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50 ANNI DI PROVE SU IMPATTO AMBIENTALE E RESE DEL BIOLOGICO

50 ANNI DI PROVE SU IMPATTO AMBIENTALE E RESE DEL BIOLOGICO

Dallo studio, condotto da FiBl e Agroscope, si evince chiaramente la sostenibilità e la produttività dell’agricoltura biologica. Alla base della ricerca ci sono oltre 150 pubblicazioni scientifiche che hanno analizzato la resa, la fertilità del suolo e l’impatto climatico

Con il sostegno economico dell’Ufficio federale elvetico dell’agricoltura UFAG l’istituto di ricerca FiBl e

Agroscope conducono dal 1978 esperimento a lungo termine DOK che confronta coltivazioni biologiche, biodinamiche e convenzionali su 96 parcelle sperimentali omogenee su cui studiano le conseguenze in termini di resa, qualità del suolo e impatto climatico dei metodi di coltivazione.

L’esperimento continua a dare risposte, ma anche a proporre nuovi quesiti nell’ambito della ricerca agraria e ambientale che sono state oggetto di quasi 150 pubblicazioni scientifiche e tesi di dottorato.

 

I due sistemi biologici sono confrontati con due sistemi convenzionali (il primo con fertilizzazione organica e il secondo con concimazione minerale); tutti seguono con la stessa rotazione di sette anni (ormai si sono raggiunti i sei cicli), che comprende trifoglio.

Nei sistemi biologici è risultato un minor utilizzo di fitofarmaci (-92%) e di azoto minerale (-75%); l’efficienza nell’uso dell’azoto, che tiene conto anche della fissazione biologica è stata superiore all’85% per tutti i sistemi.

Per quanto riguarda le rese, nonostante la drastica riduzione degli input, quelle dei sistemi biologici hanno raggiunto l’85% di quelle dei sistemi convenzionali, dimostrando a livello di campo un minor impatto sul clima e una maggiore biodiversità in situ, in parallelo a un terreno fertile per lo sviluppo di una produzione agricola sostenibile anche futura.

 

Nella rivista scientifica «Scientific Reports» è stato recentemente pubblicato un articolo in cui i ricercatori di Agroscope, FiBL e Politecnico Federale di Zurigo si concentrano sui nutrienti e sulla selezione delle colture.

Nelle parcelle a coltivazione biologica sono stati trovati livelli di humus più alti del 16% e un’attività degli organismi del suolo superiore fino all’83%, con un effetto positivo sulla struttura che aiuta a immagazzinare acqua e ridurre le perdite da erosione.

In tutti i sistemi, il letame si è dimostrato fondamentale per la buona fertilità del suolo; se applicato in quantità sufficiente, preferibilmente sotto forma di compost, il contenuto dell’humus rimane stabile o aumenta. Al contrario, quando il fertilizzante è composto esclusivamente da concimi minerali sintetici, il contenuto di humus diminuisce.

Sull’altro piatto della bilancia, i livelli di fosforo diminuiscono più sensibilmente nei suoli biologici rispetto a quelli convenzionali, a causa della riduzione della fertilizzazione; per evitare carenze a lungo termine è necessario integrarlo, in particolate per colture come cereali e patate.

Secondo Jochen Mayer, responsabile dello studio, per recuperare elementi fondamentali come fosforo e azoto va valutato il riciclo di rifiuti alimentari o acque reflue.

I ricercatori ritengono che il futuro dell’agricoltura biologica dipende in larga misura proprio dalla chiusura dei cicli dei nutrienti tra le aziende agricole e dai progressi nella selezione vegetale.

Lo studio raccomanda di adottare strategie di diversificazione colturale, come le colture miste, intercalari, o a strisce, preferibilmente con specie pluriennali.

 

L’articolo “Organic cropping systems balance environmental impacts and agricultural production” si può scaricare gratuitamente qui: https://www.nature.com/articles/s41598-024-76776-1

 

 

Italia terza potenza agricola dell’Ue: bene biologico e inquinamento

agricoltura italiana

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’Italia è la terza potenza agricola dell’Unione Europea. A confermarlo, i dati diffusi da Eurostat e contenuti nell’edizione 2015 del dossier “Agriculture, forestry and fishery statistics”.

Il documento dipinge un quadro generale del settore, inteso non solo come produzione agricola, ma anche come allevamento, coltivazioni biologiche e persino l’inquinamento prodotto dall’agricoltura.

Secondo Eurostat, nel 2013, l’Italia avrebbe fatturato oltre 43 miliardi di euro. Terza in classifica, il primo posto è ricoperto dalla Francia, che ha sfiorato i 57 miliardi di euro, seguita dalla Germania, con 46,2 miliardi di fatturato.

Secondo un’analisi dei dati effettuata da Il Sole 24 Ore, ciò che ha influenzato maggiormente il settore del Bel Paese, garantendo il primato a Francia e Germania, è la frammentazione del comparto agricolo.

Parigi e Berlino, infatti, coltivano una superficie maggiore di territorio, impiegando meno persone: in Francia coltivazione e pascolo occupano circa 27,7 milioni di ettari di territorio, dando lavoro a 725mila persone; in Germania gli ettari sono 17 milioni, per 523mila unità impiegate. In Italia, invece, gli ettari di terreno destinati all’agricoltura sono 12 milioni e gli occupati raggiungono quota 817mila, il terzo valore più alto dell’UE dopo quelli di Polonia e Romania.

In Italia, quindi, c’è la tendenza a preferire le piccole e medie imprese: sono più di un milione le proprietà agricole, un numero nettamente superiore alla Francia, dove sono 472mila, e alla Germania, dove sono invece 285mila. Per una dimensione media delle aziende che in Italia è circa un quinto degli altri due Paesi.

Una frammentazione che però non impedisce all’Italia di primeggiare in altri settori. Come quello della coltivazione di agrumi e delle pesche (siamo il secondo produttore europeo dopo la Spagna in entrambi i comparti).

Ma è sul fronte dell’agricoltura biologica che il Bel Paese guadagna terreno: con i suoi 1,4 milioni di ettari coltivati senza l’uso di pesticidi si piazza al secondo posto dietro la Spagna, che ha raggiunto quota 1,7 milioni. Secondo posto dietro il Regno Unito per quel che riguarda ovini bio.

Anche sotto l’aspetto dell’inquinamento l’Italia ha ottenuto risultati nettamente migliori rispetto ai colleghi transalpini: gli agricoltori italiani emettono in atmosfera la metà del metano e degli ossidi di azoto di Francia e Germania.

Fonti:

http://www.infodata.ilsole24ore.com/2016/03/09/litalia-e-la-terza-potenza-agricola-dellue-ma-il-nodo-e-la-frammentazione-piu-di-un-milione-di-proprieta/

http://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/Agriculture,_forestry_and_fishery_statistics