Suolo e Salute

Mese: Marzo 2013

Ambiente. Il “giorno del giudizio” è ancora lontano

Malgrado la grave crisi ambientale in cui versa il Pianeta, il pericolo di un improvviso “default ecologico” sembra al momento scongiurato. A sostenerlo un autorevole studio pubblicato pochi giorni fa da Trends in Ecology & Evolution, dal titolo Does the terrestrial biosphere have planetary tipping points? Più facile pensare che trasformazioni profonde su scala globale debbano richiedere un lungo periodo di tempo prima di compiersi. Secondo gli autori, infatti, i diversi ecosistemi terrestri non sono interconnessi al punto che si giunga ad un punto di non ritorno improvviso e drammatico. Questo a dispetto della situazione della biosfera, che per l’80% presenta ecosistemi condizionati e danneggiati dall’azione diretta o indiretta dell’uomo. Il lavoro, realizzato da un team di scienziati dell’Environment institute and school of Earth and environmental sciences dell’università di  Adelaide, ha analizzato in particolare quattro punti strettamente legati ai cambiamenti ambientali globali, i cambiamenti climatici, l’uso del suolo, i cambiamenti e la frammentazione degli habitat e la perdita di biodiversità , concludendo che è inverosimile che, malgrado tutto, essi possano diventare irreversibilmente drammatici. Secondo uno degli autori dello studio, Erle Ellis, i mutamenti della biosfera “dipendono da circostanze locali e quindi differiscono tra località.  Questa realtà dovrebbe incoraggiare le comunità a perseguire soluzioni di salvaguardia appropriate a livello locale e regionale, piuttosto che essere distratte da proiezioni di “morte e distruzione” su scala globale”. “Dato che fino a quattro quinti della biosfera sono oggi caratterizzati da ecosistemi a livello locale, che nel corso dei secoli e dei millenni hanno subito cambiamenti di sistema di uno o più tipo indotti dall’uomo, riconoscere questa realtà e ricercare azioni di conservazione appropriate a livello locale e regionale potrebbe essere un modo più fruttuoso di far progredire l’ecologia e la scienza del cambiamento globale”, ha proseguito Ellis.

Barry W. Brook, a capo del gruppo di ricerca, sottolinea l’importanza di questo studio non solo perché ci conforta rispetto alle ipotesi più catastrofiste, ma perché può costituire un preziosissimo strumento pratico per la governance ambientale prossima futura: “Questa è una buona notizia – ha dichiarato Brook – “ perché ci dice che potremmo evitare lo scenario “doom-and-gloom“ di un brusco e irreversibile cambiamento. Focalizzarsi sui punti critici planetari può distoglierci sia dalle vaste trasformazioni ecologiche che si sono già verificate che portare ad un fatalismo ingiustificato sugli effetti catastrofici di punti di non ritorno. Mettere l’accento sul punto di non ritorno non è particolarmente utile per realizzare le azioni di conservazione delle quali abbiamo bisogno. Dobbiamo continuare a cercare di ridurre il nostro impatto sull’ecologia globale, senza dare un’eccessiva attenzione al tentativo di evitare soglie arbitrarie“. Gli scienziati non escludono in assoluto che possa verificarsi un collasso ambientale repentino e globale, similmente a quanto è accaduto su scala locale e regionale a molti ecosistemi, ma ciò sarebbe possibile solo se effettivamente tutti gli ecosistemi terrestri fornissero risposte analoghe agli impatti dell’uomo, cosa che potrebbe verificarsi solamente se le interconnessioni tra gli ambienti fossero più strette di quelle che appaiono attualmente: “Questi criteri, tuttavia, è molto improbabile che possano essere soddisfatti nel mondo reale. In primo luogo, gli ecosistemi dei diversi continenti non sono strettamente connessi. In secondo luogo, le risposte degli ecosistemi alle pressioni umane, quali il cambiamento climatico o il cambiamento d’uso dei terreni, dipendono dalle circostanze locali e quindi differiscono tra località”. Una grande speranza per il futuro, che tutti noi ci auguriamo possa gettare le basi per un approccio meno angosciato ma al tempo stesso determinato per affrontare e risolvere le grandi sfide della conservazione e della sostenibilità.

