Suolo e Salute

Category: Denominazioni di Origine

APOJ propone la carta d’identità per gli extravergine

Una carta d’identità per gli oli extra vergine d’oliva. E’ questa l’interessante proposta avanzata dall’A.P.O.J., l’Associazione dei produttori olivicoli jonici, costituita dalla Unione Generale Coltivatori (UGC) CISL di Taranto e aderente all’Unasco, l’Associazione delle Organizzazioni di Produttori Olivicoli che ad oggi raggruppa 30 Associazioni in tutto il territorio nazionale in rappresentanza di circa 200 mila olivicoltori.
La proposta si inquadra nell’ambito di un progetto che ha come partner istituzionali l’Unione Europea e il Mipaaf ed è stata presentata in anteprima nei giorni scorsi presso Eataly a Roma.
“Si tratta di uno strumento innovativo e fondamentale per assicurare tracciabilità e genuinità al nostro olio e metterlo al riparo da aggressioni o contaminazioni di dubbia provenienza – ha dichiarato Francesco Frascella, presidente della Apoj e componente di Eataly – Unasco. “Con questo sistema è possibile controllare l’intero processo produttivo evitando al consumatore di essere tratto in inganno sulla qualità e sulle caratteristiche del prodotto che va ad acquistare.” Il metodo di riconoscimento è tanto semplice quanto efficace: “Attraverso un codice applicato sull’etichetta e digitato sul computer è possibile scoprire tutti i dati e le informazioni relative alla vita del prodotto che risulta in questo modo sicuro e amico”.
Fonte: Eataly

De Castro: la qualità è l’unico orizzonte possibile per l’agricoltura europea

In occasione della sua visita ad Atene per la cerimonia di registrazione dei prodotti greci Dop e Igp, il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro ha ribadito che il concetto di qualità, “se inteso nel senso di differenza, è la storia e la natura stessa dell’agricoltura europea”, e che è la qualità “ il nostro futuro, l’unico futuro immaginabile per l’agricoltura europea”.
Una ricchezza che, secondo De Castro, per essere sfruttata appieno richiede di essere valorizzata “ con interventi organizzativi e strutturali. La qualità deve essere guida aggregante della produzione, dell’organizzazione e della promozione dei prodotti agricoli su scala globale”.
Con l’occasione, il presidente Comagri ha ricordato anche gli appuntamenti più importanti dei prossimi mesi.In primis, la Commissione Agricoltura e il Parlamento Europeo tutto “vigileranno affinché nella stesura degli atti delegati applicativi della Pac sia rispettato l’accordo politico che Consiglio e Parlamento hanno raggiunto lo scorso anno”.  Prossimamente verrà affrontata anche la proposta della Commissione europea di regolamento della commercializzazione di sementi e piante da propagazione che, sono ancora parole di De Castro, è stata ricevuta “con profondo malessere dalla Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, che ha presentato oltre 1.000 emendamenti tra i quali spicca anche la richiesta di rigetto totale”.
“Gli ultimi sei mesi di legislatura saranno fondamentali per l’agricoltura europea dei prossimi anni, periodo in cui proprio i paesi mediterranei giocheranno un ruolo fondamentale con la Presidenza dell’Unione affidata alla Grecia e poi all’Italia. Un’occasione importantissima per la politica agricola”, ha concluso il presidente Comagri.
Fonte:europarlamento24.eu

L’Italia in prima linea contro l’etichettatura inglese “a semaforo”

