Suolo e Salute

Anno: 2017

Basilicata, “Granotill per la cultura”: in arrivo dal Psr 30 mln per la semina su sodo

Basilicata, “Granotill per la cultura”: in arrivo dal Psr 30 mln per la semina su sodo

Semina Diretta 2.0, organizzazione no profit per la divulgazione delle tecniche di semina su sodo in agricoltura, ha organizzato a Matera una manifestazione intitolata “GraNOtill della Cultura”. L’appuntamento si è svolto sabato 30 settembre e domenica 1 ottobre, con un focus specifico su “La semina diretta nei sassi”. Hanno partecipato all’appuntamento istituzioni, scuole e mondo agricolo, tra cui tecnici e specialisti di FAO, Unesco e Ispra.

Tanti gli spunti di riflessione sul tema e le iniziative concrete. L’assessore all’agricoltura della Basilicata, Luca Braia, ha annunciato un importante stanziamento di fondi per la semina su sodo, attraverso lo strumento del Psr.

Semina su sodo “antidoto” alla desertificazione

«Abbiamo organizzato il GraNOtill della cultura perché riteniamo che per raggiungere l’obiettivo della conservazione del suolo sia indispensabile il coinvolgimento e la sensibilizzazione degli addetti ai lavori, e per questo è fondamentale lavorare sulla formazione, ma anche sull’opinione pubblica e delle istituzioni attraverso eventi di grande rilevanza».

A spiegare gli intenti dell’evento, Lino Falcone, presidente di Semina Diretta 2.0. Quello della semina su sodo è un nodo cruciale per l’Italia. Di recente, il WWF ha spiegato che un quinto (il 21%) del territorio italiano è interessato dalla desertificazione. Il 41% di tale fenomeno riguarda le regioni meridionali.

Per rispondere quindi alla perdita di fertilità del suolo, la ong si propone di diffondere una tecnica antica, ma molto efficace: la semina su sodo, anche chiamata no till o semina diretta.

«Questa tecnica – spiega ancora Falcone – rappresenta una soluzione in grado di fornire grandi vantaggi per la collettività, grazie al ridotto impatto ambientale e alla conservazione del suolo, e per gli agricoltori, che possono ottimizzare la gestione aziendale con una resa che in alcune situazioni può anche essere maggiore rispetto alle tecniche tradizionali».

Per contribuire alla diffusione della tecnica, Semina Diretta 2.0 ha messo insieme un comitato operativo di professori, ricercatori, agricoltori e tecnici. L’obiettivo è di formare tali operatori per portare l’informazione direttamente sul campo e tramite una serie di infopoint, presidi territoriali a diretto contatto con gli agricoltori.

La semina su sodo incontra poi le battaglie e le tecniche di chi decide di dire no a pesticidi e altri agenti chimici:

«Passo fondamentale e assolutamente innovativo – conclude Falcone – è il progetto di semina diretta in regime di agricoltura biologica, affinché anche questo settore possa contribuire alla conservazione del suolo».

Psr Basilicata: 30 milioni per la semina su sodo

Intervenuto durante la due giorni, l’assessore all’agricoltura regionale, Luca Braia, ha dato importanti segnali per lo sviluppo di tale tecnica in Basilicata. La regione, infatti, istituirà un osservatorio sulla semina su sodo, coinvolgendo il dipartimento Agricoltura, la ong Semina Diretta 2.0, Alsia e l’Università della Basilicata.

Annunciato inoltre un investimento importante per il settore: 30 milioni di euro dalla misura 10 del Psr 2014-2020. L’obiettivo è di portare le superfici coltivate con semina su sodo dalle poche centinaia di oggi ai 20mila ettari.

«L’agricoltura della Basilicata – ha dichiarato Braia ad Agronotizie – apporta un grande contributo alla lotta all’uso indiscriminato di pesticidi e al dissesto idrogeologico, quindi alla desertificazione e all’inquinamento attraverso il sostegno alla coltivazione sul sodo (bando Psr chiuso nel giugno scorso), in un territorio che vede circa 140mila ettari destinati alla cerealicoltura, dove questa tecnica può applicarsi».