Fonte: Greenreport

A Santa Lucia di Piave (TV) Biosalute 2013

Si terrà da venerdì 8 marzo a domenica 10 marzo alla Fiera di Santa Lucia di Piave (TV) BioSalute, fiera dei prodotti biologici e del benessere giunta quest’anno alla terza edizione. Oltre 100 espositori e circa 200 stand , oltre ad un fitto programma di incontri e seminari di approfondimento caratterizzeranno la tre giorni trevigiana, nel corso della quale i visitatori potranno acquistare cibi e prodotti biologici nel bio bar e nei bioristoranti o seguire alcune delle conferenze dedicate ai temi dell’alimentazione, della salute e del benessere. Biosalute ospiterà infatti stand di prodotti biologici, erboristeria, medicina naturale, energie rinnovabili, abbigliamento naturale, arredamento secondo natura, bioedilizia, discipline orientali, artigianato naturale e associazioni. Un evento che e’ diventato rapidamente uno degli appuntamenti più importanti punti nel panorama fieristico italiano del vivere sano. L’ edizione di Biosalute Triveneto 2013 e’ organizzata dal Mulino delle Idee e patrocinata dal Ministero delle Politiche Agricole, dalla Provincia di Treviso, dalla Camera di Commercio di Treviso e dal Comune di Santa Lucia di Piave.

Maggiori informazioni sono disponibili sul sito della fiera www.biosalute.eu

Fonte: AIAB, Biosalute

Scandalo carni equine, Coldiretti: oltre un miliardo di danni

Secondo una nota diffusa in questi giorni da Coldiretti scaturita da un’analisi dei dati monitorati dal portale efoodalert.net, “diversi tipi di confezioni alimentari sono state ritirate dal commercio in almeno ventiquattro paesi situati soprattutto in Europa, ma anche in Asia e America, con danni che hanno superato il miliardo di euro tra confezioni sequestrate e distrutte”. “Ad essere coinvolte – continua la nota – sono le principali multinazionali della distribuzione commerciale e dell’industria alimentare, dalla Findus alla Nestlè’, da Carrefour ad Auchan fino alla Lidl, ma anche i punti vendita di Ikea in diverse parti del mondo”. Cali dei consumi, costi maggiori dei controlli e perdita di valore delle aziende sono all’origine della stima eseguita da Coldiretti, che sottolinea la vastità della crisi del settore: “la contaminazione della carne di cavallo – si legge infatti nel comunicato –  e’ stata scoperta praticamente in tutte le diverse tipologie di prodotti trasformati a base di carne di manzo dalle lasagne ai tortellini, dai ravioli ai cannelloni, dagli hamburger alle polpette, dal kebab alla moussaka fino al goulash”.

Fonte: Agrapress, Coldiretti

Carnemolla: il progetto francese sia da esempio anche per la politica italiana

Le parole di Stephane Le Foll, il Ministro dell’Agricoltura francese, che ha sottolineato l’importanza di un nuovo rapporto tra l’agricoltura e l’ambiente dichiarando che la politica deve sostenere il biologico e l’agroecologia (è possibile consultare qui l’articolo completo) sono state accolte con grande interesse da Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio: “La proposta di un progetto agro-ecologico per l’agricoltura francese, una delle più forti in Europa, è un esempio che anche la politica italiana deve seguire per ridare credibilità alla spesa pubblica in agricoltura, per tutelare l’ambiente e la salute e nel contempo per delineare un futuro sostenibile anche per i giovani agricoltori“. La proposta di raddoppiare le superfici coltivate a biologico attraverso un piano di conversione dell’agricoltura convenzionale, sostenuto dalle risorse della prossima programmazione della PAC, “è la stessa che da tempo FederBio e tutte le organizzazioni del mondo ambientalista hanno rivolto al governo italiano e alle forze politiche anche nella recente campagna elettorale”. “Forse – prosegue il presidente di FederBio – proprio un parlamento in cui sono necessarie alleanze trasversali su grandi temi e composto in parte così significativa da giovani e donne, nel quale conteranno meno le solite, vecchie lobby agricole e industriali, e’ il contesto ideale per tornare a progettare un futuro per il paese e la nostra agricoltura“.

