Suolo e Salute

Autore: admin

L’agricoltura biologica salverà l’ambiente. La conferma della ricerca scientifica

Per anni, gli scienziati si sono chiesti se e quanto gli alimenti biologici differissero da quelli provenienti dalle colture tradizionali. In questi ultimi tempi, la ricerca ha iniziato ad affermare con maggior forza non solo i benefici per la salute del consumo di prodotti privi di pesticidi, ma anche i vantaggi per l’ambiente delle coltivazioni sostenibili.

Ecco una serie di studi che confermano queste teorie.

Parassiti e insetti fitofagi possono infestare e distruggere le coltivazioni. Per evitare la perdita dei raccolti, molti agricoltori ricorrono all’uso di pesticidi e diserbanti. Queste sostanze chimiche, però, tendono a migrare, facendosi strada attraverso il terreno, l’aria e l’acqua. Sostanze che sono vietate nei metodi di coltivazione biologica.

Recentemente, gli scienziati hanno cercato di capire quanto e a che velocità i pesticidi riescano a muoversi attraverso l’ambiente. Dati che potrebbero fornire qualche indizio in più sul rischio di esposizione degli animali agli agenti inquinanti.

Ad esempio, un gruppo di ricercatori americani ha esaminato il percorso compiuto da alcuni pesticidi comunemente adoperati nelle aziende agricole della California. Tracce di antiparassitari sono state ritrovate nei tessuti della Pseudacris regilla, un tipo di rana che vive nelle zone della Sierra Nevada. In alcuni casi, gli animali contaminati si trovavano persino a più di 62 miglia (circa 100 km) di distanza dai campi in cui erano stati utilizzati i prodotti chimici.

agricoltura-biologica1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Kelly Smalling, autrice principale dello studio ha affermato che è la prima volta che residui di questi composti, tra cui fungicidi, sono stati riscontrati in luoghi così remoti. Tebuconazolo e pyraclostrobin sono stati i 2 composti maggiormente osservati nel tessuto delle rane.

Scoprire che i pesticidi possono contaminare le rane è una cattiva notizia, soprattutto alla luce di un’altra ricerca, condotta in precedenza, che ha evidenziato come l’esposizione a queste sostanze possa causare problemi al sistema immunitario di questi animali. Addirittura potrebbe portare gli esemplari maschi ad assumere alcuni dei tratti femminili, determinando, a lungo andare, un calo drastico della popolazione.

Ma le rane non sono, ovviamente, gli unici animali a rischio a causa dell’uso di sostanze chimiche.

Nel maggio del 2014, ad esempio, alcuni ricercatori decisero di tenere sotto osservazione per quasi un anno 18 alveari, esaminando il grado di esposizione a due pesticidi, vietati nelle aziende biologiche, e gli effetti collegati alla presenza di queste sostanze. I pesticidi erano l’imidacloprid e il clothianidin.

Confrontando gli alveari contaminati con altri liberi dalla presenza di queste due sostanze, gli scienziati hanno scoperto che anche piccole quantità dei due insetticidi possono causare un cambiamento biologico che porta alla morte delle api.

Oltre alle problematiche legate all’uso dei pesticidi chimici, la scienza si è soffermata a indagare gli effetti legati all’uso dei fertilizzanti nei sistemi di coltivazione tradizionali.

Nell’agricoltura biologica, per aiutare la crescita delle piante, non si può far uso di prodotti sintetici: è necessario trovare dei fertilizzanti naturali, come ad esempio i fagioli che, naturalmente, aumentano i livelli di azoto nel terreno. Si tratta di colture che arricchiscono il suolo dei nutrienti necessari alle altre piante per crescere sane e forti.

Avere dell’azoto in forma vegetale, piuttosto che in forma liquida, consente di evitare che questa sostanza scivoli via dal suolo, accumulandosi nelle acque circostanti, dove potrebbe causare un’altra forma di inquinamento. Piante e animali, infatti, hanno bisogno di nutrienti per prosperare, ma quando questi elementi finiscono in grandi quantità in laghi e mari, possono provocare un aumento della proliferazione delle alghe che rischiano di “soffocare” la fauna acquatica. La situazione peggiora in caso di piogge torrenziali.