L’assessore ha poi delineato gli interventi previsti dalla Regione:

«Si portano da qualche centinaia a quasi 20mila gli ettari interessati da questa tecnica e vedrà 513 aziende coinvolte, a cui verrà riconosciuta una dotazione finanziaria minima di 281 euro per ettaro. Saranno infatti resi disponibili circa 30 milioni di euro agli agricoltori del comparto cerealicolo lucano per i prossimi 5 anni».

FONTI:

http://www.adnkronos.com/lavoro/dati/2017/10/02/semina-diretta-frena-desertificazione-matera-granotill-della-cultura_XhXRLd154vZiV2Hb6cpF4H.html?refresh_ce

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2017/10/03/psr-basilicata-30-milioni-per-gli-ettari-a-ridotta-lavorazione/55772

http://www.wwf.it/news/notizie/?31300/Giornata-Mondiale-desertificazione

Sicurezza alimentare e ruolo dell’agricoltura bio: incontro a Roma

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L’ Organic Action Network italiano, in collaborazione con IFOAM e i governi italiano e messicano, presenta un incontro sul tema della sicurezza alimentare, indagato attraverso le potenzialità dell’agricoltura biologica. L’appuntamento è a Roma, presso la sede della FAO, venerdì 13 ottobre, dalle ore 13.

Ecco tutte le informazioni sull’evento e il programma.

Sicurezza alimentare: quale ruolo per il bio?

Partiamo dal titolo. L’evento – tecnicamente un side-event della 44esima plenaria del Comitato sulla Sicurezza Alimentare della FAO – è stato così denominato dagli organizzatori: Accrescere la sicurezza alimentare attraverso pratiche agricole sostenibili. Quale ruolo per l’agricoltura biologica?

L’idea è quella di passare in rassegna “le molteplici funzioni dell’agricoltura biologica”, in particolare quelle che possono dare un contributo concreto ai temi dalla sicurezza in campo alimentare, così come al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dell’ONU.

«La sostenibilità – scrivono gli organizzatori presentando l’evento – haa che fare con l’integrità ecosistemica, il benessere sociale e la resilienza economica. L’evento si pone l’obiettivo di aiutare a comprendere come l’agricoltura biologica contribuisca ad ognuna di queste dimensioni di sostenibilità quando parliamo di sicurezza alimentare».

Durante l’appuntamento, si sottolineerà quindi il “potenziale straordinario” che offre l’agricoltura biologica. Un potenziale che deriva dall’approccio olistico di tali tecniche, che “combina la dimensione dell’ecosistema con l’inclusività sociale e la resilienza ambientale ed economica”.

Sarà in particolare indagato il contributo dell’agricoltura bio al raggiungimento di alcuni obiettivi SDG. In primis, il numero 2, che riguarda proprio la fame nel mondo. Non solo. Per gli organizzatori, l’agricoltura bio«aiuta anche a conseguire gli obiettivi 3. “Buona salute e benessere”, 6. “Acqua pulita e igiene”, 12. “Consumo e produzione responsabile”, 13. “Azione per il clima” e 15. “Vita sulla terra”».

Sicurezza alimentare a Roma: il programma

Gli interventi in programma aiuteranno i partecipanti ad avere un quadro completo sulle diverse caratteristiche dell’agricoltura bio. Caratteristiche “che la rendono cruciale per l’accrescimento della sicurezza alimentare, fornendo al contempo servizi per l’ambiente e per la salute sociale”.

Si parte alle 13 con i saluti istituzionali di rito, per poi introdurre Eva Torremocha, vice presidente di IfoamOrganics International. A seguire, intervento di un rappresentante del Crea.

Si passerà poi all’analisi di casi studio concreti: Messico e Italia. Nel secondo caso interverranno Matteo Bartolini, di Organic Action Network Italia, e Raffaella Mellano della Società Agricola Mellano S.S.

Alle ore 14 sarà la volta di Nadia Scialabba, Senior Officer per l’Organic Agriculture Programme della FAO. Seguirà un dibattito.

Concluderà i lavori l’ambasciatore Pierfrancesco Sacco, rappresentante permanente italiano all’ONU.

