Suolo e Salute

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Eurostat: il Bio Made in Italy tra i più dinamici d’Europa

L’Eurostat, l’Ufficio di Statistica dell’Unione Europea, ha certificato la dinamicità del settore dell’agricoltura biologica nel nostro Paese. L’organismo comunitario ha di recente reso note le ultime statistiche sul settore in tutta Europa, certificando una crescita sostenuta rispetto a 5 anni fa.

I dati, riferiti al 2015, parlano di una crescita di due milioni di ettari coltivati col metodo biologico, rispetto al 2010. In totale, l’anno scorso sono state registrate aree certificate bio o in via di conversione pari a 11 milioni di ettari. La superficie bio sul totale dei terreni agricoli nell’Unione Europea ha raggiunto una percentuale del 6.2%. Era al 5.2% nel 2010. Alla fine dello scorso anno, sono stati registrati 271.500 produttori bio in tutta Europa, con un incremento del 5.4% rispetto all’anno precedente e del 23.5% sul dato di 5 anni fa.

Italia, Spagna, Francia e Germania fanno registrare le performance migliori in termini di aree totali dedicate al metodo di coltivazione biologica e anche per quanto riguarda il numero di produttori nel settore. Queste 4 nazioni rappresentano infatti più della metà (il 52%) sia delle aree che dei produttori bio in Europa.

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L’Italia è in ottima posizione anche in termini di quota bio sul totale delle superfici agricole coltivate: con i suoi 1,5 milioni di ettari, la percentuale arriva al 12%. Fanno meglio l’Austria, prima in Europa con oltre il 20% sul totale, la Svezia, l’Estonia, la Repubblica Ceca e la Lettonia.

L’Italia ha inoltre fatto registrare un incremento delle superfici coltivate a bio: +34% rispetto al 2010. Un aumento generalizzato a tutti gli stati europei, che vede rare eccezioni nel Regno Unito (-29.1%), in Norvegia (-16.7%) e in Olanda (-4%).

Il nostro Paese, infine, ha fatto registrare ottimi risultati anche in termini di aziende trasformatrici di alimenti bio, dominando insieme alla Francia la classifica per numero di operatori.

L’agricoltura biologica”, si legge nella nota Eurostat che presenta i dati, “combina le migliori pratiche di tutela ambientale, alti livelli di biodiversità, la preservazione delle risorse naturali ed elevati standard produttivi, basati su sostanze e processi naturali. Essa rifornisce un mercato specifico, rispondendo a una specifica domanda dei consumatori, e allo stesso tempo contribuisce alla creazione di benefici pubblici in termini di protezione ambientale, benessere animale e sviluppo rurale”.

FONTI:

http://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/Organic_farming_statistics#Potential_for_growth

http://ec.europa.eu/eurostat/documents/2995521/7709498/5-25102016-BP-EN.pdf/cee89f9e-023b-4470-ba23-61a9893d34c8

http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2016/10/25/agricolturabiologico-in-crescitaitalia-tra-piu-dinamici-ue_78695b17-0edb-4998-bfc8-8fd92b0461d8.html

Forage4Climate: il progetto italiano per ridurre l’impatto ambientale degli allevamenti

Un progetto per la mitigazione del cambiamento climatico grazie a innovativi sistemi agricoli da introdurre nella catena produttiva del latte. È questo in sintesi l’intento di Forage4Climate, programma italiano di respiro internazionale che, attraverso l’innovazione tecnologica, desidera ridurre l’impatto ambientale degli allevamenti in diverse zone del Mediterraneo.

Le attività sono partite il primo settembre 2016 e proseguiranno fino alla fine del 2020. Nell’iniziativa, che interesserà 3 regioni della Pianura Padana (Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna), la Sardegna e 4 regioni della Grecia, sono coinvolti il Crpa (Centro di ricerche per le produzioni animali di Reggio Emilia), che riveste il ruolo di coordinatore scientifico e le Facoltà di Agraria di alcuni dei più prestigiosi atenei del nostro Paese (Milano, Torino e Sassari) e dell’Università di Atene.