Non smette di far discutere il sistema di etichettatura alimentare “a semaforo” raccomandato dal governo britannico. Il sistema classifica come più o meno salutare un prodotto riportando sull’imballaggio un codice verde, giallo o rosso a seconda della presenza di grassi, sali e zuccheri. Ma il criterio con cui il governo di Londra intende classificare i prodotti alimentari ha suscitato un vero e proprio vespaio di polemiche e una levata di scudi senza precedenti, in cui l’Italia è in prima linea in queste ore. Una procedura definita “fuorviante e distorsiva”, con conseguenze potenzialmente molto pesanti per molti prodotti Dop e Igp e moltissime eccellenze alimentari del belpaese (e non solo). Ultimo atto della vicenda la netta presa di posizione del Ministro per le Politiche agricole De Girolamo, che in occasione del Consiglio dei Ministri UE lancia un preciso attacco alla proposta inglese: “Non intendo arretrare di un millimetro – ha dichiarato il Ministro – e farò sentire forte la voce dell’Italia  sull’etichetta alimentare inglese a “semaforo” che usa un codice verde o giallo o rosso per classificare gli alimenti. Sicuramente  sarà ampliata la platea degli Stati che aderiranno a questa iniziativa e sono certa che le istituzioni Ue difenderanno la maggioranza dei partner”. Le conseguenze del sistema a semaforo sono realmente paradossali, se solo si pensa che un olio extravergine d’oliva, con questo sistema, potrebbe ricevere il bollino rosso per l’elevata presenza di grassi mentre il bollino verde sarebbe destinato all’olio di semi. Un paradosso che non ha visto l’Italia da sola nella ferma opposizione alla proposta inglese, ma che  ha visto l’adesione di altri nove Stati membri: Francia, Spagna, Cipro, Portogallo, Grecia, Lussemburgo, Romania, Slovacchia e Slovenia. E appare debole l’obiezione del rappresentante britannico, che ha dichiarato che la normativa europea sull’etichettatura non esclude la possibilità di etichette alternative e che quindi a suo giudizio non vi è violazione da parte di Londra.

Ma per farsi un’idea abbastanza chiara della scarsissima validità del sistema, che porterebbe all’esclusione ad esempio di Parmigiano, Prosciutto di Parma, Lardo di Colonnata, la mozzarella di bufala e svariati altri prodotti dell’agroalimentare italiano. Al punto da far dichiarare al Rappresentante permanente aggiunto dell’Italia presso l’UE Marco Peronaci che ci si trova di fronte ad un meccanismo  “in  contrasto con le finalità di un’informazione corretta al consumatore che finisce per essere deresponsabilizzato e seguire gli allarmi colorati” anziché affidarsi all’etichetta Ue, ben più chiara e affidabile. Per parte sua, il  commissario europeo alla sicurezza alimentare Tonio Borg ha promesso un’analisi attenta della situazione aggiungendo che vigilerà su eventuali violazioni nelle norme che regolano il mercato unico.  “Io sono qui a Bruxelles – ha dichiarato De Girolamo – per rappresentare i tanti lavoratori italiani e le tante produzioni di eccellenza che potrebbero avere un danno da un’etichettatura ingannevole, e credo ingiusta per chi vuole fare gli Stati uniti d’Europa>”. Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua, secondo il quale “il consenso di 16 Paesi alla posizione  italiana nel corso della riunione odierna del Consiglio  è un’importante vittoria diplomatica del Governo italiano, cui va il nostro plauso  e un chiaro segnale che la Ue lancia a Londra: il semaforo in etichetta proposti dal Regno Unito è infatti discriminatorio e fuorviante, perché non esistono cibi buoni  e cattivi in sé, ma soltanto diete giuste o sbagliate, a seconda di come i diversi alimenti vengono combinati. Classificando alimenti e bevande senza evidenze scientifiche appropriate c’è il rischio di dare giudizi semplicistici ed erronei sul singolo prodotto”. Secondo Ferrua il sistema a semaforo mette a rischio “il 28,3% dei nostri prodotti esportati in Gran Bretagna,   pari a oltre 630 milioni di euro. Si tratta di una quota molto importante, il 2,6% di tutto l’export italiano 2012 nel mondo, analoga a quella coperta dall’intero nostro export alimentare su mercati importanti come Canada e Giappone>>. Cifre rincarate dalla Coldiretti, secondo la quale “il semaforo in etichetta varato dagli inglesi mette ingiustamente a rischio circa 2,5 miliardi di export di prodotti Made in Italy”, definendo quella inglese “una scelta dettata dalla volontà di diminuire il consumo di grassi, sali e zuccheri ma che non basandosi sulle quantità effettivamente consumate ma solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze, finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti come l’olio extravergine d’oliva e promuove, al contrario, le bevande gassate senza zucchero, fuorviando i consumatori rispetto al reale valore nutrizionale”.

Fonte: Il Sole 24 Ore, Ansa, Agrapress

Costituito Consorzio tutela Aceto Balsamico di Modena

E’ stato ufficialmente costituito il Consorzio per la tutela dell’Aceto Balsamico di Modena. Lo si apprende in un comunicato stampa che specifica che il consorzio, presieduto da Stefano Berni, direttore anche del Consorzio di Tutela del Grana Padano, “conta 50 associati rappresentativi di oltre il 98% dell’intera produzione”. Lo stesso Berni ha dichiarato che sono due gli obiettivi primari del consorzio: “la tutela e la garanzia di reddito a tutte le imprese della filiera”. Secondo Berni, “un prodotto Dop e Igp ha senso di esistere solo se sa valorizzare la materia prima ed il suo processo di trasformazione e questo è l’elemento fondante e istitutivo con cui la UE ha attivato il sistema dei prodotti certificati.