L’agricoltura biologica ha il vantaggio di ridurre queste forme di inquinamento. Sia perché non utilizza sostanze chimiche, né sotto forma di pesticidi, tantomeno di fertilizzanti, sia perché contribuisce a costruire un tipo di terreno che trattiene maggiormente acqua e sostanze nutritive.

Suoli sani significano piante sane, forti, capaci di resistere alle malattie. Un circolo virtuoso che fa bene all’ambiente, ai raccolti e alla salute dei consumatori.

Fonti:

https://student.societyforscience.org/article/organic-food-starts-prove-its-worth

https://pubs.er.usgs.gov/publication/70047247

http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1897/05-622R.1/abstract

http://www.bulletinofinsectology.org/pdfarticles/vol67-2014-125-130lu.pdf

Embargo russo: al via la proroga degli aiuti per gli operatori del settore ortofrutticolo

È scattata ufficialmente lo scorso 8 agosto la proroga degli aiuti contro l’embargo russo per il settore ortofrutticolo.

Il provvedimento, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale europea, modifica il regolamento delegato (UE) n. 1031/2014 e istituisce ulteriori misure di sostegno eccezionali a carattere temporaneo. Le misure, infatti, saranno valide fino al 30 giugno 2016 o ad esaurimento dei quantitativi, per i produttori di alcuni ortofrutticoli freschi.

Secondo il Ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, le misure adottate sono “una risposta necessaria che va nella giusta direzione e sulla quale abbiamo lavorato con forza nelle ultime settimane insieme a Spagna e Francia. Tutelare il reddito delle imprese danneggiate è una priorità. La quota di circa 50.000 tonnellate di ritiri ottenuta per il nostro Paese ci consentirà di agire in questa direzione. Alla Commissione chiediamo di continuare il monitoraggio e valutare ulteriori interventi anche sulle altre filiere coinvolte”.

L’embargo sui prodotti alimentari da parte della Russia è già costato all’Italia in 12 mesi circa 240 milioni di euro di mancato export nei prodotti agroalimentari. Se si considerano gli effetti indiretti che riguardano altri prodotti ed altri settori, però, le perdite sono nettamente superiori: la stima arriva infatti a circa 700 milioni di euro.

embargo russo1

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli aiuti contro l’embargo russo consentiranno all’Italia di ritirare complessivamente 46.050 tonnellate di prodotti: 17.550 di mele e pere, 9.250 di pesche e nettarine, 3.300 di agrumi, 15.300 di susine, kiwi e uva da tavola e 650 di ortaggi. A cui si aggiunge anche un ulteriore plafond da 3.000 tonnellate che può essere gestito a livello nazionale.

Nonostante questo, la Copa-Cogeca, l’organizzazione comunitaria dei produttori e delle cooperative agricole della UE, ha indetto per il 7 settembre a Bruxelles una manifestazione di massa per protestare contro la grave situazione del mercato agricolo innescata  dal prolungamento dell’embargo russo.

Pur accogliendo con favore le nuove misure a supporto dei coltivatori UE, la Copa-Cogeca ritiene infatti che si sia ancora lontani dal compensare in modo adeguato le enormi perdite del settore. Come ha sottolineato Albert Jan Maat, presidente di Copa: “L’embargo commerciale da parte della Russia ha decurtato di quasi il 50% (5,5 miliardi di euro) le nostre esportazioni agroalimentari. Accogliamo dunque la proroga degli aiuti, ma  questo non è abbastanza”.

Nel frattempo, il Primo Ministro russo Dmitry Medvedev ha firmato un decreto che estende la lista dei Paesi interessati dalle sanzioni. Ad aggiungersi all’elenco, infatti, saranno anche Albania, Montenegro, Islanda, Liechtenstein e, sotto condizioni speciali, l’Ucraina. Quest’ultima, infatti, sarà interessata dall’embargo alimentare solo se firmerà la parte economica della sua associazione con l’UE.

