Suolo e Salute

Mese: Aprile 2017

Riso, il Ministro Martina annuncia: “Introdurremo obbligo per l’indicazione di origine in etichetta”

«Vogliamo introdurre l’obbligo di indicazione dell’origine del riso in etichetta»: il Ministro per le Politiche Agricole, Maurizio Martina, ha annunciato così un piano d’azione in 5 punti per tutelare il reddito dei produttori risicoli del nostro Paese e per valorizzare le produzioni italiane ed europee.

Un provvedimento a lungo sollecitato dalle principali organizzazioni agricole, dall’Ente nazionale risi e dalla filiera tutta.

Ecco cosa c’è all’origine della crisi del comparto e come il Mipaaf intende affrontare il problema, introducendo l’obbligo di indicazione dell’origine del prodotto.

L’abbattimento dei dazi e la crisi del riso

Nel 2009, nella Comunità Europea entrava in vigore l’Eba, “Everythingbutarms”, un accordo tra l’Unione e 49 Paesi cosiddetti Pma (Paesi meno avanzati), che sopprimeva i dazi precedentemente in vigore per quei pasi in via di sviluppo che volevano esportare il proprio riso in Europa. Una scelta che ha spianato la strada alle importazioni del prodotto nel nostro continente. Secondo alcune stime di Confagricoltura, il riso importato in Ue dai Pma sarebbe passato dalle circa 10mila tonnellate del biennio 2008/2009 alle più di 500mila tonnellate del 2016/2017. Secondo l’Anga (Associazione nazionale giovani agricoltori), le stime sarebbero ancora più preoccupanti: i chicchi introdotti nel mercato comunitario dai Pma arriverebbero a quasi 1,4 milioni di tonnellate solo nel 2016.

Oggi i consumi di riso in Europa sarebbero coperti al 50% da prodotti importati. Prodotti che per i due terzi del totale non pagherebbero alcun dazio per l’ingresso in Ue. L’Italia, in questo senso, è il Paese più esposto. Su un fatturato di circa 3 miliardi di euro che la filiera europea produce ogni anno, l’Italia pesa infatti per circa un terzo del totale. È, il nostro, il principale produttore comunitario, con le sue 1,8 milioni di tonnellate annue, i suoi 234mila ettari coltivati e le più di 4mila aziende risicole.

Tra gli altri Paesi europei produttori di riso, troviamo Spagna, Portogallo, Grecia, Francia, Bulgaria e Ungheria. I rappresentanti di queste nazioni, si sono riuniti a Milano a febbraio, nel “Primo forum del riso europeo”, per fare il punto della situazione e proporre alcune soluzioni per fronteggiare la crisi. Nello scorso mese di marzo, invece, era la Commissione politiche agricole – costituita dagli assessori regionali all’Agricoltura di tutti gli enti locali italiani – a riunirsi per lanciare l’allarme sul comparto, chiedendo l’introduzione dell’origine obbligatoria in etichetta.

Rilanciare la filiera del riso: i 5 punti del Ministro Martina

Qualche giorno fa, a Roma, alla presenza del Ministro Martina si è svolta la riunione del tavolo di filiera del riso. Oltre al titolare del dicastero, erano presenti l’assessore all’agricoltura della regione Piemonte, Giorgio Ferrero, l’assessore all’agricoltura della regione Veneto, Giuseppe Pan, le principali organizzazioni agricole, i rappresentanti dell’industria e l’Ente nazionale risi. Dopo aver analizzato l’andamento del mercato, Martina ha proposto un piano in 5 punti per affrontare la crisi.

  1. Decreto per l’etichettatura d’origine obbligatoria

Insieme al Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, il Mipaaf ha preparato uno schema di decreto «per la sperimentazione dell’obbligo di indicazione dell’origine in etichetta per il riso». Il provvedimento dovrebbe prevedere l’obbligo di indicare in etichetta sia il Paese di coltivazione che quello di trasformazione. Indicazioni che dovranno essere apposte in maniera evidente, «in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili».