FONTI:

http://www.feder.bio/agenda.php?nid=1221

http://www.feder.bio/files/2030.pdf

La Via del Gusto 2017: torna a Monaco il Festival del Biologico

La Via del Gusto 2017: torna a Monaco il Festival del Biologico

Torna per il secondo anno consecutivo la “ Via del Gusto ”, evento green e Festival del Biologico nel Principato di Monaco. L’idea è di Paolo Sari, il primo chef stellato al mondo che usa esclusivamente prodotti biologici certificati.

Questa seconda edizione andrà in scena da giovedì 12 ottobre a domenica 15: tante le iniziative culturali, le occasioni per degustare prodotti genuini e le possibilità di incontro con chef stellati di fama mondiale.

Appuntamento presso il molo Antoine 1° del porto di Monaco. Lo stesso principato che lo scorso anno ha ospitato il Festival Internazionale del Biologico, il precursore dell’evento in oggetto

La Via del Gusto, da un’idea del Bio Chef Paolo Sari

Il Festival del Biologico di Monte Carlo è un evento green ideato da Paolo Sari. Per presentare la seconda edizione della Via del Gusto, lo chef ha scelto due strade. La prima, una presentazione dell’orto biologico che lo stesso Sari ha creato sulle alture del Principato. Un tempo abbandonato, che lo chef ha trasformato in “un’oasi verde dove crescono rigogliose piante da frutti e legumi di stagione rigorosamente biologici”.

La seconda strada è la radio. L’emittente Radio Monte Carlo è media partner ufficiale dell’evento: Sari ogni giorno, dall’1 al 15 ottobre, dal lunedì al venerdì e la domenica, lancia una serie di “Bio Pillole”. Si tratta di un appuntamento con cui dispensare suggerimenti sul bio agli ascoltatori, nonché news sugli appuntamenti del Festival.

La Via del Gusto, ci ha tenuto a sottolineare Sari durante la conferenza stampa di presentazione dell’evento, non riguarda solo il mondo bio. È un appuntamento tout court che guarda a temi come la sostenibilità e la tutela ambientale:

«Servono tre cose semplici e fondamentali all’uomo per vivere – ha spiegato Sari– Untetto, i vestiti e il cibo. La mia associazione Bio Chef Global Spiritcerca di sensibilizzare al rispetto del pianeta. È tempo di agire, di fare cose concrete e non solo parlare».

È importante, ha proseguito, sensibilizzare “soprattutto i più giovani: è questa la chiave per affidare alle nuove generazioni la tutela dell’ambiente e di tutto il nostro pianeta”. Nel programma, quindi, saranno presenti appuntamenti specifici per ragazzi e adolescenti.

Anche la solidarietà è al centro della kermesse. Due cene di gala sono state organizzate per raccogliere fondi a favore di due progetti sociali: la creazione di una scuola alberghiera in Madagascar e la realizzazione di un orto biologico pedagogico nelle Marche, a Tolentino, area colpita duramente dai recenti sismi.

La Via del Gusto: il programma

Passiamo ai punti principali del programma della kermesse.

Giovedì 12 ottobre, a partire dalle 19, verrà presentata questa seconda edizione della Via del Gusto, con il coinvolgimento di sponsor e partecipanti. Alle 20, Cocktail Dînatoire 100% biologico (solo su invito).

Venerdì 13, dalle 10, sarà inaugurato il Moses.Bio®, primo terreno di produzione agricolo con gestione biodinamica galleggiante sul mare. Il Moses sarà aperto per tutta la durata del Festival, dalle 10 alle 18, insieme al mercato biologico, con visite, degustazioni e possibilità di acquisto.

Sempre venerdì, dalle 15, concorso di innovazioni ecologiche, con inventori di ogni età. In concomitanza, presso le cucine del Monte Carlo Beach, dieci bambini accompagneranno altrettanti Chef del Principato nella preparazionedel Grand Gala Biologico: “Il Mercato dei Sapori”, che si svolgerà in serata, a partire dalle 19. In occasione della cena d’eccezione, anche la premiazione del piatto più delizioso.

Sabato 14 è la giornata dedicata a Chefs Love The Planet, evento in collaborazione con la Fondazione Principe Alberto II e Monaco Boat Service. A bordo di ogni imbarcazione sarà presente uno Chef Stellato, insieme a 2 partecipanti, per un totale di 8 imbarcazioni. In questa occasione, un produttore del mercato bio sarà associato a uno chef per la creazione di un piatto della tradizione della Riviera, con prodotti genuini locali.

