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Biologico a rischio col nuovo regolamento europeo?

Nei giorni scorsi, la ong belga LF ha illustrato alcuni dei punti cardine dell’agricoltura biologica che potrebbero essere messi a rischio se il testo del nuovo regolamento sul biologico venisse approvato così come uscito dall’Europarlamento.

Secondo la ong, la nuova bozza di regolamento, la cui fase negoziale si è aperta martedì 22 marzo, prevede delle modifiche che potrebbero mettere a rischio la qualità del settore.

Tra i punti più discussi quello relativo alle nuove norme sugli animali da allevamento, che renderebbero i metodi biologici più simili a quelli utilizzati in agricoltura convenzionale. Pascolo all’aria aperta riservato solo a erbivori (ad oggi concesso invece a tutti gli animali allevati con metodo biologico) e pratiche simili a quelle previste negli allevamenti industriali (come taglio della coda, delle corna e castrazione) per mucche e buoi.

Tasto dolente anche per quel che riguarda la tolleranza di ingredienti non bio all’interno degli alimenti trasformati. Dal limite massimo fissato al 5%, si potrebbe arrivare a consentire uno o più ingredienti convenzionali “se quello biologico non è disponibile in quel momento. In questo caso – si legge sulla bozza di regolamento – ingredienti non biologici possono essere eccezionalmente autorizzati” dalle competenti autorità dei paesi membri.

Non va meglio per le norme sull’importazione da Paesi Extraeuropei. Con le modifiche apportate, i prodotti alimentari che non possono rispettare le norme del bio europeo a causa di non ben definite “condizioni climatiche e locali specifiche” hanno comunque diritto di avvalersi del marchio.

Landscape with straw bales against sunset

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Infine, secondo la ong belga LF, il punto più scottante riguarderebbe la de-certificazione. La proposta afferma, genericamente, che gli Stati membri debbano farsi carico di attuare i sistemi necessari per evitare la contaminazione degli alimenti. Sarà poi compito degli operatori stessi prendere le “necessarie misure precauzionali per evitare la presenza di processi, prodotti e sostanze non autorizzate” nell’agricoltura bio. “Un passo che di fatto cancella decenni di leggi basate sul principio del ‘chi inquina paga’, visto che a farsi carico della contaminazione provocata da altri dovrebbero essere proprio gli stessi agricoltori biologici”, fanno notare gli esperti di LF.

Una deregulation che potrebbe minare la fiducia dei cittadini sull’agricoltura biologica.

Ma un primo segnale positivo è comunque arrivato, almeno in campo pesticidi. Martedì, il Parlamento Europeo ha approvato la proposta di risoluzione del socialdemocratico Pavel Poc che invita la plenaria a premere sull’esecutivo europeo affinché neghi il rinnovo per altri 15 anni all’utilizzo del glifosato.

La proposta sarà messa ai voti durante la sessione dell’11-14 aprile. Se entro maggio il Comitato fitosanitario non raggiungerà una maggioranza, toccherà alla Commissione europea decidere.

L’eurodeputato Pavel Poc ha spiegato: “Il fatto che dobbiamo ricorrere ad un’obiezione parlamentare dimostra che qualcosa è andato storto nel processo decisionale. Il glifosato è stato classificato come probabilmente cancerogeno dall’Organizzazione mondiale della sanità: anche se l’industria ha sostenuto che la sostanza può essere completamente metabolizzata, è ormai chiaro che i residui sono ovunque: nell’ambiente, in molti prodotti che consumiamo ogni giorno, nei nostri corpi“.

Poc avrebbe anche chiesto la pubblicazione degli studi sui quali l’EFSA ha fatto affidamento per valutare la cancerogenicità dell’erbicida lo scorso novembre.

Fonti:

http://www.lastampa.it/2016/03/21/scienza/ambiente/focus/biologico-rischio-far-west-nelle-nuove-norme-europee-2x2vdFsByg2Icd9U7oHJzM/pagina.html

http://www.rinnovabili.it/ambiente/commissione-ambiente-bocciatura-glifosato-333/

http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=IM-PRESS&reference=20160321IPR20296&language=IT&format=XML

VinitalyBio: dal 10 al 13 aprile Verona ospita il Salone Internazionale dei vini biologici

Tutto pronto per VinitalyBio, il Salone Internazionale dei vini biologici e biodinamici, ospitato all’interno della 50esima edizione di Vinitaly, la più grande manifestazione dedicata al mondo del vino.

Per l’edizione 2016 si prospetta un avvio grandioso, che vedrà la partecipazione di un numero notevole di espositori internazionali, sia nel padiglione Vininternational dove sono presenti i più importanti Paesi produttori come Spagna, Georgia, Azerbaijan, Australia, Serbia, Svizzera, Gran Bretagna, Francia, Cina, Portogallo e Argentina, sia nei saloni Vinitalybio e Vivit.

Vinitalybio è il Salone esclusivamente dedicato ai vini biologici e biodinamici certificati, nato dall’accordo tra Veronafiere e FederBio.  Si tratta di una grande occasione di visibilità per quanti operano all’interno del settore del vino biologico certificato, una delle migliori eccellenze del Made in Italy. È proprio la certificazione la forza di questo particolare comparto che garantisce al consumatore la trasparenza del sistema produttivo, così come stabilito dal regolamento comunitario.

