Suolo e Salute

Anno: 2022

PIÙ SOSTEGNI AL BIO NEL FARM BILL AMERICANO?

PIÙ SOSTEGNI AL BIO NEL FARM BILL AMERICANO?

Li chiede un rapporto elaborato da due centri di studio di California e Arizona. «I vantaggi del bio in termini di tutela della biodiversità, stabilità dei suoli e neutralità climatica sono evidenti e dovrebbero spingere le autorità federali ad un maggiore impegno»

Investire sul futuro attraverso l’agricoltura biologica. Per il New Deal europeo è un mantra che dovrebbe guidare le politiche agricole comunitarie e qualcosa di simile potrebbe concretizzarsi anche Oltre Oceano. Un nuovo rapporto redatto da due centri di studi indipendenti descrive infatti in dettaglio i vantaggi dell’agricoltura biologica e delinea le strategie per espandere le pratiche di agricoltura biologica attraverso il Farm Bill 2023 (ovvero il documento federale che indirizza le scelte di politica agricola di Washington DC). Il rapporto è stato prodotto dal National Resources and Defense Council (NRDC), dello Swette Center for Sustainable Food Systems dell’Arizona State University (ASU) e dal Californians for Pesticide Reform (CPR).

Un talismano contro le crisi

Intitolato “Grow Organic: The Climate, Health, and Economic Case for Expanding Organic Agriculture”, il rapporto conferma il ruolo dell’agricoltura biologica nella realizzazione degli obiettivi strategici della tutela della biodiversità ecologica, della fertilità del suolo e della stabilità dei sistemi naturali. Gli autori scrivono che questo approccio «ha un potenziale significativo e in gran parte non sfruttato per affrontare le molteplici crisi che devono affrontare la nostra società, inclusi i cambiamenti climatici, la salute e le economie rurali in difficoltà».

La ricerca sui benefici per l’uomo e l’ambiente dell’agricoltura biologica, integrata da casi di studio di oltre una dozzina di aziende agricole, aiuta a evidenziare il potenziale di queste pratiche agricole. Il rapporto mostra che l’agricoltura biologica può aiutare a sequestrare il carbonio, migliorare la salute del suolo e ridurre le emissioni di gas serra. Queste tecniche possono anche aiutare a limitare la diffusione della resistenza agli antibiotici, un  problema crescente che  minaccia la salute umana, e ridurre l’esposizione a sostanze chimiche dannose per l’agricoltura.

I costi indiretti dell’agricoltura convenzionale

«L’espansione dell’agricoltura biologica – afferma la dott.ssa Kathleen Merrigan, direttrice esecutiva dello Swette Center presso l’Arizona State University ed ex Vice Segretario degli Stati Uniti e Direttore Operativo del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) -è un investimento nel nostro futuro, che alla fine potrebbe produrre ritorni significativi».

«Il sistema convenzionale di oggi contiene immensi costi nascosti sovvenzionati dalle nostre tasse che non possiamo più permetterci. Quando teniamo conto dei costi reali dei nostri attuali sistemi di agricoltura, inclusi gli impatti sulla salute, l’ambiente, la società e l’economia, il valore dell’agricoltura biologica è innegabile».

Dieci raccomandazioni

Dal rapporto “Grow Organic” emerge che solo l’1% dei terreni agricoli è gestito in modo biologico. Un rapporto della Organic Farming Research Foundation (OFRF) rileva che i produttori spesso devono affrontare sfide, tra cui una riduzione dei raccolti durante il periodo di tre anni necessario per il passaggio al biologico. Per superare questo handicap gli autori di “Grow Organic” forniscono 10 raccomandazioni per aiutare l’agricoltura biologica attraverso il Farm Bill 2023  e oltre.

«Investimenti più significativi nel Farm Bill, insieme a un forte impegno amministrativo per il biologico e alla continua difesa delle parti interessate, sono necessari per garantire che tutti coloro che vogliono coltivare, allevare, gestire la terra e mangiare in modo biologico possano farlo».

