Suolo e Salute

Autore: Serena Leonetti

La cultura del biologico può aiutare a costruire una nuova economia

La cultura del biologico può aiutare a costruire una nuova economia

Il Biodistretto Casentino, fin da quando è stato istituito nel maggio del 2014, ha sempre cercato di promuovere, diffondere e tutelare la “cultura del biologico” come filosofia e modalità di produzione, mettendo al centro la qualità del cibo, l’etica del lavoro e il rispetto della biodiversità.

In questo periodo complesso a causa dell’emergenza del coronavirus, il Biodistretto, in collaborazione con il Gruppo di Acquisto Solidale Casentino, ha redatto una lista completa delle aziende casentinesi che fanno vendita diretta o a domicilio, in modo da promuovere gli acquisti dai produttori locali.

Oggi più che mai, il Biodistretto sostiene la necessità di pensare a un futuro più sostenibile e un’economia di rispetto. Al primo posto mettere i valori del lavoro e della solidarietà, rispetto per il corretto e informato incontro tra consumatore e produttore, rispetto e difesa dell’ambiente e degli esseri viventi, anche attraverso la riduzione o l’eliminazione di fattori inquinanti e ricorso a fonti di energia rinnovabile, rispetto economico per tutti gli attori di una filiera produttiva e per il consumatore/utilizzatore finale.

L’agricoltura biologica, in particolar modo la sua essenza, può essere un punto di partenza per costruire una nuova economia.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2020/04/biodistretto-casentino-cultura-biologico-nascere-nuova-economia/

Stop a fondi pubblici per agricoltura intensiva: così si riduce il rischio di future pandemie

Stop a fondi pubblici per agricoltura intensiva: così si riduce il rischio di future pandemie

 “Avremo un pianeta e una vita sani solo se cambiamo drasticamente il modo in cui trattiamo gli altri esseri viventi, animali negli allevamenti intensivi compresi”. Queste sono le parole di Ilaria Capua, direttrice della One Health Center of Excellence dell’Università della Florida, che insieme a Greenpeace, denunciano l’agricoltura e gli allevamenti intensivi: “E’ probabile che gli allevamenti intensivi, in particolare di pollame e suini, nei quali gli animali sono tenuti a stretto contatto e in numero molto elevato, oltre che movimentati su grandi distanze, possano far aumentare la trasmissione di malattie”.

L’allevamento degli animali “è il principale motore della distruzione globale delle foreste e i ricercatori stimano che il 31% delle epidemie di malattie emergenti sia legato al cambiamento nell’uso del suolo – tra queste Hiv, Ebola e Zika – causato dall’invasione umana nelle foreste pluviali tropicali”, dice Greenpeace.

Non solo prediligono il probabile diffondersi di malattie ma agricoltura e allevamenti intensivi ricevono anche molti più sussidi dell’agricoltura sostenibile.

“La stragrande maggioranza di questi pagamenti sostiene le aziende intensive più grandi, che forniscono oltre il 72% dei prodotti di origine animale nell’Ue, mentre le aziende più piccole continuano a scomparire. Quasi tre milioni di allevamenti hanno chiuso tra il 2005 e il 2013, quasi un terzo di tutti gli allevamenti dell’Ue. L’Italia, tra il 2004 e il 2016, ha perso oltre 320 mila aziende (un calo del 38 per cento)”.

Greenpeace chiede, così, all’Unione Europea e ai governi nazionali di garantire una transizione giusta ed equa fornendo aiuti finanziari agli agricoltori su piccola scala, che badano a migliorare la salute dell’uomo e degli animali, oltre a quella delle piante e dell’ambiente, e che potrebbero rischiare di perdere i propri mezzi di sussistenza.

Fonte: https://www.cambialaterra.it/2020/04/stop-ai-fondi-pubblici-per-lagricoltura-intensiva-e-sostegno-allagricoltura-su-piccola-scala/

IL FUTURO? L’AGRICOLTURA “CIVICA”.

IL FUTURO? L’AGRICOLTURA “CIVICA”.

La Scuola di agraria dell’Università di Firenze, ha pubblicato uno studio sulla diffusione dei contagi in base al tipo di agricoltura praticata, prendendo in esame quattro tipologie di aree coltivate.

“Considerato il dato medio nazionale della diffusione del coronavirus, pari a 47 casi ogni 100 kmq, nelle aree ad agricoltura intensiva l’intensità del contagio sale a 94 casi ogni 100 kmq, mentre nelle aree ad agricoltura non intensiva il dato scende a 32 casi ogni 100 kmq” spiega Mauro Agnoletti, coordinatore del gruppo di ricerca dell’ateneo toscano.

“Nelle aree della Pianura Padana ad agricoltura intensiva si registrano 138 casi ogni 100 kmq, mentre in quelle ad agricoltura non intensiva la media scende a 90 casi ogni 100 kmq. Mentre le aree a media e bassa intensità energetica, dove sono concentrate il 68% delle superfici protette italiane, sono invece meno colpite dal coronavirus SARS-CoV-2. Queste aree sono distribuite soprattutto nelle zone medio collinari, montane alpine e appenniniche, caratterizzate da risorse paesaggistiche, naturalistiche ma anche culturali, storiche e produzioni tipiche legate a criteri qualitativi più che quantitativi”, rivela lo studio.

Soffermandoci ad analizzare i dati raccolti dall’Università di Firenze, dall’aumento della consapevolezza di scegliere di rifornirsi dal rivenditore locale per salvaguardare la propria salute e scegliere di mangiare sano, se guardiamo al futuro, a cosa ci vuole per uscire dalla crisi economica e sociale che l’emergenza sanitaria ci sta imponendo, vediamo come l’agricoltura civica sia una possibile soluzione al problema.

