Suolo e Salute

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IL REGOLAMENTO UE SULLA DEFORESTAZIONE

IL REGOLAMENTO UE SULLA DEFORESTAZIONE

In base al regolamento (UE) 2023/1115 del 31 maggio 2023, relativo alla messa a disposizione sul mercato dell’Unione e all’esportazione dall’Unione di determinate materie prime e determinati prodotti associati alla deforestazione e al degrado forestale, dal 30 dicembre 2024 chi importa, trasforma o esporta determinati prodotti (soia, carne e pellame, olio di palma, legno, gomma, cacao, etc.) dovrà dimostrare che il rischio di deforestazione correlato alle merci è trascurabile

In realtà, dopo aver sentiti i partner internazionali sul loro grado di preparazione, la Commissione europea proporrà al parlamento e al Consiglio lo slittamento di un anno: la normativa comincerebbe ad applicarsi il 30 dicembre 2025 per le grandi imprese e il 30 giugno 2026 per quelle piccole e micro.

La settimana scorsa la Commissione ha pubblicato ulteriori documenti di orientamento e un quadro di cooperazione internazionale rafforzato per sostenere gli operatori a livello mondiale, gli Stati membri e i paesi terzi nei preparativi per l’attuazione del regolamento.

Anche se la proroga è praticamente certa, le aziende che importano non lascino passare l’anno senza prendere in attento esame la normativa: al più tardi a giugno 2026, infatti, tutti gli operatori saranno tenuti a esercitare la due diligence raccogliendo le informazioni, i dati e i documenti necessari per adempiere all’obbligo di dichiarare che le materie prime e i prodotti non sono immessi sul mercato se non sono a deforestazione zero e non sono stati prodotti nel rispetto della legislazione pertinente del paese di produzione.

Bisogna quindi acquisire dichiarazioni e certificazioni dei fornitori ed elaborare misure di valutazione e di attenuazione del rischio (che deve risultare nullo o trascurabile) per provare che i prodotti commercializzati sono conformi: l’operatore si assume la responsabilità della conformità del prodotto interessato.

Trovate qui il regolamento: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:32023R1115

SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA SULL’ETICHETTATURA DEI PRODOTTI BIOLOGICI

SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA SULL’ETICHETTATURA DEI PRODOTTI BIOLOGICI

Il Tribunale amministrativo federale della Germania ha chiesto alla Corte di Giustizia Europea l’interpretazione autentica di più articoli del regolamento UE n.848/2018

La vicenda è nata da una controversia con l’azienda Herbaria Kräuterparadies GmbH e il Land della Baviera, in relazione alla possibilità di utilizzare riferimenti al metodo di produzione biologico nell’etichettatura, nella pubblicità e nella commercializzazione di una miscela di succhi di frutta ed estratti di erbe addizionata di vitamine e gluconato ferroso, presentata come integratore alimentare.

Il regolamento stabilisce che vitamine, sali minerali, aminoacidi e oligoelementi possono essere utilizzati in un prodotto biologico solo se il loro impiego è obbligatorio in base a norme europee o nazionali e negli alimenti per l’infanzia, per i quali la legge prescrive determinate quantità di questi nutrienti.

Herbaria Kräuterparadies sosteneva che, dato che il regolamento consente l’uso del logo biologico europeo anche a prodotti importati da Paesi extra UE in cui i metodi di produzione non sono del tutto conformi alla normativa UE, ma sono ritenuti “equivalenti”, potevano concretizzarsi casi di concorrenza sleale.

Per esempio, un prodotto degli Stati Uniti che, in conformità alla normativa statunitense (che su questo aspetto differisce dalla normativa UE) avesse avuto tra gli ingredienti il gluconato ferroso e le stesse vitamine utilizzate da Herbaria Kräuterparadies, sulla base dell’accordo di riconoscimento di equivalenza sottoscritto da UE e USA, avrebbe potuto fregiarsi del logo biologico europeo, con evidente disparità di trattamento.

