Suolo e Salute

Anno: 2013

In Canada si discute il mercato locale del biologico

La OFC, Organic Federation of Canada, terrà la sua Assemblea Generale a Vernon 22 febbraio 2013. In programma tra l’altro una tavola rotonda che affronterà lo squilibrio normativo intraprovinciale che esiste nel paese in termini di controllo della produzione biologica.
Il panel riunito a Vernon si interrogherà in particolare sull’eventualità che la certificazione divenga obbligatoria per la vendita di prodotti biologici a livello locale, regionale e provinciale.
Fonte: Organic-Market.info

Neonicotinoidi: proposta dalla Commissione UE la sospensione per due anni

Durante la recente riunione del SCoFCAH, il Comitato permanente per la catena alimentare e la salute degli animali, svoltosi il 31 gennaio u.s., la Commissione UE ha proposto l’interruzione per due anni dell’utilizzo dei tre neonicotinoidi, prodotti fitosanitari utilizzati in particolare per il trattamento di colza, mais, girasole e cotone), sui quali erano già state espresse precise valutazioni dall’EFSA. Durante questo arco di tempo sarebbe così possibile condurre nuovi esperimenti in grado di fornire nuovi dati e avere risposte più precise in merito agli effetti di queste sostanze sull’ambiente.
La proposta verrà sottoposta il prossimo 25 febbraio al voto da parte degli Stati membri. Soddisfazione in particolare è stata espressa dal Ministro francese per l’Agricoltura Stéphane Le Foll. Già nel luglio dell’anno scorso infatti la Francia aveva sospeso la commercializzazione sul proprio territorio dell’insetticida Cruiser, commercializzato da Syngenta.
Fonte: AIOL

Consumo del suolo, l’allarme dell’Ispra

Oltre 7 metri quadrati al secondo di suolo libero: è questo il ritmo al quale procede il consumo del suolo nel nostro paese negli ultimi 50 anni, secondo quanto emerge dall’indagine Ispra che ha ricostruito l’andamento a partire dal 1956 e fino al 2010 attraverso con una metodologia di rilevazione in grado di integrare i dati locali con i dati di osservazione della terra a livello europeo. L’analisi ha riguardato i valori relativi alla quota di superficie “consumata”, ivi comprese le aree edificate, le coperture del suolo artificiali (quali cave, discariche e cantieri) e tutte le aree impermeabilizzate, non necessariamente urbane (infrastrutture). Escluse dal rilevamento, invece, le aree urbane non coperte da cemento e non impermeabilizzate. Il dato è di quelli che fanno riflettere: è come se ogni 5 mesi venisse cemetificata una superficie estesa quanto quella del comune di Napoli e ogni anno una superficie estesa quanto quella di Milano e di Firenze messe insieme.
«Il fenomeno è stato più rapido negli anni 90, periodo in cui si sono sfiorati i 10 metri quadrati al secondo, ma il ritmo degli ultimi 5 anni si conferma comunque accelerato, con una velocità superiore agli 8 metri quadrati al secondo. Questo vuol dire che ogni 5 mesi viene cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli e ogni anno una pari alla somma di quella di Milano e Firenze» ha dichiarato l’Ispra. A questo ritmo, il nostro Paese è passato da poco più di 8.000 km2 di consumo di suolo del 1956 ad oltre 20.500 km2 nel 2010. Un aumento che risulta più evidente se si compara il consumo pro capite: mentre nel 1956 erano irreversibilmente persi 170 m2 per ogni abitante, nel 2010 il valore è più che raddoppiato, superando i 340 m2/abitante.
Su scala regionale, nel primo dopoguerra erano Liguria e Lombardia in cima alla graduatoria, con quasi il 5% di territorio cementificato, superando in maniera netta tutte le altre regioni italiane ad eccezione della Puglia, allora ferma al 4%. Poco più di cinquant’anni dopo la classifica è mutata sensibilmente, con la Lombardia saldamente in testa a questo triste primato, avendo superato la soglia del 10%, e la maggior parte delle regioni (14 su 20, per l’esattezza) abbondantemente oltre il 5% di consumo di suolo.
Per il sottosegretario alle Politiche agricole, Franco Braga, intervenuto al Convegno di Ispra, «ridisegnare il quadro della gestione del suolo è un problema non più rinviabile per l’Italia», mentre per il presidente dell’Ispra, Bernardo De Bernadinis, «bisognerebbe trovare un equilibrio tra il consumo di suolo, lo sviluppo delle città e il rapporto tra la campagna e l’area urbana».
Proprio in occasione del convegno Ispra è stato presentato per la prima volta in Italia dalla Commissione europea il rapporto “Overview on best practices for limiting soil sealing and mitigating its effects”: su scala continentale, il 2,3% del territorio è attualmente cementificato, con effetti molto pesanti derivanti dall’impermeabilizzazione dei suoli, a cominciare dall’aumento sensibile del rischio idrogeologico e dal calo sensibile dell’evapotraspirazione.
L’espansione urbana e la cementificazione delle aree agricole causano inoltre problemi anche sulla sicurezza e l’approvvigionamento alimentare, con una perdita complessiva della produzione agricola negli Stati Membri pari 6,1 milioni di tonnellate di frumento, ovvero ‘1% del potenziale agricolo complessivo. Oltre il 15% del raccolto annuale della Francia, il più importante produttore europeo.
Fonte: Ispra, Greenreport

