Suolo e Salute

Category: Consumo del suolo

Il CdM approva il disegno di legge sul consumo e riuso del suolo

Approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri il disegno di legge in materia di contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato. Riportiamo di seguito i passaggi più significativi del provvedimento a beneficio dei nostri lettori.

Vengono definiti univocamente i concetti di “superficie agricola” e “Consumo del suolo”. Nel primo caso ci si riferisce a tutti quei terreni che, sulla base degli strumenti urbanistici in vigore, hanno destinazione agricola, indipendentemente dal loro utilizzo. Nel secondo caso per consumo agricolo si intende la riduzione di superficie agricola per effetto di interventi di impermeabilizzazione, urbanizzazione ed edificazione non connessi all’attività agricola.

 Per determinare il limite di superficie “consumabile”, viene individuato un procedimento che coinvolge Regioni e Province autonome e culmina con il decreto del Ministro delle politiche agricole d’intesa con il Ministro dell’Ambiente, con il Ministro per i beni e le attività culturali e con il Ministro delle infrastrutture, che stabilisce  l’estensione massima di terreni agricoli consumabili. Tale provvedimento viene sottoposto a verifica ogni 10 anni.

 Si propone l’istituzione  di un Comitato interministeriale (che include rappresentanti dell’Istat e della Conferenza unificata) avente compiti di controllo e monitoraggio del consumo di superficie agricola nazionale anche attraverso l’estensione di un rapporto annuale sul consumo del suolo a livello nazionale, che il Ministro delle politiche agricole presenterà quindi al Parlamento.

 Per dare concreta attuazione ai principi del disegno di legge, entro un anno dalla entrata in vigore della legge i Comuni saranno tenuti a censire le aree di pertinenza comunale già interessate da processi di edificazione, ma inutilizzate o suscettibili di rigenerazione, recupero, riqualificazione, oltre che predisporre  un elenco di tutte le aree potenzialmente suscettibili di utilizzo prioritario a fini edificatori  di rigenerazione urbana e di localizzazione di nuovi investimenti produttivi e infrastrutturali. Concluso il censimento o in assenza del medesimo, sarà vietato nelle aree del Comune ogni ulteriore intervento edificatorio, sia esso pubblico o privato, residenziale, di servizi o di attività produttive che comporti consumo di suolo in edificato.

 Viene inoltre vietato l’utilizzo a scopi diversi da quelli agricoli di qualsiasi terreno agricolo che abbia usufruito di aiuti di Stato o di aiuti comunitari per almeno cinque anni dall’ultimo finanziamento.

Viene promosso e incentivato attraverso una priorità nella concessione di finanziamenti edilizi per il recupero del patrimonio edilizio rurale per favorire l’attività di manutenzione, ristrutturazione e restauro degli edifici esistenti, anziché l’attività di edificazione e costruzione di nuove linee urbane.

 Viene istituito presso il Ministero delle politiche agricole di un registro di Comuni “virtuosi” interessati, i cui strumenti urbanistici non prevedono cioè  l’aumento di aree edificabili o comunque contemplano un aumento inferiore al limite fissato.

 I proventi dei titoli abilitativi edilizi verranno destinati esclusivamente alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria, al risanamento di complessi edilizi compresi nei centri storici, ad interventi di qualificazione dell’ambiente e del paesaggio, anche ai fini della messa in sicurezza delle aree esposte a rischio idrogeologico, con particolare riguardo per la situazione di rischio che caratterizza larghe parte del territorio nazionale in occasione di eventi calamitosi.

 Dalla entrata in vigore della legge e fino alla adozione del D.M. in cui verrà determinata l’estensione massima delle superficie agricola consumabile (e, comunque, non oltre il termine di tre anni), non sarà consentito il consumo di superficie agricola ad eccezione della realizzazione di interventi già autorizzati e previsti dagli strumenti urbanistici vigenti e/o di lavori già inseriti negli strumenti di programmazione delle stazioni appaltanti.

