Suolo e Salute

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Love Natural, Love Organic, una nuova fiera del bio a Londra

Love Natural Love Organic, è questo il nome del nuovo salone dedicato ai prodotti etici, naturali e biologici, compresi i cosmetici e i tessuti ecologici, che si terrà a Londra dal 4 al 6 luglio 2014 nella Sala Grande del Centro espositivo Olympia. Il salone si svolgerà contestualmente a due altre manifestazioni già ben avviate: “Tge Allergy and Free From Show”, ovvero il salone delle allergie e dei prodotti “liberi da”, e V Delicious, interamente dedicato alla cucina vegetariana e vegana. Il direttore di Love Natural Love Organic, David McAllister, così spiega i motivi che hanno portato a questa nuova iniziativa: “espositori e visitatori dei saloni esistenti ci hanno detto che volevano una fiera dedicata al bio. Abbiamo allora sondato il mercato e siamo stati letteralmente sommersi da risposte positive. Il fatto che il Salone si tenga in contemporanea con altri due eventi già ben avviati garantisce la presenza di oltre 22.000 visitatori, la maggior parte dei quali sono già acquirenti di prodotti biologici, come ha confermato la nostra indagine. Love Natural Love Organic è organizzato in collaborazione con Soil Association, Organic Trade Board e Slow Food UK . Ulteriori informazioni sul sito della manifestazione www.lnlo.co.uk/
Fonte: Organic Market

On line l’annuario dell’agricoltura italiana 2012

Riflettori puntati sul settore primario nell’Annuario dell’agricoltura italiana, pubblicato dall’INEA, da oggi disponibile on line in versione integrale a questo link e in formato cartaceo su richiesta a  biblioteca@inea.it

Battuta d’arresto per il settore agricolo che, nel 2012 risente dell’andamento recessivo che ha colpito il Paese, con il valore della produzione agricola poco al di sotto dei 50,5 miliardi di euro correnti (+1,8%), il brusco ridimensionamento, in termini reali, dell’attività produttiva (-1,9% dei consumi intermedi) e la netta riduzione del valore aggiunto agricolo (-4,4%). Gli andamenti negativi sono stati mitigati dall’incremento dei prezzi dei prodotti del settore primario (+5,2%), mantenendo stabile al 2% il peso relativo dell’intera branca sul Pil nazionale. Il 2012 ha visto un forte ridimensionamento degli investimenti aziendali (-9,6% degli investimenti fissi lordi) e cambiamenti nella struttura del credito, quali il ridimensionamento delle operazioni finanziarie di durata superiore ai 18 mesi, a vantaggio dei crediti a breve termine per le crescenti necessità di liquidità aziendale. Variazioni positive del valore aggiunto (+3,4% a prezzi correnti; +0,5% a valori concatenati) si sono registrate invece per l’industria alimentare, caratterizzata da una crescita del fatturato del +2,3%, dovuta in prevalenza alla performance del mercato estero (+5,6% dell’indice di fatturato di riferimento). Quest’ultimo è stato sostenuto dalle esportazioni del made in Italy, in particolare vini (soprattutto gli spumanti con +15,8% rispetto al 2011), prodotti dolciari (+15,2%), salumi e formaggi. Rimane invariato il numero degli occupati, pari a circa 850.000 persone, di cui il 29% rappresentato da donne. Si conferma alto il livello di lavoro irregolare, quasi un quarto del totale. Continua a crescere l’impiego di lavoratori stranieri, caratterizzato dalla marcata stagionalità dei rapporti di lavoro, maggiormente presenti nelle regioni meridionali e insulari. Tra le attività di diversificazione la posizione più rilevante è occupata dall’agriturismo, che pesa circa l’1,7% sul valore dell’intera produzione agricola nazionale, nonostante le difficoltà dovute alla contrazione del turismo interno. Sostanzialmente stabile rimane il numero di aziende agricole autorizzate, diversamente da quanto accaduto negli anni precedenti, con andamenti geografici diversificati: aumento al Nord (+2,9%) e al Centro (+2%), calo al Sud (-8,3%). Da sottolineare la presenza di 2.363 fattorie didattiche accreditate e l’emergere di nuovi servizi dedicati all’infanzia (agri-nidi). Nel 2012 si è ridotta la capacità di spesa dei consumatori, legata alla minore disponibilità di reddito e alla perdita di potere d’acquisto delle famiglie (-4,8%), che ha determinato una generale contrazione dei consumi per alimenti e bevande non alcoliche (-0,4% in termini correnti e -2,9% in termini reali). Ne è derivata una minore attenzione alle caratteristiche qualitative dei beni alimentari acquistati e l’aumento della popolazione in condizioni di grave disagio nutrizionale (circa il 16% ).Tuttavia, per il settimo anno consecutivo si è verificato un nuovo incremento della domanda di prodotti e alimenti biologici; mentre, l’offerta è risultata ancora caratterizzata da fenomeni contrastanti. Rispetto al 2011 cresce  il numero di produttori biologici di circa 2.000 unità (+4,8%), e la superficie condotta con metodi biologici (+6,4%), attestandosi a 1,167 milioni di ettari,  pari al 9,1% della Sau totale.Nel 2012, il consolidato del sostegno pubblico all’agricoltura è stato pari a poco più di 14 miliardi di euro, valore che corrisponde a oltre il 52% del valore aggiunto di agricoltura e silvicoltura e al 27,5% di quello della produzione. La dimensione complessiva del consolidato si presenta in netto calo rispetto all’anno precedente (-7,9%), in seguito alle politiche di austerità. Proviene per oltre la metà dalle politiche agricole dell’Ue (il 22% del totale è dato dal pagamento unico), mentre le politiche nazionali coprono il 29% circa, tramite il sistema delle agevolazioni in agricoltura, e quelle regionali coprono la restante parte.
Fonte: INEA

