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NUOVA PAC: RAGGIUNTO L’ACCORDO PROVVISORIO, EMERGE LO SCONTENTO DI AMBIENTALISTI E AGRICOLTORI BIOLOGICI

NUOVA PAC: RAGGIUNTO L’ACCORDO PROVVISORIO, EMERGE LO SCONTENTO DI AMBIENTALISTI E AGRICOLTORI BIOLOGICI

Sono contrastanti le reazioni generate dall’esito dell’intesa per la formulazione della nuova PAC europea, che andrà in vigore nel 2023.

L’accordo, non ancora definitivo, è stato raggiunto per collaborazione della Commissione, del Consiglio e del Parlamento europeo. Parlamento, che dovrà accordare una conferma finale affinché l’intesa diventi ufficiale.

Il Ministro italiano delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, ha espresso sostegno e soddisfazione, rispetto agli esiti e ad alcune conquiste realizzate all’interno della nuova PAC; dello stesso parere si è manifestata Julia Klöckner, ministra tedesca, condividendo il sicuro apporto di miglioramento, da parte dei nuovi standard raggiunti in tema ambientale, all’interno dell’accordo.

Meno entusiasta è stato il fronte ambientalista, che sottolinea una distanza minima della nuova proposta di PAC, rispetto ai modelli precedenti, su temi cruciali quali: le facilitazioni destinate all’agricoltura intensiva a discapito delle piccole realtà, che tentano un’impronta agricola sostenibile, portata avanti a fatica.

L’accordo non rende giustizia all’urgente necessità di agire nella crisi ecologica e in agricoltura, afferma il Presidente dell’organizzazione per la conversazione della natura, J.A.Krüger.

Sono di idea similare, gli europarlamentari Verdi, speranzosi in un marcia indietro del Parlamento, rispetto all’ok finale sull’accordo. Questi denunciano uno slegamento tra il perseguimento degli obiettivi del Green Deal e un terzo del bilancio dell’UE della nuova PAC, per quanto riguarda il minor uso di pesticidi, la tutela della biodiversità e altre misure necessarie.

Già a partire dalla creazione degli Ecoschemi, l’architettura verde della nuova PAC si rivela un’operazione di greenwashing: in cui le azioni green legate alla protezione dell’ambiente, vengono snaturate nei contenuti e marginalizzate, sottolinea Eleonora Evi, parte del gruppo dei Verdi.

A proposito degli Ecoschemi, gli agricoltori biologici denunciano l’impossibilità per la loro attività di accedere a tutte le tipologie previste, come invece accade per le altre aziende agricole.

Inoltre, la natura volontaria degli ultimi regolamenti biologici introdotti, fa sì che la loro applicazione, sia determinata dal modo in cui, gli Stati membri, definiranno le misure dei regolamenti a livello nazionale.

 

Fonte: Cambia la terra

PAC: UN DOCUMENTO ANALIZZA GLI SVILUPPI PER IL BIO NEI PIANI STRATEGICI NAZIONALI

PAC: UN DOCUMENTO ANALIZZA GLI SVILUPPI PER IL BIO NEI PIANI STRATEGICI NAZIONALI

Come ormai sappiamo, la strategia Farm to Fork, parte importante dell’European Green Deal, è il piano messo a punto dalla Commissione europea, per guidare la transizione verso un sistema alimentare rispettoso dell’ambiente.

Lo studio dal titolo: “Prospettive e sviluppi per il biologico nei piani strategici nazionali della PAC, restituisce un quadro generale rispetto al potenziale che ogni Stato membro dell’UE possiede, per contribuire all’ardito obiettivo europeo, – formulato all’interno di Farm to Fork -, di raggiungere il 25% della SAU in biologico entro l’anno 2030.

