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Approvata in via definitiva la nuova normativa Ue sul biologico

Approvata in via definitiva la nuova normativa Ue sul biologico

Il testo approvato dal Parlamento Ue, che dovrebbe entrare in vigore dal primo gennaio 2021, vuole garantire che vengano importati solo prodotti biologici di alta qualità. Ma l’Italia ha votato contro perché chiedeva norme più restrittive.

Il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva il pacchetto di nuove norme Ue sul biologico con 466 voti a favore, 124 contrari e 50 astenuti. L’obiettivo di questo nuovo quadro normativo è quello di garantire che vengano importati in Ue solo prodotti biologici di alta qualità.
Il testo concordato verrà approvato dal Consiglio dell’Unione europea ed entrerà in vigore dal 1° gennaio 2021.

Questi i punti salienti:

1) Alta qualità dei prodotti biologici
• Controlli rigidi e basati sul rischio di contaminazione lungo tutta la catena di approvvigionamento.
• Tutti i prodotti importati da paesi extra UE dovranno rispettare gli standard dell’UE.

2) Aumentare la produzione biologica nell’UE
• Aumentare l’offerta di semi biologici per soddisfare i bisogni degli agricoltori.
• Aziende agricole miste per incoraggiare la produzione: le aziende agricole che producono sia prodotti convenzionali che biologici continuano a essere autorizzate
• Certificazioni più facili per i piccoli coltivatori

3) Evitare la contaminazione da pesticidi chimici o fertilizzanti sintetici
• Misure precauzionali: i coltivatori e altri operatori nella catena di approvvigionamento saranno obbligati ad applicare una serie di misure per evitare la contaminazione;
• Gli Stati membri che al momento applicano soglie massime per le sostanze non autorizzate nei cibi biologici, come pesticidi, potranno continuare a farlo, a condizione che permettano ai prodotti biologici provenienti da altri paesi UE e che rispettano le regole dell’Unione, di entrare nel loro mercato.

La definizione di ‘prodotto biologico’
Un prodotto ottiene la certificazione come bio solamente se non viene sottoposto ad agrofarmaci, fertilizzanti chimici e antibiotici; vietati anche gli Organismi geneticamente modificati (Ogm), mentre invece verrà incoraggiata la rotazione delle colture.

Per quanto riguarda i prodotti alimentari lavorati, il logo bio certifica che almeno il 95% degli ingredienti provengono da materie prime biologiche.

Contaminazione fortuita
I produttori dovranno munirsi di tutti gli strumenti possibili per evitare la contaminazione delle colture biologiche. Un prodotto bio perde la certificazione solamente se la contaminazione avvenuta è di natura fraudolenta e non volontaria. Gli Stati membri – come l’Italia – che hanno delle regole più ferree in materia, con l’entrata in vigore di queste modifiche non potranno impedire l’entrata nel proprio mercato di prodotti biologici provenienti da altri paesi Ue.

L’Italia ha votato contro
Gli eurodeputati italiani hanno votato contro questa riforma. Secondo i nostri parlamentari, l’aver eliminato le soglie per i residui dei fitofarmaci è stato un grande errore poiché può creare confusione rispetto all’agricoltura convenzionale. I parlamentari italiani chiedevano norme più restrittive con meno deroghe in caso di accordi bilaterali e soglie massime anche in caso di contaminazione fortuita.

De Castro: “Un’occasione persa sul biologico, ma la sfida resta aperta”
Il vicepresidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro (Pd), propone di replicare in futuro il modello di alta qualità italiano sul biologico a quello europeo. “La prossima Commissione europea avrà la possibilità di proporre standard di produzione più elevati prima dell’entrata in applicazione del nuovo regolamento Ue nel 2021. Ricordo che l’Italia è prima tra i 28 paesi in termini di produzione biologica e seconda per superficie coltivata – 1,8 milioni di ettari, dopo la Spagna – 2 milioni di ettari: la produzione biologica è destinata a crescere. La sfida però resta aperta anche perché la Commissione europea valuterà le regole relative all’anti-contaminazione entro il 2025”, conclude De Castro.

Il biologico in Europa
Circa 30,7 miliardi di euro all’anno vale il mercato europeo del biologico, cifra destinata a crescere nei prossimi anni. Il 7% dei terreni in Ue coltivabili sono dedicati all’agricoltura biologica, mentre in Italia la percentuale sale al doppio (14%). Le importazioni in questo contesto servono a rispondere alla domanda di mercato del biologico che i suoli europei da soli non potrebbero soddisfare.

