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Senatrice, il biologico si può fare!

Senatrice, il biologico si può fare!

Torna a parlare Elena Cattaneo, senatrice a vita, che in un’intervista ha dichiarato che il biologico è una favola “bella ma impossibile”, rilanciando la lettera che il 9 gennaio è stata indirizzata a tutti i senatori della Repubblica per chiedere il ritiro della legge.

La legge sul biologico, approvata dal Camera, e ora al vaglio dal Senato registra un accordo da parte di quasi tutte le forze politiche.

La produzione biologica è un’attività di interesse nazionale con funzione sociale ambientale e un settore economico basato in primis su:

  • qualità dei prodotti;
  • sicurezza alimentare;
  • benessere degli animali;
  • sviluppo rurale;
  • tutela dell’ambiente e dell’ecosistema;
  • salvaguardia della biodiversità.

A favore dell’agricoltura bio si sono schierati diversi scienziati, i quali stanno cercando adesioni per sostenere il dibattito scientifico.

“In merito al disegno di legge attualmente in discussione – si legge nel comunicato – e alle critiche espresse in diverse occasioni dai detrattori dell’agricoltura biologica (senatrice Cattaneo in testa), non condividendo molte di queste dichiarazioni, abbiamo deciso, come “Gruppo di docenti per la Libertà della Scienza”, di riprendere e affrontare alcuni temi controversi per un approfondimento scientifico. Con questo nostro contributo intendiamo ribadire la validità dell’agricoltura biologica, senza togliere nulla ad altri modelli di agricoltura che si sforzino nella ricerca di sistemi di gestione e pratiche più sostenibili. Intendiamo ribadire anche l’importanza di discutere di questi temi – di cruciale importanza per il futuro non solo dei sistemi agro-alimentari ma dell’intera umanità – con serietà, evitando posizioni ideologiche di parte e approcci pseudo-scientifici.”

È intervenuto Roberto Pinton, segretario di AssoBio, invitando la senatrice a prendere atto di cosa stia accadendo in campo biologico, a partire dal fatto che il testo di legge è stato approvato dalla Camera a larga maggioranza dopo aver acquisito il parere positivo di tutte le otto commissioni parlamentari competenti, oltre a ricevere l’appoggio di numerose organizzazioni. Basti pensare che tra chi ha appoggiato la causa c’è Coldiretti e Agrinsieme (il coordinamento che rappresenta le aziende e le cooperative di Cia, Confagricoltura, Copagri, Alleanza delle cooperative agroalimentari).

L’ha invitata poi ha consultare il Rapporto nazionale Pesticidi nelle acque che l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha redatto sulla base delle informazioni fornite da 21 Agenzie Regionali (ARPA) e Provinciali (APPA) per la protezione dell’ambiente, dichiarando che i pesticidi sono presenti per il 67% nelle acque superficiali e nel 33,5% in quelle sotterranee.

Non solo, dovrebbe considerare il fatto che la FAO, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, ha dichiarato che circa la metà dei suoli europei ha un basso contenuto di sostanza organica appoggiando così la causa del biologico.

Dalle ultime analisi presentate risulta che il 63,9% di campioni di frutta contiene residui di pesticidi, rendendola non idonea all’uso alimentare.

Molti le ricerche presentate nel quale si conferma la validità del biologico, come ad esempio il rapporto 2019 presentato dall’Institut du développement durable et des relations internationales (IDDRI) nel quale si dichiara il una risposta agro-ecologica potrebbe soddisfare la domanda di cibo attraverso una dieta sana e nel frattempo e appianare i cambiamenti climatici, salvaguardare la biodiversità.

Tutto ciò non è mosso da un’ideologia ma da dati visibili e concreti, e questo dovrebbe far riflettere la senatrice prima di continuare la sua battaglia contro il biologico.

 

Fonte: https://ilfattoalimentare.it/biologico-realta-bella-possibile.html

Bioreport: il punto della situazione sul Biologico

Bioreport: il punto della situazione sul Biologico

Bioreport firmato Crea, con la collaborazione di Aiab, Federbio, l’Associazione per l’agricoltura biodinamica e l’Università di Firenze, fa il punto della situazione sull’agricoltura biologica in Italia nel biennio 2017-2018.

L’Italia si trova al sesto posto nel mondo per valore di mercato e per superficie agricola coltivata.

