Suolo e Salute

Anno: 2023

UN’ALLEVATRICE BIO AL VERTICE DI DONNE COLDIRETTI

UN’ALLEVATRICE BIO AL VERTICE DI DONNE COLDIRETTI

Mariafrancesca Serra è la nuova leader. Da ingegnera cosmopolita a pastora nell’azienda di famiglia nell’Alta Marmilla (Oristano)

È Mariafrancesca Serra, sarda, ingegnera edile-architetto con master a Vienna alla guida di un allevamento biologico nel cuore dell’Alta Marmilla (Oristano), la nuova leader delle Donne Coldiretti.

Sardegna-Giappone, andata e ritorno

Ha 41 anni ed è stata eletta all’unanimità dall’Assemblea riunita a Roma a Palazzo Rospigliosi. Dopo la laurea in Ingegneria Edile-Architettura, ha proseguito il percorso formativo con diversi master per poi andare in Giappone per incrementare lo sviluppo tecnologico nella sua azienda, che ha sempre seguito insieme alla sua famiglia, seppur da lontano.

Pari opportunità e fatica

Tornata poi definitivamente in Sardegna, ha messo a frutto le esperienze accumulate all’estero. «Il mio – spiega la neo eletta – è un lavoro, tradizionalmente considerato maschile, ma che oggi fa parte della nuova sfida sociale per le tante donne che come me amano abbattere barriere e pregiudizi».

I suoi allevamenti ovini, bovini e suini si basano sul rigoroso rispetto del benessere di ogni singolo animale, parola chiave di un’attività, basata sui principi della sostenibilità e dell’utilizzo delle risorse naturali e rinnovabili. «Non ci fanno paura le sfide che ci attendono a partire quella sulla lotta ai cibi sintetici – precisa Serra – ma lavoreremo anche per superare le difficoltà che incontrano le donne in campagna, soprattutto quelle più giovani come la scarsa tutela soprattutto nell’ambito della maternità dove il sostegno è davvero irrisorio e non riesce a coprire i costi di un’altra persona».

Le altre elette

Il nuovo esecutivo eletto della confederazione è  composto anche da Caterina Ricci (Lazio) e Francesca Gironi (Marche) in qualità di vice responsabili nazionali accompagnate da Santina Interrante (Sicilia), Anna Maria Cascone (Campania), Francesca Biffi (Lombardia), Valentina Galesso (Veneto), Antonella Di Tonno (Abruzzo) e Rita Tamborrino (Puglia).

AL SANA 2023 LA DOPPIA PERSONALITÀ DEL BIO

AL SANA 2023 LA DOPPIA PERSONALITÀ DEL BIO

La prima edizione B2B del Salone internazionale del biologico e del naturale è stata un successo, registrando lo stesso numero di presenze dell’edizione 2022 aperta anche al pubblico degli appassionati. La rivoluzione bio auspicata dalla rassegna bolognese deve però trovare il più vasto pubblico possibile per imporsi: è tempo di studiare una nuova formula? La proposta di Suolo e Salute dopo tre giorni di confronti con gli stakeholder

Il biologico è un settore dinamico e vivace e il Sana è, da 35 anni, una fiera capace di rinnovarsi continuamente per accogliere e rappresentare al meglio le mille energie del bio.

La novità dell’esclusività

La novità dell’edizione 2023, appena conclusa alla Fiera di Bologna, è stata l’esclusività della formula B2B, aperta cioè solo agli operatori del settore. Un esperimento da affinare ma che, come primo test, può essere giudicato positivamente, considerato che gli accessi registrati dagli organizzatori sono stati pari a 12.500 unità, più o meno lo stesso valore dell’edizione dello scorso anno, quando l’ingresso era però concesso anche al pubblico generico dei semplici consumatori e la rassegna, per la sezione “organic food”, era durata un giorno in più, comprendendo la domenica.

