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L’AGENZIA EUROPEA DELL’AMBIENTE CHIEDE INTERVENTI STRATEGICI E MIRATI A FAVORE DELLA PRODUZIONE BIOLOGICA

L’AGENZIA EUROPEA DELL’AMBIENTE CHIEDE INTERVENTI STRATEGICI E MIRATI A FAVORE DELLA PRODUZIONE BIOLOGICA

La superficie agricola biologica nell’Unione europea continua ad aumentare, ma il ritmo di crescita è troppo lento per centrare l’obiettivo del 25% entro il 2030 fissato dal Green Deal europeo

L’Agenzia europea dell’Ambiente rileva che la quota di terreni biologici nell’Ue è passata dal 5,9% del 2012 al 10,8% nel 2023, per circa 17,4 milioni di ettari.

Tra i Paesi membri, l’Austria è l’unica ad aver già superato l’obiettivo del 25%, passando dal 18,6% al 27% nello stesso periodo. Seguono l’Estonia (dal 14,9% al 22,8%), il Portogallo (dal 5,5% al 22,5%) e l’Italia (dal 9,3% al 18,8%). All’estremo opposto si collocano Malta (dallo 0,3% allo 0,8%), la Bulgaria (dallo 0,8% al 3%), l’Irlanda (dall’1,2% al 4,3%) e la Polonia, che registra un calo dal 4,5% al 4,3%, pur mostrando segnali di ripresa dopo il 2020.

Anche la Norvegia, Paese non Ue ma che adotta il regolamento, ha visto una riduzione della quota, dal 5,6% al 4,6%.

 

Secondo l’agenzia, l’espansione del biologico è legata sia all’aumento della domanda di prodotti sostenibili sia al sostegno politico (in primis premi PAC), ma questi fattori non bastano più: nel 2023, dieci Stati membri hanno registrato un calo rispetto all’anno precedente, il numero più alto dal 2012.

 

L’ Aea avverte che, per rispettare le strategie del Green Deal, la crescita dovrà più che raddoppiare nei prossimi anni: il tasso medio annuo dal 2012 al 2023 è stato del 5,7%, ma servirebbe un incremento del 12,7% annuo tra il 2023 e il 2030, equivalente alla conversione di circa 3,26 milioni di ettari all’anno (22,8 milioni in totale).

In conclusione, l’agenzia ritiene “altamente probabile” che l’obiettivo del 25% non venga raggiunto, poiché la domanda di prodotti biologici è diventata più instabile dal 2022 e le attuali politiche di sostegno non sembrano sufficienti a garantire l’accelerazione necessaria.

 

Secondo l’Agenzia, “l’agricoltura biologica offre vantaggi significativi per la biodiversità, la salute del suolo e la qualità delle acque, contribuendo a una “transizione verde” più inclusiva nel settore agricolo e favorendo il ricambio generazionale”. Nel 2020, infatti, nell’Unione europea circa il 21% delle aziende agricole biologiche aveva un responsabile sotto i 40 anni, contro appena il 12% delle aziende convenzionali.

Oltre alle iniziative del Green Deal – in particolare le strategie “Dal produttore al consumatore” e “Biodiversità UE per il 2030” e la “Visione per l’Agricoltura e l’Alimentazione” – l’agenzia ribadisce l’importanza di un sostegno costante all’agricoltura biologica.

Invece anche la Corte dei conti europea ha evidenziato nel 2024 alcune carenze nelle politiche sia europee che nazionali dedicate al settore.

Per questo motivo, l’Aea sottolinea che, per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2030, servono interventi più strategici e mirati: è necessario accelerare l’elaborazione e l’attuazione di politiche più chiare e ambiziose, capaci di promuovere una trasformazione profonda nei modelli di produzione e consumo alimentare.

Leggi di più: https://www.eea.europa.eu/en/analysis/indicators/agricultural-area-used-for-organic

https://www.eunews.it/2025/02/19/agricoltura-ue-commissione-visione/

“GENERAZIONE TERRA”, FONDI ISMEA PER I GIOVANI AGRICOLTORI

“GENERAZIONE TERRA”, FONDI ISMEA PER I GIOVANI AGRICOLTORI

Il prossimo 30 ottobre Ismea riattiverà lo strumento finanziario “Generazione Terra” rivolto ai giovani imprenditori agricoli (under 41) per il finanziamento (fino al 100%) dell’acquisto dei terreni agricoli.

La misura è finalizzata a favorire lo sviluppo e il consolidamento di superfici condotte nell’ambito di una attività imprenditoriale agricola o l’avvio di una nuova impresa agricola mediante l’acquisto di un terreno.