Forage4Climate è finanziato da fondi dell’Unione Europea, attraverso il programma Life + Climate change mitigation project (LIFE15 CCM/IT/000039). Gli obiettivi specifici del progetto sono di elaborare nuove tecniche agricole a basso impatto ambientale, nonché di preservare e accrescere le riserve di carbonio nei terreni. Tra le apparecchiature che gli scienziati metteranno a disposizione di circa 60 aziende locali, sono compresi degli innovativi strumenti di misurazione del suolo e di misurazione e analisi dei gas emessi dalle bovine da latte e dal bestiame ovocaprino.

Le innovazioni introdotte saranno applicate in particolar modo su suoli seminativi, prati e pascoli destinati al foraggiamento degli animali da allevamento, soprattutto vacche da latte, pecore e ovini. Si interverrà sui capi che producono latte per la trasformazione casearia: Parmigiano Reggiano, innanzitutto.

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Durante la presentazione del progetto, presso il Comune di Bibbiano, sono intervenuti gli ideatori e organizzatori di Forage4Climate.

In base alla normativa europea”, ha spiegato Maria Teresa Pacchioli, ricercatrice Crpa, “gli Stati membri dovranno produrre i dati relativi alla contabilizzazione delle emissioni e agli assorbimenti di carbonio nel suolo derivanti da attività zootecnica”. Un’attività che diventerà effettiva a partire dal 2021. Da qui il senso del progetto di Forage4Climate:Era importante iniziare un percorso che, coinvolgendo gli Istituti scientifici più all’avanguardia nel campo della produzione di latte vaccino e ovicaprino, arrivasse a delineare quelle cosiddette buone pratiche agricole destinate a mitigare i cambiamenti climatici con ricadute economiche positive per le aziende”. È opportuno inoltre ricordare “il ruolo centrale dell’agricoltura nella tutela ambientale e del clima”.

I primi risultati del progetto saranno disponibili tra settembre e ottobre 2017, mentre le sessioni dimostrative saranno inaugurate nella primavera 2018.

FONTI:

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/zootecnia/2016/10/26/forage4climate-le-buone-pratiche-per-limitare-le-emissioni/51643

http://www.reggioemilia.confcooperative.it/LINFORMAZIONE/LE-NOTIZIE/ArtMID/482/ArticleID/1401/FORAGE4CLIMATEPROGETTO-COORDINATO-DAL-CRPA

Trasformazione in agricoltura biologica: IV Conferenza internazionale a Siviglia

Il 24 e il 25 novembre prossimi a Siviglia, in Spagna, si terrà la IV conferenza sulla trasformazione in agricoltura biologica, organizzata da IFOAM UE. Si tratta di un evento dedicato all’innovazione e allo sviluppo nel settore.

Obiettivo dell’incontro è diffondere le migliori prassi operative e tecnologiche nello sviluppo delle filiere di distribuzione degli alimenti bio, un’occasione per interagire con diversi esperti del comparto, che condivideranno le proprie conoscenze. La conferenza sarà inoltre incentrata sulle nuove tendenze del mercato, sull’innovazione realizzata da aziende e associazioni e sulle politiche europee in materia.

Ecco il programma completo:

24 Novembre

0re 11 Benvenuto e registrazione

Ore 12:30 Seduta plenaria. Tema: “Migliorare le performance ambientali: politiche e driver di mercato nel settore alimentare”. Interverranno Martín Luis Plaza della Commissione Europea, dipartimento di Agricoltura e Politiche rurali, Álvaro Barrera, presidente di Ecovalia, associazione no profit impegnata nella tutela ambientale, Alexander Beck di IFOAM UE e Laurence Beck di Wessanen, azienda leader nel settore dell’agricoltura biologica.