I suggerimenti includono fornire un maggiore sostegno agli agricoltori durante il periodo di transizione, aumentare le risorse federali per sostenere la ricerca e l’assistenza tecnica per l’agricoltura biologica e ridurre gli ostacoli alla certificazione biologica.

AGRONOMO: IL LAVORO PIÙ BELLO DEL MONDO

AGRONOMO: IL LAVORO PIÙ BELLO DEL MONDO

Lo afferma Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute, partecipando al 18° Congresso nazionale dei Dottori Agronomi e Forestali. «Il bio mette da sempre al centro il sistema delle competenze e le sinergie con i professionisti dell’agricoltura e delle foreste vanno incentivate anche in relazione agli obiettivi di Farm To Fork e Green Deal»

«Quello dell’agronomo è il mestiere più bello del mondo». Lo afferma con convinzione Alessandro D’Elia. Direttore generale di Suolo e Salute nel corso della sua partecipazione al 18° Congresso nazionale dei Dottori Agronomi e Forestali. L’evento si è tenuto a Firenze dal 19 al 21 ottobre a distanza di tre anni dalla precedente edizione di Matera.

Competenze al centro

Al centro della manifestazione l’importanza del sistema delle competenze nell’assicurare un futuro di sostenibilità, prosperità e coesione sociale e di come il comparto primario: agricoltura, silvicoltura e zootecnia, possano contribuire a disegnare il mondo in cui vogliamo vivere.

– afferma D’Elia – mette da sempre le competenze dei professionisti al centro del suo sistema di gestione».

«L’assistenza tecnica in agricoltura biologica e l’attività professionale al servizio degli organismi di controllo e certificazione richiedono infatti specifiche competenze tecniche, normative e gestionali che possono essere approfondite solo attraverso una costante azione di formazione e aggiornamento».

«In tal senso – continua D’Elia – è meritevole l’eccellente lavoro svolto dagli Ordini degli Agronomi e dei Forestali sul territorio, un’attività in cui anche Suolo e Salute, in vari casi, ha fornito il suo supporto in termini di fattiva collaborazione».

Insomma, la competenza tecnica prima di tutto: dagli albori fino alla sua affermazione come metodo di riferimento per la svolta della transizione ecologica Ue il biologico ha allacciato uno stretto rapporto sinergico con i professionisti laureati nella Facoltà di Agraria e di Scienze forestali, dando una rinnovata dignità a competenze danneggiate dall’illusione che bastasse la scorciatoia del ricorso massiccio ai mezzi tecnici per piegare la natura al disegno produttivistico della rivoluzione verde.

Le sinergie con il bio

«Oggi l’agricoltura bio e, in particolare, il settore della certificazione rappresentano un importante sbocco professionale per molti laureati». «Una simbiosi che va incentivata alla luce degli obiettivi di crescita del bio dettati dalla strategia Farm to Fork e dall’European Green Deal».

Nella tre giorni di Firenze si è parlato di temi di forte attualità: dalle agroenergie al cambiamento climatico partendo dal contributo dell’energia solare fino alla risorsa legno. Si è discusso di verde urbano e di come rendere vivibili le città. Si è approfondito il tema dell’economia circolare e dell’impatto positivo che possono avere le aree interne, toccando temi molto delicati come la tutela del paesaggio e dei beni culturali e ambientali.

Verso la transizione ecologica

I cinque tavoli tematici allestiti dal Conaf (Consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e forestali) hanno anche fornito spunti preziosi riguardo alla biodiversità e sostenibilità, servizi ecosistemici del bosco e della sua multifunzionalità, di innovazioni tecnologiche nel comparto agricolo.

