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ASSO.CERT.BIO CHIEDE L’APPROVAZIONE DELLA LEGGE DI SETTORE

ASSO.CERT.BIO CHIEDE L’APPROVAZIONE DELLA LEGGE DI SETTORE

L’associazione degli enti di certificazione del bio italiani invia una lettera ai Capigruppo di maggioranza della Camera per sbloccare l’iter del DDl bio

Asso.cert.bio chiede la rapida approvazione della legge sul biologico. La richiesta è stata inviata ai Capigruppo di maggioranza della Camera ed è stata seguita nei giorni successivi da iniziative analoghe da parte delle altre associazioni del bio e anche di altre organizzazioni come Coldiretti, Alleanza delle Cooperative, Cia-Agricoltori Italiani, Legambiente, Wwf.

Una norma necessaria per un Paese leader del bio

«La norma di settore – ricorda Asso.cert.bio – dopo essere stata approvata praticamente all’unanimità sia alla Camera che al Senato, attende ancora da mesi l’approvazione definitiva alla Camera».

L’Italia con oltre 80 mila operatori, è tra i Paesi leader per la produzione biologica ed è il primo Paese in Europa, secondo al mondo, nell’esportazione di prodotti bio, con oltre 2,9 miliardi di euro, circa il 6% di tutto l’export agroalimentare nazionale.

Ma nonostante ciò il Disegno di Legge 988 che contiene disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico non è ancora stato approvato.

Troppi ostacoli

Considerando i numerosi tentativi per ostacolare il Disegno di Legge, Asso.Cert.Bio  si dichiara preoccupata sul destino di un provvedimento necessario alla luce della realizzazione della transizione ecologica postulata da Green Deal e Next Generation Eu plan. «Da qui l’appello a tutti i gruppi politici- spiega l’Associazione -, dai quali attendiamo risposta, affinché la norma venga iscritta all’ordine del giorno e approvata definitivamente dopo oltre 15 anni di attesa».

(ANSA).

METTERE A SISTEMA GLI STRUMENTI PAC PER FARE CRESCERE IL BIO

METTERE A SISTEMA GLI STRUMENTI PAC PER FARE CRESCERE IL BIO

“L’agricoltura biologica negli interventi non agroambientali del piano strategico nazionale”: la proposta di Ismea e di Rete Rurale Nazionale per raggiungere gli obiettivi del 25% di superficie agraria bio imposti dalla strategia Farm to Fork

La Pac post 2023 è chiamata a fare crescere il bio. Nel dibattito in corso tra Governo e Regioni per la stesura del Piano strategico nazionale occorre infatti tenere conto che il modello dell’agricoltura biologica dovrà essere protagonista nella Pac 2023-2027. Un impegno che deriva dagli obiettivi della strategia Farm to Fork che impongono l’ampliamento delle superfici certificate fino al 25% della Sau entro il 2030, l’aumento della produzione di agroalimentare bio e l’accesso ai prodotti biologici per tutti i consumatori pur garantendo la sostenibilità economica delle aziende agricole.

Sinergie tra primo e secondo pilastro

Una sfida che si vince solo mettendo a sistema i diversi strumenti previsti sia dal primo che dal secondo Pilastro della nuova Pac.  A tal fine Ismea ha messo a punto un documento per la Rete Rurale Nazionale che presenta delle proposte per il sostegno all’agricoltura biologica.

Interventi che dovranno operare in sinergia con quelli previsti sia negli ecoschemi dei pagamenti diretti che nell’intervento dello Sviluppo rurale per gli impegni ambientali e climatici.

Le esternalità del bio

Nel documento Ismea afferma che «le esternalità positive del modello biologico non si esauriscono in termini di sostenibilità ambientale ma interessano trasversalmente la redditività d’impresa, la diversificazione produttiva e l’innovazione tecnologica».

Secondo l’istituto economico del Mipaaf «Lo sviluppo dell’agricoltura biologica nell’ambito del PSN non va dunque limitato al pagamento a superficie ma deve prevedere precise azioni di supporto».

Azioni che devono andare in una duplice direzione:

  1. a) priorità d’accesso ai fondi;
  2. b) premialità intese come maggiorazioni delle aliquote di sostegno agli interventi.

L’articolazione dei sostegni

Nel report (disponibile al link: https://www.reterurale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/23174 ) Ismea elenca una serie di interventi che vanno inseriti nel Piano Strategico Nazionale all’interno dei capitoli relativi a:

– OCM/Politiche settoriali;

– Misure a investimenti;

– Insediamento giovani;

– Cooperazione;

– Gestione del rischio;

– Akis (sistema per lo Scambio di conoscenze e la diffusione di informazioni).

