Suolo e Salute

Mese: Maggio 2020

Aziende biologiche: il 73% dichiara di essere in crisi a causa del Covid 19

Aziende biologiche: il 73% dichiara di essere in crisi a causa del Covid 19

Quanto ha inciso l’effetto della pandemia da Covid 19 sul biologico? Al quesito ha risposto la Fondazione italiana per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica (FIRAB). La Fondazione – insieme ad AIAB, Assobiodinamica e Federbio – ha analizzato i dati di una consultazione on-line, promossa anche da Suolo e Salute, per rilevare l’impatto della pandemia da Covid 19 sulle aziende biologiche italiane. Dai dati è emerso che due aziende bio su tre sono in difficoltà. Al sondaggio, iniziato il 25 marzo e durato per tutto il lockdown, hanno partecipato quasi 400 produttori biologici. Dall’analisi è emerso che il 73% delle aziende sono state investite dalla crisi. In termini di liquidità, il 65% delle aziende ha dichiarato di poter resistere al massimo tre mesi, senza una concreta ripresa, e poco meno del 10%, grazie alla vendita online, ha dichiarato di poter resistere ancora un anno.

I produttori dichiarano che la maggior difficoltà riscontrata è legata ai canali di distribuzione che prevedono maggior mobilità rispetto ad altre soluzioni. Ha inciso molto il fatto di doversi recare dal produttore per la vendita diretta o la chiusura di ristoranti e locali o l’impedimento di tenere mercatini e fiere in diverse Regioni, “vetrine” fondamentali per il 24% degli intervistati. Tutto ciò considerato che il 66,3% delle aziende ha operato in passato anche in vendita diretta, il 27% tramite cooperativa/consorzio, attraverso i gruppi di acquisto solidale (GAS) il 22% dei rispondenti.

“Le nostre aziende – dichiarano le associazioni di categoria del biologico – hanno in primo luogo bisogno di ascolto, come testimonia l’ampia adesione a questo sondaggio. Le esigenze dei produttori biologici vanno comprese e servono misure adeguate, se si vuole salvare un comparto fondamentale per una fase 2 ‘green’. Chiediamo, dunque, che venga snellita la procedura burocratica per garantire la fruizione dei fondi messi a disposizione per l’uscita dall’emergenza economica e sociale. Abbiamo infine una proposta concreta, oltre alla liquidità necessaria subito, che comporta solo un’azione di snellimento burocratico e organizzativo: si renda immediatamente efficace l’erogazione di risorse della Politica Agricola Comunitaria (PAC) e del Programma di sviluppo rurale (PSR) già a bilancio, che non derivano da prestiti o debiti per Stato o Regioni”.

Fonte: https://www.repubblica.it/economia/rapporti/osserva-italia/osservacibo/2020/05/07/news/aziende_del_bio_in_crisi_due_su_tre_possono_resistere_al_massimo_tre_mesi-255928452/

Il mercato biologico online

Il mercato biologico online

L’emergenza del coronavirus ha spinto molti agricoltori ad affidarsi alla vendita online dei propri prodotti agroalimentari, prediligendo così il servizio a domicilio.

Ismea ha realizzato il rapporto “il mercato italiano online dei prodotti agroalimentari biologici”, all’interno delle attività del progetto DIMECOBIO III, ed evidenzia come sia forte l’interesse dei consumatori a comprare prodotti biologici, con varie modalità, su diverse piattaforme web.

Consulta il rapporto Il mercato italiano online dei prodotti agroalimentari biologici

Fonte: http://www.sinab.it/bionovita/vendita-online-il-mercato-dei-prodotti-agroalimentari-biologici

“Considera la Terra”: lezioni dal passato per una nuova modernità

“Considera la Terra”: lezioni dal passato per una nuova modernità

Che cosa succederà dopo la pandemia? Cambierà qualcosa?

Queste sono alcune delle domande che più ci facciamo in questo particolare momento storico, cui non riusciamo ancora a identificare una risposta corretta, ma che ci spinge a pensare a dei cambiamenti, a livello sociale, ma anche ambientale.

