Suolo e Salute

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Il 25 e 26 a Roma riunione Asnacodi per pianificare la campagna “Infopac 2014”

Si riuniranno a Roma il 25 e 26 settembre prossimi i Presidenti ed i Direttori dei Condifesa aderenti ad Asnacodi (l’Associazione Nazionale dei Condifesa che dal 1982 coordina i 66 Consorzi di Difesa associati che operano nel settore della prevenzione e gestione dei rischi d’impresa in agricoltura). Scopo dell’incontro quello di pianificare le prossime azioni di informazione e le altre attività previste dal progetto “Infopac 2014: gestire i rischi per sviluppare l’impresa” a cominciare dalla realizzazione di seminari locali e di punti informativi (Infopoint) dedicati degli imprenditori agricoli. Al centro della pianificazione le opportunità offerte dai finanziamenti europei per l’agricoltura a partire dal 2015 ed in particolare destinati a finanziare azioni di prevenzione e gestione dei rischi per le imprese agricole in conseguenza dei cambiamenti climatici in atto e delle conseguenti avversità atmosferiche che hanno già duramente colpito le produzioni agricole. “il progetto Infopac2014 – ha dichiarato il Presidente di Asnacodi Albano Agabiti – con i 30 seminari locali e i 65 Infopoint che verranno realizzati su tutto il territorio entro la fine del 2014, e’ stato pensato proprio per questo: fornire tutte le indicazioni agli agricoltori affinché possano pianificare e realizzare sistemi di protezione dell’attività’ e accedere ai finanziamenti per la gestione del rischio come le assicurazioni agricole agevolate e i fondi di mutualità”.

Fonte: Agrapress

Al via Macfrut 2014

Ha preso il via ieri 24 settembre a Cesena l’edizione 2014 di MacFrut, fiera dedicata al settore ortofrutticolo che riunisce produttori, distributori, commercianti, addetti alla logistica, al packaging e ai macchinari. Nel giorno dell’inaugurazione, MacFrut ha visto la prestigiosa paretecipazione del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina alle Tra i partecipanti anche Unaproa che in occasione della fiera romagnola ha presentato la campagna di informazione e comunicazione “Nutritevi dei colori della vita” cofinanziata dall’Ue e dallo Stato Italiano.

Fonte: Adnkronos

Global Warming, quanto pesa sul Made in Italy?

Si è appena conclusa l’estate che quest’anno, nel nostro paese, è stata particolarmente mite e piovosa. Non altrettanto si può dire su scala planetaria dove al contrario quella 2014 ha infranto ogni record, risultando la più calda di sempre.  A preoccupare in particolare il surriscaldamento “accoppiato” degli oceani e della terraferma, che hanno fatto segnare temperature  superiori di ben 0,71 °C rispetto alla media del XX secolo.

Il problema comincia ad essere percepito nella sua importanza crescente anche in Italia, dove Coldiretti si è fatta portavoce della preoccupazione del mondo agricolo. Secondo quanto si legge in un comunicato diffuso sull’argomento la Confederazione “si e’ mobilitata per le azioni di contrasto ai cambiamenti climatici, sulla base dei dati catalogati nell’archivio del National Climatic , rispetto alle medie planetarie, “in Italia la situazione quest’anno e’ stata diversa con l’estate 2014 che e’ risultata solo al 38esimo posto tra le più calde dal 1800 con appena 0,3 gradi in più rispetto alla media del periodo di riferimento 1970-2000 dell’ ISAC-CNR”.  Tuttavia ha ricordato che”gli effetti dei cambiamenti climatici si sono manifestati con la più elevata frequenza di eventi estremi, con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense, con vere e proprie bombe d’acqua e l’aumento dell’incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti”.

Una situazione destinata a pesare in msura sempre crescente sull’agricoltura nazionale, con effetti già misurabili. Per esempio, si legge nella nota, “il vino italiano e’ aumentato di un grado negli ultimi 30 anni, ma si è verificato nel tempo anche un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture come l’olivo che e’ arrivato quasi a ridosso delle Alpi. Nella pianura padana si coltiva oggi circa la metà della produzione nazionale di pomodoro destinato a conserva e di grano duro per la pasta, colture tipicamente mediterranee”.  Stiamo assistendo, prosegue Coldiretti, ad  “un effetto che si estende in realtà a tutti i prodotti tipici:  il riscaldamento provoca infatti anche il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l’affinamento dei formaggi o l’invecchiamento dei vini”. “Una situazione che di fatto mette a rischio di estinzione il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente o esclusivamente all’ambiente geografico comprensivo dei fattori umani e proprio alla combinazione di fattori naturali e umani”.

Fonte: Coldiretti, Agrapress

Agricoltura: i fondi ci sono, ma non vengono utilizzati

A poco più di tre mesi dalla scadenza imposta dall’UE al 31 dicembre 2014, solamente tre regioni hanno raggiunto quanto previsto dall’obiettivo di spesa del FEASR, il Fondo Europeo di Sviluppo Rurale. Si tratta di Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, cui vanno aggiunte anche la Provincia Autonoma di Bolzano e quella di Trento. Restano quindi solo 90 giorni alle altre regioni per utilizzare i 688 milioni stanziati per il periodo 2007-2013, pena il disimpegno automatico delle somme stesse. A lanciare l’allarme (paradossale ancor di più in tempi di crisi come questi) il report mensile della Rete Rurale Nazionale che si occupa anche di entrare nel merito delle occasioni mancate (o che rischiano di divenire tali), regione per regione.  Su tutte la Campania, con 149 milioni a rischio di essere perduti, seguita dalla Sicilia con 95, quindi la Puglia con 90, la Sardegna con 68 ela Calabria con 61. Questo il “podio” delle realtà meno virtuose, anche se la stessa RRN ha segnalato che in Sicilia, Campania e Calabria recentemente è stata registrata una buona performance della spesa.