Fonte: AIOL

Via Campesina lancia l’allarme land grabbing anche in Europa

Stando ai risultati di un recente studio promosso dal Coordinamento Europeo Via Campesina (ECVC), quello del land grabbing sta diventando un fenomeno che interessa e coinvolge anche l’Europa. Secondo lo studio, land grabbing e accesso alla terra stanno diventando due questioni “di importanza cruciale”, due fenomeni che l’attuale PAC rischia di facilitare. Un allarme specifico e circoscritto, secondo il Coordinamento, che però sta suscitando iniziative concrete di resistenza al fenomeno. Tra gli esempi portati dal rapporto, uno in particolare riguarda il nostro paese e nello specifico la città sarda di Narbolia, dove la locale comunità, grazie anche all’azione di “Crocevia” si è mobilitata per far fronte al progetto di utilizzo dei terreni agricoli per ospitare grandi impianti di serre alimentate ad energia solare.
Via Campesina e il Centro Internazionale Crocevia fanno parte di un ampio network di associazioni di agricoltori che si battono da tempo per promuovere le istanze di un’agricoltura contadina, antitetica a quella industrializzata ed intensiva, e per questo spesso poco tutelata dalle scelte politiche dell’Unione. Le associazioni, che una volta di più con questo rapporto hanno denunciato l’allarmante fenomeno del land grabbing, si battono per un’agricoltura “a dimensione d’uomo”, custode del territorio, in grado di preservarlo dai dissesti idrogeologici, di conservare la biodiversità e di mantenere il legame con la cultura locale.
Fonte: Agrapress

Emergenze ambientali globali: il grido d’allarme lanciato dagli accademici italiani alla vigilia delle elezioni politiche 2013

“La Terra non si governa con l’economia. Le leggi di natura prevalgono sulle leggi dell’uomo”. E’ questo il titolo incisivo dell’appello sottoscritto da oltre 400 studiosi appartenenti a diversi atenei ed istituti di ricerca italiani ed esteri e rivolto ai candidati alle prossime elezioni politiche oramai imminenti. L’intento è quello di attirare l’attenzione su alcuni problemi nodali che l’umanità intera si sta trovando a fronteggiare in questo periodo e che troppo spesso appaiono completamente ignorati da molti rappresentanti della classe politica. Associandoci idealmente al contenuto dell’appello, riportiamo integralmente il testo dell’iniziativa che, tra i primi firmatari, vede Luca Mercalli, climatologo e noto volto televisivo, e Danilo Mainardi, celebre etologo e attualmente professore emerito di ecologia comportamentale presso l’Università di Ca’Foscari di Venezia.

La crisi economica iniziata nel 2008 sottende molti altri segnali di fragilità connessi con:

  • esaurimento delle risorse petrolifere e minerarie di facile estrazione
  • riscaldamento globale, eventi climatici estremi
  • pressione insostenibile sulle risorse naturali, foreste, suolo coltivabile, pesca oceanica
  • instabilità della produzione alimentare globale
  • aumento popolazione (oggi 7 miliardi, 9 nel 2050)
  • perdita di biodiversità – desertificazione
  • distruzione di suolo fertile
  • aumento del livello oceanico e acidificazione delle acque
  • squilibri nel ciclo dell’azoto e del fosforo
  • accumulo di rifiuti tossici e inquinamento persistente dell’aria, delle acque e dei suoli con conseguenze sanitarie per l’Uomo e altre specie viventi
  • difficoltà approvvigionamento acqua potabile in molte regioni del mondo

 

La comunità scientifica internazionale negli ultimi vent’anni ha compiuto enormi progressi nell’analizzare questi elementi. Milioni di articoli rigorosi, avallati da accademie scientifiche internazionali, una su tutte l’International Council for Science, nonché numerosi programmi di ricerca nazionali e internazionali, mostrano la criticità della situazione globale e l’urgente necessità di un cambio di paradigma.

Il dominio culturale delle vecchie idee della crescita economica materiale, dell’aumento del Prodotto Interno Lordo delle Nazioni, della competitività e dell’accrescimento dei consumi persiste nei programmi dei governi come unica via d’uscita di questa crisi epocale. Queste strade sono irrealizzabili a causa dei limiti fisici planetari. Una regola di natura vuole che ad ogni crescita corrisponda una decrescita. La crescita economica, con i paradigmi attuali, segna la decrescita della naturalità del pianeta. I costi economici di queste scelte sono immani e le risorse finanziarie degli stati sono insufficienti a sostenerli.

L’analisi dei problemi inerenti alla realtà fisica del mondo viene continuamente rimossa o minimizzata, rendendo vano l’enorme accumulo di sapere scientifico che potrebbe contribuire alla soluzione di problemi tuttavia sempre più complessi e irreversibili al trascorrere del tempo.

Chiediamo pertanto al mondo dell’informazione di rompere la cortina di indifferenza che impedisce un approfondito dibattito sulla più grande sfida della storia dell’Umanità: la sostenibilità ambientale, estremamente marginale nelle politiche nazionali degli ultimi 20 anni e ad oggi assente dalla campagna elettorale in corso.