In serata, gli stessi 8 Chef Stellati serviranno 8 opere d’arte alimentare, per la Cena di Gala “Chefs Love The Planet”.

Per ulteriori informazioni sulla Via del Gusto e prenotazioni, è possibile contattare gli organizzatori al numero +377 98 06 36 36 oppure via mail: organisation@thebiochef.com

FONTI:

http://www.radiomontecarlo.net/gallery/principato-di-monaco/239097/festival-del-bio-a-monaco-dal-12-al-15-ottobre.html

Ingegneria genetica, IFOAM: “Nuove tecniche da etichettare come OGM”

Ingegneria genetica

Ifoam Ue è chiara. Le coltivazioni derivanti dalle nuove tecniche di ingegneria genetica, insieme ai loro prodotti, devono essere esplicitamente bollate come OGM e dovrebbero per questo rientrare all’interno della legislazione europea sugli organismi geneticamente modificati.

L’appello arriva in occasione di un appuntamento sul tema svoltosi a Bruxelles, organizzato dalla Commissione Europea. La stessa Commissione che, secondo Ifoam, “ha ritardato la pubblicazione della propria interpretazione legale” su tali nuove tecniche di ingegneria genetica.

Per ribadire il messaggio, un rappresentante della federazione ha partecipato al dibattito nella capitale belga.

Ingegneria genetica: l’incontro a Bruxelles

Il 28 settembre, a Bruxelles, la Commissione Europea ha organizzato una conferenza dal titolo “Modern Biotechnologies in Agricutlure – Paving the way for responsible innovation”. Durante il dibattito, gli stakholder del settore sono stati chiamati a discutere delle nuove biotecnologie nel campo agricolo, in modo da aprire la strada a una “innovazione responsabile”.

In particolare, al centro del convegno, il cosiddetto genome editing, l’editazione dei singoli geni. Una tecnica nota anche come Crispr Cas9. Cosa vuol dire?

Crispr è acronimo di clustered regularly interspaced short palindromic repeats, ovvero brevi ripetizioni palindrome, raggruppate e separate a intervalli regolari. Cas9 si riferisce invece alla proteina associata a Crispr. In sostanza la tecnica consente di esplorare qualsiasi tipo di Dna, ricercando determinate sequenze e tagliandole all’occorrenza. Crispr Cas9 è stato utilizzato ad oggi per diversi scopi, come la rimozione dal Dna del virus dell’Hiv, il rallentamento della crescita delle cellule tumorali e l’estinzione delle malattie della zanzara.

Ingegneria genetica: la posizione di Ifoam

A questa e altre tecniche di ingegneria genetica, Ifoam pone un veto, almeno per quanto riguarda l’impiego in agricoltura.

Jan Plagge, vice presidente di IFOAM Ue, è intervenuto nel dibattito per ribadire il pensiero della federazione.

«La posizione del movimento bio è chiara – ha dichiarato Plagge in una nota – tutte le nuove tecniche di ingegneria genetica dovrebbero, senza dubbio, essere considerate come tecniche di modificazione genetica che portano alla creazione di OGM. Rientrano quindi nell’ambito della legislazione esistente sugli OGM. Non ci sono ragioni tecniche o legali per escludere tali tecniche da valutazione del rischio, autorizzazione previa e tracciabilità ed etichettatura obbligatorie».

In particolare, Plagge si sofferma poi sul fatto che tali biotecnologie potrebbero “mettere a repentaglio la possibilità per il settore bio di restare OGM-Free e minaccerebbero la libertà degli agricoltori e dei consumatori di non utilizzare tali nuove forme di OGM”.

L’appello è rivolto quindi alla Commissione Europea che dovrebbe “garantire che nessun prodotto ottenuto attraverso nuove tecniche di ingegneria genetica venga commercializzato prima che siano disponibili adeguati metodi di rilevazione”.

Alle parole di Plagge fa eco Eric Gall, Policy Manager di Ifoam EU:

«Il movimento bio si attiene al principio di precauzione, una pietra angolare delle politiche ambientali dell’UE e un driver per l’innovazione».

