Suolo e Salute

Autore: Serena Leonetti

Il biologico è in fuga dal Regno Unito

Il biologico è in fuga dal Regno Unito

Molti produttori, per paura di una Brexit “no deal”, hanno deciso di portare via i propri prodotti dalle terre inglesi.

Lo scenario di una Brexit “no deal” consisterebbe nell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea senza aver raggiunto un accordo commerciale.

Rompere gli accordi commerciali porterebbe il biologico inglese ad affrontare una nuova procedura di certificazione. Questo processo potrebbe richiedere del tempo, prima che i produttori ritornino a vendere i loro prodotti marchiati bio all’estero: sarebbe un terribile danno commerciale.

Non solo per quanto riguarda i prodotti agricoli, ma anche la carne suina bio: i produttori stanno inviando la materia prima in Germania per essere processata finché risulta valida la certificazione biologica.

Il Department for Environment, Food and Rural Affairs, il Dipartimento per l’Ambiente, l’Alimentare e gli Affari Rurali inglese, risponde che nel caso di una Brexit “no deal” la certificazione del biologico europeo resterà valida nel Regno Unito.

 

Fonte: https://www.innaturale.com/il-biologico-scappa-dal-regno-unito-per-paura-della-brexit/

Glifosato: che siano resi pubblici gli studi sulla tossicità

Glifosato: che siano resi pubblici gli studi sulla tossicità

“Il pubblico deve avere accesso non solo alle informazioni sulle emissioni in quanto tali, ma anche a quelle riguardanti le conseguenze a termine più o meno lungo di dette emissioni sullo stato dell’ambiente”.

Il glifosato, prodotto chimico utilizzato come diserbante, fu iscritto nell’elenco delle sostanze attive dal luglio 2002 al luglio 2012. L’iscrizione all’elenco venne prorogata, poi, fino al 2015.

Per questo motivo, la Germania presentò alla Commissione e all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) un “progetto di rapporto valutativo per il rinnovo”, pubblicato dall’EFSA il 12 marzo 2014.

In seguito, all’EFSA venne richiesto di rendere pubblici i risultati presenti nel progetto, considerando che gli studi chiave erano stati utilizzati per determinare la dose giornaliera ammissibile (ADI) di glifosato.

L’EFSA negò l’accesso: perché?

  1. La divulgazione di tali informazioni potrebbe arrecare serio pregiudizio agli interessi commerciali e finanziari delle imprese che hanno presentato i rapporti di studi;
  2. Non esisteva alcun interesse pubblico prevalente alla divulgazione delle parti degli studi alle quali i ricorrenti chiedevano accesso, dato che tali parti non costituivano informazioni “[riguardanti] emissioni nell’ambiente” ai sensi del regolamento di Aarhus;
  3. Non riteneva l’accesso necessario per verificare la valutazione scientifica dei rischi.

Con le sentenze di oggi, il Tribunale spiega che un’istituzione dell’Unione, quando riceve una domanda di accesso ad un documento “non possa giustificare il suo rifiuto di divulgarlo sulla base dell’eccezione relativa alla tutela degli interessi commerciali di una determinata persona fisica o giuridica, qualora le informazioni contenute in tale documento configurino informazioni ‘riguardanti emissioni nell’ambiente’”.

“Le emissioni di glifosato nell’ambiente sono quindi reali. Detta sostanza attiva è in particolare presente sotto forma di residui nelle piante, nell’acqua e negli alimenti. Gli studi richiesti sono, di conseguenza, studi diretti a stabilire la cancerogenicità e la tossicità di una sostanza attiva che è effettivamente presente nell’ambiente”, continua il Tribunale.

Il Tribunale conclude che l’EFSA non può sostenere che gli studi richiesti non riguardano emissioni effettive né gli effetti di emissioni effettive.

Pertanto, secondo i giudici europei, “il pubblico deve avere accesso non solo alle informazioni sulle emissioni in quanto tali, ma anche a quelle riguardanti le conseguenze a termine più o meno lungo di dette emissioni sullo stato dell’ambiente, come gli effetti di tali emissioni sugli organismi non bersaglio. Infatti, l’interesse del pubblico ad accedere alle informazioni sulle emissioni nell’ambiente è appunto non solo quello di sapere che cosa è, o prevedibilmente sarà, rilasciato nell’ambiente, ma anche di comprendere il modo in cui l’ambiente rischia di essere danneggiato dalle emissioni in questione”.