Nel report sono trattati vari aspetti del biologico italiano, valutando le superficie coltivate, le aziende e la sostenibilità ambientale.

  1. L’Italia risulta il primo paese europeo per numero di agricoltori (oltre 64.000) e di trasformatori (più di 14.000);
  2. È seconda per superficie coltivata con 1,8 milioni di ettari;
  3. La maggior parte della superficie a bio è rappresentata da seminativi, con il 44% (28,5% prati e pascoli, 24,5% colture permanenti, 3% terreni a riposo);
  4. Per quanto riguarda i seminativi e le colture annuali, l’Italia ha la maggior superficie europea bio di cereali e ortaggi;
  5. L’Italia risulta prima per superficie bio di agrumi, frutta e olivi, mentre è seconda per i vigneti;
  6. Per la zootecnica, abbiamo principalmente ovini e caprini allevati con il metodo bio;
  7. Il biologico, rispetto al convenzionale, ha una minor produttività ma una maggiore redditività;
  8. Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, viene affrontato il tema delle emissioni di gas serra: l’agricoltura bio risulta meno impattante della convenzionale. Infatti ha un elevato potenziale di mitigazione per le emissioni di N2O, per il minor numero di azoto ai suoli grazie alle più moderate fertilizzazioni. Non solo l’agricoltura, ma anche l’allevamento biologico ha un minor impatto a livello ambientale;
  9. Il report affronta anche il tema dell’agricoltura biodinamica, spiegando le sue origini scientifiche e storiche, oltre gli aspetti tecnici e agronomici.

Bioreport 2019

 

Fonte: https://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2019/03/15/bioreport-lo-stato-dell-arte-del-biologico-italiano/62237

Vinitalybio 2019

Vinitalybio 2019

Il prossimo aprile a VeronaFiere si terrà la 53° edizione del Vinitaly, il salone internazionale dei vini e dei distillati.

Quest’anno il Vinitaly organizzerà il Vinitalybio, in collaborazione con FederBio, la Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica. La manifestazione sul biologico sarà ospitata nel padiglione F.

L’idea è quella di far crescere la visibilità a quelle aziende che hanno scelto la sostenibilità delle produzioni, oltre alla possibilità di far conoscere, tramite convegni e sessioni di degustazioni guidate, questo tipo di produzione.

Tra le novità, ci saranno le masterclass dedicate ai vini artigiani biologici, realizzate in collaborazione con l’associazione Vi.te. – Vignaioli e Territori.

Fonte: http://www.sinab.it/bionovita/vinitalybio-2019

 

 

Il biologico è in fuga dal Regno Unito

Il biologico è in fuga dal Regno Unito

Molti produttori, per paura di una Brexit “no deal”, hanno deciso di portare via i propri prodotti dalle terre inglesi.

Lo scenario di una Brexit “no deal” consisterebbe nell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea senza aver raggiunto un accordo commerciale.

Rompere gli accordi commerciali porterebbe il biologico inglese ad affrontare una nuova procedura di certificazione. Questo processo potrebbe richiedere del tempo, prima che i produttori ritornino a vendere i loro prodotti marchiati bio all’estero: sarebbe un terribile danno commerciale.

Non solo per quanto riguarda i prodotti agricoli, ma anche la carne suina bio: i produttori stanno inviando la materia prima in Germania per essere processata finché risulta valida la certificazione biologica.

Il Department for Environment, Food and Rural Affairs, il Dipartimento per l’Ambiente, l’Alimentare e gli Affari Rurali inglese, risponde che nel caso di una Brexit “no deal” la certificazione del biologico europeo resterà valida nel Regno Unito.

 

Fonte: https://www.innaturale.com/il-biologico-scappa-dal-regno-unito-per-paura-della-brexit/

Glifosato: che siano resi pubblici gli studi sulla tossicità

Glifosato: che siano resi pubblici gli studi sulla tossicità

“Il pubblico deve avere accesso non solo alle informazioni sulle emissioni in quanto tali, ma anche a quelle riguardanti le conseguenze a termine più o meno lungo di dette emissioni sullo stato dell’ambiente”.

Il glifosato, prodotto chimico utilizzato come diserbante, fu iscritto nell’elenco delle sostanze attive dal luglio 2002 al luglio 2012. L’iscrizione all’elenco venne prorogata, poi, fino al 2015.

Per questo motivo, la Germania presentò alla Commissione e all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) un “progetto di rapporto valutativo per il rinnovo”, pubblicato dall’EFSA il 12 marzo 2014.