  1. Clausola di salvaguardia

Visto l’andamento dei prezzi e l’aumento delle importazioni a dazio zero, il Ministero si dice «pronto ad integrare il dossier già aperto con la Commissione per rinnovare la richiesta di attivazione della clausola di salvaguardia prevista dal regolamento UE n. 978/2012». Gli ultimi trend negativi verranno quindi integrati nel «dossier per il rinnovo della richiesta di attivazione della clausola».

  1. Lettera a Hogan

Terzo provvedimento previsto: il ministro Martina ha già «disposto l’invio di comunicazioni al Commissario Ue Phil Hogan e ai Paesi Produttori», per richiedere
«una revisione del regolamento 978/2012 in modo da prevedere meccanismi più forti di tutela dei redditi dei produttori». Il Ministro chiede inoltre il sostegno formale da parte dei Paesi che hanno partecipato al Forum milanese di febbraio.

  1. La polizza ricavi

Avviata già per il settore del grano, Martina si impegna a «estendere la sperimentazione della polizza ricavi» anche al settore risicolo. Si tratta di un indennizzo per la perdita di reddito degli agricoltori, corrisposto dalla compagnia assicurativa nel caso in cui il ricavo scenda del 20% rispetto alla media triennale del ricavo per ettaro. Il premio alle assicurazioni per la sottoscrizione della polizza sarà coperto al 65% dal Ministero stesso.

  1. Due milioni di euro per la promozione

Ultimo punto del piano ministeriale, la creazione di «campagne di comunicazione dedicate da sviluppare in coordinamento con l’Ente risi». L’obiettivo? Diffondere «maggiore conoscenza delle caratteristiche del prodotto» e rilanciare i «consumi di riso, valorizzando il lavoro dei produttori agricoli». Allo scopo, il Mipaaf si impegna a stanziare due milioni di euro.

Martina: appello all’Ue sul riso

A margine dell’incontro Martina ha rilasciato una dichiarazione in cui auspica il coinvolgimento della Commissione europea nelle strategie di rilancio dei prodotti risicoli italiani e comunitari:

«Vogliamo introdurre l’obbligo di indicazione dell’origine del riso in etichetta. Lo chiediamo a livello europeo e, in accordo con il Ministro Calenda, siamo pronti a sperimentare questo strumento in Italia. Oltre l’80% dei cittadini che hanno partecipato alla nostra consultazione pubblica ci chiede informazioni chiare sulla provenienza di questo prodotto. Per rispondere alla crisi del riso che sta mettendo in difficoltà migliaia di agricoltori in tanti nostri territori chiediamo alla Commissione Ue di fermare le importazioni a dazio zero che hanno creato uno squilibrio di mercato evidente, peraltro senza generare effetti positivi per i piccoli produttori dei paesi asiatici dai quali importiamo. Chiediamo l’attivazione urgente della clausola di salvaguardia. Allo stesso tempo siamo pronti ad estendere anche al settore risicolo la sperimentazione dell’assicurazione agevolata salva ricavi, come fatto per il grano. Può essere uno strumento concreto di protezione del reddito a fronte di forte oscillazioni dei prezzi delle materie prime. Per sostenere il settore investiremo 2 milioni di euro sulla promozione delle qualità del riso».

FONTI:

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11196

http://www.lastampa.it/

http://www.ansa.it/

Prima pagina

 

PSR Lombardia: pronti 12 milioni di euro per l’agricoltura biologica

Nell’ambito del PSR Lombardia 2014-2020, la Regione guidata da Roberto Maroni ha stanziato 12 milioni di euro per lo sviluppo della produzione agricola secondo il metodo biologico.

Il bando, i cui termini sono stati aperti il 3 aprile, si riferisce all’anno 2017 e sarà chiuso il 15 maggio. Prevista una proroga fino al 9 giugno, dietro pagamento di una penale.

Ecco tutti i dettagli per partecipare alla misura di sostegno regionale.

PSR Lombardia e agricoltura bio: due sottomisure

Il bando rientra nel Programma per lo Sviluppo Regionale con riferimento all’anno in corso e relativamente alla misura 11, recante “Agricoltura biologica”. Come accennato, la dotazione complessiva è pari, per il 2017, a 12 milioni di euro.