FederBio ai Candidati Premier: intervenire sul bio per favorire l’economia italiana

Con una lettera rivolta ai CandidatiPremier FederBio avanza una serie di iniziative volte a costruire una nuova prospettiva di sviluppo per il settore del bio e dell’agroalimentare italiano, sottolineando l’importanza centrale dell’agricoltura biologica per la qualificazione territoriale e la riqualificazione di altri settori economici per l’economia del nostro Paese quali il turismo, l’artigianato, bla ioedilizia, la ristorazione e la trasformazione alimentare.
In considerazione soprattutto dell’eccellenza rappresentata dal settore anche in relazione al numero di imprese e superfici coltivate, per le quali l’Italia è al primo posto in Europa e tra i primi nel mondo. “ Già oggi l’agricoltura biologica rappresenta la principale forma di impresa e di sviluppo nelle aree rurali, in collina e in montagna” – si legge nella missiva –“All’estero i prodotti bio italiani rappresentano l’eccellenza e la tipicità che identificano il “made in Italy” alimentare nel mondo. Si tratta di un settore nel quale sono attivi molti giovani e molte donne, che sicuramente rientra nell’ambito della green economy, elemento di punta e di traino per un nuovo sviluppo economico del Paese”.
In primis, FederBio chiede ai Candidati Premier la creazione di un assetto istituzionale idoneo, per evitare dispersione o sovrapposizione di competenze e strumenti. L’attuale organizzazione dei Ministeri, continua la nota, dovrebbe essere superata con un accorpamento delle competenze del Ministero agricolo nel Ministero dello sviluppo economico e territoriale in grado di fungere da cabina di regia unica per le politiche di livello europeo e di sistema Paese. Fondamentale anche la semplificazione burocratica, la creazione di agenzie nazionali in grado di mettere in rete i sistemi regionali e nazionali, su temi rilevanti per il settore quale, primo fra tutti, la sicurezza alimentare.
Un secondo punto sul quale FederBio invita i Candidati Premier a riflettere è la necessità di innovare l’agricoltura, di promuovere uno sviluppo integrato dei territori rurali e di adottare politiche e strumenti di pianificazione in grado di massimizzare l’utilizzo delle risorse dei fondi europei e di prevenire interventi altrimenti costosi in ambito quali la salute e la tutela ambientale. Tradotto nell’operatività significa vietare la coltivazione di OGM e favorire l’agricoltura biologica e la diffusione dei prodotti biologici nella ristorazione collettiva pubblica, ospedaliera e scolastica, con significativi risparmi di spesa per la sanità, per la tutela del suolo e per la lotta al cambiamento climatico. Per favorire l’agricoltura biologica FederBio chiede, in ambito di programmazione dei fondi europei, che venga data priorità alla conversione al metodo biologico con una dotazione adeguata e obbligatoria nell’ambito dei piani di sviluppo regionale, chiede il rifinanziamento del Piano d’azione nazionale di settore, oltre a una fiscalità di vantaggio per le imprese del settore e per i prodotti biologici, in relazione ai benefici sulla salute e sull’ambiente che il settore produce, a favore di un consumo da parte delle categorie sensibili e anche da parte di tutte le classi sociali.