Il documento è stato commissionato da un ricercatore indipendente e presentato da IFOAM Organics Europe, nell’ambito di un’Assemblea Generale. Consta di 64 pagine totali e comprende per ciascuno dei 27 paesi membri, una sintesi rispetto a:
indicatori chiave di produzione, mercato e sostegno della PAC; scenari di spesa della PAC e il loro effetto sulla superficie biologica 2030; una panoramica degli attuali sostegni economici forniti dalla PAC; informazioni su un Piano d’Azione nazionale per il biologico; altre misure di sostegno politico rilevanti per quanto riguarda l’impatto della superficie coltivata a bio.

Se tracciamo un quadro relativo all’anno 2018, scopriamo che l’Europa aveva una superficie biologica equivalente all’estensione della regione Puglia (raggiungerà il 9% nel 2019), con tassi di pagamento medio per ettaro di circa 213 euro. Solo una parte della superficie biologica certificata – il 64% -, riceveva e riceve però, pagamenti di sostegno al biologico; pari alla cifra di quasi 2 milioni di euro di sostegno della PAC per anno.

Ma che cosa richiederebbe in termini generali, raggiungere il 25% della SAU in biologico nell’UE, entro il 2030?

Innanzi tutto triplicare la sua superficie biologica; aumentare la spesa complessiva della PAC di 3-5 volte; dedicare tra il 9 e il 15% di questa esclusivamente per il biologico.

Se ci soffermiamo invece su ciascuno Stato membro, raggiungere l’obiettivo del 25% entro il 2030 comporterebbe:

l’incremento dei tassi di pagamento per ettaro entro il 2030 (gli ultimi sono stati fissati nel 2014); il potenziale aumento della spesa di 5-10 volte, per i paesi con bassi livelli di sostegno all’agricoltura biologica.

Secondo il punto di vista espresso nello studio, gli Stati membri dovrebbero inserire un obiettivo nazionale per le superfici bio all’interno del proprio piano strategico della PAC, sulla base però di un’analisi delle esigenze produttive del settore. Dovrebbero considerare inoltre il contributo di quest’ultimo agli obiettivi della PAC, e degli altri piani strategici per l’ambiente e la biodiversità (Green Deal UE, Farm to Fork, ecc.).

Posto che ciascun stato ha un punto di partenza diverso rispetto al tema, ognuno dovrebbe anche avere obiettivi di contributo diversi (quelli che hanno già raggiunto il 25% dovrebbero continuare a lavorare per l’incremento della superficie).

Le conclusioni di IFOAM Organics Europe, raggiunte attraverso lo studio, non sembrano comunque discostarsi dall’invito posto dal Piano d’azione UE per il biologico a tutti gli Stati membri, di immaginare un piano strategico nazionale, per l’espansione del proprio comparto biologico.

 

Fonte: Sinab

PAC EUROPEA 2023/27: L’OBIETTIVO DI UN FUTURO PIÙ VERDE, EQUO E SOSTENIBILE

PAC EUROPEA 2023/27: L’OBIETTIVO DI UN FUTURO PIÙ VERDE, EQUO E SOSTENIBILE

Risale a pochi giorni fa, l’accordo raggiunto tra il Consiglio e il Parlamento europeo, sul futuro della Politica Agricola Comune relativa al periodo 2023/27.

Sebbene l’intesa non sia ancora stata ufficializzata – il Parlamento europeo dovrà confermare la sua posizione in seduta plenaria -, si affaccia la prospettiva di una PAC più equa, green e sostenibile.

Da quanto emerso, il quadro dipinto per l’Italia è piuttosto favorevole.
A partire dal 2023 infatti, per i sette anni successivi, dei 340 miliardi di bilancio europeo destinati alla Pac, 38 miliardi di euro saranno a favore dello stato italiano.

Un pacchetto di “compromesso” da sostenere, commenta il Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, in quanto i motivi per essere soddisfatti sono superiori a quelli di frustrazione.

L’accordo raggiunto tra il Consiglio e il Parlamento europeo, prevede alcune novità: prima tra tutte, l’introduzione di Piani strategici nazionali per il quale gli Stati membri avranno potere e responsabilità di attuazione diretti.

L’autonomia aumenterà dunque e così la possibilità di tenere conto delle effettive condizioni locali. La nuova PAC intende supportare ciascuna realtà nazionale, nella creazione di Piani strategici “su misura”, in linea però con gli obiettivi dell’Unione europea verso una transizione green e sostenibile.