Una sessione ha approfondito, con la partecipazione di Giuseppe Romano presidente di Aiab, il tema del credito all’agricoltura, dalla Pac ai moderni sistemi finanziari. Linfa vitale per sostenere un settore chiamato in prima linea per sostenere il peso della transizione ecologica e digitale e assicurare l’obiettivo della neutralità climatica del sistema produttivo.

«Negli ultimi 3 anni –ricorda Sabrina Diamanti, presidente del Consiglio dell’Ordine dei dottori agronomi e forestali – abbiamo vissuto esperienze radicalmente nuove, acquisito abitudini e comportamenti prima ignoti, imparato a vivere in un mondo diverso da quello che abbiamo conosciuto fino a tre anni fa».

«Dopo questo radicale mutamento, il Congresso 2022, ha ripreso il filo degli impegni di sostenibilità presi a Matera proiettando l’intera categoria nel futuro di transizione ecologica e digitale che ci aspetta».

 

 

BUCATINI- CANNUCCE PER SALVARE LA VITA NEI MARI

BUCATINI- CANNUCCE PER SALVARE LA VITA NEI MARI

Sostituire la plastica con la pasta gluten free. È l’ambizione di Canù, la cannuccia di design lanciata dalla cooperativa Campo di Fossombrone (PU) premiata al Biofach 2022 e ai World Beverage Innovation Awards

Spaghetti, penne, fusilli, tortiglioni e… cannucce. Cannucce vere, da bibita o da cocktail, ma ecosostenibili perché prodotte con pasta biologica gluten free. È l’idea rivoluzionaria della cooperativa Campo, storica realtà biologica certificata da Suolo e Salute con sede a Fossombrone (PU), nell’entroterra marchigiano.

Idee semplici ma efficaci

Una piccola cooperativa attiva da 44 anni, basata su idee semplici ma efficaci. Come coltivare senza usare sostanze dannose per la salute e per l’ambiente. «Era il 1978 – racconta Erika Conti Battistelli, motivata sales manager della cooperativa – quando i nostri soci fondatori hanno deciso di percorrere la strada opposta rispetto all’agricoltura intensiva, tutta meccanica pesante e input chimici, imperante in quegli anni».  «Da allora è iniziato il nostro fare biologico, perché esiste un solo modo di stare sui campi: in pace con la terra».

La scelta di offrire alimenti di base per l’uso quotidiano come pasta, legumi, passata di pomodoro, olio d’oliva extravergine risale da allora. «È la dieta mediterranea – continua Erika – servita però in versione biologica: oggi questo metodo di produzione c’è anche grazie a noi, ai nostri soci e ai nostri partner commerciali».

Partner fedeli, conquistati dalla semplice proposta di costruire un futuro insieme. «Siamo piccoli – ammette Erika – ma nonostante ciò siamo perfettamente attrezzati per attraversare gli oceani con successo». Gli alimenti bio affidati alla distribuzione di coop Campo sbarcano infatti in Asia, Australia, Medio Oriente e Giappone.

È la dimostrazione che la semplicità del messaggio di sostenibilità del biologico, se ben comunicato, travalica non solo le barriere doganali, ma anche quelle culturali e linguistiche.

Abbasso la plastica

Una semplicità che in cooperativa Campo fa rima con genialità. «Tre anni fa – ricorda Erika – abbiamo lanciato Canù, una cannuccia biologica, di pasta senza glutine, non ogm. Capace di sostituire non solo le cannucce di pura plastica, ma anche quelle di plastica pseudo ecologica, di carta ricoperta di plastica, di vetro, di acciaio ecc». Una soluzione che secondo la giovane manager è: «semplice, essenziale, resistente, utile, colorata, bella».

Tutto è nato con un unico scopo: limitare il consumo della plastica. «A darci l’idea è stato un ristoratore di Bristol che in un’intervista alla Bbc spiegava di aver smesso di usare le cannucce di plastica e di essere in cerca di una alternativa valida». «La nostra cooperativa da sempre produce pasta, un prodotto flessibile e facile da modellare: da qui l’idea di usare una pasta forata per farne cannucce».