Coldiretti contro le nuove modifiche
“Le nuove regole, consentendo agli Stati di mantenere in vigore soglie meno restrittive per i residui di fitofarmaci, recano un grave danno di immagine per il settore del biologico, soprattutto nei paesi come l’Italia che hanno standard molto elevati” hanno ribadito i membri dell’associazione. Sarà necessario, secondo la Coldiretti, “accelerare sul marchio nazionale per le produzioni biologiche italiane”.

L’IFOAM soddisfatta dello sforzo compiuto, ma non basta
L’IFOAM dell’UE accoglie con favore l’enorme sforzo compiuto dalle istituzioni per migliorare la proposta legislativa del 2014 e riconosce che sono stati apportati diversi miglioramenti. Tuttavia, è necessario chiarire alcuni punti per rimuovere gli ostacoli alla futura attuazione pratica della nuova regolamentazione organica. Un forte impegno delle istituzioni dell’UE e degli Stati membri a collaborare con il settore biologico è necessario per affrontare i difetti esistenti, prima che il regolamento entri in vigore nel 2021. “L’impressionante crescita dei prodotti organici è già una storia di successo, ma la produzione biologica ha il potenziale per innescare una trasformazione più profonda dell’alimentazione e dell’agricoltura europea e apportare molti più benefici alla società, ai produttori e all’ambiente”, ha affermato Eduardo Cuoco, Direttore IFOAM UE. “Lo sviluppo dell’alimentazione e dell’agricoltura biologica dovrebbe ora essere considerato prioritario nel quadro finanziario pluriennale dell’UE”

Il testo approvato dal Parlamento europeo dovrà essere formalmente approvato dal Consiglio Ue prima che possa essere applicato. Dovrebbe entrare in vigore dal 1° gennaio 2021.

Fonti:

http://www.ifoam-eu.org/en/news/2018/04/19/press-release-european-parliaments-plenary-adopts-new-eu-organic-regulation

http://www.sinab.it/bionovita/parlamento-europeo-libera-al-nuovo-regolamento-del-biologico

https://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2018/04/26/biologico-la-qualita-prima-di-tutto/58481?utm_campaign=newsletter&utm_medium=email&utm_source=kANSettimanale&utm_term=625&utm_content=3542

http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2018-04-19/biologico-ue-approva-riforma-ma-l-italia-vota-contro-153844.shtml?uuid=AES6CObE

“Bio: crescita del settore e la nuova normativa delle sementi”, un convegno a Bologna

“Bio: crescita del settore e la nuova normativa delle sementi”, un convegno a Bologna

Si svolgerà nel pomeriggio del 3 maggio a Bologna, presso l’Aula Magna del plesso di agraria dell’università,il convegno dal titolo: “BIO: la crescita del settore e la nuova normativa per le sementi”, organizzato e promosso da FederBio e Assosementi.

Tra i temi previsti, quello della valorizzazione delle produzioni attraverso l’impiego di seme bio certificato, nuove esperienze nel trattamento dei semi biologici, l’applicazione del DM 24 febbraio 2017 n. 15130 sulla Banca dati delle sementi bio e la gestione delle deroghe.

La pre-registrazione è obbligatoria.
Per ogni ulteriore informazione è possibile contattare la segreteria Assosementi : tel. 051-503881, e-mail: info@sementi.it

QUI è possibile scaricare il programma completo

Fonte: http://www.sinab.it/bionovita/“bio-crescita-del-settore-e-la-nuova-normativa-delle-sementi”-un-convegno-bologna

Centro Sperimentale di Laimburg: confronto sul contenimento della “deriva”

Centro Sperimentale di Laimburg: confronto sul contenimento della “deriva”

Oltre 50 tra ricercatori, consulenti, rappresentati di associazioni bio e produttori di atomizzatori si sono dati appuntamento al Centro di sperimentazione

Lo scorso 6 aprile 2018 si è svolto al Centro di sperimentazione Laimburg un workshop sul contenimento della deriva. Oltre 50 tra rappresentanti del settore della ricerca, della consulenza, cooperative di produttori, associazioni bio e produttori di atomizzatori hanno condiviso esperienze e scambiato opinioni sulle tecniche di contenimento della deriva.

L’obiettivo ultimo della difesa delle piante è quello di garantire la produzione agricola attraverso un’applicazione di pesticidi ottimale, assicurando, contemporaneamente, laprotezione dell’ambiente. Allo stesso tempo, in Alto Adige devono poter coesistere diverse forme di produzione e diverse colture. È quindi necessario evitare che i pesticidi durante l’applicazione sulle piante vengano involontariamente trasportati nelle aree adiacenti (deriva).