FONTI:

http://www.ifoam-eu.org/en/news/2017/09/29/press-release-organic-movement-calls-regulation-new-genetic-engineering-techniques

http://ec.europa.eu/dgs/health_food-safety/events/20170928_modern_biotech.htm

https://left.it/2017/09/29/litalia-alla-prova-dellediting-del-genoma-umano-e-vegetale/

https://www.focus.it/scienza/scienze/editing-del-genoma-7-domande-sulla-tecnica-crispr

Ifoam lancia la guida gratuita per le politiche pubbliche di sostegno al bio

La guida ha lo scopo di diffondere e favorire le politiche pubbliche in materia di agricoltura sostenibile.

Sostenere la diffusione e l’efficientamento dell’agricoltura biologica, coinvolgendo nel processo istituzioni locali e nazionali. È questo l’obiettivo di IfoamOrganics International, che ha lanciato il “Global Policy Toolkit on Public Support to OrganicAgriculture”.

Si tratta di un supporto per i rappresentanti delle istituzioni, che contiene specifiche policy da implementare, con esempi concreti e anche una serie di provvedimenti da non adottare per scongiurare un impatto negativo sull’agricoltura bio. Il Toolkit è gratuito ed è possibile scaricarlo sul sito di Ifoam.

Politiche pubbliche per il bio: la guida di Ifoam

«I risultati di questo studio unico nel suo genere sono inestimabili per i sostenitori del biologico, per i policy-maker e per tutti coloro che desiderano veder crescere l’agricoltura sostenibile nei propri Paesi».

Così Andre Leu, presidente di IFOAM – Organics International, presenta la guida che l’organizzazione ha messo a disposizione dei rappresentanti istituzionali di tutto il mondo. Per un periodo di più di due anni, IFOAM ha raccolto e catalogato esperienze di politiche pubbliche di successo in più di 80 Paesi. Ne è emersa una panoramica di tutti i provvedimenti che hanno supportato, più o meno efficacemente, il percorso dell’agricoltura biologica nelle diverse nazioni.

«Abbiamo realizzato questo toolkit per riempire un vuoto di conoscenza. Ora i policy-maker possono apprendere di più, non solo sul perché dovremmo tutti supportare l’agricoltura biologica, ma anche su come possono riuscirci», spiega Markus Arbenz, Direttore Esecutivo di Ifoam – Organics International.

La guida si è resa necessaria nel momento in cui i consumatori e la società civile hanno cominciato a sostenere l’agricoltura bio come percorso efficace verso una società e un modello di produzione più sostenibili. Non solo dal punto di vista ambientale: le pratiche bio sono ormai note per i loro benefici sociali ed economici. I governi, seguendo questo trend, hanno cominciato sempre di più a sostenere il biologico. È quindi importante condividere i programmi di successo per sostenere questo percorso di conversione:

«In tutto il mondo, organizzazioni, politici e ministri, sono alla ricerca di nuove idee per implementare politiche pubbliche in favore del bio. Lo studio, e il toolkit che ne consegue, ci permettono di compiere un grande passo in avanti nella creazione di policy che aiutano lo sviluppo della coltivazione e del mercato biologici», conclude Paul Holmbeck, direttore di OrganicDenmark e uno tra gli autori del report.

Global Policy Toolkit: consigli ed esperienze per politiche pubbliche sostenibili

La guida è suddivisa in diverse sezioni. C’è una prima parte, chiamata main report, che raccoglie le guide linea per supportare l’agricoltura biologica. In prima battuta, questo report serve a introdurre il tema: perché nasce il toolkit, perché ha senso sostenere il biologico e una breve storia sulle politiche pubbliche in tema.

Si entra poi nel vivo del tema: gli autori propongono piani strategici per il bio, di livello sia locale che nazionale, entrando poi nello specifico delle singole misure che è possibile implementare. L’ultimo capitolo invece elenca tutte quelle policy che potrebbero avere un impatto negativo sul settore: sussidi pubblici per l’uso di pesticidi chimici, concessioni per la coltivazione di OGM e così via.

Ifoam ha inoltre realizzato un form da compilare per guidare istituzioni e governi nelle specifiche situazioni del proprio Paese. Tutte le misure contenute nel main report, infatti, non possono essere implementate insieme. E potrebbero inoltre essere poco efficaci in determinati contesti. Questo secondo tool è quindi necessario per valutare nello specifico la situazione del Paese che ne fa richiesta.