La seconda novità introdotta dalla nuova Politica Comune sarà quella degli Ecoregimi; strumenti chiave per il raggiungimento del Green Deal europeo.
Circa 49 miliardi di euro infatti, saranno a questi, destinati; nell’arco dei cinque anni successivi al 2023.

Gli Ecoregimi consistono di pratiche agronomiche rispettose dell’ambiente, tra queste: l’agricoltura a metodo biologico, le pratiche di allevamento che tutelano il benessere degli animali e le pratiche agricole a bassa emissione di carbonio.

L’intenzione è quella di incentivare queste buone pratiche, destinando inoltre il 35% dei fondi per lo sviluppo rurale alla loro promozione.

I beneficiari della Pac, dovranno rispettare una condizionalità sociale, in altre parole, considerare il diritto sociale e del lavoro europeo, se desiderano ricevere i fondi.

Ogni azienda dovrà impegnarsi a rispettare l’obbligo di dedicare almeno il 3% dei suoli coltivabili alla biodiversità e ad elementi non produttivi. Con la possibilità ulteriore di ricevere, attraverso gli ecoregimi, un sostegno per raggiungere il 7%.

Gli Stati dovranno inoltre, ridistribuire il 10% dei fondi ricevuti a favore delle aziende agricole di più piccole dimensioni, descrivendo nel Piano strategico nazionale, la pianificazione di questa ridistribuzione.

Un altro 3% dei fondi destinati a ciascuno stato, dovrà essere impegnato per il sostegno dei giovani agricoltori.

Per coloro che non rispetteranno la condizione sociale, il Parlamento europeo ha messo in campo la penalizzazione attraverso sanzioni maggiori di quelle fino ad ora esistite. Circa il 10% dei diritti degli agricoltori verrà quindi sacrificato, al fine di una maggiore trasparenza richiesta dall’UE.

Un’ulteriore riserva agricola pari a 450 milioni di euro, sarà messa in campo, col fine di rafforzare la posizione sul mercato delle piccole e medie imprese e dei giovani aspiranti agricoltori. La finalità è quella di contrastare l’abbandono dei campi e il direzionamento verso le grandi agricolture intensive.

Una nuova intesa dunque, sembra essere sulla via della conquista.
Un accordo mirato a una transizione green, a tutela della biodiversità, che intende consolidare le realtà agricole più fragili e incentivare quelle che si propongono di nascere; per favorire la prospettiva di un futuro più verde, equo e sostenibile.

Fonte: Agronotizie

LA NUOVA POLITICA AGRICOLA COMUNE, TRA AGROECOLOGIA E INNOVAZIONE

LA NUOVA POLITICA AGRICOLA COMUNE, TRA AGROECOLOGIA E INNOVAZIONE

Da un primo tratteggio della nuova Politica Agricola Comune, che interesserà le annualità 2023/2027, due sono le direttrici che emergono come portanti: la transizione ecologica e quella digitale.

Nell’approccio del futuro, secondo la nuova PAC vi è l’utilizzo prevalente di pratiche agricole sostenibili, come l’agroecologia, l’agricoltura biologica, l’utilizzo di innovazioni digitali e dell’agricoltura di precisione.

Pratiche che possano favorire l’avvento di un settore agricolo più smart rispetto al passato, che rispetti maggiormente l’ambiente e convogli una certa vivacità all’interno delle aree rurali.

Questo approccio trova parti contrarie che accusano la strategia Farm to Fork immaginata dall’Unione Europea, perché troppo poco produttiva in termini alimentari; secondo questa visione, tale strategia ridurrebbe la produzione, provocando un aumento dei prezzi, a discapito di consumatori e agricoltori.

Gli ambientalisti invece, per nulla favorevoli all’approccio tecnologico, giudicano scarsa ovvero non sufficiente, la propensione ambientale tratteggiata nella nuova PAC, che favorirebbe un ristretto numero di aziende agricole non adeguatamente attente sia dal punto di vista ambientale che da quello animale.