FederBio sottolinea inoltre la necessità di una riforma della normativa nazionale di settore, considerato per esempio che l’attuale normativa nazionale di recepimento di quella europea – in particolare per il sistema obbligatorio di controllo e certificazione – è ferma al 1995. Senza un quadro normativo moderno e adeguato il settore del biologico rischia di essere esposto a frodi e non può crescere in maniera adeguata per svolgere un ruolo di prospettiva di futuro per il sistema agricolo italiano.
E’ possibile leggere la lettera di FederBio ai Candidati Premier al seguente link.
Fonte: FederBio

Al via Biofach 2013

Apre i battenti mercoledì prossimo 13 febbraio la 24esima edizione di BioFach, uno degli appuntamenti più importanti per il settore dell’agricoltura biologica a livello mondiale. Oltre 40.000 visitatori provenienti da 130 paesi avranno modo di conoscere, confrontarsi ed esplorare marchi, prodotti e novità provenienti da oltre 80 paesi. Quest’anno sono attesi 2.400 espositori, di cui oltre 200 al Vivaness, il Salone della Cosmesi Naturale e del Wellness presente all’interno della kermesse di Norimberga. Presente quest’anno anche il Giappone con un padiglione dedicato. La Fiera mondiale proseguirà fino a sabato 16 febbraio. Suolo e Salute sarà presente a Norimberga presso il padiglione 4 stand 240.
Fonte: Biofach.com, FederBio, Suolo e Salute

FederBio: il vino biologico e il cosiddetto “vino naturale”

Pubblichiamo di seguito il comunicato stampa di Federbio del 22 gennaio u.s.

Il vino biologico è sottoposto a una normativa di riferimento e viene certificato da organismi di controllo espressamente autorizzati dal ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali. Quali sono i criteri oggettivi e le caratteristiche produttive e di qualità per definire un vino come “naturale”, “libero”?

“La differenza sostanziale tra “vino naturale” e “vino biologico” sta nel fatto che il “vino biologico” è codificato secondo una normativa di riferimento, il vino naturale no. Cosa significa vino naturale? Al momento “vino naturale” è un semplice claim, che non identifica le caratteristiche produttive e la qualità del prodotto. Attenzione, quindi, perché ciascuno può avere il proprio concetto di “naturale”, che differisce da quello di altri. E’ come doversi basare sulla dichiarazione di ciascuna cantina, è come chiedere all’oste se ha il vino buono. Nel biologico, invece, tale dichiarazione è confermata dalla certificazione di un organismo di controllo terzo, espressamente autorizzato dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, che ispeziona vigneto e cantina, anche prelevando campioni da sottoporre ad analisi”. Interviene Paolo Carnemolla, presidente di FederBio per fare in modo che la polemica attuale non crei confusione soprattutto nel consumatore.
E per tutelare il consumatore è bene ricordare che è certo un bene la scelta di non utilizzare diserbanti e fertilizzanti chimici di sintesi, ma sarebbe necessario non tacere che nel “vino libero” – si ricorre a insetticidi e anticrittogamici, la cui entità, per frequenza di trattamenti, impatto ambientale e residui sul vino è di gran lunga più significativa di diserbanti e fertilizzanti. L’agricoltura biologica non usa OGM, non usa fertilizzanti e diserbanti chimici di sintesi e nemmeno gli insetticidi e gli anticrittogamici. E’ dettagliatamente codificata da norme europee e nazionali, sottoposta a un sistema di controllo europeo, con regolari ispezioni nelle aziende e prelievo di campioni per escludere contaminazioni anche accidentali da sostanze non ammesse.
Oltre alle regole citate ricordiamo che l’agricoltura biologica prevede la rotazione delle colture e la piantumazione di siepi, la salvaguardia di boschetti e stagni per dare ospitalità alla fauna utile che naturalmente contrasta quella nociva. Ma non solo: è un’agricoltura che ha massima cura del benessere degli animali, la cui alimentazione si basa sul pascolo e su foraggi biologici senza l’uso preventivo di farmaci e antibiotici; che nelle fasi di trasformazione ripudia coloranti, conservanti, esaltatori di sapidità e ogni altro inutile additivo, insieme alle tecniche che snaturano la qualità degli ingredienti.
E i solfiti? Il progetto di ricerca OrWine (2006 – 2009), finanziato dalla Commissione europea, ha rilevato – già prima dell’entrata in vigore del regolamento sul vino bio – che quasi il 20% delle cantine biologiche europee conteneva i solfiti sotto i 30 mg/l, un altro 30% stava sotto i 60 mg/l, altrettanti non superavano i 90 mg/l. In Italia, poi, il 98% delle cantine non superava i 90 mg/l e il 77% lavorava sotto i 60 mg/l. Da alcuni anni molte cantine italiane produttrici di vini bio lavorano in assenza di solfiti, con risultati qualitativi interessanti e riscontri commerciali significativi. Questo a dimostrazione della capacità imprenditoriale del comparto del biologico, che grazie alle elevate competenze tecniche dei suoi operatori, alla riconosciuta tutela dell’ambiente, alla particolare attenzione al benessere dell’uomo e a una esperienza di decenni è apprezzato e riconosciuto dai consumatori.