Un modo per ridurre la derivaè la tecnica di applicazione a bassa deriva, la cui implementazione nella pratica, tuttavia, è finora ancora difficile. Durante la mattina, gli esperti hanno presentato lo stato dell’arte riguardo alle tecniche esistenti e hanno illustrato i risultati delle loro sperimentazioni in merito alle tecniche di applicazione.

Nel pomeriggio si è tenuta una discussione su quali approcci potrebbero essere utilizzati per risolvere i problemi esistenti con le tecniche di applicazione e i limiti di efficacia, specialmente nell’agricoltura biologica.

 

Sviluppare soluzioni insieme

La moderna difesa delle piante ha permesso stabilità e alta qualità nella produzione agricola in Alto Adige, ha sottolineato l’assessore all’Agricoltura Arnold Schuler.

Il programma Agriosdi produzione integrata è diventato un modello all’avanguardia in Europa. Inoltre, grazie alla forte tendenza verso il biologico negli ultimi tempi, ora una mela biologica su due in Europa proviene dall’Alto Adige. Tuttavia, una coesistenza di diversi metodi di produzione porta anche a sfide e problemi, ha osservato l’assessore, soprattutto quando si tratta di residui di pesticidi. Senza l’uso di pesticidi, non sarebbe possibilegarantire la quantità di produzione richiesta, ha spiegato Schuler, ma l’applicazione dei pesticidi deve essere ridotta il più possibile e limitata alle aree target.

Per evitare l’effetto deriva, la tecnica di applicazione è fondamentale. L’obiettivo del workshop è stato quello di sviluppare congiuntamente ai partecipanti soluzioni utili a risolvere i problemi esistenti con le tecniche di applicazione e identificare i limiti del grado di efficacia, ha spiegato il direttore del Centro di sperimentazione Laimburg, Michael Oberhuber. Il compito del Centro di sperimentazione Laimburg è quello di portare l’innovazione nell’agricolturasulla base di dati scientifici solidi, e questo compito si può realizzare solo se poi in campo viene implementato ciò che viene sviluppato scientificamente.

 

I risultati delle sperimentazioni

Frutticoltura biologica
Markus Kelderer, responsabile del settore frutticoltura al Centro Laimburg ha presentato i risultati delle sperimentazioni pratiche svolte dal 2015 e al 2017. In presenza di ticchiolatura e oidio, sono state rilevate differenze tra le tecniche di applicazione, specialmente nella cima della pianta.
Una tecnica di applicazione adatta, un’applicazione ottimale così come sistemi di allevamento adeguatisono un prerequisito, questa la conclusione dell’esperto.

Coltivazione integrata
La tecnologia di applicazione a bassa deriva nella coltivazione integrata è stata oggetto della presentazione di Werner Rizzollidel gruppo di lavoro “Valutazione fitofarmaci” del Centro.

Le esperienze

Viticoltura svizzera
Michael Gölles dell’istituzione di ricerca svizzera Agroscope ha raccontato delle esperienze con tecniche di applicazione per il contenimento della deriva nella viticoltura svizzera. Vari esperimenti effettuati tra il 2012 e il 2014con diversi tipi di ugelli e modelli di atomizzatori hanno dimostrato che gli ugelli compatti ad iniezione d’aria si sono dimostrati validi nella manipolazione e nell’uso pratico nella viticoltura svizzera. Gölles ha riportato effetti molto buoni contro l’oidio, la peronospora e la botrite. Gli ugelli a cono da anni non vengono più usati nella viticoltura Svizzera.

Altes Land
Karsten Klopp, responsabile del Centro di Competenza per la Frutticoltura in Germania settentrionale Esteburg, Hinrich Holthusen (Esteburg) eJörg Quast(Esteburg e produttore biologico) hanno raccontato le esperienze con le tecniche di applicazione per il contenimento della deriva nell’Altes Land.

 

Come si possono risolvere i problemi esistenti con tecniche di applicazione?
Nella discussione che ha seguito gli interventi iniziali sono state individuate quattro macro questioni da affrontare nel futuro: in primo luogo, sono necessarie innovazioni tecniche che consentano una difesa delle piante più efficace e con effetto deriva più contenuto, come degli sviluppi nella tecnologia di ventilazione.

In secondo luogo, sono state sollevate diversedomande riguardo alle sperimentazioni, in particolare in agricoltura biologica.