Dal food al no food, dalla gastronomia al design. In questi tre anni Canù ha sollevato una grande attenzione, riscuotendo numerosi premi.

Eco design

«Tutto ha avuto inizio nel 2020 quando Adi (Associazione per il Disegno Industriale) ci ha contattati e invitati a partecipare alle selezioni per l’Adi Design Index 2020». Un indice che rappresenta la selezione annuale del miglior design italiano.  «L’esito delle procedure di selezione è stato positivo e abbiamo avuto l’onore di esser stati scelti per la pubblicazione».

«Canù è un piccolo ma decisivo contributo – si legge nell’Index – per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’emergenza ambientale causata dall’impiego di plastiche monouso». L’Unione Europea si è già dichiarata contro la plastica monouso, ma l’industria fatica a trovare risposte convenienti.

Canù rappresenta la migliore soluzione alternativa: capace di rimanere integra per un uso prolungato a oltre 45 minuti nei test di laboratorio, non ha sapore e non produce alterazioni organolettiche nella bevanda, è caratterizzata da lunghezze e colori diversi. «Una vera opera di design: la pubblicazione sull’ADI Design Index 2020 ci ha permesso di partecipare alla XXVII edizione del Premio Compasso d’Oro, che ha avuto come tema “Sviluppo Sostenibile Responsabile”».

Una sequela di premi

Da lì è partita una catena ininterrotta di successi per Canù. Menzione speciale nel 2021 nella categoria ecodesign al premio “Innovazione Amica dell’Ambiente 2021”, promosso da Legambiente con il patrocinio del Ministero della Transizione Ecologica. Finalista nell’estate 2022 ai Sustainable Food Awards, promossi da Ecovia Intelligence (società inglese di ricerca, consulenza e formazione per lo sviluppo sostenibile), nella categoria “nuovo prodotto sostenibile”.

Al Biofach 2022, l’unico che si è tenuto in estate, la Coop Campo ha presentato la nuova versione di Canù. Ovvero una lattina in banda stagnata contenente 30 cannucce, destinata alla vendita nei bar e nei negozi, per consentire di acquistare ed utilizzare Canù direttamente a casa. «Il prodotto è sostenibile a 360° – testimonia Erika -: oltre alle cannucce 100% biodegradabili, la lattina è perfettamente riutilizzabile». Un’innovazione premiata a Norimberga come “Miglior nuovo prodotto” nella sezione no food.

In ultimo, a settembre 2022, Canù ha partecipato ai World Beverage Innovation Awards, promossi da FoodBev Media (specializzata nell’analisi di cambiamenti, tendenze e innovazioni nell’industria alimentare e delle bevande a livello internazionale), che celebrano l’eccellenza e l’innovazione nel mondo del beverage. Tra le candidature provenienti da oltre 20 paesi europei, Canù è stata selezionata tra i 4 finalisti della categoria “Miglior nuovo brand/attività” e alla cerimonia di premiazione tenutasi al Drinktec di Monaco, è stata proclamata come vincitrice.

La sfida di salvare il Pianeta

«L’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite – ricorda Erika – prevede, al n. 14, di conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile». Tra gli obiettivi fissati vi è, nello specifico, quello di ridurre ogni forma di inquinamento marino. Ogni anno finiscono in mare dai 4 ai 12 milioni di tonnellate di plastica; sono 134 le specie tra pesci, uccelli, tartarughe e mammiferi marini che, solo nel mar Mediterraneo, sono vittime dell’ingestione di plastica: gli effetti di un tale accumulo di plastica nell’apparato digerente sono, purtroppo, quasi sempre mortali. È importante inoltre ricordare che gli agenti chimici con cui vengono trattate le plastiche possono essere rilasciati nell’acqua, alterando gli equilibri dell’ecosistema marino e creando dei pericoli sia per l’economia che per la salute collettiva.