“La sentenza è una pietra miliare, è una vittoria nella lotta contro la segretezza quando si tratta dei rischi ambientali e sanitari di prodotti pericolosi come il glifosato. D’ora in poi, il pubblico e gli scienziati indipendenti potranno vedere come i giganti chimici scrivono le loro relazioni sulla sicurezza dei loro prodotti per ottenere l’autorizzazione. Grazie alla pubblicazione di tutti gli studi disponibili, in futuro scienziati indipendenti saranno in grado di ricontrollare le ricerche alla base delle valutazioni dei pesticidi. È fondamentale avere a disposizione un sistema di regolamentazione che funzioni nell’interesse della salute umana, della biodiversità e dell’ambiente, e non per il profitto aziendale”, dichiara in una nota Marco Affronte, europarlamentare del gruppo europeo Verdi-ALE.

 

Fonte: https://www.eunews.it/2019/03/07/glifosato-tribunale-ue-efsa-aprire-studi-tossicita/114263

Roma: “Biologico, una scelta di campo”

Roma: “Biologico, una scelta di campo”

Lo scorso 6 marzo si è tenuto il convegno “Biologico, una scelta di campo”, organizzato dall’onorevole Maria chiara Gadda, deputata e promotrice legge sulle produzioni biologiche.

“L’approvazione alla Camera della Legge sul Biologico e il suo iter di conversione al Senato sono l’occasione giusta per uscire da alcuni luoghi comuni: non si tratta più di un settore di nicchia, ma è ormai la scelta di imprese che rappresentano una quota rilevante nel made in Italy” dichiara Gadda.

Al convegno hanno partecipato il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, il sottosegretario Franco Manzato, e il presidente della Commissione Agricoltura Filippo Gallinella, oltre a professori ed esperti del settore.

 

Fonte: https://www.blitzquotidiano.it/societa/biologico-esperti-convegno-gadda-3007067/

Suolo e Salute: nuova autorizzazione ad effettuare l’attività di controllo sugli operatori biologici

Suolo e Salute: nuova autorizzazione ad effettuare l’attività di controllo sugli operatori biologici

Con nota del 7 marzo 2019, prot. n°3440, del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo – Ufficio ICQRF/Vico 1 – Suolo e Salute s.r.l. ha ottenuto l’autorizzazione di cui all’art. 4 del decreto legislativo del 23 febbraio 2018 n°20. Si conclude così – positivamente – un iter avviato con l’istanza proposta dall’Organismo di Controllo il 20 settembre 2018, successivamente integrata il 5 febbraio 2019.
L’autorizzazione riguarda il controllo e la certificazione sugli operatori che svolgono l’attività di:
–           Produzione vegetale (compresa la raccolta spontanea, la produzione di sementi e di materiale per la propagazione vegetativa);
–           Produzione zootecnica;
–           Produzione di animali e alghe marine dell’acquacoltura;
–           Preparazione di alimenti;
–           Preparazione di mangimi;
–           Produzioni di prodotti vitivinicoli;
–           Importazione da Paesi Extra-UE.
A Suolo e Salute s.r.l. è stato confermato il codice IT BIO 004.

Decreto disponibile al seguente link

“Biologico, una scelta di campo”

“Biologico, una scelta di campo”

Mercoledì 6 marzo 2019, a Roma, presso la Camera dei deputati si terrà la conferenza “Biologico, una scelta di campo”.

La conferenza, organizzata da Maria Chiara Gadda, deputata e promotrice legge sulle produzioni biologiche, sarà occasione per approfondire il tema biologico, anche alla luce della legge in corso di approvazione in Parlamento e dell’intenso dibattito che ne è scaturito, con esponenti di alto livello del mondo scientifico ed accademico. Saranno presenti anche molte imprese italiane rappresentative di differenti settori di attività.

Suolo e Salute è stata ufficialmente invitata a partecipare all’evento.