La Corte ha sentenziato:

  • che il logo di produzione biologica dell’Unione europea e, in linea di principio, termini che facciano riferimento alla produzione biologica possono essere utilizzati solo per un alimento trasformato importato da un Paese terzo che sia conforme (e non solo equivalente) alla normativa europea;
  • che comunque questo prodotto importato possa liberamente utilizzare il logo di produzione biologica DEL Paese terzo, e ciò anche se il logo contiene termini che si riferiscono alla produzione biologica.

La sentenza della Corte di Giustizia UE può essere letta per intero in italiano a pagina

https://curia.europa.eu/juris/liste.jsf?num=C-240/23

GLI ITALIANI E IL CONSUMO

GLI ITALIANI E IL CONSUMO

COOP mette a disposizione l’anteprima dell’edizione 2024 del suo tradizionale rapporto sui consumi e gli stili di vita degli italiani (di oggi e di domani)

Il rapporto, come al solito molto interessante, dedica spazio anche alla relazione tra consumatori e prodotti biologici, le cui vendite nel 2023 in Italia hanno raggiunto 5,5 miliardi di euro in valore assoluto, cui si aggiungono esportazioni per 3,6 miliardi di euro) con un aumento rispettivamente del 9% e dell’8% rispetto al 2022.

Dopo due anni con risultati inferiori, nel 2024, i consumi domestici di prodotti biologici sono cresciuti complessivamente in tutti i canali di vendita.

A mettere le carrello prodotti biologici nel 2023 sono stati 24,8 milioni di famiglie; le prospettive per il futuro sono promettenti: 9,6 milioni di persone hanno manifestato l’intenzione di acquistarli nei prossimi 12-18 mesi.

Altri dati:

il 22% degli italiani ha già ridotto o eliminato la carne dalla dieta; il consumo di quella rossa è destinato a calare di più nei prossimi 12/18 mesi;

1 giovane su 2 ha eliminato o ridotto il consumo di carne, il 36% valuta di fare questa scelta in futuro, l’82% potrebbe arrivare a una dita prevalentemente vegetale e comunque con un ridotto consumo di proteine animali;

-l’importanza della sostenibilità nelle scelte alimentari degli italiani è evidente, con il 91% che le dà un peso notevole. Il 62% la considera cruciale e il 29% ne fa un punto centrale. Solo il 9% le attribuisce poca o nessuna importanza.

– per gli italiani, un alimento sostenibile deve rispettare l’ambiente (28%), avere un packaging ecologico (13%) e il marchio biologico (5%). Altri fattori rilevanti sono la produzione locale, una filiera controllata, l’uso di materie prime italiane, il rispetto dei diritti dei lavoratori e un prezzo equo.

– gli italiani sono tra i consumatori più attenti alla sostenibilità in Europa. Con 14 milioni di persone preoccupate per la crisi ambientale, il 67% pensa che ciò porterà a una riduzione degli sprechi alimentari e il 45% ritiene necessario ridurre i cibi ad alto impatto ambientale. Inoltre, il 35% prevede un aumento dei consumi di prodotti freschi rispetto a quelli trasformati, indicando una crescente responsabilità e attenzione alla salute.

Il rapporto si può leggere in italiano a pagina https://italiani.coop/

L’AGROECOLOGIA CI SALVERÀ

L’AGROECOLOGIA CI SALVERÀ

Un articolo pubblicato da Zero Carbon Analytics evidenzia come le pratiche agroecologiche contribuiscano alla resilienza climatica, migliorando l’adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici

Ad aumentare sono i raccolti di cereali, la biodiversità, la salute del suolo, la sicurezza idrica e il sequestro del carbonio, mentre a ridursi sono la dipendenza da pesticidi e fertilizzanti di sintesi, diminuendo i rischi ambientali e i costi per gli agricoltori.

L’uso simultaneo di diverse pratiche agroecologiche amplifica i benefici, che tendono a crescere nel tempo: migliorano i servizi ecosistemici, come l’impollinazione, il controllo dei parassiti, l’erosione, la fertilità del suolo e la gestione delle risorse idriche, aumentando la biodiversità.

