Suolo e Salute

Mese: Novembre 2021

FORTE IMPULSO DEL BIO SULLE POLIZZE PER I RISCHI CLIMATICI

FORTE IMPULSO DEL BIO SULLE POLIZZE PER I RISCHI CLIMATICI

Nel triennio 2017-19 la platea delle aziende bio assicurate è aumentata del 35% anno manifestando una maggiore sensibilità rispetto alla prevenzione dei danni da gelo, siccità e alluvione

Cresce a doppia cifra nel biologico l’adesione al sistema assicurativo agricolo agevolato. Nel triennio 2017-2019, in base ai dati elaborati da Ismea e pubblicati nel Rapporto sulla gestione del rischio nell’agricoltura biologica 2021, la platea delle aziende bio che hanno sottoscritto polizze agevolate contro gli eventi atmosferici è aumentata al ritmo del 35% l’anno (contro il +2% medio annuo registrato per le aziende convenzionali), arrivando a sfiorare i 500 milioni di euro di valore assicurato nel 2019.

La propensione assicurativa

Rispetto al totale delle aziende bio, quelle assicurate rappresentano oggi una quota dell’8% (nel 2016 era del 3,5%), mentre le superfici coinvolte hanno raggiunto il 4,2% del totale, a fronte del 2,2% di quattro anni prima. In pratica, una fotografia della propensione assicurativa del mondo produttivo biologico, che si sta avvicinando, anno dopo anno, a quella dei produttori convenzionali che annoverano una quota assicurata di circa il 10% di aziende e di superfici sul totale nazionale.

Minore polarizzazione Nord-Sud rispetto al convenzionale

Rispetto al mercato assicurativo agevolato nel suo complesso, il settore del biologico presenta però una polarizzazione a livello geografico meno marcata. Il ruolo del Nord è sempre preponderante, con oltre il 67% del valore assicurato, ma lo squilibrio con le altre macro-ripartizioni del Paese (16,4% il Centro, 16,2% il Sud) è meno accentuato rispetto all’intero mercato, in coerenza con la più equilibrata distribuzione per macroaree del biologico.

Forte crescita nel Sud

Un divario che, sulla base delle dinamiche attuali, è destinato peraltro a ridursi ulteriormente, data la forte crescita osservata nelle regioni del Mezzogiorno con il più 59% del valore nel 2019 e il più 34% del tasso di crescita medio annuo dal 2016. Dal confronto con il mercato assicurativo nel suo complesso, da notare che i rischi catastrofali sono relativamente più assicurati nel biologico, segmento che sembra di conseguenza mostrare una maggiore sensibilità e attenzione alle implicazioni di gelo e brina, siccità e alluvione, eventi che i cambiamenti climatici stanno rendendo più frequenti e impattanti in termini di danni alle coltivazioni.

Fonte: Terra e Vita

LA COP26 TENGA CONTO DELL’IMPEGNO DEL BIO NEL MITIGARE L’EFFETTO SERRA

LA COP26 TENGA CONTO DELL’IMPEGNO DEL BIO NEL MITIGARE L’EFFETTO SERRA

D’Elia (Suolo e Salute): «A Glasgow occorre premiare gli sforzi degli agricoltori biologici». «L’attenzione che pongono alla fertilità organica e alla biodiversità dei suolo consente di sequestrare fino a mezza tonnellata di carbonio ad ettaro all’anno»

«La Cop26 è l’ultima spiaggia di fronte alla sfida dei cambiamenti climatici che incombono sul pianeta». È l’ammonimento con cui il Principe Carlo, erede al trono del Regno Unito, pioniere del biologico in Inghilterra, ha aperto i lavori della 26a Conferenza sul clima delle Nazioni Unite, presieduta da Gran Bretagna e Italia, che si tiene in questi giorni a Glasgow, in Scozia. Un appello, quello di Carlo, che vuole scongiurare che anche questo appuntamento con la storia termini con un nulla di fatto.

L’assist del G20

L’ultimo accordo importante sul clima è stato infatti siglato a Parigi nel 2015. L’obiettivo era fermare il riscaldamento globale, ed è un traguardo più che mai urgente anche oggi, alla luce dei guasti causati dal climate change, prima di tutto sull’agricoltura. Il G20 di Roma presieduto dal Premier Mario Draghi ha lanciato un assist alla Cop26 fissando l’obiettivo di contenere a 1,5° l’aumento delle temperature medie nel 2050. Mezzo grado in meno rispetto a quanto fissato prima, e soprattutto un limite temporale a dimensione più umana rispetto alla fine del secolo tracciata in precedenza. Può bastare? Sicuramente no, soprattutto se “i mezzi non giustificano il fine”. Piantare mille miliardi di alberi entro il 2030, uno degli slogan lanciati dal G20, può sembrare un obiettivo concreto, ma di difficile contabilità. E nonostante la grandezza del numero, non è paragonabile all’impegno degli agricoltori di tutto il mondo nel piantare e coltivare un numero ben maggiore di piante.

La rilevanza strategica della buona agricoltura

«La Cop 26 – è l’augurio di Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute – deve porre l’accento sulla rilevanza strategica della buona agricoltura nelle azioni di contrasto e mitigazione dei cambiamenti climatici».

Il comparto primario è infatti, allo stesso tempo, il settore più colpito dagli effetti dei cambiamenti climatici ma anche la possibile cura. Tra nubifragi e siccità, in Italia è salita del 60%, nel corso del 2021 l’incidenza degli eventi estremi. In estate a causa della perdurante siccità si è raggiunto il record di incendi, con più di 103 mila ettari bruciati in soli 8 mesi. Terreni che diventano fortemente esposti all’erosione innescata dai nubifragi di questi giorni. «Ma l’agricoltura – afferma D’Elia –quella biologica soprattutto, è la più importante alleata contro inquinamento ed effetto serra». Oggi l’attenzione dei decisori politici si è incentrata sul suolo, per il suo importante ruolo di “carbon sink” (pozzo di carbonio). «Il biologico lo ha capito per primo: l’attenzione a pratiche in grado di aumentare la fertilità organica e la biodiversità microbica dei suoli ha un ruolo fondamentale nell’assorbimento dell’anidride carbonica, arrivando a sequestrare oltre mezza di tonnellata di carbonio equivalente ogni anno». «La Cop26 deve tenere conto di questo impegno degli agricoltori biologici».