Ulteriore strumento: una presentazione in powerpoint, utile per i sostenitori del bio per incoraggiare governi e istituzioni ad adottare politiche pubbliche di sostegno al settore.

FONTI:

https://www.ifoam.bio/en/news/2017/09/22/launch-policy-toolkit-highlighting-public-support-organic-agriculture-over-80

http://www.ifoam.bio/en/global-policy-toolkit-public-support-organic-agriculture

http://www.ifoam.bio/sites/default/files/policy_toolkit_main_report.pdf

Il CETA entra in vigore in via provvisoria.L’Italia rinviata la ratifica del trattato

Lo scorso 21 settembre, è entrato in vigore in via provvisoria il CETA, l’accordo economico e commerciale tra UE e Canada.

Al momento, entreranno in vigore tutte le parti di competenza generale dell’Unione Europea. Sono ancora in attesa della ratifica parlamentare, invece, le tematiche a competenza nazionale, tra cui uno dei punti più dibattuti del trattato: la risoluzione delle controversie tra investitori e Stati.Operative, invece, la liberalizzazione di merci, servizi, appalti pubblici, fino alla tutela delle indicazioni geografiche.

Il percorso del CETA

L’accordo economico e commerciale globale è stato firmato da Unione europea e Canada il 30 ottobre 2016, in seguito all’approvazione degli Stati membri dell’UE, espressa in seno al Consiglio.

Più tardi, il 15 febbraio 2017, anche il Parlamento europeo ha dato suo consenso. Il 16 maggio 2017 è arrivata la ratifica da parte del Canada. Il 21 settembre scorso l’accordo è entrato in vigore in via provvisoria e sarà pienamente attivoquando tutti gli Stati membri dell’UE avranno ratificato il testo, conformemente ai rispettivi obblighi costituzionali.

L’esame di ratifica slitta in Senato

Nel frattempo, il 27 settembre scorso, durante la discussione in parlamento, l’esame della ratifica del trattato è slittato “sine die”.

A renderlo noto, Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto, al termine della Conferenza dei Capigruppo di Palazzo Madama.

Il fronte No-Ceta ha accolto con soddisfazione lo stop parlamentare:

«Il rinvio è il primo risultato di una rivolta popolare contro un accordo sbagliato e pericoloso per l’Italia che ci ha visti protagonisti su tutto il territorio nazionale. Ricordiamo che hanno già espresso contrarietà 14 regioni, 1973 comuni e 69 Consorzi di tutela delle produzioni a denominazioni di origine».

Queste le parole di Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti. Roncalvo ha anche affermato che il fronte No-Ceta continuerà a lavorare duramente per arrivate al voto contrario.

I pericoli del CETA per le produzioni italiane

L’accordo economico e commerciale tra Ue e Canada potrebbe avere importanti ripercussioni per le produzioni italiane. Ne è convinta Coldiretti Emilia Romagna che evidenzia il rischio di una sorta di“pirateria internazionale” a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi.

«L’accordo – afferma Coldiretti – avrà riflessi pesanti in tema di trasparenza e ricadute sanitarie e ambientali che metteranno sotto scacco nella nostra regione produzioni di eccellenza e importanti colture estensive come i cereali».

Il CETA potrebbe inoltre mettere a rischio la produzione di grano duro italiano, con il conseguente crollo dei prezzi, favorito dall’azzeramento strutturale dei dazi per l’importazione dal Canada. Paese in cui è ammesso l’uso intensivo del glifosato nella fase di pre-raccolta. Uso che è invece severamente vietato in Italia.

FONTI:

http://www.repubblica.it/economia/2017/09/27/news/ceta_la_ratifica_finisce_su_un_binario_morto_ma_il_trattato_resta_in_vigore_in_via_provvisoria-176667967/

http://www.informatoreagrario.it/ita/News/scheda.asp?ID=3492

http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/istituzioni/2017/09/27/ceta-al-senato-esame-ratifica-trattato-slitta-sine-die_1e7403f5-84c5-441d-a740-df299858a02c.html

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2017/09/21/news/ceta_dop_igp_emilia-romagna-176102880/