«Spesso si ha l’impressione – osserva Erika – che il continuo mettere in evidenza la complessità delle sfide che ci attendono per salvare il Pianeta sia un modo per spingerci a non cominciare mai, a rimanere bloccati in attesa che altri ci salvino». «Alla Campo essere “spettatori non protagonisti” – conclude – è una dimensione che non ci appartiene: ai problemi anche più complessi rispondiamo partendo dalle cose più umili, cambiando le cose più semplici, ripensando le cose più vicine a noi».

CON LA NOCELLARA DEL BELICE PARTE LA CAMPAGNA OLEARIA DI ENZO SIGNORELLI

CON LA NOCELLARA DEL BELICE PARTE LA CAMPAGNA OLEARIA DI ENZO SIGNORELLI

La siccità non ha condizionato il risultato quali-quantitativo degli oliveti secolari cresciuti sulle pendici dell’Etna di questa azienda certificata da Suolo e Salute

«Oggi faremo la prima molitura del nostro Nocellara del Belice, iniziando la campagna di raccolta 2022-23». «Tra pochi giorni toccherà al Nocellara Etnea dei nostri oliveti di Ragalna e Santa Maria di Licodia, sul vulcano e alla varietà Biancolilla».

Lo scrive a Suolo e Salute Enzo Signorelli, premiato produttore di esclusivi oli extravergini bio sulle pendici dell’Etna (ne abbiamo parlato qui).

Parte così una nuova campagna caratterizzata dalla siccità estiva che comunque, negli olivi secolari di Signorelli, non ha condizionato il risultato quali-quantitativo.

Il fascino del prodotto che fa bene alla salute

«Lo scorso settembre a Torino – racconta Signorelli – i nostri extravergini d’oliva siciliani sono stati protagonisti del Laboratorio del Gusto sulla Biodiversità dell’Etna». Un evento sold out voluto da Slow Food Italia durante il Salone del Gusto/Terra Madre 2022.

L’importanza dell’olio Evo nell’alimentazione è universalmente riconosciuta, e l’attenzione rivolta all’olio italiano di qualità lo dimostra. «Molti si sono compiaciuti nell’apprendere che tutti i nostri Evo Biologici hanno l’Health Claim europeo EU 432/2012 per gli oli ad alto valore nutrizionale».

«Una caratteristica a cui prestiamo grande attenzione, ottenuta grazie alle buone pratiche applicate in campo, in oleificio, nella conservazione e nel trasporto degli extravergini».

Per il secondo anno consecutivo Signorelli ha ricevuto la Chiocciola di Slow Food, il riconoscimento più importante della Guida agli Extravergini di Slow Food, riservato a pochissimi produttori italiani che raggiungono valori elevati in Qualità e Sostenibilità.

Testimonial dell’extravergine di qualità

«Pochi giorni prima a Milano – continua Enzo Signorelli nella sua lettera – mi ero trovato in una situazione piacevole, divertente quanto unica: essere fotografato dal grande Oliviero Toscani».

Per il secondo anno consecutivo l’azienda familiare di Signorelli sarà infatti Volto dell’Olio 2023 di LODO (L’Orciolo d’Oro), la guida e il concorso internazionale più antico e prestigioso del mondo. «In due anni LODO ha assegnato tre premi Orciolo D’Oro ai nostri EVO e all’azienda. Un riconoscimento e uno stimolo potente a continuare sulla strada che abbiamo intrapreso».

Il processo produttivo seguito da Signorelli prevede che l’extravergine riposi a lungo in atmosfera controllata prima di andare in bottiglia. «Una pratica che osserviamo scrupolosamente, che serve a raggiungere l’equilibrio ottimale dell’olio d’oliva».