Sono due le tipologie di operazioni attivabili dal richiedente che rientrano nel bando:

  • La sottomisura 11.1.01 che riguarda la conversione all’agricoltura biologica
  • La sottomisura 11.2.01 che si occupa invece del mantenimento dell’agricoltura biologica

Il valore dell’operazione sarà dipendente dal tipo di coltura praticata dall’agricoltore che fa richiesta di indennizzo. La somma corrisposta avrà un valore variabile tra i 345€ per ettaro di superficie sotto impegno e i 900€/ettaro.

I termini per la richiesta di accesso alle agevolazioni sono stati aperti il 3 aprile. Le domande potranno essere presentate fino al 15 maggio 2017. Oltre questa data, e fino al 9 giugno 2017, i richiedenti potranno presentare la propria richiesta dietro pagamento di una penale.

Per presentare la domanda, è necessario accedere alla piattaforma regionale Sis.Co. (Sistema delle conoscenze), al link: https://agricoltura.servizirl.it/PortaleSisco/

Bando per l’agricoltura bio in Lombardia: i criteri

Possono richiedere l’aiuto tutti gli imprenditori agricoli che risultano “agricoltore in attività”. Devono cioè possedere i requisiti previsti dal regolamento (UE) n. 1307/2013, dagli artt. 10 e ss del reg. (UE) n. 639/2014, dall’art.3 del Decreto Ministeriale n. 6513/2014, dall’art. 1 del DM 1420/2015 e dall’art. 1 comma 1 delDM n. 1922/2015 nonché dalla Circolare AGEA Coordinamento n. 140/2015.

Oltre a questo criterio, obbligatorio, i richiedenti devono dimostrare di soddisfare almeno uno dei due seguenti requisiti:

  • Devono aver presentato notifica di attività per l’iscrizione all’elenco regionale degli operatori biologici entro la fine dello scorso anno e al momento di presentare la domanda devono risultare già iscritti;
  • Oppure, qualora avessero presentato notifica d’attività per l’iscrizione, ma non risultino iscritti, dovranno essere in possesso di un documento giustificativo rilasciato dall’Organismo di Controllo. Nel caso in cui l’iscrizione all’elenco avvenga oltre il 30 giugno 2017, i richiedenti non saranno ammissibili.

Il bando non prevede punteggi di selezione. Esistono invece dei criteri di accesso preferenziali dedicati alle operazioni in aree più sensibili dal punto di vista ambientale.

PSR Lombardia: gli obiettivi attesi

Con la Misura 11 del PSR Lombardia, la Regione intende «promuovere il sostegno al mantenimento e allo sviluppo dell’agricoltura biologica e alla conversione dall’agricoltura convenzionale». L’obiettivo è di incrementare la SAU agricola «condotta con tecniche colturali sostenibili»e «conservare ed aumentare la qualità e la fertilità dei suoli agricoli e dell’acqua».

Il bando intende infine«rispondere alle nuove esigenze espresse dai consumatori, sempre più orientati ed attenti ad acquistare prodotti ottenuti attraverso sistemi di produzione più sostenibili».

FONTI:

https://www.fasi.biz/it/notizie/novita/16075-psr-lombardia-contributi-per-agricoltura-biologica.html

http://www.psr.regione.lombardia.it/wps/portal/PROUE/FEASR/Bandi/DettaglioBando/Agevolazioni/bando-misura-11-2017/bando-misura-11-2017

http://www.psr.regione.lombardia.it/wps/wcm/connect/96dd0432-52cc-4f07-9182-c292cec672c1/Burl+n.+14+del+7+aprile+2017+-+Decreto+n.+3601+del+31+marzo+2017+-+bando+Misura+11+Agricoltura+Biologica.pdf?MOD=AJPERES&CONVERT_TO=url&CACHEID=96dd0432-52cc-4f07-9182-c292cec672c1

Mipaaf: 485 milioni di euro per garanzie in agricoltura e agroindustria

Con una nota, il Mipaaf, Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali, ha reso nota l’istituzione della piattaforma italiana multiregionale di garanzia.