Dalla prima settimana di agosto, inoltre, le autorità russe hanno iniziato la distruzione della frutta proveniente dai Paesi Occidentali e arrivata attraverso triangolazioni e falsi certificati emessi per aggirare l’embargo.

Fonti:

http://www.freshplaza.it/article/76399/Embargo-russo-operativi-i-nuovi-ritiri-UE-per-il-settore-frutta-e-verdura

L’UE approva il Psr Marche: forte impulso all’agricoltura biologica

La Commissione Europea, con Decisione C(2015) 5345, ha approvato il Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 della Regione Marche: un piano d’azione che prevede la mobilitazione di risorse pubbliche per 538 milioni di euro, di cui 232 che arrivano dal bilancio dell’Unione europea e 306 dal programma di cofinanziamento nazionale.

Particolare attenzione sarà dedicata all’agricoltura biologica, che diventa un elemento rivelante della strategia regionale: 4mila ettari di terra riceveranno un contributo per la conversione alla filosofia bio, che si aggiungeranno ai 38mila ettari che prevedono già questo tipo di coltivazione rispettosa dell’ambiente e della salute umana. In quest’ottica, saranno 650 le aziende agricole a ricevere qualche forma di aiuto per la ristrutturazione e la modernizzazione delle proprie attività, mentre 300 giovani agricoltori saranno ammessi al finanziamento per le proprie startup.

psr marche

 

 

 

 

 

 

 

 

Oltre al sostegno all’agricoltura biologica, la Regione si è posta ulteriori obiettivi da raggiungere attraverso il Piano, come la gestione sostenibile delle risorse naturali, la mitigazione dei cambiamenti climatici, l’innovazione, a cui viene destinato l’8% della spesa pubblica prevista nel Psr, e lo sviluppo inclusivo delle zone rurali. Su quest’ultimo punto, l’ente si è prefissato come obiettivo il coinvolgimento del 44% delle persone che vivono in aree rurali, in particolar modo attraverso la diffusione della connessione a banda larga.

Nel suo complesso, il Psr è stato improntato sulla base di sei priorità, definite dall’Unione Europea in un’ottica di sviluppo rurale:

  1. Promozione della conoscenza e dell’innovazione nei settori agricolo e forestale;
  2. Potenziamento della redditività e della competitività delle aziende agricole, attraverso la promozione di tecniche innovative;
  3. Promozione e organizzazione della filiera alimentare, tenendo presente il benessere animale e la gestione dei rischi nel settore;
  4. Preservazione e valorizzazione degli ecosistemi connessi ad agricoltura e silvicoltura;
  5. Incentivazione di un uso efficiente di risorse e paesaggio, con il fine di creare un’economia a basse emissioni di carbonio;
  6. Perseguimento dell’inclusione sociale, della lotta alla povertà e dello sviluppo economico nelle aree rurali.

Sei priorità che la Regione ha declinato in misure, sottomisure e operazioni specifiche, in base al fabbisogno reale emerso dal contesto e dalle esigenze degli operatori del settore dell’agricoltura biologica: organizzazioni di categoria, imprenditori, enti locali, GAL, enti di ricerca, università, etc.

Fonti:

http://www.informatoreagrario.it/ita/News/scheda.asp?ID=2391

http://agricoltura.regione.marche.it/Home/AreeGenerali/PoliticadiSviluppoRurale20142020.aspx

http://agricoltura.regione.marche.it/Portals/0/Documenti/ProgrammazionePSR20142020/PSR20142020/PSR_MARCHE_2014_2020_Luglio2015.pdf

Torna a Bolzano Biolife, la Fiera dedicata all’agricoltura biologica

A novembre torna Biolife, la fiera dedicata all’agricoltura e ai prodotti biologici, che ormai da 12 anni continua a raccogliere visitatori da tutta Europa. L’evento, che si terrà a Bolzano dal 19 al 22 novembre prossimi, si svolge in concomitanza con Nutrisan, il Salone delle intolleranze alimentari e della corretta alimentazione, e con la Fiera d’Autunno, un’esposizione di diversi settori merceologici, dall’artigianato, alle tecnologie, fino ad arrivare alle specialità eno-gastronomiche.