Ore 15:30 Due sessioni parallele previste dopo pranzo. La prima sullo “Sviluppo della catena di distribuzione: Migliorare l’integrità e aumentare la responsabilità”. La seconda sui “Trend di mercato: incontrare la domanda dei consumatori per alimenti eco-friendly”.

Ore 17:00 Altre due sessioni parallele. Stavolta su “Approcci innovativi: alla ricerca di nuove soluzioni tecnologiche e organizzative” e sulle “Politiche europee per la crescita del mercato: analisi costi/benefici”.

25 Novembre

Ore 09:30 Si ricomincia con una nuova seduta plenaria dal tema “Nuova regolamentazione del settore biologico e requisiti delle performance ambientali”, a cui interverranno Clara Eugenia Aguilera García, membro dell’Europarlamento e vice presidente della Commissione Agricoltura, Luis Martín Plaza, Matej Hudec a capo dell’Unità per l’Agricoltura e la Pesca nell’Unione Europea per la Repubblica Slovacca, e Bavo van den Isderti di IFOAM EU.

Ore 11:00 Terza e ultima seduta plenaria su “Best practices: Migliorare l’integrità della catena distributiva e mitigare il climate change”. A quest’ultimo appuntamento parteciperanno Roberto Pinton, segretario generale di Assobio, Rafael Alonso Aguilera di Oro del Desierto, azienda produttrice di olio bio, e Jean-Marc Lévêque, Manager della Responsabilità Sociale di Triballat, azienda bio francese.

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Concluderanno i lavori Eduardo Cuoco direttore di IFOAM UE e Susana Díaz Pacheco, presidente della regione Andalusia.

Per partecipare alla conferenza è necessario compilare il form di registrazione online, che trovate sul sito di IFOAM EU: http://my.ifoam-eu.org/civicrm/event/register?reset=1&id=91&cid=0

FONTI:

http://www.ifoam-eu.org/en/events/4th-organic-processing-conference

http://www.ifoam-eu.org/en/node/3789

http://www.feder.bio/agenda.php?nid=1085

La FAO: il settore agricolo fondamentale per contrastare fame e climate change

Il CFS, il Committee on World Food Security (Comitato sulla Sicurezza Alimentare Mondiale), si è riunito dal 17 al 21 Ottobre a Roma, nel Quartier Generale della FAO. Durante il primo giorno del meeting internazionale, la FAO (Food and Agriculture Organization), organizzazione delle Nazioni Unite, ha annunciato la pubblicazione del report “The State of Food and Agriculture 2016”. Il report, quest’anno è stato incentrato sul climate change, i cambiamenti climatici che stanno interessando il nostro pianeta.

Secondo il rapporto, se l’umanità vuole sradicare fame e povertà deve mettere immediatamente in campo una trasformazione rapida dell’agricoltura, degli allevamenti e dei sistemi di produzione e distribuzione degli alimenti. Non c’è dubbio, ritengono gli esperti FAO, che il climate change avrà effetti anche sull’alimentazione.

Se il sistema produttivo dovesse continuare “business as usual”, cioè come ha sempre fatto, milioni di persone sarebbero a rischio fame, soprattutto nell’Africa sub-sahariana e nel Sud-Est Asiatico.

Il clima sta cambiando e quindi deve cambiare anche l’agricoltura”, ha dichiarato Rob Voss, direttore della divisione Agricultural Development Economics della FAO. “Affermiamo questo perché l’agricoltura sta già subendo l’impatto del climate change, in particolare nelle aree tropicali. L’agricoltura sta inoltre contribuendo, per circa un quinto del totale, alle emissioni globali di anidride carbonica e altri gas serra”.

Occorre quindi cambiare passo, per affrontare le sfide climatiche e sostenere le necessità alimentari globali.

Secondo Voss, sono 4 i principali cambiamenti che devono essere messi in campo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Innanzitutto, bisogna convertire i campi a pratiche agricole più sostenibili, anche dal punto di vista economico, scegliendo varietà di raccolti che siano più tolleranti alle elevate temperature e alla siccità.

