BIOFACH 2020: QUALE SCENARIO PER IL BIOLOGICO MONDIALE

Suolo e Salute, tra gli espositori storici della manifestazione.

Sabato scorso si è conclusa a Norimberga l’edizione 2020 di Biofach, la fiera del biologico più importante del mondo. Su quasi 3800 espositori nella lista ufficiale della fiera, oltre 550 quelli italiani appartenenti a diversi settori produttivi. La presenza dell’Italia, anche quest’anno, è stata tra quelle più rappresentative; e nel contesto non poteva mancare Suolo e Salute, da sempre espositore della manifestazione. L’organismo di certificazione, oltre ad incontrare numerosi operatori, ha partecipato a diversi meeting e convegni su tematiche diverse. E’ stato anche sponsor del “Policy Day”, organizzato da Ifoam EU, avente come focus l’impatto e le opportunità del nuovo Regolamento comunitario 848/2018, presto in vigore.

Il biologico continua la sua irrefrenabile crescita. E’ il quadro che emerge dai dati presentati da Fibl e Ifoam nella giornata inaugurale, il 12 febbraio. Infatti il rapporto ‘The World of organic agriculture’ conferma un aumento di SAU in biologico di due milioni di ettari in un solo anno e un mercato mondiale del bio oltre la soglia dei 100 miliardi di dollari in ben 186 Paesi. Il mercato più importante rimane quello degli USA con oltre il 40% del totale (40,6 miliardi di euro), poi la Germania con 10,9 miliardi di euro e la Francia con 9,1 miliardi di euro. Quest’ultima è la nazionale al mondo in cui il biologico, nel 2018, ha registrato l’incremento maggiore delle vendite (+15%) ma sono molti i Paesi che hanno registrato una crescita a doppia cifra. I consumi pro-capite più alti sono invece stati registrati in Danimarca e Svizzera (312 euro di spesa biologica per abitante nel 2018). Se si considera il totale dei consumi alimentari di ogni singolo Paese, la Danimarca è poi la nazione in cui la percentuale delle vendite è la più alta con l’11,5% del valore totale del settore food.

“Il nostro Paese rimane tra quelli più attivi e protagonisti del biologico mondiale. Siamo i primi per qualità delle produzioni e per numero di referenze bio prodotte e riconosciute a livello mondiale. L’Italia è tra i paesi UE che più hanno creduto nel biologico, oggi, però, rischia di perdere quote di mercato e opportunità di sviluppo a favore in particolare di Spagna e Francia. Da qualche anno abbiamo perso il primato per superfici bio nella UE, sottratto degli spagnoli e adesso siamo terzi dietro ai francesi. Questi due Paesi stanno occupando spazi importanti del mercato globale del bio e ciò rischia di ridurre sempre di più la crescita delle nostre imprese. Per tale motivo servono nuovi paradigmi di sviluppo per le nostre filiere e politiche nazionali e locali, anche sul piano legislativo, che dovranno aumentare la competitività delle aziende bio italiane. Nell’immediato serve l’approvazione della legge sull’agricoltura biologica, già approvato dalla Camera e una revisione seria ed equilibrata del Decreto Legislativo 20 sui controlli. Inoltre servono per il futuro scelte legislative armonizzate a livello UE e non sperequative a danno degli operatori italiani” ha dichiarato Alessandro D’Elia, Direttore Generale di Suolo e Salute.

Gli agricoltori biologici sono nel mondo 2,8 milioni, con tre Paesi dinanzi a tutti: l’India (con un milione 149 mila), l’Uganda (con 210 mila) e l’Etiopia (con 204 mila). Gli ettari coltivati a bio nel mondo sono 71,5 milioni con una crescita di due milioni di ettari sul 2017. I Paesi con il maggior numero di ettari sono l’Australia, l’Argentina e la Cina.

Tra i continenti è però l’Europa, alle spalle dell’Oceania, ad avere una vasta area coltivata a bio (15,6 milioni di ettari). I margini di crescita delle superfici sono ancora notevoli per non dire enormi, dati i trend in atto e la domanda del mercato. Oggi, infatti, solo 1,5% dei terreni coltivati nel mondo sono certificati biologici.

L’Italia è il quinto mercato mondiale per consumi per un valore di 3,5 miliardi di euro a fine 2018 e l’ottavo Paese per superfici coltivate a bio con poco meno di 2 milioni di ettari. C’è ancora molto spazio. Infatti la quota di mercato del bio è solo al 4%, mentre la spesa pro capite è inferiore ai 100 euro, lontana dai 136 della Francia e dai 132 della Germania.

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