IFOAM EU si rinnova e lancia l’Organic 3.0

In occasione del Biofach 2014, appena conclusosi a Norimberga, l’Ifoam, che riunisce tutte le associazioni e gli organismi che si occupano di biologico nel mondo, ha lanciato “Organic 3.0”, che vuole rappresentare la nuova fase del settore biologico a livello mondiale. Con 3.0 si fa riferimento in particolare al fatto che, nelle intenzioni di Ifoam, questa vuol essere la terza fase del biologico, dopo quella pioneristicva degli inizi e quella successiva delle regole e dell’espansione nei mercati. Quella che Ifoam ha scelto di lanciare proprio in occasione della fiera di Norimberga invece vuole essere la fase in cui la filosofia bio non viene applicata unicamente ai prodotti ma agli stessi processi produttivi e all’intero mondo del biologico, imboccando la direzione di una piena sostenibilità sia ambientale che sociale. E sarà compito del nuovo board del Gruppo Europeo quello di dare seguito al lancio di questa reza fase. A Norimberga infatti sono stati presentate le nomine a cominciare dal Presidente Christopher Stopes di EcoS Consultancy (Regno Unito); e dal vice presidente responsabile delle normative, Sabine Eigenschink, di Austria Bio Garantie. Vice presidente per le strategie generali sarà invece Thomas Fertl, di Bio Austria, mentre il ruolo di resoriere sarà ricoperto José Luis García Melgarejo, della spagnola Ecovalia.
Fonte: Ifoam, Greenplanet, Bioagricoltura Notizie

I prossimi appuntamenti Biofach dell’anno

Chiudono i battenti a Norimberga, ma proseguono gli appuntamenti nel mondo di Biofach. Sono ben 5 infatti le edizioni che si succederanno nel corso dell’anno in giro per il mondo nei prossimi mesi. A maggio infatti Shangai ospiterà Biofach China dal 22 al 24 maggio, mentre dal 4 al 7 giugno sarà la volta di Biofach America Latina a San Paolo del Brasile. A fine estate, dal 18 al 20 settembre, sarà invece Baltimora ad ospitare Biofach America, dal 18 al 20 settembre. Abbandonata la città di Edgar Allan Poe, Biofach si sposterà quindi a Bangalore, in India, per Biofach India, in cartellone dal 13 al 15 novembre, mentre chiuderà l’anno nuovamente l’Asia, dieci giorni dopo, dal 20 al 22 novembre, con Organic Expo-Biofach Japan. Da lì a poco, l’11 febbraio 2015, si ricomincerà a Norimberga per l’edizione 2015 della kermesse mondiale del biologico.

