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GIORNATA DELLA TERRA, D’ELIA (SUOLO E SALUTE): IL BIO È PARTE DELLA SOLUZIONE AL CLIMATE CHANGE

GIORNATA DELLA TERRA, D’ELIA (SUOLO E SALUTE): IL BIO È PARTE DELLA SOLUZIONE AL CLIMATE CHANGE

Il cambiamento climatico è la più grave minaccia per la nostra sopravvivenza. «Cambiamo modello produttivo e di consumo, l’obiettivo della neutralità climatica dipende dalle nostre scelte»

Scatta la 54° Giornata della Terra e il nostro Pianeta è più malato che mai. Lunedì 22 aprile si rinnova infatti l’appuntamento con l’Earth day voluto nel 1970 dal senatore americano ambientalista Gaylord Nelson. Oggi le “giornate dedicate” sono diventate inflazionate, non c’è giorno del calendario che ne sia esente, allora si trattava invece di una scelta originale per riflettere sulla responsabilità della specie umana nella tutela dell’unico ecosistema in grado di garantirci la sopravvivenza. È infatti l’umanità ad essere a rischio non il Pianeta: senza l’uomo la Terra starà benissimo per i prossimi miliardi di anni.

Orizzonti offuscati

Guerre ed epidemie globali offuscano di nuovo i nostri orizzonti, la minaccia termonucleare è tornata improvvisamente di attualità, ma il pericolo maggiore per la vita sulla Terra è di gran lunga quella rappresentata dal cambiamento del clima. Il nostro modo di produrre è il maggiore imputato e questo vale anche per l’agricoltura.

Suolo e Salute, 55 anni di impegno

Suolo e Salute è attivamente coinvolta in questo importante appuntamento di portata mondiale: il nostro organismo di controllo e certificazione ha preso origine dall’esperienza dell’omonima Associazione fondata dal professor Francesco Garofalo a Torino il 31 marzo del 1969.  «Eravamo una voce fuori dal coro – ricorda Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute-, impegnata a comunicare la necessità di cambiare il modello di agricoltura per produrre alimenti sani nel rispetto e salvaguardia dell’agroecosistema, mantenendo la fertilità del terreno e preservando le risorse naturali, in primis le falde acquifere». Erano tempi in cui si faceva un largo uso di diserbanti, fungicidi e di insetticidi ad ampio spettro d’azione, molecole oggi bandite per l’impatto sulla salute umana, sulla biodiversità e sull’ambiente.

«L’appuntamento con l’Earth day – testimonia D’Elia –  ha assunto una portata internazionale solo a partire dai primi anni ’90, facendoci capire che non eravamo soli sul fronte della tutela dell’ambiente e spingendoci a fare ancora di più per diffondere un modello produttivo sostenibile come quello dell’agricoltura biologica».

«Un modello agroecologico che, come dimostrano numerose ricerche scientifiche, è quello più efficace nel contrastare e mitigare l’impatto del global warming, costituendo il miglior strumento per raggiungere l’obiettivo europeo della neutralità climatica entro il 2050».

Meno malaburocrazia, ma non meno controlli

Un obiettivo che purtroppo sembra improvvisamente allontanarsi. Chi critica oggi il Green Deal europeo vorrebbe infatti meno vincoli nell’utilizzo degli input produttivi.

«Siamo convinti anche noi – commenta D’Elia – che occorra snellire la politica agricola comune perché gli eccessi burocratici finiscono per frenare la voglia di fare impresa».

«Non possiamo però fare a meno dei progressi fatti in questi anni sul fronte dei controlli, anche grazie al ruolo degli organismi di certificazione». «La qualità è nulla senza il controllo: da una deregulation su questo tema il nostro Paese, leader nelle produzioni biologiche e a origine tutelata, avrebbe solo da rimetterci».

Una folle corsa verso il baratro

Ma a rimetterci sarebbe l’intera comunità internazionale e l’intero Pianeta. «Cogliamo l’occasione della Giornata della Terra per riflettere, tutti insieme, sul ruolo che vogliamo avere nella tutela dell’ambiente in cui viviamo». «Oggi consumiamo più del 160% delle risorse prodotte ogni anno dal nostro Pianeta, cambiamo modello di produzione e di consumo, scegliendo il bio, per invertire questa folle corsa verso il baratro».