Biolife, in particolare, raccoglie 200 tra produttori, agricoltori ed espositori, che interverranno per illustrare le particolarità delle proprie produzioni e il valore del lavoro quotidiano nel settore dell’agricoltura biologica. I principi attraverso cui Biolife sceglie espositori e prodotti sono molto chiari: gusto superiore, alta qualità organolettica, tracciabilità e sicurezza alimentare, tradizione del territorio e rispetto dell’ambiente. Per partecipare alla fiera, è necessario che le imprese incarnino precise caratteristiche: essere di piccola e media dimensione, orientate alla vendita diretta e realizzare prodotti tipici dell’eccellenza regionale italiana.

biolife

 

 

 

 

 

 

 

 

La fiera si dividerà in due settori ben distinti. Innanzitutto, il Food, dove saranno esposti oltre duemila prodotti, tra cui materie prime, farine e riso, formaggi, salumi, condimenti, bevande e vini. L’obiettivo è quello di mostrare a tutti i visitatori “quanto la nostra buona agricoltura sia capace di coniugare le esigenze del gourmet più ricercato e della salute.

L’area Non Food, invece, accoglierà prevalentemente il settore della cosmesi – su cui Biolife ha stilato un preciso protocollo di ammissibilità – e del tessile.

Nell’ultima edizione di Biolife, sono stati circa 50mila i visitatori della fiera, provenienti da diverse regioni italiane, ma anche dall’Austria e dal sud della Germania. Un evento premiato anche dal favore degli intervenuti: Fiera Bolzano ha indetto un’indagine per studiare la soddisfazione del pubblico, che ha risposto positivamente nel 94% dei casi.

Per maggiori informazioni sul programma dell’evento e sulle modalità di partecipazione, è possibile visitare il sito ufficiale della Fiera: www.biolife.it

Fonti:

http://www.italiafruit.net/DettaglioNews/31509/mercati-e-imprese/bolzano-a-novembre-torna-biolife-quattro-le-giornate

http://www.fierabolzano.it/fieraautunno/comunicati-stampa.htm#comu3514

http://www.fierabolzano.it/biolife/

Campania, Vinalia 2015 punta sulla vitivinicoltura sostenibile

SONY DSC

Si discuterà di vitivinicoltura sostenibile alla luce dell’enciclica “Laudato Si’ ” di Papa Francesco a Guardia Sanframondi, in provincia di Benevento, dove torna anche quest’anno la rassegna enogastronomica Vinalia, giunta alla sua ventiduesima edizione, promossa dal locale Circolo viticoltori ed organizzata dal Comitato Vinalia.

Tante degustazioni in programma, ma soprattutto incontri e dibattiti pubblici andranno in scena nella cittadella medievale dal 4 al 10 agosto sul tema della vitivinicoltura sostenibile. La cura dei vigneti e la produzione di vino, importantissima sul piano economico per l’intera provincia di Benevento, ma soprattutto per il Sistema territoriale rurale che dalla Valle Telesina sale lungo le pendici del monte Taburno, sarà riletta alla luce della recente enciclica di Papa Francesco “Laudato Si’ ” dedicata alla “cura della casa comune” ovvero alla tutela dell’ambiente come condizione irrinunciabile per risolvere la crisi ambientale e sociale.

Due gli appuntamenti fondamentali di Vinalia 2015. Mercoledì 6 agosto nel giardino del Castello Medioevale, alle 18, vi sarà il convengo La sostenibilità nel Programma di sviluppo rurale della Campania 2014–2020”. Mentre venerdì 8 agosto, sempre nel giardino del Castello Medioevale, ore 18 si terrà il convegno: Come il sistema Sannio si prepara ad affrontare in tempo di crisi, la produzione di uva, nel rispetto dell’ambiente, del viticoltore, del consumatore e della valorizzazione del patrimonio storico, culturale e paesaggistico? Come convivere in maniera sostenibile con una monocolturacosì decisa e decisiva?”.