Una risposta convincente contro il pessimismo diffuso strumentalmente da chi, ad ogni accenno di rallentamento della crescita di questo mercato, ne approfitta per dare fiato alle cassandre di una prossima fine.

I dati diffusi da Nomisma in occasione della kermesse fotografano una realtà assai diversa: nonostante l’impatto negativo, è inutile negarlo, della crisi inflattiva il mercato interno del bio ha superato infatti per la prima volta la barriera dei 5 miliardi di euro di valore. Una performance trainata soprattutto dai consumi fuori casa, che a giugno hanno sfiorato 1,3 miliardi di euro all’anno, segnando una crescita del +18% rispetto al 2022.

Il cuore pulsante del bio

Il padiglione 29 dell’expo bolognese è da sempre il centro dei 20mila metri quadrati di superficie complessiva della rassegna e lo stand di Suolo e Salute, nel bel mezzo di questo padiglione, è stato anche quest’anno un movimentato crocevia obbligato di incontri e scambi di esperienze, opinioni e di idee tra i diversi attori del settore.

Un ruolo di riferimento per Suolo e Salute, il primo organismo di controllo e certificazione in Italia che, numeri alla mano (clicca per approfondire), rappresenta il 26% delle aziende e il 30% della superficie coltivata in biologico lungo tutta la penisola.

«Il nostro Paese – testimonia Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute – continua a rappresentare un punto di riferimento per il movimento del biologico globale».

L’evoluzione a tema main stream

«L’attenzione che la Commissione europea riserva nei confronti di questo metodo di produzione sostenibile, con l’obiettivo vincolante di raggiungere il 25% di superficie agricola europea, lo pone al centro di ogni politica di sviluppo rurale anche al nostro Paese». «Il bio è diventato main stream e questa trasformazione si è vista anche al Sana, con la folta presenza istituzionale a Rivoluzione bio, la presentazione della campagna promozionale di Ismea, l’ampia offerta convegnistica su decisivi temi normativi, economici, ambientali e sociali».

«Nel corso della rassegna bolognese abbiamo avuto l’occasione di confrontarci con i nostri clienti, con gli operatori e con gli stakeholder, interfacciandoci con nuove realtà, anche internazionali, che si affacciano con entusiasmo al nostro comparto».

La proposta

Il Sana è, in definitiva, una rassegna importante e centrale per Suolo e Salute, ma per essere considerata ancora lo specchio del comparto biologico italiano occorre affrontare scelte che portino a coniugare le esigenze di esclusività con quelle di inclusività.

«È giusto che, come ha fatto quest’anno, BolognaFiere offra occasioni di business al nostro settore, aumentando al Sana la presenza dei buyer a discapito dei semplici appassionati e curiosi». «La rivoluzione bio – rileva D’Elia – non si fa però solo con gli addetti ai lavori. I temi affrontati nei numerosi interessanti convegni della kermesse bolognese meritano una platea più vasta, la campagna promozionale di Ismea, per avere successo, deve essere presentata al numero più ampio possibile di spettatori». «È quindi giunta l’ora – conclude D’Elia – come sta capitando alle migliori rassegne fieristiche, di studiare formule alternative, anche attraverso una biennalizzazione, per rappresentare entrambe le personalità del bio: quella più intima e commerciale, e quella più aperta e sociale».

SANA 2023 è stata organizzata da BolognaFiere in collaborazione con FederBio, AssoBio e Cosmetica Italia, con il patrocinio del Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Bologna.

Il bilancio della 35a edizione si chiude con il dato positivo dei 650 espositori, 20mila metri quadrati di superficie espositiva e 12.500 visitatori, il 10% dei quali provenienti dall’estero.