Fonte: Agrapress

Rapporto Ismea-Qualivita 2013, i commenti

In occasione della presentazione del rapporto 2013 Ismea-Qualivita sulle produzioni agroalimentari di qualità avvenuto il 5 dicembre scorso alla presenza dei presidenti delle commissioni agricoltura del parlamento europeo Paolo De Castro e della camera Luca Sani, è intervenuto il presidente Ismea Semerari che ha voluto commentare i dati del rapporto. “Guardando i numeri è evidente che il sistema qualità nell’agroalimentare continua a dare i suoi frutti, preservando i redditi dei produttori e premiando soprattutto gli sforzi, anche in termini di maggiori costi, legati all’appartenenza a un circuito certificato che si dimostra premiante anche nelle fasi cicliche negative, come quella attuale. Buona la performance all’estero, con l’export che ha fatto registrare l’anno scorso una crescita di circa il 5% del giro d’affari. Inoltre il mercato domestico per l’insieme dei prodotti Dop e Igp ha fatto segnare nel 2012, in un’annata cioè di forte recessione per l’intera economia nazionale, una sostanziale tenuta. Un risultato che appare comunque significativo e incoraggiante se si considera che in altri ambiti, compreso quello alimentare al di fuori dei marchi tutelati, il mercato interno ha accusato una dinamica più sfavorevole”. “continuiamo a rilevare – ha proseguito Semerari – una forte concentrazione del fatturato su poche denominazioni, con circa l’84% del valore della produzione riconducibile alle prime 10 Dop-Igp. il fenomeno appare però meno accentuato rispetto a qualche anno fa, seppure in un comparto che mostra asimmetrie ancora evidenti sia nei potenziali di produzione che nei valori di mercato”.

Fonte: Agrapress

Ismea: buone performances dei prodotti Dop e Igp Made in Italy

E’ stato presentato oggi alla presenza del ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, il Rapporto 2013 Ismea-Qualivita sulle produzioni agroalimentari di qualità. Secondo quanto emerge dal rapporto, il 2012 è stato un altro anno positivo per i prodotti italiani a marchio Dop e Igp, con un fatturato in crescita di oltre il 2% rispetto al 2011 che ha toccato i 7 miliardi di euro. Bene in particolare le vendite all’estero, mentre il giro d’affari al consumo ha raggiunto i 12,6 miliardi di euro, con una crescita del 5% rispetto all’anno precedente. Crescono in particolare gli ortofrutticoli (+25% il fatturato alla produzione, +22% al consumo) e le carni fresche (+23% alla prima fase di scambio e +13% a prezzi finali), mentre resta quasi invariato il settore dei formaggi (circa l’1% in più risetto al 2011), con un incremento del 6% sui prezzi finali. In calo invece gli extravergini d’oliva (-4% alla produzione, -9% sul prezzo dinale). Complessivamente, l’intero comparto delle produzioni Dop e Igp ha registrato un incremento nel 2012 del 5%. Sostanzialmente invariato l’export, in lieve flessione rispetto al 2011 (-1% circa), con un fatturato pari a 2,5 miliardi di euro: nel corso del 2012 circa un prodotto made in Italy certificato su tre è stato venduto all’estero, per un export di oltre 418 mila tonnelate. Positivo il commento del Presidente dell’Ismea, Arturo Semerari: “l’insieme dei prodotti Dop e Igp ha fatto segnare nel 2012, in un’annata cioè di forte recessione per l’intera economia nazionale, una sostanziale tenuta. Un risultato che appare comunque significativo e incoraggiante se si considera che in altri ambiti, compreso quello alimentare al di fuori dei marchi tutelati, il mercato interno ha accusato una dinamica più sfavorevole”. “Continuiamo a rilevare – ha osservato Semerari – una forte concentrazione del fatturato su poche denominazioni, con circa l’84% del valore della produzione riconducibile alle prime 10 Dop-Igp. Il fenomeno appare però meno accentuato rispetto a qualche anno fa, seppure in un comparto che mostra asimmetrie ancora evidenti sia nei potenziali di produzione che nei valori di mercato”. Un abstract del rapporto è disponibile sul sito Ismea servizi a questo link.

Fonte: AIOL