In secondo luogo, “dobbiamo lavorare per incrementare la capacità del suolo e delle foreste di sequestrare il carbone. La deforestazione per creare nuovi terreni agricoli è una delle principali fonti fonti di emissioni nel settore agricolo”, spiega Voss.

La terza parte del piano FAO riguarda lo spreco alimentare: circa un terzo di tutto il cibo prodotto dall’agricoltura viene perso durante il processo di lavorazione o buttato via dai consumatori.

La quarta azione, che è anche la più impegnativa, è quella di cambiare la dieta delle persone. Stiamo assistendo a un chiaro cambiamento nella domanda alimentare: sempre più spesso osserviamo un aumento nella richiesta di prodotti che interferiscono con le risorse naturali”. La sfida in questo caso è di spingere le persone a selezione alternative alimentari vegetali, piuttosto che animali: questo darebbe un forte contributo a un settore alimentare più sostenibile. E in più, “avrebbe benefici anche sulla salute umana”, conclude Voss.

Durante il meeting del Comitato, sono stati presentati altri documenti che hanno messo al centro del dibattito il ruolo dell’agricoltura biologica come modalità di coltivazione sostenibile. In una dichiarazione, inoltre, la FAO ha detto di “promuovere il biologico, il commercio equo e lo slow food come strade concrete per creare un’agricoltura sostenibile”.

FONTI:

https://www.ifoam.bio/en/news/2016/10/24/committee-world-food-security

http://www.fao.org/3/a-i6030e.pdf

http://www.bbc.com/news/science-environment-37671825

BIOConosco: nasce lo sportello per informare i consumatori del bio

L’Adoc, Associazione Difesa Orientamento Consumatori, insieme a FederBio, la Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica, lanciano BIOConosco, il primo sportello online dedicato a consumatori e appassionati di prodotti biologici. Il portale fornirà informazioni utili e approfondite sulla produzione, sull’etichettatura, sulla corretta terminologia e sui controlli effettuati nel settore dell’agricoltura biologica.

Attraverso BIOConosco i visitatori potranno contribuire in prima persona alla lotta contro frodi e contraffazioni: i consumatori, infatti, potranno inviare una segnalazione su etichette non conformi alla normativa, ma anche indicare possibili prodotti a marchio bio che in realtà non sono tali.

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Gli strumenti informativi sono necessari per garantire la massima trasparenza in un comparto sempre più premiato dal mercato. Il settore dell’alimentare biologico cresce, anche nel 2016: +20% sul 2015, +11% nel corso degli ultimi 5 anni (dati: Osservatorio Ismea-Nielsen). Un incremento sia in termini di diffusione (+5% di famiglie che acquistano almeno un prodotto), che in termini di spesa (3,1% del totale della spesa alimentare) (dati: Osservatorio SANA-ICE 2016). Per favorire questo forte trend di crescita, è necessario tutelare i consumatori e attuare tutte le strategie necessarie per far emergere i veri produttori di agroalimentare bio, emarginando comportamenti scorretti, anche se decisamente rari.

Roberto Tascini – Presidente Adoc

“I consumatori sono sempre più orientati ad acquistare prodotti, come quelli biologici, che garantiscono qualità, sostenibilità e benessere. Ma senza una corretta informazione ed educazione alimentare si corre il rischio di acquistare prodotti che rispondono solo apparentemente a tali requisiti”, spiega Roberto Tascini, presidente dell’Adoc.Lo sportello “BIOConosco” nasce proprio con la volontà di ampliare la conoscenza dei consumatori del settore del biologico, sia di coloro che si avvicinano per la prima volta a questo mondo, sia di coloro che regolarmente acquistano prodotti biologici. Puntiamo l’attenzione in particolare sulla corretta etichettatura degli alimenti biologici, il primo e più utile strumento per conoscere l’origine delle materie prime utilizzate e per verificare i controlli effettuati sul prodotto. Grazie allo sportello, inoltre, avviamo un percorso congiunto con FederBio nel contrasto alle frodi alimentari del settore, dando la possibilità ai consumatori stessi di segnalarci eventuali prodotti che non rispettano le norme in vigore”.