Il terzo argomento ha affrontato la questione di come ci si potrebbe riorientare verso una tecnica di applicazione con effetto deriva più contenuto.

Il quarto argomento affrontato ha riguardato le misure, le norme, le certificazioni e la formazioneche sarebbe necessaria in merito. L’obiettivo a breve termine, ha detto, riassumendo i risultati della giornata, il direttore del Centro di sperimentazione Laimburg Michael Oberhuberche ha moderato la discussione, dovrebbe essere quello di risolvere i rimanenti problemi con la tecnologia di applicazione a bassa deriva, mentre, a medio termine, deve essere ripensata la difesa delle piante.

Fonte: https://agronotizie.imagelinenetwork.com/difesa-e-diserbo/2018/04/11/difesa-delle-piante-a-laimburg-le-tecniche-di-contenimento-della-deriva/58274

 

I sondaggi del Vinitaly parlano chiaro: vino bio e sostenibili sempre più di tendenza

I sondaggi del Vinitaly parlano chiaro: vino bio e sostenibili sempre più di tendenza

Presentati sondaggi e indagini in Fiera a Verona, i principali gruppi vitivinicoli italiani confermano la crescita della domanda “green”. E nel mercato interno buone le vendite attraverso la grande distribuzione.

Il successo commerciale del vino nei prossimi 5 anni sarà determinato in buona parte dai prodotti bio o sostenibili. A dirlo è un sondaggio di Vinitaly e Nomisma Wine Monitor svolto tra i manager di 12 tra i principali gruppi vitivinicoli italiani; sondaggio presentato in Fiera a Verona.

Nei primi due mesi del 2018, le vendite di vino biologico hanno raggiunto 21,6 milioni di euro (26,6 milioni di dollari USA) in termini di valore solo nella grande catena di vendite al dettaglio del paese, secondo la ricerca. La cifra ha segnato un aumento dell’88% rispetto allo stesso periodo del 2017 (mentre le vendite di vino non organiche sono cresciute complessivamente del 3% in valore).  Inoltre, i dati hanno mostrato “un balzo in avanti nella quota di mercato del vino biologico, che oggi rappresenta l’1,2% contro lo 0,7% dello scorso anno”.  L’indagine – svolta da Nomisma Wine Monitor sui dati raccolti dalla società di ricerche di mercato Nielsen – ha coinvolto 1.200 italiani di età compresa tra i 18 ei 65 anni.  Circa il 41% di loro ha dichiarato di aver bevuto vino biologico almeno una volta negli ultimi due mesi, a casa o fuori casa.

Solo cinque anni fa, nel 2013, la percentuale di italiani che bevevano vini biologici era stata stimata al 2%. “Il crescente interesse degli italiani per il benessere, la sostenibilità ambientale e l’autenticità è un fattore chiave alla base di tale crescita”, ha detto a Xinhua Silvia Zucconi, a capo del Nomisma Market Intelligence che ha supervisionato il sondaggio.

Secondo i capitani d’impresa intervistati, saranno soprattutto i prodotti biologici e quelli premium gli artefici del successo del vino mondiale. Con la tendenza “green” predominante nei mercati storici (Germania, Usa, Regno Unito e Giappone), e la fascia premium (oltre i 20 dollari a bottiglia) che contagerà ulteriormente gli Usa e gli emergenti Russia e Cina. Buoni presentimenti anche sugli autoctoni, indicati trend del futuro specialmente in Giappone e in seconda battuta in Russia e Stati Uniti, mentre a sorpresa è previsto un ritorno di fiamma per i rossi fermi, la seconda tipologia più promettente, dietro agli immancabili frizzanti.

Un’attenzione particolare è riservata ai prodotti di origine locale: in un vigneto sempre più globale questi saranno tra i primi ad approfittare un po’ ovunque della febbre da vino, prendendo sempre più piede specie tra i consumatori tedeschi e statunitensi.

Un Vinitaly che guarda molto alle esportazioni, ma che non manca di analizzare anche il mercato interno. È stata infatti presentata unaricerca sul mercato del vino nella grande distribuzione, dove i consumatori utilizzano come principali criteri di scelta per i loro acquisti il formato, il colore e la denominazione di origine del vino. Gli acquisti di vino nella grande distribuzione sono stati rilevanti nel 2017. Si stima che siano stati comprati 8 milioni di ettolitri nelle grandi strutture di vendita, per un fatturato di 2,5 miliardi di euro. I più acquistati sono i vini a denominazione d’origine e i vini tipici regionali, mentre avanzano i vini biologici. Il formato preferito dai consumatori è la bottiglia da 0,75 litri mentre il brik è in flessione e sono sempre più graditi nuovi formati come la mezza bottiglia e il bag in box.