Con il contributo di diversi enti pubblici, italiani e comunitari, sarà stanziato un impegno finanziario per complessivi 485 milioni di euro. In base alle stime dei proponenti, i fondi stanziati potranno mobilitare circa un miliardo di euro di investimenti privati nei settori dell’agricoltura e dell’agroindustria, nei prossimi anni.

Tutti i dettagli dell’operazione.

L’annuncio del Mipaaf in occasione dei 60 anni della PAC

L’annuncio della costituzione della piattaforma multiregionale di garanzia, è arrivato a Verona, presso il Palazzo della Gran Guardia, lo scorso 8 aprile, in occasione della conferenza “Sessant’anni di Europa, sessant’anni di Politica agricola comune – L’agricoltura europea dalle radici al futuro”. Erano presenti il Ministro per le politiche agricole, Maurizio Martina, e il Commissario europeo per l’agricoltura, Phil Hogan. Hanno partecipato, inoltre, rappresentanti degli altri enti coinvolti nell’istituzione della piattaforma: Dario Scannapieco, Vice Presidente della BEI (Banca Europea per gli Investimenti), Leonardo Di Gioia, Coordinatore della commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni, Pier Luigi Gilibert, CEO del Fondo Europeo per gli Investimenti, Fabio Gallia, CEO di Cassa Depositi e Prestiti, ed Enrico Corali, Presidente di Ismea, Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare.

Come spiega la nota del Mipaaf, la piattaforma rappresenta il «primo esperimento in assoluto nel quale sono coinvolte le Amministrazioni regionali, gli Enti nazionali e le istituzioni finanziarie europee».

Sono 8, per ora, le regioni italiane che aderiscono all’iniziativa: Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto.

In sostanza, l’accordo tra le parti prevede la costituzione di un «portafoglio multiregionale di garanzie, per proteggere prestiti destinati a finanziare gli investimenti connessi ai Programmi di Sviluppo Rurale».

L’obiettivo finale dell’iniziativa è di sostenere le scelte delle piccole e medie imprese operanti nel settore della produzione, trasformazione e distribuzione di prodotti agroalimentari. Uno scopo da raggiungere attraverso l’impiego ottimale del FEASR, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, con cui saranno istituiti strumenti di garanzia per le PMI del settore.

Un impegno finanziario da 485 milioni

Come accennato, l’impegno finanziario totale previsto nell’ambito del programma è pari a 485 milioni di euro, così ripartiti:

  • 165 milioni da parte del Fondo Europeo per gli Investimenti
  • 150 milioni da Cassa Depositi e Prestiti
  • 150 milioni dalla BEI
  • 20 milioni da Ismea

I fondi stanziati dovrebbero contribuire, secondo le stime del Mipaaf e degli altri proponenti, a mobilitare un miliardo di euro di investimenti per agricoltura e agroindustria, nel corso dei prossimi anni.

Soddisfazione è stata espressa dal Ministro Martina durante la presentazione della piattaforma:

«Ancora una volta l’Italia si pone alla testa di una sperimentazione utile per le imprese agricole. L’obiettivo è quello di stimolare e rendere più semplice l’utilizzo dei fondi di sviluppo rurale. Con l’impegno della Bei, del Fei e delle nostre Ismea e Cassa depositi e prestiti realizziamo un’operazione che non ha precedenti. Le Regioni capofila potranno così essere un vero laboratorio di un’Europa che dà risposte concrete alle sue imprese e ai cittadini».

FONTE:

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11178

 

Europarlamento dice stop agli OGM: “No al Mais geneticamente modificato”

L’Europarlamento si è espresso sulla possibilità di importare sul territorio dell’Unione cibo e sementi che contengono o derivano da mai geneticamente modificato: 426 voti a favore, 230 contrari e 38 astensioni.

La risoluzione approvata dai deputati era di netta contrarietà a tale possibilità.