Programma dell’evento

 

 

“Un giusto prezzo per un prodotto agricolo di qualità”

“Un giusto prezzo per un prodotto agricolo di qualità”

Lo scorso 25 febbraio, a Roma, si è tenuta la conferenza “Un giusto prezzo per un prodotto agricolo di qualità: per gli agricoltori, per chi lavora, per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile.”

La conferenza, organizzata da Mountain Partnership Fao con EcorNaturaSì, Legambiente, Banca Etica, GOEL-Gruppo Cooperativo, Cooperazione Italiana e ministero delle politiche agricole e forestali, ha voluto promuovere una discussione tra produttori e consumatori sulla parità di retribuzione per i prodotti agricoli di qualità.

“Oggi, il prezzo per i prodotti agricoli sta diminuendo, producendo in tal modo un compenso ingiusto per gli agricoltori. Il prezzo non è giusto per gli agricoltori che ricevono ben pochi compensi per il loro lavoro. Così come per i consumatori, che pagano meno in termini economici ma perdono in termini di cibo, ambiente e salute. Schiacciata tra queste contraddizioni, l’agricoltura non può compensare adeguatamente coloro che lavorano nel settore alimentare. Questo fenomeno è diffuso in tutto il mondo ed è particolarmente pronunciato nelle regioni di montagna, che sono tra le più marginali in termini sociali, politici ed economici. Le montagne soffrono per una filiera lunga che vede l’intervento di troppi intermediari” sottolinea la Mountain Partnership.

“Il messaggio che, cerchiamo di comunicare ai consumatori è il valore aggiunto di questi prodotti: coltivati senza pesticidi e fertilizzanti chimici, spesso in ambienti e climi ostili, spesso manualmente, spesso da comunità di sole donne, in aree isolate, emarginate, lontane dai mercati. Un cibo sano e di qualità deve essere sostenuto da prezzi adeguati che compensino in modo adeguato il lavoro di cui tutti noi beneficiamo, e da cui dipende la nostra salute e la salute del nostro pianeta”, dichiara Giorgio Grussu, coordinatore di Mountain Partnership.

Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, continua l’intervento dichiarando che ci vuole trasparenza dei prezzi per una scelta più consapevole da parte del cittadino, ribadendo che ci vuole prima di tutto rispetto per l’ambiente, dei lavoratori e degli agricoltori onesti che spesso subiscono la concorrenza sleale di quelli disonesti.

Per combattere questa tendenza al ribasso e allo sfruttamento dei lavorati si sta già muovendo una piccola parte del mondo agricolo e della distribuzione, soprattutto da parte dell’agricoltura biologica.

“Il primo passo da compiere è quello di riconoscere agli agricoltori il giusto prezzo per i loro prodotti, perché l’agricoltura cessi di essere un’attività inquinante e distruttiva del pianeta e una causa di sfruttamento lavorativo dei braccianti. Quello che viene pagato agli agricoltori non riesce a coprire i costi del lavoro e delle risorse impiegate, e il nostro impegno è quello di garantire ai nostri clienti un prodotto non solo di qualità, ma che offra garanzie di giustizia sociale per i lavoratori coinvolti e il massimo sforzo per la salvaguardia del pianeta. Proprio la salute del pianeta dipende anche da un giusto prezzo da riconoscere agli agricoltori, in modo da garantire cibo sano, la tutela della terra, l’abbattimento del rischio di impoverimento del suolo e la diminuzione dei rischi legati ai cambiamenti climatici. Rischi che continuiamo a vedere quotidianamente sotto i nostri occhi” ha evidenziato Brescacin.

Alessandra Pesce, sottosegretaria di Stato del ministero delle politiche agricole e forestali, conclude il dibattito: “Occorre preservare le attività agricole nelle aree montane dove a causa del progressivo spopolamento, il presidio del territorio e la conservazione dell’ambiente naturale sono a rischio. Si devono individuare interventi organici, mirati a favorire i processi di aggregazione tra i produttori, che permettono una riduzione dei costi di produzione e un più forte potere contrattuale. È fondamentale riconoscere a questi prodotti il giusto prezzo, non solo per la qualità, ma per il loro plus intrinseco legato alla sostenibilità ambientale”.

Fonte: http://www.greenreport.it/news/agricoltura/il-giusto-prezzo-per-il-cibo-contro-il-caporalato-per-lambiente-e-per-le-aziende-agricole/