IL GOVERNO USCENTE LASCIA UNA DOTE DA 24 MILIONI PER IL BIO

IL GOVERNO USCENTE LASCIA UNA DOTE DA 24 MILIONI PER IL BIO

Biofiliere e biodistretti: Il Sottosegretario Francesco Battistoni ha firmato proprio in chiusura del suo incarico l’atteso decreto a favore del settore biologico

Una delle ultime iniziative agricole del Governo Draghi è stato il via libera al piano per lo sviluppo del bio che riceve in dote 24 milioni di euro per il biennio 2020-2021. Lo ha reso noto il sottosegretario Francesco Battistoni (rieletto alla Camera nel collegio uninominale Marche – 01 di Ascoli Piceno).

«Dopo l’intesa – ha detto  – raggiunta in Conferenza Stato Regioni, ho firmato il decreto ministeriale riservato al settore biologico che disciplina i criteri e le modalità per l’attuazione degli interventi volti a favorire le forme di produzione agricola a ridotto impatto ambientale e per la promozione di filiere e distretti di agricoltura biologica».

Favorire l’aggregazione

Il decreto prevede di destinare risorse specifiche stanziate nel fondo per l’agricoltura biologica pari a 24 milioni di euro per il 2020 e il 2021, con l’obiettivo di favorire forme aggregative e partecipative nei rapporti tra i differenti soggetti delle filiere biologiche implementando la transizione ecologica del comparto, lo sviluppo, la collaborazione e l’integrazione fra i soggetti della filiera, stimolare le relazioni di mercato e garantire ricadute positive sulla produzione agricola di prossimità e sull’economia del territorio.

«Con tale decreto – ha aggiunto Battistoni – vengono finanziati sia progetti nazionali, promossi dalle filiere e dalle associazioni biologiche, sia progetti favoriti dai distretti biologici in ambito locale».

Più conoscenza e promozione

«La finalità del decreto – ha concluso – è proprio quella di aumentare la conoscenza, l’informazione, i servizi di consulenza e la promozione del settore biologico italiano che, ricordo, essere uno dei settori strategici del nostro agroalimentare».

 

RAFFORZARE LA PARTNERSHIP TRA BIO E AGRONOMI

RAFFORZARE LA PARTNERSHIP TRA BIO E AGRONOMI

Il messaggio di Francesco Romano, presidente Aiab, intervenuto al XVIII Congresso nazionale dei Dottori Agronomi e Forestali a Firenze: «Il biologico è lo strumento più adeguato per rispondere alle sfide ambientali»

«Rafforzare la partnership tra bio e Agronomi e affrontare le sfide ambientali per la mitigazione dei cambiamenti climatici e la riduzione degli impatti del comparto primario».

Il ruolo del bio

«Il biologico, infatti, è uno strumento concreto per affrontarle e in questo momento ha a disposizione risorse importanti». È il messaggio lanciato dal presidente nazionale di Aiab (Associazione Italiana Agricoltura Biologica), Giuseppe Romano al XVIII Congresso nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali a Firenze.

«La presenza di Aiab – ha dichiarato Romano – ribadisce il nostro ruolo di interlocutore istituzionale di riferimento per i dottori agronomi e dottori forestali ed è un segnale di come il biologico non venga più considerato come un semplice metodo di produzione per prodotti di nicchia, ma abbia in modo definitivo affermato il riconoscimento strutturato e formale all’interno del mondo dei tecnici e delle produzioni agroalimentari».

Per poi aggiungere: «il nostro ruolo è fondamentale per guidare la transizione agro-ecologica delle aziende anche per fare in modo che le risorse a disposizione attualmente nella programmazione Pac 2023-2027 si possano trasformare da sussidi a veri e propri investimenti».

Consulenza tecnica decisiva

«Per continuare in questo percorso di affermazione del settore, la consulenza tecnica rimane necessaria ed è quindi importante che i tecnici come i dottori agronomi e dottori forestali continuino a investire nella formazione per offrire una consulenza altamente professionale alle aziende di tutto il comparto agroalimentare».