In seguito, all’EFSA venne richiesto di rendere pubblici i risultati presenti nel progetto, considerando che gli studi chiave erano stati utilizzati per determinare la dose giornaliera ammissibile (ADI) di glifosato.

L’EFSA negò l’accesso: perché?

  1. La divulgazione di tali informazioni potrebbe arrecare serio pregiudizio agli interessi commerciali e finanziari delle imprese che hanno presentato i rapporti di studi;
  2. Non esisteva alcun interesse pubblico prevalente alla divulgazione delle parti degli studi alle quali i ricorrenti chiedevano accesso, dato che tali parti non costituivano informazioni “[riguardanti] emissioni nell’ambiente” ai sensi del regolamento di Aarhus;
  3. Non riteneva l’accesso necessario per verificare la valutazione scientifica dei rischi.

Con le sentenze di oggi, il Tribunale spiega che un’istituzione dell’Unione, quando riceve una domanda di accesso ad un documento “non possa giustificare il suo rifiuto di divulgarlo sulla base dell’eccezione relativa alla tutela degli interessi commerciali di una determinata persona fisica o giuridica, qualora le informazioni contenute in tale documento configurino informazioni ‘riguardanti emissioni nell’ambiente’”.

“Le emissioni di glifosato nell’ambiente sono quindi reali. Detta sostanza attiva è in particolare presente sotto forma di residui nelle piante, nell’acqua e negli alimenti. Gli studi richiesti sono, di conseguenza, studi diretti a stabilire la cancerogenicità e la tossicità di una sostanza attiva che è effettivamente presente nell’ambiente”, continua il Tribunale.

Il Tribunale conclude che l’EFSA non può sostenere che gli studi richiesti non riguardano emissioni effettive né gli effetti di emissioni effettive.

Pertanto, secondo i giudici europei, “il pubblico deve avere accesso non solo alle informazioni sulle emissioni in quanto tali, ma anche a quelle riguardanti le conseguenze a termine più o meno lungo di dette emissioni sullo stato dell’ambiente, come gli effetti di tali emissioni sugli organismi non bersaglio. Infatti, l’interesse del pubblico ad accedere alle informazioni sulle emissioni nell’ambiente è appunto non solo quello di sapere che cosa è, o prevedibilmente sarà, rilasciato nell’ambiente, ma anche di comprendere il modo in cui l’ambiente rischia di essere danneggiato dalle emissioni in questione”.

“La sentenza è una pietra miliare, è una vittoria nella lotta contro la segretezza quando si tratta dei rischi ambientali e sanitari di prodotti pericolosi come il glifosato. D’ora in poi, il pubblico e gli scienziati indipendenti potranno vedere come i giganti chimici scrivono le loro relazioni sulla sicurezza dei loro prodotti per ottenere l’autorizzazione. Grazie alla pubblicazione di tutti gli studi disponibili, in futuro scienziati indipendenti saranno in grado di ricontrollare le ricerche alla base delle valutazioni dei pesticidi. È fondamentale avere a disposizione un sistema di regolamentazione che funzioni nell’interesse della salute umana, della biodiversità e dell’ambiente, e non per il profitto aziendale”, dichiara in una nota Marco Affronte, europarlamentare del gruppo europeo Verdi-ALE.

 

Fonte: https://www.eunews.it/2019/03/07/glifosato-tribunale-ue-efsa-aprire-studi-tossicita/114263

Roma: “Biologico, una scelta di campo”

Roma: “Biologico, una scelta di campo”

Lo scorso 6 marzo si è tenuto il convegno “Biologico, una scelta di campo”, organizzato dall’onorevole Maria chiara Gadda, deputata e promotrice legge sulle produzioni biologiche.

“L’approvazione alla Camera della Legge sul Biologico e il suo iter di conversione al Senato sono l’occasione giusta per uscire da alcuni luoghi comuni: non si tratta più di un settore di nicchia, ma è ormai la scelta di imprese che rappresentano una quota rilevante nel made in Italy” dichiara Gadda.

Al convegno hanno partecipato il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, il sottosegretario Franco Manzato, e il presidente della Commissione Agricoltura Filippo Gallinella, oltre a professori ed esperti del settore.

 

Fonte: https://www.blitzquotidiano.it/societa/biologico-esperti-convegno-gadda-3007067/