesticidi tossici

All’indomani del tragico incidente avvenuto in Bihar, India del Nord, la Fao in una nota ribadisce la necessità di eliminare l’utilizzo di pesticidi particolarmente nocivi per la salute umana. “Il tragico incidente avvenuto in Bihar, india, in cui 23 bambini hanno perso la vita dopo aver mangiato un pasto contaminato con il pesticida monocrotophos, ci ricorda ancora una volta quanto sia importante che i pesticidi altamente tossici vengano ritirati dai mercati dei paesi in via di sviluppo”.

LA vicenda è avvenuta in una scuola elementare di Jajauli, un povero villaggio distante un centinaio di chilometri da Patna, capoluogo della regione. Molti alunni (di età compresa tra i 4 e gli 8 anni) hanno cominciato a presentare gravi sintomi di intossicazione dopo aver consumato un pasto della mensa scolastica. Purtroppo per molti di loro le conseguenze sono state fatali. Per ironia della sorte, il pasto rientrava nell’ambito dell’iniziativa “Midday meal schemè”, con la quale il governo indiano ha introdotto un programma nazionale di mensa gratuita nelle aree più povere del paese, per combattere la malnutrizione.

Il monocrotophos é un pesticida organofosforico  ritenuto ad alto rischio sia dalla FAO che dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Per la sua acclarata pericolosità, è già stato bandito, oltre che in Europa e negli Stati Uniti, anche in Cina, Australia, e in numerosi paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina.

Fonte. Agrapress, Repubblica.it

Prosegue il dibattito sull’etichettatura delle carni bovine

Tiene ancora banco la questione dell’etichettatura facoltativa delle carni bovine, di cui avevamo dato notizia anche nel primo numero di quest’anno del nostro periodico. Da tempo se ne continua a discutere, sin da quando è stata avanzata l’ipotesi di mettere mano al regolamento 1760/2000, eliminando in etichetta informazioni importanti per il consumatore quali razza, sistema di alimentazione e allevamento. Ne parleranno anche prossimamente i ministri dell’Agricoltura dell’UE in un incontro informale in programma a Bruxelles dall’8 al 10 settembre nel corso del quale, tra i tanti temi all’ordine del giorno, si parlerà appunto dell’etichettatura delle carni bovine.

Ufficialmente, le resistenze dell’Unione Europea sul tema (in aperto contrasto, peraltro, con le politiche di trasparenza e sicurezza alimentare perseguite dall’Unione stessa), ci sarebbero ragioni di ordine economico. Di tutt’altro avviso il presidente Confeuro Rocco Tiso, che in un comunicato stampa di questi giorni ritorna sull’argomento non senza fare due conti in tasca all’Europa. Si tratterebbe infatti di una spesa di miseri 320.000 euro, un’inezia rispetto ai benefici derivanti da queste informazioni. Per quali ragioni allora, l’Unione tentenna?  “Se non per impedire alle aziende virtuose di farlo – ha dichiarato Tiso – non si capisce il senso di abolire un qualcosa che è già facoltativo e quindi non obbligatorio.”

Il tema è spinoso, e riguarda un settore in cui le industrie di trasformazione temono ulteriori costi a carico delle aziende nel caso in cui si vogliano fornire maggiori indicazioni al consumatore (si parla pur sempre di etichettatura volontaria!):  un’obiezione che mal si concilia, tuttavia, con il carattere volontario di questo genere di indicazioni.

Ragioni che hanno indotto Confeuro a rivolgere al ministro per le Politiche Agricole De Girolamo un appello affinchè si opponga alla cancellazione dell’etichettatura facoltativa delle carni bovine, un appello immediatamente sottoscritto da Unicarve, che così si è espressa per bocca del suo presidente Fabiano Barbisan: . “Il richiamo del presidente Tiso – ha commentato Barbisan, presidente anche del Consorzio Italia Zootecnica – è utile a mantenere alta la tensione su un provvedimento impopolare che, stranamente, a Bruxelles fanno di tutto per approvare”.

E mentre la questione approda sui tavoli dei ministri dell’Unione, in Italia il settore continua a vivere un momento di grossa difficoltà, con conseguente impoverimento del patrimonio bovino sia da carne che da latte e in una sensibile riduzione nella produzione di carne, in aperto contrasto con il deficit italiano in termini di richiesta di carne bovina. Una situazione di crisi particolarmente avvertita in alcune regioni maggiormente vocate, quali il Veneto, dove non a caso è stata recentemente attività un’Unità di Crisi con il compito di individuare le azioni prioritarie per rilanciare sia il settore della carne che del latte. L’Unità di Crisi, presieduta dall’Assessore Regionale all’Agricoltura Franco Manzanato, vedrà la partecipazione di tutti i settori coinvolti e con ogni probabilità diventerà un riferimento ulteriore nella delicata questione dell’etichettatura facoltativa delle carni, strumento molto importante per riconquistare la fiducia del consumatore.

Fonte: Agronotizie