Il Salone, che ha beneficiato del sostegno e dell’attiva collaborazione di ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, è stato visitato – su invito – da 200 buyer provenienti dai principali mercati internazionali, tra importatori di prodotti biologici, rappresentanti della GDO e operatori nell’ambito della cosmesi naturale e del food service. Sono 30 i Paesi rappresentati: Austria, Belgio, Bulgaria, Canada, Colombia, Corea del Sud, Danimarca, Emirati Arabi, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Iraq, Irlanda, Israele, Italia, Marocco, Messico, Moldavia, Perù, Regno Unito, Romania, Serbia, Singapore, Spagna, Slovenia, Stati Uniti, Svezia e Ungheria.

SUOLO E SALUTE è il primo organismo di controllo e certificazione del biologico in Italia con 23.000 operatori controllati; quasi 700mila ettari; oltre 5.300 aziende di produzione e preparazione e solo preparazione; rappresentando così il 26% degli operatori biologici italiani e il 30% della superficie agricola biologica nazionale.

Opera in Italia con 2 sedi principali, Fano (PU) e Bologna (BO), 16 sedi regionali e interregionali, oltre alla sede di Lamezia Terme (CZ) preposta alla gestione dati e all’aggiornamento informatico. In Italia s’avvale dell’opera di circa 130 persone, tra dipendenti e consulenti, e di 300 tecnici ispettori. ll biologico rappresenta per Suolo e Salute una passione che dura da oltre 50 anni, oggi però offre anche altri numerosi servizi di certificazione.

UN MERCATO INTERNO DA 5 MILIARDI DI EURO

UN MERCATO INTERNO DA 5 MILIARDI DI EURO

L’analisi presentata da Silvia Zucconi da Nomisma a Rivoluzione bio mette in evidenza una crescita del biologico frenata dalla crisi inflattiva ma sostenuta dai consumi fuori casa. 3,64 miliardi il valore dell’export

La prima sessione di Rivoluzione bio, il format giunto alla quinta edizione che ha aperto la 35° edizione di Sana, ha portato note positive per un settore che, nonostante la crisi inflattiva e l’instabilità geopolitica, tocca nuovi record sia nelle esportazioni che nel fronte interno.

I numeri

Dai dati presentati da Silvia Zucconi di Nomisma sulle dimensioni biologico italiano sul mercato interno emergono infatti indicazioni fondamentali per fare il punto sul comparto e per valutarne posizionamento e prospettive:

  • nel 2023 (anno terminante luglio) le vendite alimentari bio nel mercato interno hanno superato i 5 miliardi di euro e rappresentano il 4% delle vendite biologiche mondiali;
  • a trainare la crescita del mercato anche per quest’anno sono stati i consumi fuori casa (che sfiorano gli 1,3 miliardi di euro e segnano una crescita del +18% rispetto al 2022 legata al balzo in avanti dei prezzi più che all’aumentare delle occasioni di consumo) e si evidenzia una ripresa dei consumi domestici che, dopo la leggera flessione dello scorso anno, registrano una variazione del +7%. Anche in questo caso la crescita è da collegare soprattutto alla spinta inflazionistica dell’ultimo anno, confermata dal calo dei volumi in Grande Distribuzione (-3% le confezioni di prodotti bio vendute rispetto allo stesso periodo del 2022);
  • la Distribuzione Moderna rimane il primo canale per gli acquisti di biologico degli italiani, pesando per il 58% del totale dei consumi domestici;
  • i consumatori che acquistano prodotti bio lo fanno principalmente perché li ritengono più sicuri per la salute rispetto (27%) e perché sono sostenibili (il 23%, ad esempio, li ritiene più rispettosi dell’ambiente).
  • negli ultimi 12 mesi l’esportazione di prodotti agroalimentari biologici è aumentata dell’8% raggiungendo un valore pari a 3,64 miliardi di euro.
VERTICE MASAF – CORTE DEI CONTI UE SUL BIOLOGICO

VERTICE MASAF – CORTE DEI CONTI UE SUL BIOLOGICO

Il sottosegretario Luigi D’Eramo incontra a Roma Keit Pentus-Rosimannus, membro della Corte dei Conti europea: «Lavoriamo perché Italia resti esempio virtuoso e punto di riferimento in Ue»

Il sottosegretario di Stato al ministero dell’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste, Luigi D’Eramo, ha ricevuto lo scorso lunedì 11 settembre al Masaf, subito dopo la fine di Sana, Keit Pentus-Rosimannus, membro della Corte dei Conti europea.