Fonte: Biofach, Greenplanet

Italia, un paese bio

Se ancora i segni di ripresa in molti settori dell’economia italiana stentano a farsi vedere, lo stesso non si può dire per quanto riguarda il biologico. Da quanto emerge infatti dai dati che Ifoam ha presentato in occasione di BioFach/Vivaness, la fiera internazionale del bio, a Norimberga, il nostro paese nel settore bio risulta il primo al mondo in assoluto per quanto riguarda le esportazioni, con un fatturato di 1,2 miliardi di euro l’anno, ed al sesto assoluto sia per produzione che per mercato (e al quarto in Europa Germania, Francia e Regno Unito). Segni questi che indicano molto chiaramente dove si dovrebbe (e si dovrà) puntare per il futuro. A livello europeo, la parte del leone continua a farla la Germania per quanto riguarda il giro d’affari, attestato secondo quanto riporta l’Ifoam a 6,6 miliardi di euro, seguita dalla Francia, con 3,8 miliardi di euro. Ma se si guarda al consumatore, chi fa maggiormente uso di prodotti provenienti da agricoltura biologica sono gli svizzeri e i danesi, con una spesa pro capite media di circa 160 euro l’anno. Malgrado i primati europei, sono in realtà i paesi in via di sviluppo a macinare record anno dopo anno: ben l’80% delle aziende bio, su un totale complessivo di 1,8 milioni, sono infatti ubicate in questi paesi, primo fra tutti l’India, seguita da Uganda, Messico e Tanzania. Ed è l’Asia a far segnare gli incrementi più importanti, con una crescita di ben 0,9 milioni di ettari, principalmente in Cina e India (seguite dalla Spagna, primo paese occidentale in questa classifica). Per quanto riguarda la distribuzione dei terreni biologici, che ammontano oggi a 37,5 milioni di ettari, ben un terzo si trova in Oceania (il 33%, per l’esattezza), grazie in particolare ai 12 milioni di ettari coltivati in Australia, che detiene saldamente il primato di paese con l’area più vasta del pianeta coltivata a biologico (seguono Argentina con 3,8 milioni di ettari e gli USA con 1,8);  l’Europa segue con percentuali analoghe (29%), seguita dall’America Latina con il  18%. Complessivamente, il biologico a livello globale muove un mercato pari a circa 55 miliardi di euro, di cui 18 nella sola Europa.

Fonte: AIOL, Bioagricoltura Notizie

Mais Pioneer 1507, le reazioni dopo il Consiglio Affari generali

Si è concluso a Bruxelles il Consiglio Affari Generali imperniato sull’autorizzazione alla coltivazione del mais Pioneer 1507. 20 paesi si sono dichiarati contro l’autorizzazione, quattro gli  astenuti e tre i favorevoli. A questo punto la palla passa alla Commissione Europea, chiamata ad esprimersi in merito. Contro la proposta di autorizzazione, rispetto alla quale il Commissario Europeo Borg ha espresso la propria posizione favorevole, si è invece apertamente dichiarato il Ministro italiano per gli affari europei Enzo Moavero, motivando la propria posizione in particolare con il fatto che la proposta “viola tre principi fondamentali” dell’Unione Europea, quelli di “precauzione, sussidiarietà e proporzionalità”. Moavero ha anche contestato le modalità con cui la questione è stata discussa, il cosiddetto sistema della comitatologia “assolutamente inammissibile e indigesto” per i cittadini europei. Netta la posizione delle diverse associazioni di categoria: secondo Coldiretti “sarebbe del tutto assurdo e contrario allo spirito comunitario un eventuale via libera della Commissione Europea e del commissario Borg alla coltivazione del mais OGM 1507 di fronte alla contrarietà della maggioranza dei paesi europei e dell’europarlamento, come pure di quasi due cittadini europei su tre”. “Sono rimasti solo cinque su ventisette paesi (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania) – prosegue la nota Coldiretti – a coltivare OGM nell’unione europea (…) “gli organismi geneticamente modificati in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che e’ il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività’ e del Made in Italy”. Per la CIA “ancora una volta ci troviamo davanti all’assoluta mancanza di una linea di condotta coerente tra le istituzioni comunitarie sugli OGM. Ora la decisione passa alla Commissione Europea, che non può ignorare il fatto che 19 stati membri si sono espressi contro l’autorizzazione, compresa l’Italia. Comunque, su una materia così rilevante e che investe tutta la società, dagli agricoltori ai consumatori, non servono imposizioni ma vanno riconosciute e garantite la sovranità e l’autonomia dei singoli stati”. Posizione diversa invece quella del presidente Confragricoltura Guidi, secondo il quale “non tutto il mondo agricolo e’ contrario all’autorizzazione della coltivazione di mais OGM 1507. Non c’e’ mai stato uno studio scientifico  – ha dichiarato Guidi – che abbia dimostrato danni per l’ambiente, l’agricoltura e l’uomo, ma solo dichiarazioni di principio. Serve apertura al dibattito, lasciando alla comunità scientifica le opportune valutazioni di merito. la base scientifica, in questo caso, e’ la base per qualsiasi confronto”. Parere opposto invece quello di Slow Food Italia, attraverso le parole del presidente Roberto Burdese, che pone l’accento sulla complessità dell’iter: “ancora una volta non si e’ raggiunta una posizione chiara a livello europeo, quindi il problema e’ solo rinviato. Se la commissione, che di fatto ha la responsabilità di assumere una decisione finale, ignorerà l’opinione pubblica e il parere del parlamento e della maggioranza del consiglio, sapremo perlomeno di trovarci di fronte a una contraddizione senza precedenti”.

Fonte: Agrapress