Non si dia per scontato che il pensiero unico degli economisti ortodossi sia corretto per definizione. Si apra un confronto rigoroso e documentato con tutte le discipline che riguardano i fattori fondamentali che consentono la vita sulla Terra – i flussi di energia e di materia – e non soltanto i flussi di denaro che rappresentano una sovrastruttura culturale dell’Umanità ormai completamente disconnessa dalla realtà fisico-chimica-biologica.

E’ quest’ultimo complesso di leggi naturali che governa insindacabilmente il pianeta da 4,5 miliardi di anni: non è disponibile a negoziati e non attende le lente decisioni umane.

Fonte: Greenreport.it, Società Italiana di Meteorologia

Consumo del suolo, l’allarme dell’Ispra

Oltre 7 metri quadrati al secondo di suolo libero: è questo il ritmo al quale procede il consumo del suolo nel nostro paese negli ultimi 50 anni, secondo quanto emerge dall’indagine Ispra che ha ricostruito l’andamento a partire dal 1956 e fino al 2010 attraverso con una metodologia di rilevazione in grado di integrare i dati locali con i dati di osservazione della terra a livello europeo. L’analisi ha riguardato i valori relativi alla quota di superficie “consumata”, ivi comprese le aree edificate, le coperture del suolo artificiali (quali cave, discariche e cantieri) e tutte le aree impermeabilizzate, non necessariamente urbane (infrastrutture). Escluse dal rilevamento, invece, le aree urbane non coperte da cemento e non impermeabilizzate. Il dato è di quelli che fanno riflettere: è come se ogni 5 mesi venisse cemetificata una superficie estesa quanto quella del comune di Napoli e ogni anno una superficie estesa quanto quella di Milano e di Firenze messe insieme.
«Il fenomeno è stato più rapido negli anni 90, periodo in cui si sono sfiorati i 10 metri quadrati al secondo, ma il ritmo degli ultimi 5 anni si conferma comunque accelerato, con una velocità superiore agli 8 metri quadrati al secondo. Questo vuol dire che ogni 5 mesi viene cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli e ogni anno una pari alla somma di quella di Milano e Firenze» ha dichiarato l’Ispra. A questo ritmo, il nostro Paese è passato da poco più di 8.000 km2 di consumo di suolo del 1956 ad oltre 20.500 km2 nel 2010. Un aumento che risulta più evidente se si compara il consumo pro capite: mentre nel 1956 erano irreversibilmente persi 170 m2 per ogni abitante, nel 2010 il valore è più che raddoppiato, superando i 340 m2/abitante.
Su scala regionale, nel primo dopoguerra erano Liguria e Lombardia in cima alla graduatoria, con quasi il 5% di territorio cementificato, superando in maniera netta tutte le altre regioni italiane ad eccezione della Puglia, allora ferma al 4%. Poco più di cinquant’anni dopo la classifica è mutata sensibilmente, con la Lombardia saldamente in testa a questo triste primato, avendo superato la soglia del 10%, e la maggior parte delle regioni (14 su 20, per l’esattezza) abbondantemente oltre il 5% di consumo di suolo.
Per il sottosegretario alle Politiche agricole, Franco Braga, intervenuto al Convegno di Ispra, «ridisegnare il quadro della gestione del suolo è un problema non più rinviabile per l’Italia», mentre per il presidente dell’Ispra, Bernardo De Bernadinis, «bisognerebbe trovare un equilibrio tra il consumo di suolo, lo sviluppo delle città e il rapporto tra la campagna e l’area urbana».
Proprio in occasione del convegno Ispra è stato presentato per la prima volta in Italia dalla Commissione europea il rapporto “Overview on best practices for limiting soil sealing and mitigating its effects”: su scala continentale, il 2,3% del territorio è attualmente cementificato, con effetti molto pesanti derivanti dall’impermeabilizzazione dei suoli, a cominciare dall’aumento sensibile del rischio idrogeologico e dal calo sensibile dell’evapotraspirazione.
L’espansione urbana e la cementificazione delle aree agricole causano inoltre problemi anche sulla sicurezza e l’approvvigionamento alimentare, con una perdita complessiva della produzione agricola negli Stati Membri pari 6,1 milioni di tonnellate di frumento, ovvero ‘1% del potenziale agricolo complessivo. Oltre il 15% del raccolto annuale della Francia, il più importante produttore europeo.
Fonte: Ispra, Greenreport