Agricoltura civica intesa come un sistema di agricolture, cui concorrono strumenti di supporto reciproco tra agricoltori e consumatori, e stili di consumo consapevole, abbracciando tante anime della cosiddetta economia civile. A vario titolo vi rientrano, infatti, le cooperative agricole e i soggetti dell’agricoltura sociale o le esperienze di CSA (community-supported agricolture); ne sono un pilastro i gruppi di acquisto solidale (i GAS) e le reti che li alimentano.

Fonte: https://valori.it/agricoltura-civica-coronavirus/

EFSA pubblica il report sui pesticidi negli alimenti

EFSA pubblica il report sui pesticidi negli alimenti

L’EFSA ha pubblicato il report annuale sui residui di pesticidi rilevati negli alimenti, dopo aver eseguito controlli negli Stati membri dell’Unione Europea, sia su campioni mirati sia su quelli casuali.

Il rapporto permette di dare un’idea generale della presenza dei residui di pesticidi negli alimenti e gli eventuali rischi per la salute del consumatore.

Dai campioni analizzati nel 2018, è stato rilevato che nei 91.015 campioni mirati, il 95% era nei livelli consentivi e gli 11.679 campioni raccolti casualmente, il 98,6% rientrava nei limiti di legge.

Per i prodotti biologici, nel 2018 sono stati analizzati 5.735 campioni di alimenti bio (esclusi alimenti per l’infanzia):

  • 863 campioni non contenevano residui quantificabili (84,8% dei campioni analizzati contro 86,3% nel 2017);
  • 794 campioni contenevano residui quantificati al di sotto o a livello di LMR, limiti massimi dei residui (13,8% contro 12,2% nel 2017);
  • 78 campioni sono stati segnalati con livelli di residui superiori ai rispettivi LMR (1,4% contro 1,5% nel 2017);
  • 29 campioni, lo 0,5%, erano non conformi nel 2018.

Rispetto agli alimenti prodotti convenzionalmente (non biologici), il superamento dei LMR e i tassi di quantificazione erano più bassi negli alimenti biologici. Nel 2018, il tasso di superamento dei LMR era dell’1,4% negli alimenti biologici, mentre il 4,8% per gli alimenti convenzionali.

Consulta il report 

Fonte: http://www.sinab.it/bionovita/pesticidi-negli-alimenti-pubblicato-il-rapporto-efsa-il-2018

Impennata di consumi bio negli Stati Uniti

Impennata di consumi bio negli Stati Uniti

L’aumento delle vendite di prodotti biologici è stato registrato, oltre che in Italia, anche negli Stati Uniti, con +22% rispetto allo scorso anno.

“Una crescita senza precedenti negli Stati Uniti” ha dichiarato il Performance Report dell’associazione Organic Produce Network, dimostrando come il COVID-19 abbia influenzato lo stile di vita degli americani Solo nel primo trimestre del 2020, l’aumento di vendite del reparto ortofrutticolo bio è stato dell’8% in valore e del 10% in volume, contro quello convenzionale che è stato del 6,6% in valore e del 7,7% in volume.

Da questo presupposto, l’Organic Produce Network sta pensando a come ampliare la base dei prodotti biologici, poiché le categorie sono molto inferiori rispetto alle categorie dell’ortofrutta convenzionale.

Fonte: https://www.greenplanet.net/a-marzo-negli-usa-balzo-senza-precedenti-dellortofrutta-bio/

Emergenza Covid-19: vola l’acquisto dei prodotti biologici

Emergenza Covid-19: vola l’acquisto dei prodotti biologici

L’emergenza sanitaria da Covid-19 ha fatto crescere l’attenzione alla salute, alla sicurezza e alla qualità dei prodotti alimentari acquistati, facendo registrare un’impennata nella vendita di prodotti biologici, soprattutto nel comparto ortofrutticolo. Infatti, da un’indagine di Nielsen e Assobio sul mese di marzo, è stato rilevato che il reparto ortofrutta ha registrato un +24,8% rispetto a marzo 2019, +19,6% nella grande distribuzione, +23,7% nei discount, +26,2% nei piccoli supermercati di quartiere e +28,8% nei negozi che vendono solo prodotti biologici.

“La corsa agli acquisti nei supermercati ha rilanciato il trend dei prodotti biologici, scelti non solo nelle categorie che hanno maggiormente beneficiato della situazione contingente, ma anche in molte aree del fresco, dove l’elemento di rassicurazione del cliente finale ha fatto la differenza”, commenta Nicola De Carne, Retailer Client Business Partner di Nielsen Connect.

“Gli italiani costretti a casa, prestano più attenzione a cosa mangiano, premiando la qualità e la sicurezza delle nostre filiere, nei cui confronti il ministro Bellanova ha espresso fiducia e l’auspicio di una rapida approvazione della nuova legge sul bio già approvata alla Camera e da più di un anno ferma in Senato” termina Zanoni, presidente di Assobio.

Fonte: https://www.myfruit.it/biologico/2020/04/biologico.html

https://www.informacibo.it/assobio-forte-crescita-per-il-biologico-anche-in-tempo-di-covid19/

https://www.lastampa.it/economia/agricoltura/2020/04/17/news/coronavirus-la-vendita-del-biologico-cresce-di-piu-del-cibo-da-agricoltura-convenzionale-1.38729456