Dobbiamo tuttavia pensare che nella concezione smart dell’agricoltura, immaginata dall’Unione, è già contemplato un incremento della produttività compatibile con una particolare attenzione e cura verso l’ambiente; potenziato dall’utilizzo dell’innovazione tecnologica.

Un piccolo investimento nella direzione ecologica era già stato seminato con la precedente PAC 2021/22, le cui fonti di finanziamento erano di provenienza del Quadro Finanziario Pluriennale 21/27, che in Italia raggiunge i 6 miliardi di euro con il cofinanziamento nazionale.

Queste ultime unite a quelle del programma “Next Generation Eu” per l’Italia, pari a 910,6 milioni di risorse in Europa, attribuite agli Stati Membri secondo una precisa ripartizione: 8% delle risorse possono essere utilizzate per il sostegno delle misure dei loro programmi di sviluppo rurale, nel rispetto dei requisiti minimi ambientali; 37% per interventi legati alla transizione ecologica; 55% per interventi legati alla transizione digitale.

Con l’avvento della PAC 2023/27 gli strumenti a favore di un’evoluzione ecosostenibile sono aumentati. Tra questi compaiono gli eco-schemi: un nuovo pagamento verde, erogato tramite un premio annuale per ettaro in aggiunta al pagamento base; dedicato a quegli agricoltori che si impegnano in pratiche ecocompatibili e innovative dal punto di vista tecnologico.

Gli eco-schemi sono il frutto di una strategia molto chiara alla base di tutto il disegno della nuova Pac, convinta che la sostenibilità possa essere perseguita attraverso l’innovazione digitale.

Tecnologie di guida satellitare, precisione nelle operazioni colturali, gestione dei dati, sono tutti elementi indispensabili per un’agricoltura moderna; efficace nel ridurre gli sprechi e nel migliorare la qualità dei prodotti e le informazioni legate alla loro origine.

Una transizione che si pone l’obiettivo di elevare le capacità professionali, dotando finalmente l’agricoltura di strumentazioni efficaci e precise, proporzionali al rilievo che il settore sta assumendo in una prospettiva di crescita consistente.

Fonte: Terra e vita

TRANSIZIONE ECOLOGICA DELL’AGRICOLTURA: SEMPRE PIÙ NECESSARIA UN’INVERSIONE DI ROTTA

TRANSIZIONE ECOLOGICA DELL’AGRICOLTURA: SEMPRE PIÙ NECESSARIA UN’INVERSIONE DI ROTTA

Nonostante la direzione dell’Europa sia orientata allo sviluppo dell’agricoltura biologico, fino ad oggi le sovvenzioni sono state assegnate per lo più all’agricoltura cosiddetta “convenzionale”.

Tale contraddizione è emersa dalle parole del commissario Ue all’agricoltura, Janusz Wojciechowsk, nell’ambito della presentazione del Piano D’azione 2021-27. Soltanto l’1,8 % dei fondi relativi alla PAC, sottolinea il commissario, è stata finalizzata alla produzione biologica. Tale quota, afferma, necessita di essere aumentata, poiché nel caso dell’Italia, dove i terreni gestiti con il metodo bio privi di pesticidi raggiungono il 15,8% (quasi il doppio della media europea), in realtà, solo il 2,3% dei fondi della PAC è destinata all’agricoltura biologica.

Al fine di mettere l’accento sulla necessità di un’azione più coerente con l’intenzione dichiarata e di incoraggiare una svolta verso l’agroecologia, che proceda di pari passo alla transizione ecologica, la Coalizione italiana Cambia la Terra, ha realizzato: Il Quaderno – Per una transizione biologica, un’iniziativa elaborata grazie al contributo di professionisti del settore.

Quello che viene richiesto simbolicamente attraverso Il Quaderno, è di sfruttare strumenti quali il Recovery Fund e la nuova PAC, per realizzare il salto verso un’agricoltura che tenga veramente conto del benessere animale, del pianeta e dei cittadini. Per una vera e propria inversione di rotta, ancora più urgente dopo la Pandemia da Covid-19.