Una nota diffusa dal ministero informa che l’incontro è stato molto positivo e che ha avuto come focus la realtà del settore biologico italiano, l’esempio virtuoso rappresentato dal nostro Paese e le strategie e gli obiettivi che si è posta l’Italia per continuare ad essere un punto di riferimento di questo comparto in Ue.

I temi affrontati

Molti i punti affrontati, dalla crescita della superficie bio che equivale oggi in Italia al 18,7% dell’intera superficie agricola nazionale e che ci proietta a raggiungere il target europeo del 25% già nel 2027, ai recenti provvedimenti approvati per dare piena attuazione alla legge 9 marzo 2022 n.23, alla campagna di comunicazione Masaf, realizzata da Ismea, presentata nei giorni scorsi per favorire il rilancio dei consumi interni. Si è parlato inoltre del Piano d’azione nazionale arrivato alle battute finali e dell’istituzione del marchio biologico italiano, che, ha ricordato il sottosegretario, sarà «una ulteriore garanzia per i consumatori e contribuirà a suggellare la specificità dei prodotti Made in Italy».

Italia come esempio

«Attualmente, oltre che sull’Italia, ci stiamo focalizzando sulla realtà del settore biologico di altri Stati membri quali Romania, Austria e Polonia – ha evidenziato Pentus-Rosimannus -. Siamo qui oggi per approfondire una delle esperienze di maggior successo nel panorama europeo, un esempio che può essere di aiuto anche per altri paesi».

«Stiamo continuando a lavorare – ha affermato il sottosegretario Masaf – per un’agricoltura di qualità e sostenibile caratterizzata da una incredibile biodiversità e da tipicità uniche che possono aiutare a rilanciare e a mantenere vivi interi territori, contrastando anche lo spopolamento delle aree interne». «Tutto questo si traduce in valore economico, maggiore occupazione e aumento del turismo».

L’ALLARME DI ISMEA: REMUNERAZIONI IN CALO PER I PRODUTTORI BIO

L’ALLARME DI ISMEA: REMUNERAZIONI IN CALO PER I PRODUTTORI BIO

L’indagine presentata da Ismea al Sana mette in evidenza l’impatto dell’inflazione che incide sia aumentando i prezzi al consumo, che contraendo quelli all’origine

L’agricoltura biologica in Italia conta 92.799 operatori ed è in costante crescita. Nel 2022 le superfici coltivate biologiche sono aumentate del 7,5% e il numero di agricoltori del 7,7%, mentre dal 2010 ad oggi ci sono 1,2 milioni di ettari coltivati bio (+111%) e 45.136 operatori (+94,7%) in più nel settore.

Produzione, le note liete

È questa la fotografia del settore tracciata da Pietro Gasparri, dirigente dell’ufficio Agricoltura biologica e Sistemi di qualità alimentare nazionale e affari generali del Masaf, nel corso dell’inaugurazione del Sana a Bologna, lo scorso 7 settembre. In Italia le colture biologiche occupano il 18,7% del territorio agricolo, con un incremento del 7,5% nell’ultimo anno, contro il 10,7% della Francia, l’11,2% della Germania e il 10,5% della Spagna. Cereali, olio, vino e agrumi sono i prodotti più diffusi. Il 54,2% dei produttori si concentra in Sicilia, Calabria, Puglia, Campania e Toscana. In aumento anche le importazioni di prodotti biologici dall’estero.