Malgrado il parere Efsa, che esprimeva invece favore verso l’importazione, i deputati europei hanno bloccato 5 varietà di mais OGM. La parola definitiva spetta in ogni caso alla Commissione guidata da Jean-Claude Juncker, dal momento che il provvedimento votato non ha valore vincolante.

La decisione dell’Europarlamento: le motivazioni

Sono 5 le varietà di mais OGM su cui l’Europarlamento ha dichiarato la propria contrarietà all’importazione: Bt11, 59122, MIR604, 1507 e GA21. Si tratta di varietà resistenti agli erbicidi a base di glufosinato ammonio, allo glifosato, nonché ad alcune specie di parassiti, come lepidotteri e coleotteri potenzialmente nocivi.

La motivazione principale allo stop, è da individuare nella presunta mancanza di sufficienti informazioni e dati sulle varietà considerate.

«Durante il periodo di consultazione di tre mesi», si legge nella risoluzione approvata, «gli Stati membri hanno presentato centinaia di osservazioni»: si tratta perlopiù di segnalazioni riferite «alla mancanza d’informazioni e di dati, studi mal eseguiti o mancanti». Si sottolinea inoltre come siano carenti alcuni dati riguardo «la digeribilità, alla mancata considerazione degli effetti combinati delle diverse proteine della tossina Bt nel valutare il potenziale di allergenicità e tossicità».

E ancora: la richiesta di autorizzazione da parte di Syngenta non prevedrebbe relazioni sulle attività di monitoraggio, sugli effetti negativi sull’ambiente, sulla valutazione «delle differenze statisticamente significative, ad esempio nella composizione nutrizionale». Mancherebbero infine «prove immunologiche in riferimento a un potenziale allergenico potenzialmente più elevato».

In definitiva, l’Europarlamento ritiene che l’approvazione di «varietà per le quali non siano stati forniti dati sulla sicurezza, che non siano neppure state sottoposte a test, o non siano ancora state create, contravvenga ai principi generali della legislazione alimentare».

Per queste ragioni, come già accaduto in passato, i parlamentari europei richiedono una riforma della procedura di autorizzazione per gli OGM. Come abbiamo accennato, infatti, la risoluzione approvata non è in alcun modo vincolante per la Commissione. Qualora quest’ultima approvi l’autorizzazione al mais OGM, malgrado il parere contrario dei deputati, gli Stati membri potranno però a loro volta vietarne la coltivazione sul proprio territorio.

Il parere EFSA e la “relazione di minoranza”

Il parere contrario dell’Europarlamento è arrivato malgrado l’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, abbia espresso nell’agosto 2016 una valutazione favorevole sulle domande di autorizzazione.

Come sottolineano gli eurodeputati, infatti, è lo stesso provvedimento dell’Efsa a riconoscere la carenza di informazioni, quando «riconosce che non sono stati presentati dati specifici sulle 20 sottocombinazioni(del granturco OGM, ndr), molte di queste non sono state ancora create e l’esame della letteratura specialistica non ha permesso di recuperare informazioni scientifiche su tali combinazioni».

Esiste inoltre un parere di minoranza, contrario a quello favorevole dell’Efsa, a firma di Jean-Michael Wal, membro del gruppo di esperti OGM della stessa Agenzia europea. Wal sottolinea che Syngenta «non ha addotto giustificazioni soddisfacenti per spiegare» la mancanza delle informazioni, né ha indicato per quale ragione ritenga che tali dati «non siano necessari ai fini della valutazione del rischio».

Nella risoluzione, gli europarlamentari concludono dunque che tale carenza possa «generare un rischio incontrollato per la salute di alcuni segmenti di popolazione».

La posizione dell’Italia

Sul mais OGM, negli ultimi mesi l’Italia ha avuto una posizione ondivaga. Il 27 gennaio, infatti, quando gli Stati membri dell’UE si sono riuniti per approvare l’ingresso nel continente di 3 tipologie di mais geneticamente modificato resistente ai parassiti, il nostro Paese ha votato per la prima volta a favore dell’autorizzazione. Poche settimane dopo, però, il governo italiano – rappresentato dai ministri della Salute, delle Politiche Agricole e dell’Ambiente –recuperava la sua posizione originaria, di netto rifiuto agli organismi geneticamente modificati.