Fonte: Agrapress

 

La Francia “vira” verso il biologico

In occasione del Salone dell’Agricoltura di Parigi si è svolta una giornata di confronto sul tema del biologico in Europa e nel Mondo organizzata da Agence Bio, l’agenzia francese per lo sviluppo e la promozione dell’agricoltura biologica. All’incontro è intervenuto anche Stephane Le Foll, Ministro dell’Agricoltura francese, che ha sottolineato l’importanza di un nuovo rapporto tra l’agricoltura e l’ambiente: “l’agricoltura oggi deve prendere sul serio la sfida ambientale”, ha dichiarato il Ministro, secondo il quale  “che si tratti di biologico o di agro-ecologia, esistono delle forme di agricoltura le cui pratiche sono complementari e la politica deve accompagnare questi processi“. Le parole di le Foll giungono pochi giorni dopo la presentazione, avvenuta il 27 febbraio scorso, di un progetto agro-ecologico francese nato dall’esigenza di avviare cambiamenti nei modelli di produzione in grado di coniugare efficienza economica ed ambientale. Il progetto “Agricoltura: produciamo diversamente” intende promuovere esperienze e conoscenze agro-ecologiche attraverso una piattaforma web e una serie di azioni volte ad incoraggiare gli agricoltori nella direzione di un’agricoltura finalmente sostenibile, anche grazie al riorientamento dei crediti per lo sviluppo agricolo nel programma 2014-2020. Sono inoltre in fase di elaborazione due nuovi piani e, contestualmente, si sta lavorando al riorientamento di due piani esistenti: uno “”energia, biogas, autonomia, azoto”) con l’obiettivo di attuare una gestione globale dell’azoto sui territori e di valorizzare l’azoto organico presente nei reflui zootecnici; l’altro (“proteine vegetali”) mira invece a promuovere l’autonomia delle aziende agricole foraggere. Il programma nazionale “Obiettivo bio 2017” inoltre intende raddoppiare le aree coltivate a biologico entro il 2017, mentre altri due piani sono dedicati rispettivamente all’incremento della produzione apicola e alla diminuzione nell’uso dei pesticidi.

Fonte: Agrapress

Coldiretti: per i cittadini UE è necessaria in etichetta l’indicazione della provenienza degli alimenti

Il recente scandalo della carne di cavallo presente in alcuni prodotti confezionati al posto della carne di manzo sta continuando a suscitare polemiche e a far crescere la richiesta di maggiore sicurezza per il consumatore finale. Sul tema si è espressa nei giorni scorsi anche la Coldiretti, giunta a commento di una recente azione dei Nas, che hanno sequestrato un’intera partita di carne a seguito dell’individuazione di carne di cavallo nei tortelli venduti in un ipermercato di Como. “L’importante attività di controllo svolta dai Nas deve essere accompagnata da misure strutturali come l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza degli alimenti, ritenuta importante dal 71% dei cittadini europei secondo eurobarometro, di fronte ad una emergenza che ha già coinvolto quasi duecento confezioni di prodotti a base di carne in 24 diversi paesi. Lo scandalo della carne di cavallo ha messo in evidenza l’esistenza di un giro vorticoso di partite di carne che si spostano da un capo all’altro dell’Europa attraverso intermediazioni poco trasparenti. un meccanismo che – continua il comunicato Coldiretti – rende difficile risalire all’origine delle contaminazioni sia per le multinazionali che per le piccole aziende, che dovrebbero invece valutare concretamente l’opportunità’ di risparmiare sui trasporti per acquistare prodotti locali che offrono maggiori garanzie di qualità e sicurezza alimentare. Secondo l’indagine Coldiretti /Swg ben il 65 per cento degli italiani si sente garantito da un marchio degli agricoltori italiani, il 16 per cento da quello della distribuzione commerciale e appena il 9 per cento da uno industriale”.

Fonte: Agrapress