Fonte: http://www.veronasera.it/economia/terzo-giorno-vinitaly-17-aprile-2018.html
http://www.xinhuanet.com/english/2018-04/18/c_137118435.htm

Etichetta di origine: c’è l’approvazione della UE, possibili conflitti con le norme italiane

Etichetta di origine: c’è l’approvazione della UE, possibili conflitti con le norme italiane

L’origine dell’ingrediente principale degli alimenti, come il grano per la pasta o il latte per i prodotti derivati, dovrà essere indicata sull’etichetta della confezione.

Lo hanno stabilito, ieri, i Paesi membri della Ue, inclusa l’Italia (mentre Germania e Lussemburgo si sono astenuti) – che hanno approvato, a larga maggioranza, il regolamento esecutivo che si applicherà da aprile 2020.

Le nuove norme specificano le modalità con cui i produttori saranno obbligati a fornire in etichetta le informazioni sull’origine, soprattutto quando il luogo di provenienza dell’alimento è indicato – o anche semplicemente evocato – e non è lo stesso di quello del suo ingrediente primario. Ad esempio: un pacco di pasta lavorata in Italia dovrà indicare anche l’origine del grano, se questo proviene da altro Paese o un salume dovrà specificare se la materia prima proviene dalla Germania o dal Belgio.

In ogni caso, le norme non si applicheranno ai prodotti Dop, Igp e Stg, né a quelli a marchio registrato che, a parole o con segnali grafici, indicano già di per sé la provenienza del prodotto. In questo modo, però, potrebbero trovare una facile esenzione dall’obbligo anche le aziende che praticano l’Italian Sounding (il falso cibo italiano). Perchè hanno un marchio registrato e, spesso, un vago richiamo all’Italia (anche se italiani non sono).

Inoltre, il regolamento Ue, che entrerà in vigore dopo 3 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ue e si applicherà tra un anno, lascia molta flessibilità sulla portata geografica del riferimento all’origine (da «Ue/non Ue», fino all’indicazione del Paese o della regione). Non solo. Resta da valutare l’impatto che la sua approvazione avrà sui decreti sull’origine degli alimenti già in vigore in alcuni Paesi Ue, come Francia e Italia.

La reazione di Coldiretti non si fa attendere
Promessa dalla Coldiretti una raccolta di firme contro il nuovo regolamento: secondo la Confederazione dei coltivatori diretti, infatti, la Ue «ha perso l’occasione per combattere il fake a tavola con un’etichetta trasparente che indichi obbligatoriamente l’origine degli ingredienti impiegati in tutti gli alimenti». Il provvedimento, aggiunge Coldiretti, «lascia spazio a margini di incertezza interpretativa costituendo l’occasione per promuovere molteplici contenziosi».

Norme nazionali
Paesi come Italia, Francia, Portogallo, Grecia, Finlandia, Lituania e Romania e Spagna hanno, in questi anni, adottato norme nazionali per garantire la
trasparenza dell’informazione in etichetta. Nel 2017, l’Italia ha introdotto l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di pasta, riso, latte, formaggi e pomodoro e prevede multe da 2 mila a 16 mila euro in caso di mancata indicazione dell’origine.

Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2018-04-16/la-ue-approva-l-etichetta-origine-e-mette-rischio-norme-italiane-195619.shtml?uuid=AESNKWZE&refresh_ce=1

Nuova nota del MIPAAF sulle etichette dei prodotti bio a marchio

Nuova nota del MIPAAF sulle etichette dei prodotti bio a marchio

Lo scorso 10 aprile il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha emanato una nota in cui chiarisce che sull’etichetta dei prodotti biologici a marchio del distributore, o private label deve comparire il codice dell’Ente di controllo e certificazione dell’operatore assoggettato che ha eseguito l’ultima operazione sul prodotto.

Nel caso specifico il codice dell’azienda che in ultimo ha materialmente confezionato ed etichettato il prodotto. La nota scaturisce da una specifica richiesta che il Ministero ha inviato alla Commissione UE lo scorso ottobre a cui è seguita la risposta del 7 febbraio 2018.

Riguardo a tale nota (scaricabile – notaallegato 1 – allegato 2), l’Ufficio Approvazione Etichette di Suolo e Salute è disponibile per fornire agli operatori controllati tutti i chiarimenti ritenuti necessari.