FONTI:

http://www.informatoreagrario.it/ita/News/scheda.asp?ID=3282

http://www.ilfattoalimentare.it/ogm-parlamento-ue-autorizzazioni-mais.html

http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P8-TA-2017-0123+0+DOC+XML+V0//IT&language=IT

http://www.agi.it

http://www.suoloesalute.it/mais-ogm-italia-vota-favore-le-reazioni-carnemolla-greenpeace/

http://www.suoloesalute.it/mais-ogm-nuova-impasse-sulle-concessioni-litalia-vota/

Fitofarmaci sul nocciolo: l’allarme dei cittadini

Nocciolo dei Cimini: è allarme fitofarmaci.

I cittadini dei monti Cimini, insieme di rilievi presenti nell’Appennino laziale, in provincia di Viterbo,non hanno dubbi: nei comuni di Carbognano e Caprarola, sarebbe in atto un uso massiccio non conforme di fitofarmaci. A riprova delle proprie affermazioni, stanno inondando i social network di numerose denunce, corredate da foto. Gli agenti chimici sarebbero stati sparsi persino nei pressi di corsi d’acqua e case.

Agenti chimici sul nocciolo: i sindaci si spaccano

Mentre i cittadini sembrano concordi nel denunciare la mancanza di controllo sull’uso di erbicidi sul nocciolo, i sindaci delle zone interessate mostrano posizioni diametralmente opposte.

Agostino Gasbarri, primo cittadino di Carbognano, conferma l’esistenza del problema, aggiungendo che la non conformità nell’utilizzo dei fitofarmaci avrebbe già portato a emettere sanzioni per il valore di 400 euro a 4 agricoltori.

Qui, fino a un anno fa, a detta del primo cittadino, “persisteva una situazione di vera anarchia”. L’8 febbraio 2016 dal Comune è stata emessa la prima ordinanza con il fine di regolamentare l’uso di fitofarmaci sul nocciolo. Ma le autorità si sono scontrate con la difficoltà di far rispettare efficacemente la nuova regolamentazione. “Oltre alla repressione – racconta Gasbarri – cerchiamo di sensibilizzare gli agricoltori, ma alla fine vince la logica del profitto”.

Di parere opposto, invece, il sindaco di Caprarola, Eugenio Stelliferi, che parla di “prodotti autorizzati”. Stelliferi afferma che a Caprarola è presente un’ordinanza che norma l’uso fuori dalla caldera del lago e limita quello al suo interno solo ai punti più scoscesi.

Una posizione intermedia, invece, è stata assunta da Alessandro Giovagnoli, primo cittadini di Ronciglione, che afferma: “Tranne casi sporadici, la situazione è sotto controllo”.

Un patentino per l’acquisto di fitofarmaci

Da circa un anno a questa parte, evidenzia Coldiretti, esiste l’obbligo di esibire un tesserino per l’acquisto dei prodotti chimici da usare in agricoltura. Per ridurre l’impatto ambientale, afferma il presidente Mauro Pacifici, sono stati istituiti dei corsi in tutta la provincia, per formare gli agricoltori sull’uso corretto dei fitofarmaci. Tra le pratiche consigliate, c’è quella di usare i prodotti non seguendo un calendario, ma a bollettino, quando cioè gli esperti segnalano l’attacco di agenti dannosi in determinate aree.

Fonte:

http://www.ilmessaggero.it/viterbo/nocciole_allarme_fitofarmaci_sui_cimini_preoccupati_cittadini_ma_sindaci_si_spaccano-2349665.html

Carbonio organico nel suolo per salvare il clima: il ruolo dell’Agricoltura bio

Il Simposio scientifico Globale sul carbonio organico (GSOC17) si è svolto poche settimane fa, a Roma, dal 21 al 23 marzo 2017.

L’appuntamento, organizzato dalla FAO, puntava a sensibilizzare policy maker e stakeholder sul ruolo chiave della sostanza organica nel suolo. Un elemento imprescindibile sia per mantenere la buona fertilità dei suoli, sia per contrastare l’aumento di gas a effetto serra in atmosfera.