CINQUE MOSSE PER RILANCIARE IL VINO BIO

CINQUE MOSSE PER RILANCIARE IL VINO BIO

L’ultima edizione del Vinitaly ha dedicato ampi spazi al vino biologico. Anabio e Cia hanno lanciato un memorandum in cinque punti per tutelare la distintività del bio e superare l’incongruenza tra vigneto (22% bio) e cantina (solo 6%)

Biologico e vino, un’accoppiata vincente da dodici anni. È infatti dall’8 marzo 2012, giorno di pubblicazione del Reg. Ue 203/2012, che è possibile porre sulle bottiglie il logo della fogliolina verde, prima si poteva solo dichiarare di aver utilizzato uve prodotte con metodo bio, un vantaggio differenziale che in cantina veniva disperso.

Dodici anni di fogliolina verde

Per dodici anni il logo del bio ha evidenziato l’impegno delle aziende vitivinicole più impegnate sul fronte ambientale, rappresentando per tante piccole realtà il passaporto per raggiungere mercati lontani caratterizzati dalla forte attenzione sul fronte etico e ambientale.

Una distintività che oggi viene diluita dalla concorrenza di brand che si rifanno all’ampio concetto della sostenibilità con standard e procedure di controllo meno rigorose del bio.

Per questo, nonostante i vigneti italiani siano sempre più green (lungo la Penisola vengono coltivati a biologico oltre 133mila ettari, vale a dire il 22% delle superfici vitate nazionali), la quota della produzione rimane limitata (3 milioni di ettolitri il volume di vino biologico, pari al 6% del totale nazionale).

Un’incongruenza che l’ultima edizione de Vinitaly ha voluto risolvere attraverso i numerosi appuntamenti dedicati al bio.

L’enoteca di Anabio

Cia-Agricoltori Italiani, ad esempio, insieme alla sua associazione di riferimento Anabio, ha scelto di portare al Vinitaly 2024 l’Enoteca Bio, una mostra permanente dei vini delle aziende biologiche associate. L’associazione ha anche organizzato il ciclo di incontri “I vini biologici… un racconto diVino”: momenti di confronto pubblico con i produttori tra storie e degustazioni. Una doppia iniziativa realizzata nell’ambito del progetto “Il biologico tra tradizione e innovazione”, finanziato dal Masaf, proprio con l’obiettivo di valorizzare e promuovere le produzioni bio nazionali.

Cinque marce da innestare

Nel corso dell’’evento Anabio e Cia hanno lanciato un memorandum in cinque mosse per superare le difficoltà attuali e rilanciare lo sviluppo del settore:

  • favorire la conversione al bio delle aziende;
  • attivare campagne informative e di comunicazione mirate a incentivare i consumi dei prodotti bio:
  • prevedere sgravi fiscali per i protagonisti del settore
  • maggiori sostegni a ricerca, innovazione e formazione:
  • assicurare l’uniformità delle regole all’interno dell’Ue riguardo la produzione e la commercializzazione del bio.
VINO BIO PREFERITO DAL 52% DEGLI ITALIANI

VINO BIO PREFERITO DAL 52% DEGLI ITALIANI

I dati diffusi dall’Osservatorio Wine monitor di Nomisma al Vinitaly bio rilevano che oltre la metà dei consumatori abituali di vino concede la sua preferenza al bio come garanzia di qualità, sicurezza e sostenibilità ambientale. Un dato che trova conferma nell’aumento del 6,5% delle etichette bio vendute nel 2023 nella grande distribuzione

A oltre la metà degli italiani il vino piace biologico. È quanto emerge dalla survey effettuata dall’osservatorio Wine Monitor di Nomisma i cui risultati sono stati diffusi nel corso dell’ultima edizione di Vinitaly.

Il richiamo del vino bio

Secondo il campione intervistato, negli ultimi 12 mesi, il 52% degli acquirenti abituali di vino ha infatti preferito optare per un vino bio, che ritiene garanzia di qualità, sicurezza, sostenibilità e tutela ambientale. Un trend che, secondo Wine Monitor, trova conferma nell’incremento del 6,5% delle vendite di vino biologico italiano registrata nel 2023 rispetto all’anno precedente, considerando la globalità dei canali distributivi, una crescita superiore rispetto al convenzionale che nello stesso periodo si è attestato al + 2,8%.

