Inquinamento delle acque: la soluzione non è alzare i limiti di legge ma una svolta etica

Dai dati raccolti da ISPRA e da Legambiente, le acque dei nostri laghi e fiumi sono ancora troppo inquinate, infatti sono stati rinvenuti residui di agrofarmaci nel 67,0% dei punti monitorati delle acque superficiali e nel 33,5% di quelle sotterrane. Qualche settimana fa è stato pubblicato il Dossier 2020 Acque potabili “Sicurezza delle acque a uso potabile”, patrocinato dall’associazione Seta-Scienza e tecnologie per l’agricoltura. Nel dossier si propone di rivedere i limiti di sicurezza previsti dalla legge per le sostanze inquinanti rilevate nelle acque, ora fissato a 0,1 µg/L (microgrammi per litro). Ma con questi trend negativi, com’è possibile che si richieda di innalzare i limiti di queste sostanze?

“E’ decisamente un’iniziativa improvvida e da rispedire al mittente”, commenta Geremia Gios, professore ordinario di Economia agraria presso la Facoltà di Economia dell’Università di Trento ed ex sindaco di Vallarsa, primo Comune italiano ad avere adottato nel 2014 un regolamento che prevede zero agrofarmaci in agricoltura nel proprio territorio. “Penso invece che se si dovesse intervenire sui limiti dei residui di pesticidi rilevati nelle acque bisognerebbe farlo per renderli più severi. Per abbassarli, non certo per alzarli. I limiti sono anacronistici perché troppo elevati, non perché troppo bassi. Oltretutto per molte molecole, alla base dei fitofarmaci, non sappiamo neppure quali possano essere le reali conseguenze a lungo termine e quindi andrebbe applicata un’ottica prudenziale. Gli effetti di queste sostanze sulla salute non sempre sono immediati. Ci sono ad esempio fenomeni di epigenetica per cui l’esposizione a una molecola provoca danni che si vedono nelle generazioni successive rispetto a quella di chi è stato esposto.  Questo perché l’esposizione silenzia alcuni geni e ne attiva altri. E i danni in pratica si manifestano a distanza di 30 anni, nei figli e nipoti”.

Non affrontare il reale problema dell’inquinamento delle acque, in altre parole nascondersi dietro a un innalzamento dei limiti, è pericoloso. Cambiare traiettoria, orientandosi verso un modello di agricoltura sostenibile e che non preveda uso di agrofarmaci di sintesi può essere la soluzione.

“Il livello di inquinamento delle acque è ormai tale che per forza prima o poi qualcuno si farà alcune domande e vorrà affrontare la situazione.” ammonisce Gios. “Il fatto è che se si valutano i costi da sostenere per disinquinare le nostre acque riportandole entro i limiti di legge ci si accorge che si tratta di cifre stratosferiche. Ecco allora la grande idea: alziamo i limiti ed eliminiamo il problema. Come se cancellando la legge si cancellassero i danni ambientali e sanitari”, conclude Gios.

Fonte: https://www.cambialaterra.it/2020/06/acque-inquinate-no-alle-scorciatoie/

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