Al Simposio è intervenuta anche IFOAM – Organic International, organizzazione di livello mondiale che raccoglie attori e appassionati del mondo biologico. Di recente, IFOAM ha reso disponibile il report che il presidente André Leu ha presentato durante l’evento FAO. In esso, interessanti spunti e risultati scientifici sull’iniziativa 4 per mille, che punta all’incremento del carbonio organico nel suolo. Vediamo le principali risultanze emerse.

Carbonio organico: obiettivo 4‰

Leu ha innanzitutto presentato un excursus storico dell’iniziativa. Tutto è partito da una scelta del governo francese, che nel dicembre 2015 ha lanciato un programma di sequestro di CO2 nel suolo denominato per l’appunto “4 per 1.000 Initiative”. L’obiettivo era di promuovere una serie di pratiche agricole sostenibili per immagazzinare il carbonio nel suolo, a un livello del 4‰ ogni anno. Una cifra simbolica, che si riferisce ad alcune stime tecniche realizzate e rese pubbliche durante la LPAA, Lima-Paris Action Agenda: «Un tasso annuale di crescita del 4‰ negli stock di carbonio nel suolo, sarebbe sufficiente a fermare l’attuale incremento di CO2 in atmosfera».

Alla decisione della Francia, è seguita l’adesione all’Initiative di 30 Paesi in tutto il mondo, insieme a 26 istituti di ricerca e università, organizzazioni sovranazionali (Banca Mondiale, la FAO, etc.) e centinaia di ong. La quota del 4 è puramente indicativa, spiega Leu. La cifra è stata scelta per il suo potere soprattutto simbolico. Il messaggio di fondo è: “Non occorrono sforzi giganteschi per ridurre sensibilmente la quantità di gas serra nell’atmosfera”.

Carbonio organico nel suolo: il fattore bio

Da diverso tempo, IFOAM si batte affinché vengano estesi e replicati modelli di coltivazione sostenibili, come quelli agroecologici e in particolare la coltivazione biologica. Sarebbe questa la strada maestra per incrementare la quota di carbonio organico nel suolo.

Nel paper presentato al Simposio romano, l’organizzazione ha dimostrato come l’agricoltura tradizionale non sia un rimedio efficace contro la perdita di carbonio nel suolo.

Il SOC (SoilOrganic Carbon) è infatti andato perduto soprattutto nei suoli destinati alla coltivazione ‘tradizionale’ a un range pari al 50-70% del totale. Un processo che sarebbe ulteriormente esacerbato da desertificazione e degradazione del suolo. I sistemi invece che si fondano sul riutilizzo della materia organica e la rotazione delle colture, possono incrementare i livelli di SOC.

Il report riporta inoltre numerosi studi scientifici a riprova delle affermazioni di IFOAM. Un’indagine pubblicata nel 2013, per esempio, confrontava i risultati di 24 test nel bacino del Mediterraneo, tra sistemi biologici e non. I primi riuscivano a sequestrare nel suolo 3559,9 chilogrammi di CO2 per ettaro, ogni anno. Se il sistema fosse implementato in tutto il mondo, rileva lo studio, il SOC sequestrato arriverebbe a 17,4 Gt ogni anno.

Leu arriva quindi a una conclusione ben precisa:

«L’introduzione su vasta scala di sistemi di coltivazione e allevamento rigenerativi e biologici può contribuire sensibilmente alla stabilizzazione della CO2 in atmosfera. Non occorre investire in tecnologie costose, potenzialmente pericolose e non sufficientemente testate, come la cattura e l’immagazzinamento di carbonio o tecniche di geo-ingegneria. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è scalare le soluzioni agricole esistenti e lavorare sulla ricerca per incrementare i livelli di sequestro».

FONTI:

https://www.ifoam.bio/en/news/2017/03/29/report-global-symposium-soil-organic-carbon

http://www.ifoam.bio/sites/default/files/leu_andre.pdf

http://www.fao.org/about/meetings/soil-organic-carbon-symposium/en/