Le masterclass nell’Organic hall

L’attenzione di Veronafiere per le produzioni bio è stata confermata anche dalla conferma del salone specializzato di Vinitaly bio. Dove molte piccole cantine hanno potuto farsi conoscere grazie alle MasterClass organizzate da FederBio nell’Organic Hall di Vinitaly. Tra le regioni con la maggior superficie a uva da vino bio sul totale della viticoltura regionale spiccano la Sicilia, la Toscana e le Marche con il 38%, seguite dalla Calabria con il 32%. Mentre la Valle d’Aosta, con un incremento del 31%, il Trentino con + 22% e la Sicilia + 20% sono le regioni che hanno ampliato maggiormente la viticoltura bio.

DIECI MILIONI PER IL BIO IN LOMBARDIA

DIECI MILIONI PER IL BIO IN LOMBARDIA

Tempo fino al 15 maggio per aderire al bando regionale del Pirellone per chi si converte al bio

L’assessora agricoltura della Regione Lombardia ha annunciato il via al nuovo bando del Programma di sviluppo rurale per il sostegno all’agricoltura biologica, che si concluderà il prossimo 15 maggio.

Gli stanziamenti

Quest’anno sono stati stanziati 10 milioni di euro da erogare sotto forma di contributi a chi decide di adottare un metodo di produzione biologica su tutta la sua superficie agricola. Il contributo è una compensazione dei costi più elevati e dei ricavi minori connessi a questo tipo di produzione, potranno accedervi le imprenditrici e gli imprenditori iscritti all’elenco nazionale degli operatori biologici.

Aiuti concreti

«Si tratta -dichiara Floriano Massardi , consigliere regionale e presidente della Commissione agricoltura – di un contributo concreto, risorse importanti per aiutare gli agricoltori impegnati nelle produzioni innovative e sostenibili».

IL LETAME ESCLUSO DALLA DIRETTIVA NITRATI?

IL LETAME ESCLUSO DALLA DIRETTIVA NITRATI?

Un progetto di direttiva dell’Esecutivo Ue vuole consentire il ricorso a letamazioni oltre i limiti consentiti dalla direttiva nitrati come risposta all’impennata dei prezzi dei concimi minerali. Ma secondo l’Ufficio europeo per l’Ambiente «Non è questa la strada per un Europa sostenibile e resiliente»

In vista delle prossime elezioni di giugno la Commissione Ue è impegnata nell’evitare l’effetto dirompente delle manifestazioni degli agricoltori a Bruxelles. In questo senso va probabilmente interpretata anche la recente proposta di revisione della direttiva sui nitrati per facilitare l’uso di fertilizzanti ottenuti dal letame. La proposta è stata pubblicata lo scorso 19 aprile e ne dà notizia la rivista digitale Euractiv.

Fonte azotata alternativa

La Commissione Europea mira così a promuovere l’uso di fertilizzanti di origine biologica ottenuti attraverso il trattamento e la lavorazione del letame animale – un processo noto come Recovered Nitrogen from leture (Renure) – come fonte azotata alternativa ai concimi minerali.

Secondo il progetto di direttiva , che sarà oggetto di consultazione pubblica per 4 settimane, l’uso del letame e del letame trasformato in agricoltura «potrebbe ridurre l’esposizione degli agricoltori ai prezzi dei fertilizzanti minerali volatili e chiudere i cicli dei nutrienti».

In seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, gli agricoltori dell’Ue sono stati infatti colpiti dall’impennata dei prezzi dei fertilizzanti, un fattore per il quale l’Europa è fortemente dipendente dalle importazioni da Paesi terzi.

Oltre i 170 kg di azoto per ettaro

La proposta dell’esecutivo Ue interviene su un caposaldo della politica ambientale del Vecchio Continente,  modificando la cosiddetta Direttiva Nitrati, introdotta nel 1991 per proteggere la qualità dell’acqua evitando che i nitrati provenienti da fonti agricole inquinino le acque sotterranee e superficiali.

La Commissione vuole infatti consentire l’uso di Renure al di sopra del limite di 170 kg di azoto per ettaro, fissato da questa direttiva.

Le reazioni

La mossa fa seguito alle richieste di diversi paesi dell’UE e ad una risoluzione promossa dalla commissione Agricoltura del Parlamento europeo  per rendere più semplice per gli agricoltori l’utilizzo dei fertilizzanti di origine naturali.