Domande che si fanno anche nel mondo dell’agricoltura, domande cui spesso viene risposto che è ora il momento di agire, di pensare a un futuro più sostenibile, a un’agricoltura che guarda più al biologico. Un cambiamento che già in parte è avviato, poiché con il diffondersi del coronavirus abbiamo osservato come le persone siano diventate più consapevoli, dal mangiare meno e meglio e nello scegliere prodotti ecosostenibili e soprattutto biologici. I dati dei consumi dei primi tre mesi dell’anno, infatti, delineano un quadro molto chiaro sulle preferenze degli italiani e il biologico, è in rapporto il comparto dell’agroalimentare più in crescita.

In questo periodo, dove siamo stati costretti, ma in maniera piacevole in questo caso, a trovare più tempo per noi stessi, giunge un consiglio: leggete “Considera la Terra” di Lord Northbourne, scritto nel 1940. Un manifesto dell’agricoltura organica, nel quale si denuncia l’industrializzazione dell’agricoltura e l’abuso di chimica nei campi: una denuncia che dopo 80 anni è ancora molto attuale. Temi questi molto cari al prof. Garofalo, fondatore dell’Associazione Suolo e Salute; infatti, il pensiero di Lord Northbourne, agronomo e profondo conoscitore delle religioni e delle filosofie tradizionali, individua la malattia della società moderna nella rottura del legame tra l’uomo e la natura. Tale pensiero è stato ispiratrice per il prof. Garofalo e precursore del movimento che ha gettato le fondamenta dell’agricoltura biologica. Con questo libro, Lord Northbourne ha tracciato una guida alla tutela della terra, anticipando i problemi causati dall’industrializzazione agricola e proponendo il ritorno a un rapporto con la terra che ne rispetti i ritmi e le diversità: elabora una visione dell’esistenza incentrata sull’interrelazione tra Dio, umanità e suolo, che permetta di immaginare uno stile di vita alternativo a quello odierno, spesso caratterizzato da un sistema economico basato sullo sfruttamento indiscriminato e miope delle risorse naturali.

Rileggere questo saggio, nel momento storico che stiamo vivendo, potrebbe aiutare il lettore a capire il vero rapporto tra uomo e natura a cui – in una nuova dimensione e in chiave moderna – bisogna tornare.

Fonte: https://www.corriere.it/pianeta2020/20_aprile_19/considerate-terra-se-costruirete-futuro-lezione-lord-contadino-scritta-1940-a99e3146-7da9-11ea-bfaa-e40a2751f63b.shtml

La cultura del biologico può aiutare a costruire una nuova economia

La cultura del biologico può aiutare a costruire una nuova economia

Il Biodistretto Casentino, fin da quando è stato istituito nel maggio del 2014, ha sempre cercato di promuovere, diffondere e tutelare la “cultura del biologico” come filosofia e modalità di produzione, mettendo al centro la qualità del cibo, l’etica del lavoro e il rispetto della biodiversità.

In questo periodo complesso a causa dell’emergenza del coronavirus, il Biodistretto, in collaborazione con il Gruppo di Acquisto Solidale Casentino, ha redatto una lista completa delle aziende casentinesi che fanno vendita diretta o a domicilio, in modo da promuovere gli acquisti dai produttori locali.

Oggi più che mai, il Biodistretto sostiene la necessità di pensare a un futuro più sostenibile e un’economia di rispetto. Al primo posto mettere i valori del lavoro e della solidarietà, rispetto per il corretto e informato incontro tra consumatore e produttore, rispetto e difesa dell’ambiente e degli esseri viventi, anche attraverso la riduzione o l’eliminazione di fattori inquinanti e ricorso a fonti di energia rinnovabile, rispetto economico per tutti gli attori di una filiera produttiva e per il consumatore/utilizzatore finale.

L’agricoltura biologica, in particolar modo la sua essenza, può essere un punto di partenza per costruire una nuova economia.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2020/04/biodistretto-casentino-cultura-biologico-nascere-nuova-economia/

Stop a fondi pubblici per agricoltura intensiva: così si riduce il rischio di future pandemie

Stop a fondi pubblici per agricoltura intensiva: così si riduce il rischio di future pandemie

 “Avremo un pianeta e una vita sani solo se cambiamo drasticamente il modo in cui trattiamo gli altri esseri viventi, animali negli allevamenti intensivi compresi”. Queste sono le parole di Ilaria Capua, direttrice della One Health Center of Excellence dell’Università della Florida, che insieme a Greenpeace, denunciano l’agricoltura e gli allevamenti intensivi: “E’ probabile che gli allevamenti intensivi, in particolare di pollame e suini, nei quali gli animali sono tenuti a stretto contatto e in numero molto elevato, oltre che movimentati su grandi distanze, possano far aumentare la trasmissione di malattie”.