Si rivolge a

  1. a) Giovani imprenditori agricoli (età non superiore a 41 anni) che intendono: ampliare la superficie della propria azienda mediante l’acquisto di un terreno, confinante o funzionalmente utile con la superficie già facente parte dell’azienda agricola condotta in proprietà, affitto o comodato, da almeno due anni alla data di presentazione della domanda, o consolidare la superficie della propria azienda mediante l’acquisto di un terreno già condotto dal richiedente, con una forma contrattuale quale il comodato o l’affitto, da almeno due anni alla data di presentazione della domanda.

 

  1. b) Giovani startupper con esperienza (GSE) (età non superiore a 41 anni) che intendano acquistare un terreno destinato ad essere utilizzato per una nuova iniziativa imprenditoriale agricola condotta dal giovane startupper.

 

  1. c) Giovani startupper con titolo (GST), di età non superiore a 35 anni non compiuti, che, ancorché privi di esperienza in campo agrario, intendano avviare una propria iniziativa imprenditoriale nell’ambito dell’agricoltura tramite l’acquisto di un terreno destinato ad essere utilizzato per una nuova iniziativa imprenditoriale agricola condotta dal giovane startupper.

 

35 milioni di euro sono destinati alle prime due categorie per operazioni fondiarie localizzate nel Centro-nord (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Veneto, Lazio, Marche, Toscana e Umbria); 35 milioni di euro per operazioni fondiarie localizzate nel Sud-isole (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia); 10 milioni di euro destinati alla terza categoria.

L’importo massimo concedibile è di 1.500.000 euro per le prime due categorie, di 500.000 euro per la terza. Il finanziamento può avere una durata fino a 30 anni di cui al massimo 2 di preammortamento.

 

Per approfondire: https://www.ismea.it/Startup/GenerazioneTerra

Psr 2007-2013: bilancio positivo per giovani e agricoltura sostenibile

PianetaPSR, il giornale dello sviluppo rurale realizzato grazie a contributi FEASR, ha pubblicato un interessante report sui risultati del Psr 2007/2013. Nel documento sono stati analizzati i dati finali delle Autorità italiane di gestione dei programmi di sviluppo rurale.

Complessivamente, nell’arco dei 7 anni considerati, sono stati destinati allo sviluppo rurale oltre 17 miliardi di euro (3 mld l’anno), di cui il 55% indirizzato a quattro misure in particolare: le compensazioni per le aree con svantaggi naturali; i pagamenti per le azioni agro-climatico-ambientali e quindi l’agricoltura sostenibile e il biologico; il sostegno all’innovazione, all’ammodernamento aziendale e agli investimenti; la nascita di nuove imprese gestite da giovani agricoltori.

Tra gli interventi di maggior successo, ricordiamo la misura 214, specificatamente concentrata sull’agricoltura sostenibile. Un impegno che ha visto molti imprenditori agricoli in primo piano nella creazione di metodi di produzione biologici, nella conservazione delle risorse naturali, della biodiversità e del patrimonio rurale. I contratti stipulati grazie al Psr 2007/2013 sono stati quasi 190mila, interessando circa tre milioni di ettari di terreno, per un totale di 4 miliardi di euro di spesa pubblica erogata.

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Per quanto riguarda nello specifico l’agricoltura biologica, sono stati 60mila i contratti stipulati e 1,3 milioni gli ettari interessati; per la produzione integrata, invece, si parla di 50mila i contratti e 600mila ettari; per la gestione di paesaggi e pascoli a elevata valenza naturale, infine, 23mila contratti e 441mila ettari interessati.

Altro fenomeno rilevante che ha riguardato l’agricoltura in generale, e che ha avuto una forte spinta dagli interventi del Psr, è stato il ricambio generazionale del settore. La spesa pubblica erogata a favore degli Under 40 è arrivata a sfiorare i 700 milioni di euro in 7 anni, per un totale di 22mila domande complessive, di cui il 39% è stato presentato da giovani imprenditrici. Mediamente, il contributo per ogni nuovo insediamento è stato di 30mila euro. L’agricoltura giovane vince soprattutto in Puglia (2.495 domande), seguita da Veneto, Piemonte, Sicilia e Sardegna.

Per quanto riguarda l’ammodernamento aziendale (misura 121), sono state finanziate quasi 51mila domande, con un’erogazione media di 84mila euro a impresa, grazie anche al forte intervento del capitale privato. I maggiori benefici sono stati registrati nel centro-nord (35mila domande istruite), mentre il centro-sud resta al palo (15mila domande), soprattutto a causa delle difficoltà di accesso al credito del sistema imprenditoriale.

Le misure 211 e 212, infine, hanno contribuito a sostenere gli imprenditori agricoli in aree con svantaggi naturali o in zone montuose. Le aziende interessate sono state 127mila, con un totale di indennità compensative erogate che ha superato gli 1,5 miliardi di euro.

FONTE:

http://www.pianetapsr.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1625