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ANAPROBIO ESCE DA FEDERBIO

ANAPROBIO ESCE DA FEDERBIO

L’associazione dei produttori biologici della Copagri annuncia l’uscita dal sodalizio presieduto da Maria Grazia Mammuccini dopo solo due anni. Cirronis: «Decisione dolorosa, ma necessaria. Proseguiremo il nostro percorso in autonomia»

«Dopo circa due anni di vita associativa, nell’ambito dei quali ci sono state date numerose opportunità che come Associazione abbiamo raccolto e restituito reciprocamente, voglio ringraziare sentitamente l’intera struttura e tutto il gruppo dirigente col quale abbiamo avuto il piacere di lavorare, annunciando al contempo, a malincuore, che alcune delle recenti decisioni assunte da FederBio hanno fatto sì che Anaprobio Italia non ritenesse più possibile quel percorso che ci aveva portato ad aderire convintamente ad essa».

Le ragioni del divorzio

Lo sottolinea il presidente di Anaprobio Italia Ignazio Cirronis nella nota con la quale annuncia l’uscita dell’associazione nazionale dei produttori biologici della Copagri dalla Federazione interprofessionale del biologico italiano-FederBio.
«Anaprobio Italia – spiega il presidente – non condivide alcune scelte della FederBio, le quali hanno fatto sì che la Federazione abbia cessato di essere una casa comune del bio in cui tutte le organizzazioni abbiano pari dignità, e non condivide neanche, di conseguenza, l’operazione legata a FederBio Servizi».

Meglio soli…

«Per tali ragioni, Anaprobio Italia proseguirà il proprio percorso in autonomia, continuando ovviamente a confrontarsi con tutte le rappresentanze della produzione biologica, siano esse dentro o fuori da FederBio».
«Lo faremo su tutti i temi che interessano i produttori biologici, perché gli obiettivi che ci muovono sono e restano lo sviluppo del biologico e la tutela degli agricoltori bio».
«Giova ricordare che il comparto del bio, da segmento produttivo prettamente di nicchia, è diventato nel corso dell’ultimo decennio un vero e proprio punto di forza dell’agroalimentare nazionale, sfiorando il 19% della Sau del Paese ed interessando oltre 82mila produttori, con una sensibile incidenza di giovani e donne; un valore imprescindibile riconosciuto anche a livello comunitario, ambito nel quale il biologico è stato individuato come un settore fondamentale per offrire soluzioni innovative per la transizione ecologica di tutta l’agricoltura».

ANAPROBIO: «LE TEA STIANO LONTANE DAL BIOLOGICO»

ANAPROBIO: «LE TEA STIANO LONTANE DAL BIOLOGICO»

Le tecniche di evoluzione assistita sono incompatibili con la naturalità di questo metodo di produzione. Cirronis: «Il bio deve difendere la sua specificità rispetto all’agricoltura convenzionale»

«Le New Breeding Techniques (Nbt) o Tecniche di Evoluzione Assistita (Tea), ovvero quelle metodologie di modificazione genetica che intervengono sul DNA delle piante, non devono essere usate per il comparto biologico che deve difendere la sua specificità rispetto all’agricoltura convenzionale».

«Non a caso gli ogm sono espressamente vietati in agricoltura biologica e dobbiamo dare ai consumatori messaggi chiari sul prodotto biologico».

Lo afferma il presidente di Anaprobio Italia Ignazio Cirronis, precisando di non voler entrare nel merito delle scelte generali su queste tecniche.

Le sentenze europee

«Sentenze della Corte di Giustizia dell’UE hanno affermato, fra l’altro, che i rischi legati all’impiego di nuove tecniche o nuovi metodi di mutagenesi potrebbero essere simili a quelli risultanti dalla produzione e dalla diffusione di ogm tramite transgenesi e cioè, in sostanza, che la modifica diretta del materiale genetico di un organismo tramite mutagenesi consente di ottenere i medesimi effetti dell’introduzione di un gene estraneo in detto organismo; peraltro, lo sviluppo di tali nuove tecniche o nuovi metodi consente di produrre varietà geneticamente modificate ad un ritmo e in quantità non paragonabili a quelli risultanti dall’applicazione di metodi tradizionali di mutagenesi casuale».

Cirronis fa notare che «il dibattito tra scienziati è aperto e che il Governo sembrerebbe orientato a introdurre queste nuove tecniche».

Rischio ibridazione

«L’agricoltura biologica non può essere intesa come semplice sostituzione di tecniche rispetto all’agricoltura convenzionale, in quanto è un approccio complessivo che investe tutto il modello agricolo».

«In questo contesto – rimarca il presidente di Anaprobio Italia – ci preme sottolineare un aspetto particolare e cioè che omologare la produzione di sementi, come potrebbe avvenire con una produzione massiva di semi tutti omogenei, è esattamente il contrario del principio della biodiversità, la cui tutela rappresenta uno dei principi cardine dell’agricoltura biologica».

«Non solo: le piante Nbt-Tea possono ibridarsi con parenti selvatici o piante affini, per cui la scomparsi di alcune cultivar è molto alta ed i rischi per la biodiversità sono altissimi: il biologico non ha bisogno di correrli».

ECCO ANAPROBIO, L’ASSOCIAZIONE DEI PRODUTTORI BIOLOGICI DI COPAGRI

ECCO ANAPROBIO, L’ASSOCIAZIONE DEI PRODUTTORI BIOLOGICI DI COPAGRI

Una nuova associazione nazionale che nasce «per tutelare la redditività degli agricoltori favorendo lo sviluppo di filiere e biodistretti».

Promuovere l’agricoltura biologica e tutelare gli interessi dei produttori, andando al contempo a individuare azioni volte ad assicurarne uno sviluppo sostenibile, in linea con i più recenti orientamenti comunitari, e a mettere in campo iniziative divulgative e promozionali e campagne di comunicazione che abbiano le medesime finalità.

Sono alcuni degli obiettivi che guideranno l’operato della neonata Anaprobio, l’associazione nazionale dei produttori biologici della Copagri, che al momento riunisce oltre 6.000 aziende biologiche aderenti alla Confederazione Produttori Agricoli.

Anaprobio è stata costituita nell’ambito dei lavori del Consiglio Generale della Copagri, durante il quale si è svolta la prima assemblea dell’associazione biologica, che ha eletto Ignazio Cirronis presidente e Nicola Minichino vicepresidente.

Il ruolo delle Op

«In una fase in cui l’Europa si pone l’ambizioso obiettivo di destinare il 25% dei terreni agricoli all’agricoltura biologica entro il 2030, come si evince dalle disposizioni della ‘Farm to Fork’ e in particolare dai contenuti del Piano d’azione per l’agricoltura biologica comunitaria varato dall’Esecutivo Ue nel marzo 2021, riteniamo fondamentale intervenire per promuovere l’aggregazione dei produttori biologici in forma di Op e rafforzare il concentramento dell’offerta produttiva, così da dare più peso all’immissione sul mercato delle produzioni degli associati, andando a ridurre i costi di produzione e ad accorciare la filiera produttiva biologica sono le priorità che guideranno il mio mandato», ha spiegato Cirronis dopo l’elezione.

La redditività al centro

Il neopresidente, che attualmente guida la Copagri Sardegna, e che in passato ha ricoperto il ruolo di vicepresidente di Aiab e responsabile della sezione produttori di Federbio, ha assicurato massimo impegno per lavorare anche sul versante della redditività, obiettivo da perseguire rafforzando le attività di aggregazione, che passano necessariamente dalla creazione e lo sviluppo di filiere produttive e di biodistretti, anche interprofessionali.