La lista di azioni a cui vanno aggiunti gli interventi indiretti in favore del bio contenuti anche in altri tipi di intervento (per es. benessere animale e Leader) o pacchetti di misure nell’ambito delle filiere e Accordi di Area che stimolano l’aggregazione di imprese.

IL BIOLOGICO GALOPPA IN EMILIA-ROMAGNA

IL BIOLOGICO GALOPPA IN EMILIA-ROMAGNA

Operatori oltre le 7mila unità, superficie oltre il 17% della Sau. I risultati raggiunti grazie alla programmazione del Psr 2014-20. Mammi (Assessore all’agricoltura: «Il biologico è un settore decisivo per la salute dell’ambiente e delle persone, ma anche per il valore sociale che rappresenta soprattutto nei territori più fragili»

In Emilia-Romagna il biologico è in forte crescita. Nei dati relativi al 2020 recentemente diffusi dalla Regione

il numero delle aziende agricole ha superato le 7mila unità (+85% dal 2014), la superficie agricola è oltre 200mila ettari che rappresenta il 17% della Sau regionale (+102% sempre dal 2014). Diventa così sempre più a portata di mano il traguardo del 25% entro il 2030 previsto dall’Unione europea.

L’impatto del Piano di Sviluppo rurale

Anche la dimensione media dell’azienda agricola biologica emiliano-romagnola è in costante aumento: nel 2020 è arrivata a 32 ha (media regionale 18 ha). La produzione bio è rappresentata prevalentemente da cereali e altre colture da granella per consumo umano ed animale (81%) e le foraggere.

«Tutto ciò – sottolinea l’assessore all’Agricoltura Alessio Mammi – è stato possibile grazie alle cospicue risorse impiegate dalla Regione tramite il Piano di sviluppo rurale sia come contributi diretti sia come meccanismi premiali ma anche grazie ai tanti agricoltori che hanno accettato di cogliere la sfida del bio».

L’assessore pone l’accento sull’importanza della coltivazione biologica non solo per la tutela dell’ambiente ma anche per il suo valore sociale.

Altri 70 milioni di euro nei prossimi due anni

«Il biologico – afferma – è un settore decisivo per la salute dell’ambiente e delle persone, ma anche per il valore sociale che rappresenta soprattutto nei territori più fragili della nostra regione, pensiamo all’Appennino o alle zone del basso ferrarese. Un’impresa biologica che si insedia in queste zone significa nuovi posti di lavoro, una comunità più coesa e anche sviluppo. Puntiamo a superare gli standard previsti dall’Unione europea e prevediamo un investimento di altri 70 milioni di euro nei prossimi due anni».

Per far conoscere tutti i numeri del settore biologico la Regione ha pubblicato in questi giorni un opuscolo informativo dal titolo “Il supporto alla produzione biologica in Emilia-Romagna: risultati Psr 2014-2020 e prospettive con la nuova Pac” (clicca per accedere), che illustra i principali indicatori di settore. Partendo da un confronto con la situazione europea ed italiana ne evidenzia l’andamento nel tempo e analizza anche quali possono essere i motivi di questo successo con l’obiettivo di sostenere e incentivare ulteriormente nuove adesioni a metodi produttivi sostenibili per l’agroalimentare regionale.

VERSO UN’AZIONE DI PROMOZIONE PER GLI ALIMENTI BIO

VERSO UN’AZIONE DI PROMOZIONE PER GLI ALIMENTI BIO

Il sottosegretario Mipaaf Francesco Battistoni annuncia che si sta predisponendo una campagna in favore del consumo di cibi biologici e biodinamici

«Stiamo lavorando ad una campagna di promozione nazionale che punti a sensibilizzare i cittadini al consumo di prodotti biologici».

L’apertura del tavolo sul bio

Lo ha riferito il sottosegretario al Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Francesco Battistoni, all’apertura del tavolo sul biologico coordinato dal ministero.

«Il biologico ed il biodinamico – ha continuato – sono segmenti produttivi sempre più presenti sul mercato agroalimentare italiano e mondiale».

«Abbiamo la necessità di stimolare le persone al mangiar sano e rendere la superficie agricola fertile e produttiva. Da questo punto di vista il biologico offre le migliori garanzie salutari».

La necessità di garantire l’equilibrio di mercato

L’intervento del ministero segue la raccomandazione, in vista dell’aumento della superficie produttiva biologica italiana indicata dalla strategia Farm To Fork, di garantire l’equilibrio tra domanda e offerta di prodotti ottenuti con questo virtuoso modello produttivo.