Mercato, le note stonate

Sul fronte dei prezzi, «la forte volatilità registrata nell’ultimo periodo rischia di creare confusione nel riconoscimento del valore aggiunto del bio», spiega Riccardo Meo, analista delle politiche agricole e del mercato dell’Ismea, presentando uno studio sulla risposta del settore alle forti fluttuazioni del mercato.

Per quanto riguarda i prezzi all’origine: «nel 2023 i listini per commodity non trasformate, come cereali, mais, soia e girasole, hanno subito cali significativi, con un crollo dei prezzi riconosciuti alle aziende agricole, senza grandi differenze tra agricoltura biologica e convenzionale».

Differente è il quadro per i consumatori: i prezzi medi annui sono cresciuti oltre il 20% nel 2022 e il trend, trasversale per tutti i prodotti, prosegue anche nel 2023 con un incremento minore per alcuni prodotti bio rispetto a quelli convenzionali. Le cause sono molteplici: oltre alla congiuntura economica, pesano le importazioni ridotte per via della guerra in Ucraina, le condizioni climatiche e eventi come l’alluvione in Emilia-Romagna, che hanno ridotto drasticamente le produzioni. In prospettiva, «il gap dei prezzi riconosciuti alle aziende agricole per prodotti bio e convenzionali potrebbe continuare a ridursi – conclude il ricercatore – anche perché le superfici coltivate a biologico stanno aumentando e, grazie alla maggiore offerta, potrebbero abbassarsi anche i listini prezzi del bio a beneficio dei consumatori».

 

ANAPROBIO ESCE DA FEDERBIO

ANAPROBIO ESCE DA FEDERBIO

L’associazione dei produttori biologici della Copagri annuncia l’uscita dal sodalizio presieduto da Maria Grazia Mammuccini dopo solo due anni. Cirronis: «Decisione dolorosa, ma necessaria. Proseguiremo il nostro percorso in autonomia»

«Dopo circa due anni di vita associativa, nell’ambito dei quali ci sono state date numerose opportunità che come Associazione abbiamo raccolto e restituito reciprocamente, voglio ringraziare sentitamente l’intera struttura e tutto il gruppo dirigente col quale abbiamo avuto il piacere di lavorare, annunciando al contempo, a malincuore, che alcune delle recenti decisioni assunte da FederBio hanno fatto sì che Anaprobio Italia non ritenesse più possibile quel percorso che ci aveva portato ad aderire convintamente ad essa».

Le ragioni del divorzio

Lo sottolinea il presidente di Anaprobio Italia Ignazio Cirronis nella nota con la quale annuncia l’uscita dell’associazione nazionale dei produttori biologici della Copagri dalla Federazione interprofessionale del biologico italiano-FederBio.
«Anaprobio Italia – spiega il presidente – non condivide alcune scelte della FederBio, le quali hanno fatto sì che la Federazione abbia cessato di essere una casa comune del bio in cui tutte le organizzazioni abbiano pari dignità, e non condivide neanche, di conseguenza, l’operazione legata a FederBio Servizi».

Meglio soli…

«Per tali ragioni, Anaprobio Italia proseguirà il proprio percorso in autonomia, continuando ovviamente a confrontarsi con tutte le rappresentanze della produzione biologica, siano esse dentro o fuori da FederBio».
«Lo faremo su tutti i temi che interessano i produttori biologici, perché gli obiettivi che ci muovono sono e restano lo sviluppo del biologico e la tutela degli agricoltori bio».
«Giova ricordare che il comparto del bio, da segmento produttivo prettamente di nicchia, è diventato nel corso dell’ultimo decennio un vero e proprio punto di forza dell’agroalimentare nazionale, sfiorando il 19% della Sau del Paese ed interessando oltre 82mila produttori, con una sensibile incidenza di giovani e donne; un valore imprescindibile riconosciuto anche a livello comunitario, ambito nel quale il biologico è stato individuato come un settore fondamentale per offrire soluzioni innovative per la transizione ecologica di tutta l’agricoltura».