Fonte: Agrapress

Europa, tiene banco la riforma del biologico

Il  15 settembre scorso a Bruxelles si è svolta l’audizione pubblica sull’agricoltura biologica tenuta dal Comitato Economico e Sociale dell’UE. Tema dell’incontro “L’avvenire della produzione biologica in Europa”, nel corso del quale sono emerse posizioni ancora distanti tra i diversi portatori di interesse.

Da parte UE, il rappresentante della DG Agricoltura Joao Onofre ha dichiarato che è tempo di ridurre al massimo la flessibilità delle norme di produzione, per garantire ai consumatori prodotti ottenuti al 100% con metodo biologico. Ifoam da parte sua ha ribadito la propria contrarietà alla proposta di regolamento elaborata dalla Commissione, in quanto carente sotto il profilo delle valutazioni di impatto che l’introduzione di un regolamento così modificato avrebbe sull’intero settore del biologico. Impatto che, secondo Ifoam, comporterebbe il rischio concreto di una forte riduzione della produzione biologica europea.

Dal canto suo, l’European Organic Certifiers Council ha evidenziato l’eccessivo ricorso agli atti delegati chiedendo contestualmente il mantenimento sia delle norme attualmente vigenti in materia di etichettatura sia dell’annuale visita di controllo che gli OdC eseguono sugli operatori bio.

La Germania invece, pur elogiando gli sforzi dell’Unione per incentivare l’agricoltura biologica, si è dichiarata contraria ad una revisione completa della legislazione vigente: per Berlino è ancora efficace l’ultima riforma del settore e una modifica radicale rischierebbe di destabilizzare l’intero comparto. L’Italia, rappresentata all’incontro da Coldiretti, ha da un lato avallato la proposta di regolamento della Commissione, opponendosi al contrario al Piano d’azione, giudicato troppo generico. Il nostro Paese ha auspicato al contrario azioni mirate per la formazione degli imprenditori agricoli  e per l’ incentivazione della produzione di colture proteiche destinate all’alimentazione animale e  chiedendo un maggiore sostegno alla ricerca.

Posizioni in sintesi ancora distanti quelle emerse dai lavori di Bruxelles, rispetto alle quali il Comitato economico e sociale è adesso chiamato a comporre le divergenze e a ridurre le distanze tra le diverse anime del biologico europeo, stante anche l’imminenza di un documento di sintesi in cui il Comitato stesso esprimerà ufficialmente i propri orientamenti in materia.

Fonte: Agrapress

Presentato a Bologna il Registro Unico dei Controlli

E’ stato presentato il 22 settembre u.s. a Bologna il RUC, il Registro Unico dei Controlli, fortemente voluto dall’assessore all’agricoltura della Regione Emilia-Romagna Tiberio Rabboni per ridurre al minimo gli oneri burocratici. All’incontro di presentazione ha preso parte anche il Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina. “Si tratta – ha dichiarato Rabboni – di una risposta concreta che la regione ha voluto dare alle istanze di semplificazione che venivano dal mondo agricolo”. Martina ha definito l’iniziativa della Regione Emilia-Romagna “utile e concreta che si pone realisticamente il tema dello snellimento della burocrazia” confermandone l’inserimento  da parte del governo  nel provvedimento “Campo Libero”. “Il RUC emiliano-romagnolo sarà  uno dei pilastri di quello che faremo a livello nazionale”, ha dichiarato infatti Martina.

“Con la creazione del Registro Unico dei Controlli, prevista all’interno del pacchetto di norme di #campolibero, abbiamo fatto un passaggio davvero significativo per semplificare la vita delle aziende, che è uno degli obiettivi principali del Mipaaf e del governo intero”, ha dichiarato il Ministro, ribadendo che  “entro fine mese invieremo al ministero dell’interno la bozza di decreto attuativo in modo da far diventare presto operativa questa misura così fondamentale”.  “Con il Registro Unico i nostri imprenditori risparmieranno finalmente tempo, perché non saranno più sottoposti ad un carico burocratico eccessivo fatto di doppie o addirittura triple verifiche sulle stesse questioni; allo stesso tempo, grazie ad un coordinamento più efficace manterremo l’altissimo livello del nostro sistema di controlli che e’ un modello non solo in Europa ma anche nel resto del mondo”. “Con il RUC – ha proseguito il Ministro – “riduciamo il numero dei controlli e dunque alleggeriamo il peso della burocrazia sulle aziende, senza però rinunciare a quella capacità di vigilanza che costituisce la garanzia della qualità dell’agroalimentare italiano”.

Per Martina”il registro unico rappresenta un elemento di novità interessante che dialogherà con quello nazionale”, aggiungendo che “semplificare e’ un imperativo perché dobbiamo dare alle nostre imprese tutte le condizioni utili per recuperare competitività e produttività”.

Fonte: Agrapress