Un sodalizio salutato con favore anche da Paolo Carnemolla, presidente FederBio: “Lo sportello BIOconosco è lo strumento che tutti i consumatori possono utilizzare per avere le corrette informazioni e per sciogliere dubbi sul mondo del bio. Si tratta di un servizio per avere un maggiore contatto diretto con il consumatore finale, che vogliamo potenziare per far crescere il settore in modo sano e trasparente”.

FONTI:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1079

http://www.adocnazionale.it/sportello-bio-conosco/

India: l’agricoltura bio ‘conquista’ le zone aride e contrasta il global warming

L’India punta sull’agricoltura biologica. Alcuni dei progetti avviati nel subcontinente sono modelli d’ispirazione per tutto il settore. Come il Sikkim, regione nel nord-est del Paese che ha raggiunto il 100% di agricoltura bio, nel corso di 12 anni. O come il villaggio di Kedia, dove gli agricoltori locali stanno mescolando sapientemente tecniche agricole tradizionali, insieme alle nuove strategie di coltivazione bio.

Oggi scopriamo il villaggio di Dantiwara, nella regione del Rajasthan, dove alcune aree desertiche prendono vita grazie all’agricoltura senza pesticidi e fertilizzanti chimici.

Il progetto è stato condotto dai produttori locali, insieme al CAZRI (Central Arid Zone Research Centre), un centro di ricerca specializzato nella riqualificazione delle zone aride nell’India centrale. Il World Food Security Day, tenutosi il 16 ottobre, è stata l’occasione per presentare l’iniziativa.

Durante gli ultimi 8 anni di intensa ricerca”, spiega lo scienziato Arum Kumar Sharma del CAZRI, “siamo arrivati all’inequivocabile conclusione che l’agricoltura biologica sia la panacea di tutti i mali causati dall’uso di fertilizzanti e pesticidi biologici”. Non solo. Questo tipo di coltivazione aiuta anche ad “incrementare la salute del suolo, così come la resistenza del raccolto”.

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Sharma ha aggiunto che le vaste distese desertiche presenti nella regione, offrono le condizioni ideali per la promozione dell’agricoltura biologica. L’idea è che queste terre sono completamente ‘vergini’, sono state cioè protette dall’impatto degli agenti chimici. È possibile inoltre adattarle rapidamente alle nuove pratiche di coltivazione naturali. Ad oggi, a Dantiwara i terreni che hanno effettuato una conversione completa al bio sono pari a 400 bigha (unità di misura locale: ogni bigha è pari a circa 1.600 mq). L’obiettivo è di arrivare al 100% il prima possibile, rendendo il villaggio un modello per tutta la regione e per l’India intera.

All’appuntamento è intervenuto anche Tulcha Ram, responsabile regionale per il bio di Bharatuya Kisan Sangh, organizzazione non governativa che raccoglie agricoltori e allevatori locali. Ram ha raccontato la crescita dell’interesse delle aziende agricole locali verso le nuove tecniche di agricoltura biologica, anche nelle zone aride, che rappresentano oggi il 60% del territorio. E ha ricordato che “l’uso prolungato di agenti chimici sotto forma di fertilizzanti e pesticidi non ha solo ridotto il potenziale del suolo in maniera considerevole. Ha avuto anche dei costi elevati in termini sanitari ed economici” per gli agricoltori locali.

FONTI:

http://timesofindia.indiatimes.com/city/jodhpur/Organic-farming-to-curb-global-warning/articleshow/54876002.cms

http://www.cazri.res.in/

http://www.bharatiyakisansangh.org/

http://www.suoloesalute.it/dai-pesticidi-fertilizzanti-chimici-allagricoltura-biologica-miracolo-indiano-kedia/

http://www.suoloesalute.it/indiano-primo-paese-100-biologico/