(Ansa)

«PIÙ RISORSE NEL PNRR PER IL BIOLOGICO»

«PIÙ RISORSE NEL PNRR PER IL BIOLOGICO»

Le richieste della filiera nel corso dell’evento di apertura di B/Open incentrato sul tema: «PNRR, filiera agroalimentare sostenibile e biologico: politiche e strategie di sviluppo»

«Il biologico è uno dei driver principali per la transizione del sistema agroalimentare verso la sostenibilità».

«Il settore deve diventare protagonista del piano nazionale di ripresa e resilienza, accompagnato da risorse e progetti specifici e sostenuto da innovazione e ricerca».

Il ruolo imprescindibile del bio

Sono alcuni degli spunti presi dagli interventi dei relatori protagonisti del convegno “PNRR, filiera agroalimentare sostenibile e biologico: politiche e strategie di sviluppo”, evento di apertura del B/Open di Verona, la prima fiera B2B dedicata al comparto.

L’evento puntava a mettere in evidenza il ruolo imprescindibile del bio nella sfida della sostenibilità lanciata dal Pnrr. Dopo i saluti introduttivi di Maurizio Danese, Presidente di Veronafiere Spa e lo speech di apertura di Stefano Vaccari, Direttore generale CREA su «Il ruolo dell’agricoltura all’interno del PNRR: quali opportunità per il settore del biologico», sul palco si sono succeduti gli interventi della filiera rappresentata da Riccardo Cozzo di Assocertbio, Giuseppe Romano (Aiab), Carlo Triarico (Agricoltura Biodinamica); Enrico Amico (Demeter Italia); Maria Grazia Mammuccini (FederBio), Maria Letizia Gardoni (Coldiretti); Dino Scanavino (Cia-Agricoltori Italiani); Franco Verrascina (Copagri) Francesco Torriani (Coordinatore del settore biologico dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari).

Biodistretti, Op e interprofessione

Durante l’incontro è emersa l’importanza di puntare su: valorizzazione e promozione del bio Made in Italy sui mercati esteri, distretti biologici e strumenti di aggregazione, in primis OP e OI (organizzazioni di produttori e interprofessione, ndr), istituzione di un marchio bio italiano, ma anche ad un maggiore riequilibrio tra domanda e offerta di prodotti bio.

Battistoni (sottosegretario Mipaaf): «La transizione ecologica passa dal bio»

«Tra gli strumenti – ha riferito Francesco Battistoni, Sottosegretario alle Politiche Agricole concludendo l’evento –   per rispondere alle richieste di maggiore sostenibilità provenienti dall’Europa, quello più affidabile per il nostro Paese è quello del biologico».

«Siamo infatti fra i primi sia come superficie coltivata che sull’export. Abbiamo l’obiettivo di raggiungere una quota di superficie del 25% entro il 2030 ed è mantenendo questi obiettivi che daremo la nostra risposta alla richiesta di transizione ecologica presente nel Pnrr».

(Fonte Terra e Vita e Ansa)

ALCE NERO, UNA NEWCO PER I MENU BIO DEGLI ALBERGHI

ALCE NERO, UNA NEWCO PER I MENU BIO DEGLI ALBERGHI

Il marchio bolognese entra nel mercato del “Ready to eat”

Alce Nero, uno dei maggiori gruppi del biologico italiano, punta sulle strutture ricettive.

Il marchio bolognese ha creato infatti una newco, “Ristorazione Alce Nero” (Ran), che ha consentito l’apertura al mondo del catering e degli eventi.

Piatti pronti bio per alberghi e resort

La nuova società ha cominciato a fornire ad alberghi e resort piatti già pronti in atmosfera controllata, con le istruzioni necessarie per rigenerarli e prepararli a regola d’arte sul posto.

I piatti vengono elaborati dalla società di catering gourmet BioQitchen sulla base di prodotti Alce Nero. In tre mesi l’azienda bolognese, che così è diventata l’unica in Italia in grado di fornire menu biologici a strutture ricettive, ha consegnato circa 40mila pasti, forte di una capacità produttiva di 12mila al mese anche se l’intenzione è crescere ancora.

Un servizio innovativo

«Si tratta di un’importante innovazione, sia per Alce Nero che per il mercato – spiega Stefano Pratesi, project manager di Ran -. Attualmente Alce Nero è l’unica realtà italiana in grado di poter offrire un servizio del genere, che unisce l’alta qualità alla filosofia bio che ispira da sempre la nostra azienda, consentendo inoltre concrete possibilità di risparmio per gli operatori che non hanno nella cucina il proprio core business ma non vogliono rinunciare a un’offerta di alta qualità».

(fonte Ansa)