La tendenza alla monocoltura è molto sentita in zona. Nel Sistema territoriale rurale Valle Telesina – Monte Taburno, tra le colture legnose la voce più significativa è senz’altro quella della vite: 6.544 aziende che gestiscono una superficie di 8.813 ettari (il 53% della Sau complessiva destinata allecoltivazioni permanenti).

La superficie viticola presente nei comuni beneventani della Valle Telesina – Taburno rappresenta ben l’82% di quella provinciale. Il 37% delle aziende a vite del Sistema Valle Telesina Taburno (2.406 unità) destinano i terreni aziendali alla produzione di vini a marchio Doc e Docg, e la loro Sau è pari a3.986,9 ettari e costituisce per l’intera Campania una realtà importantissima sia dal punto di vista produttivo che socioeconomico e paesaggistico.

La Xylella arriva in Corsica: si teme anche per la Sardegna

XYLELLANon sono bastate le misure adottate dall’isola francese per ostacolare l’arrivo della Xylella fastidiosa: il batterio che ha devastato gli ulivi pugliesi è arrivato recentemente anche in Corsica, dove sarebbe stato individuato su una pianta di mirto.

La presenza del batterio è stata comprovata dalla Prefettura dell’isola il 22 luglio scorso, come riporta Le Monde. La conferma ufficiale della rilevazione è arrivata con un comunicato del ministero dell’agricoltura francese: “La presenza del batterio killer degli ulivi in Italia è stata rilevata in un cespuglio di mirto ai margini di una zona artigianale della città di Propriano (sud della Corsica). Le autorità sanitarie dell’isola hanno in programma di definire un piano di lotta fitopatologica”.

A temere, oggi, sono soprattutto gli agricoltori corsi impegnati nella coltivazione di ulivi, clementine e castagne. Il prefetto dell’isola, Christophe Mirmand, ha già annunciato le prime misure per ostacolare la diffusione del batterio: sradicamento delle piante colpite, disinfestazione dell’area e indagine epidemiologica. È ancora presto per dire quanto sia diffusa l’epidemia, ma si teme per la salute di tutto il comparto dell’agricoltura biologica isolana.

Le attività preventive non sarebbero state dunque sufficienti. Non solo il blocco di tutte le importazioni dalla Puglia, decise lo scorso aprile, ma anche le misure di contrasto del contrabbando: la Fredon, Federazione regionale di difesa contro i parassiti, avrebbe operato la distruzione di decine di piante che sarebbero arrivate in Corsica in maniera illegale.

Secondo le ricostruzioni giornalistiche degli ultimi giorni, gli arbusti infetti rilevati nell’isola sarebbero stati piantati nel 2010. Se confermata, questa notizia potrebbe ulteriormente aggravare le preoccupazioni degli agricoltori locali. Secondo Le Monde, infatti, questo potrebbe significare che la pianta, probabilmente di importazione, trasporta i suoi batteri da 5 anni a questa parte. Ma lo scenario peggiore sarebbe un altro: e cioè che la pianta si sia infettata direttamente sul suolo della Corsica.

Al momento, a rasserenare gli animi c’è la consapevolezza che la pianta infettata sarebbe semplicemente di natura ornamentale e che il mirto utilizzato per la produzione del celebre liquore non sarebbe ancora soggetto all’attacco della Xylella.

A tremar, però, per la diffusione del batterio, non è solo la Francia: Propriano si trova a un passo dalla Sardegna e c’è un servizio marittimo di linea che collega il comune francese con Porto Torres. A rischio potrebbero essere anche le piantagioni di ulivo e mirto presenti sull’isola italiana.

Fonti:

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2015/07/27/xylella-primo-caso-in-corsica/45172

http://www.lettera43.it/cronaca/xylella-trovate-piante-infette-in-corsica-e-ora-parigi-ha-i-nostri-stessi-problemi_43675180514.htm

http://www.lemonde.fr/biodiversite/article/2015/07/23/la-bacterie-tueuse-d-oliviers-est-arrivee-en-corse_4694616_1652692.html

http://www.ansa.it/puglia/notizie/europa/2015/05/05/xylella-ue-esamineremo-misure-corsica_0a88881a-fd88-4107-a2be-cb97dfe3ee37.html