Positiva la reazione del Copa Cogeca, la centrale di rappresentanza delle associazioni agricole in Europa mentre Sara Johansson, funzionaria senior dell’EEB (ufficio europeo per l’ambiente), ha dichiarato: «non è questa la strada verso un’Europa resiliente e in grado di abbassare il suo impatto sulle acque potabili

 

VINITALY, L’IMPRONTA BIOLOGICA DELLA 56° EDIZIONE

VINITALY, L’IMPRONTA BIOLOGICA DELLA 56° EDIZIONE

Vigneto Italia prossimo all’obiettivo del 25% di bio mentre in cantina la percentuale con il logo della fogliolina verde cala. Un gap che impone un maggiore sforzo in comunicazione e Veronafiere raccoglie la sfida con la 9° edizione di Vinitaly bio

Cresce il vigneto biologico, flette quello convenzionale. Il risultato è che tra i filari italiani il biologico è già praticamente in linea con gli obiettivi del green deal. Le superfici di viti da vino coltivate con metodo bio in Italia sono infatti pari a 133.140 ettari, il 22,6% del totale di 589.570 ettari (dati: Sinab 2023).

Una quota che sale notevolmente in Regioni come Marche, Calabria e Sicilia (dove arriva a toccare il 50%) mentre altrove, dove è il richiamo della denominazione d’origine a dominare le scelte dei consumatori come in Piemonte, Friuli e Veneto, i vigneti bio si attestano a circa il 10%.

Musica diversa in cantina

La musica cambia però totalmente in cantina. Solo il 7% del vino prodotto (circa 3,4 milioni di ettolitri) è infatti etichettato con il logo della fogliolina verde. Anche qui il traino è rappresentato dalla Sicilia (23%), davanti a Veneto, Toscana e Puglia (15%), mentre in Piemonte ed Emilia Romagna la quota dell’imbottigliato bio supera a malapena il 3%.

Una discrepanza tra campo e bottiglia che Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, attribuisce, sulle pagine de La Repubblica, alla seduzione dei contributi pubblici per il bio in vigneto che non si traduce in una pari valorizzazione del bio sugli scaffali. E questo anche per la competizione dei claim di altri metodi di produzione, certificati o meno, che si collegano alla sostenibilità rendendo meno distintivo il logo del bio.

Spiegare le differenze

Spiegare queste differenze diventa la sfida più importante per il mondo della comunicazione enoica e la 56° edizione di Vinitaly, in programma a Veronafiere dal 14 al 17 aprile, cade a fagiolo. Anche nel 2024 è prevista infatti in fiera la rassegna specializzata di Vinitaly Bio. La kermesse dedicata al vino biologico certificato prodotto in Italia e all’estero arriva così alla 9° edizione, curata anche quest’anno da Federbio.

L’obiettivo è quello di superare in numeri i record dell’edizione 2023, quando hanno partecipato 118 produttori certificati Bio provenienti da tutte le regioni italiane.

Il calendario delle degustazioni bio

Tutte le produzioni delle aziende partecipanti saranno inserite dell’enoteca bio e molte di loro troveranno spazio nelle masterclass, dove i produttori avranno la possibilità di presentare e fare degustare i propri vini ai buyer nazionali ed esteri. Questo il calendario delle degustazioni:

  • domenica 14 aprile 2024: i vini biologici del Nord (Cantina Le Carezze, Veneto; Mister Bio Wine, Friuli; Castello di Tessarolo, Piemonte; Tenuta Bardali e Giubertoni, Veneto; L’Ulif, Lombardia; Buganza Radici e Filari, Piemonte);
  • lunedì 15 aprile: isole e sud (Baglio Diar, Sicilia; Salvatore Tamburello, Sicilia; Tenute mokarta, Sicilia, Baglio Bonsignore, Sicilia; Cantine Tulone, Sicilia; Tenute Lu Spada, Puglia)1,
  • martedì 16 apri,e: Centro (azienda Bruscia, Marche; Vini Valori; Abruzzo; Tenuta Querciamatta, Toscana; Fattoria Ambra, Toscana; Montechiaro Organic Winery, Toscana);
  • mercoledì 17 aprile, chiusura con CasaCatelli (Abruzzo e Veneto); La Piana winery (Emilia Romagna); azienda Alessandra srl (Campania).