L’allevamento degli animali “è il principale motore della distruzione globale delle foreste e i ricercatori stimano che il 31% delle epidemie di malattie emergenti sia legato al cambiamento nell’uso del suolo – tra queste Hiv, Ebola e Zika – causato dall’invasione umana nelle foreste pluviali tropicali”, dice Greenpeace.

Non solo prediligono il probabile diffondersi di malattie ma agricoltura e allevamenti intensivi ricevono anche molti più sussidi dell’agricoltura sostenibile.

“La stragrande maggioranza di questi pagamenti sostiene le aziende intensive più grandi, che forniscono oltre il 72% dei prodotti di origine animale nell’Ue, mentre le aziende più piccole continuano a scomparire. Quasi tre milioni di allevamenti hanno chiuso tra il 2005 e il 2013, quasi un terzo di tutti gli allevamenti dell’Ue. L’Italia, tra il 2004 e il 2016, ha perso oltre 320 mila aziende (un calo del 38 per cento)”.

Greenpeace chiede, così, all’Unione Europea e ai governi nazionali di garantire una transizione giusta ed equa fornendo aiuti finanziari agli agricoltori su piccola scala, che badano a migliorare la salute dell’uomo e degli animali, oltre a quella delle piante e dell’ambiente, e che potrebbero rischiare di perdere i propri mezzi di sussistenza.

Fonte: https://www.cambialaterra.it/2020/04/stop-ai-fondi-pubblici-per-lagricoltura-intensiva-e-sostegno-allagricoltura-su-piccola-scala/

IL FUTURO? L’AGRICOLTURA “CIVICA”.

IL FUTURO? L’AGRICOLTURA “CIVICA”.

La Scuola di agraria dell’Università di Firenze, ha pubblicato uno studio sulla diffusione dei contagi in base al tipo di agricoltura praticata, prendendo in esame quattro tipologie di aree coltivate.

“Considerato il dato medio nazionale della diffusione del coronavirus, pari a 47 casi ogni 100 kmq, nelle aree ad agricoltura intensiva l’intensità del contagio sale a 94 casi ogni 100 kmq, mentre nelle aree ad agricoltura non intensiva il dato scende a 32 casi ogni 100 kmq” spiega Mauro Agnoletti, coordinatore del gruppo di ricerca dell’ateneo toscano.

“Nelle aree della Pianura Padana ad agricoltura intensiva si registrano 138 casi ogni 100 kmq, mentre in quelle ad agricoltura non intensiva la media scende a 90 casi ogni 100 kmq. Mentre le aree a media e bassa intensità energetica, dove sono concentrate il 68% delle superfici protette italiane, sono invece meno colpite dal coronavirus SARS-CoV-2. Queste aree sono distribuite soprattutto nelle zone medio collinari, montane alpine e appenniniche, caratterizzate da risorse paesaggistiche, naturalistiche ma anche culturali, storiche e produzioni tipiche legate a criteri qualitativi più che quantitativi”, rivela lo studio.

Soffermandoci ad analizzare i dati raccolti dall’Università di Firenze, dall’aumento della consapevolezza di scegliere di rifornirsi dal rivenditore locale per salvaguardare la propria salute e scegliere di mangiare sano, se guardiamo al futuro, a cosa ci vuole per uscire dalla crisi economica e sociale che l’emergenza sanitaria ci sta imponendo, vediamo come l’agricoltura civica sia una possibile soluzione al problema.

Agricoltura civica intesa come un sistema di agricolture, cui concorrono strumenti di supporto reciproco tra agricoltori e consumatori, e stili di consumo consapevole, abbracciando tante anime della cosiddetta economia civile. A vario titolo vi rientrano, infatti, le cooperative agricole e i soggetti dell’agricoltura sociale o le esperienze di CSA (community-supported agricolture); ne sono un pilastro i gruppi di acquisto solidale (i GAS) e le reti che li alimentano.

Fonte: https://valori.it/agricoltura-civica-coronavirus/