Possono anche rafforzare la sicurezza alimentare e la qualità della nutrizione (soprattutto quando diverse pratiche vengono applicate insieme) e aiutano a soddisfare la futura domanda di proteine attraverso metodi di allevamento sostenibili.

Nutrita la bibliografia. L’articolo, in inglese, si può scaricare a pagina https://zerocarbon-analytics.org/wp-content/uploads/2024/07/2024-07-Agroecological-practices-in-climate-change-resilience-ZCA.pdf

NO DELL’EUROPARLAMENTO ALLA TOLLERANZA DI RESIDUI DI PESTICIDI NEI CIBI IMPORTATI

NO DELL’EUROPARLAMENTO ALLA TOLLERANZA DI RESIDUI DI PESTICIDI NEI CIBI IMPORTATI

A fine settembre il Parlamento europeo ha respinto due decisioni della Commissione europea che permettevano la presenza negli alimenti non biologici importati di residui di pesticidi vietati nell’Unione europea, come ciproconazolo, spirodiclofen, benomil, carbendazim e tiofanato-metile, su cereali, semi, carne e agrumi

Le risoluzioni del Parlamento sottolineano che i prodotti importati devono rispettare gli stessi standard di quelli UE per garantire sia l’equità tra i produttori che la salute dei cittadini.

Per respingere le decisioni della Commissione serviva una maggioranza assoluta di almeno 359 eurodeputati, ma l’opposizione è stata molto superiore.

Ora la Commissione dovrà ritirare le proposte e presentare un nuovo progetto, abbassando i limiti massimi di residui ai livelli minimi rilevabili o al valore predefinito di 0,01 mg/kg, senza alcuna tolleranza per le importazioni.

SAVE THE DATE: 18 OTTOBRE 2024 – ORE 11 – SALA CONFERENZE IL SALVAGENTE, VIA LUDOVICO DI SAVOIA 2B

SAVE THE DATE: 18 OTTOBRE 2024 – ORE 11 – SALA CONFERENZE IL SALVAGENTE, VIA LUDOVICO DI SAVOIA 2B

Conferenza stampa: biologico, cronaca di una morte annunciata

Il decreto ministeriale che rischia di affossare l’agricoltura senza pesticidi. Un decreto a cui sta lavorando il ministero di Francesco Lollobrigida complicherà la vita a un settore in grande espansione, come il biologico italiano che con il 19,8% di superficie agricola certificata ha avvicinato il nostro Paese all’obiettivo del 25% entro il 2030, fissato dalle Strategie europee Farm to Fork e Biodiversità.

E, secondo gli operatori, il decreto costringerà molte aziende a uscire dal mondo del biologico, per un rischio di impresa non gestibile dagli agricoltori.

Il Salvagente, che con l’inchiesta “cronaca di una morte annunciata” ha acceso i riflettori sulla bozza del decreto “ammazza bio”, insieme a WWF indice una conferenza stampa alle 11 venerdì 18 ottobre nella sala conferenze il Salvagente.

Durante l’incontro saranno presentati i due articoli del decreto ministeriale del dicastero di Francesco Lollobrigida che rappresentano un vero e proprio cortocircuito legislativo: da una parte si escludono i prodotti biologici per una contaminazione accidentale e dall’altra viene permessa una tolleranza su alcuni pesticidi che in Europa non è concessa agli alimenti bio.

Nel corso della conferenza stampa sarà anche consegnato un elenco di pesticidi che rischierebbero di essere ammessi negli alimenti “organici” nonostante i potenziali pericoli per l’uomo e l’ambiente, a partire dal glifosato.

Interverranno:

Riccardo Quintili – direttore del Salvagente

Franco Ferroni – responsabile Agricoltura & Biodiversità Wwf Italia

Eleonora Evi – Componente VIII Commissione (Ambiente, territorio e lavori pubblici) – Deputata Pd

Sono stati invitati Istituzioni, ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, personalità della politica e aziende di settore.

Roma, 14 ottobre 2024

Due decreti, tre indicazioni diverse, un risultato: così si ammazza il bio