Il rapporto Bioreport del Crea ha evidenziato il ruolo strategico dell’Italia per numero di imprese (più di 80.000) attive nel comparto e per reddito complessivo di quelle orientate a metodo biologico, superiore del circa 15% rispetto al reddito delle aziende che si occupano di agricoltura convenzionale.

L’Italia a parere di alcuni, potrebbe quindi giocare un ruolo significativo nello sviluppo dell’agroecologia al fine di fornire un nuovo modello agricolo, un approccio ecologico differente, da valorizzare anche in vista del G20 – 2021 che vedrà la sua presidenza.

Se guardiamo nel dettaglio alle richieste rivolte ai decisori politici, queste si appellano a misure quali: l’approvazione della legge sul biologico, che comprende la definizione di un marchio del bio italiano; un Piano Strategico Nazionale della PAC 2023-27 che individui interventi concreti per raggiungere gli obiettivi legati alla crescita del metodo biologico; un piano strategico dedicato alla Ricerca e all’Innovazione; un rinnovo del Piano nazionale per l’uso dei prodotti fitosanitari; la riduzione dell’Iva per i produttori biologici; una consistente innovazione digitale per garantire una maggiore trasparenza del settore, da realizzare anche attraverso il sistema blockchain.

Un’inversione di rotta dunque al fine di non dover sacrificare la leadership italiana acquisita nel settore, che possa integrare il mantenimento a lungo termine delle risorse naturali con le produzioni agricole e zootecniche, per una reale transizione ecologica dell’agricoltura.

 

Fonte: Greenreport

PAC: IN ADOZIONE IL 31 MARZO IL PIANO EUROPEO D’AZIONE 21/27

PAC: IN ADOZIONE IL 31 MARZO IL PIANO EUROPEO D’AZIONE 21/27

Verrà adottata ufficialmente il 31 marzo la nuova PAC, comprensiva delle annualità 2021-2027. Fonte della comunicazione la Direzione Generale Agricoltura (DGAGRI), emersa nell’ambito dell’ultima edizione Biofach svoltasi in modalità virtuale.

In termini generali, la Commissione Europea intende estendere i finanziamenti all’intera filiera (non soltanto alle imprese e cooperative agricole come nel precedente modello, seppur salvaguardando queste ultime nella remunerazione) e coinvolgere all’interno del processo ciascun attore della catena alimentare, al fine di assicurare risultati ambientali, economici e sanitari.

In termini specifici, la CE sta valutando la possibilità di adottare a livello europeo alcune buone pratiche già testate e attive in Italia, tra queste: il divieto per un ispettore di controllare la stessa realtà aziendale per più di 3 anni consecutivi; il consenso del ricorso alla deroga per i semi di tipo non biologico, da parte dei vivaisti, al fine della produzione di piantine biologiche; l’eliminazione della possibilità di ricorso alla deroga per le piante/astoni non biologiche.

L’iniziativa mira inoltre a consolidare le azioni verso gli Stati Membri, di modo che all’interno dei piani strategici nazionali di ciascuno di questi, si abbiano ben presenti gli obiettivi del Green Deal per il settore. Complice, alla radice della questione, DGAGRI, che parallelamente intende migliorare le condizioni di lavoro e moltiplicare le opportunità per gli agricoltori biologici, ma anche sostenere al meglio coloro che praticano un’agricoltura convenzionale, ma sono interessati all’avvicinamento al mondo bio.

Confagricoltura dal canto suo, porta avanti – anche all’interno dei documenti prodotti dal COPA COGECA – l’idea che dovrebbe esistere un legame più consistente tra incremento della produzione, mercato e corretta retribuzione degli agricoltori. Evitando quindi di correre il rischio di concentrarsi in primis sull’aumento delle superfici biologiche – come il Green Deal di fatto prevede – perdendo di vista il variare delle proporzioni degli altri aspetti concomitanti.

Fonte: Risoitaliano