E i dati non possono che confermarlo. Da una nota dell’Osservatorio Wine Monitor di Nomisma, si apprende che il settore sta attraversando una fase di grande fermento. Secondo i dati diffusi, oggi in Italia “il 53% delle famiglie acquista un prodotto alimentare biologico, e il 5% di queste compra vino bio e questo significa che sul 2% delle tavole delle famiglie italiane é presente il vino biologico in almeno una occasione”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

VinitalyBio occuperà un intero padiglione (il pad. 8) provvisto di uno spazio espositivo di 1.000 mq, con più di 80 aziende produttrici. È questo ciò che aspetta a quanti desidereranno esporre o visitare la kermesse enologica di Verona.

Oltre agli stand sarà presente l’Enoteca “Bio”, per dare visibilità alle aziende, già presenti in altri padiglioni, che oltre ai vini prodotti con metodo convenzionale, propongono una linea biologica certificata.

Per avere maggiori informazioni e scaricare i moduli di adesione, è possibile visitare il sito: http://www.vinitaly.com/it/area-espositori/vinitalybio/

Fonti:

http://www.feder.bio/VinitalyBio.php

http://www.vinitaly.com/it/area-espositori/vinitalybio/

http://www.winenews.it/news/31012/vino-biologico-piccola-nicchia-che-cresce-a-dirlo-i-dati-di-wine-monitor-di-nomisma-in-italia-lo-acquista-il-5-delle-famiglie-e-il-65-degli-ettari-vitati-53000-del-belpaese-destinato-a-vini-bio-solo-la-spagna-nel-mondo-ne-ha-di-pi

http://www.vinitaly.com/

Italia terza potenza agricola dell’Ue: bene biologico e inquinamento

agricoltura italiana

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’Italia è la terza potenza agricola dell’Unione Europea. A confermarlo, i dati diffusi da Eurostat e contenuti nell’edizione 2015 del dossier “Agriculture, forestry and fishery statistics”.

Il documento dipinge un quadro generale del settore, inteso non solo come produzione agricola, ma anche come allevamento, coltivazioni biologiche e persino l’inquinamento prodotto dall’agricoltura.

Secondo Eurostat, nel 2013, l’Italia avrebbe fatturato oltre 43 miliardi di euro. Terza in classifica, il primo posto è ricoperto dalla Francia, che ha sfiorato i 57 miliardi di euro, seguita dalla Germania, con 46,2 miliardi di fatturato.

Secondo un’analisi dei dati effettuata da Il Sole 24 Ore, ciò che ha influenzato maggiormente il settore del Bel Paese, garantendo il primato a Francia e Germania, è la frammentazione del comparto agricolo.

Parigi e Berlino, infatti, coltivano una superficie maggiore di territorio, impiegando meno persone: in Francia coltivazione e pascolo occupano circa 27,7 milioni di ettari di territorio, dando lavoro a 725mila persone; in Germania gli ettari sono 17 milioni, per 523mila unità impiegate. In Italia, invece, gli ettari di terreno destinati all’agricoltura sono 12 milioni e gli occupati raggiungono quota 817mila, il terzo valore più alto dell’UE dopo quelli di Polonia e Romania.

In Italia, quindi, c’è la tendenza a preferire le piccole e medie imprese: sono più di un milione le proprietà agricole, un numero nettamente superiore alla Francia, dove sono 472mila, e alla Germania, dove sono invece 285mila. Per una dimensione media delle aziende che in Italia è circa un quinto degli altri due Paesi.

Una frammentazione che però non impedisce all’Italia di primeggiare in altri settori. Come quello della coltivazione di agrumi e delle pesche (siamo il secondo produttore europeo dopo la Spagna in entrambi i comparti).

Ma è sul fronte dell’agricoltura biologica che il Bel Paese guadagna terreno: con i suoi 1,4 milioni di ettari coltivati senza l’uso di pesticidi si piazza al secondo posto dietro la Spagna, che ha raggiunto quota 1,7 milioni. Secondo posto dietro il Regno Unito per quel che riguarda ovini bio.

Anche sotto l’aspetto dell’inquinamento l’Italia ha ottenuto risultati nettamente migliori rispetto ai colleghi transalpini: gli agricoltori italiani emettono in atmosfera la metà del metano e degli ossidi di azoto di Francia e Germania.

Fonti:

http://www.infodata.ilsole24ore.com/2016/03/09/litalia-e-la-terza-potenza-agricola-dellue-ma-il-nodo-e-la-frammentazione-piu-di-un-milione-di-proprieta/

http://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/Agriculture,_forestry_and_fishery_statistics

 

12 milioni di euro per l’agricoltura biologica. La Lombardia punta sulla sostenibilità

lombardia sostenibile

Sono 12 milioni i fondi che la regione Lombardia ha messo a disposizione dell’agricoltura biologica per il 2016.

Il sostegno al bio, previsto all’interno del bando della Misura 11 e suddiviso in due sezioni, conversione emantenimento, avviene tramite la compensazione dei maggiori costi e dei ricavi che la scelta di un sistema produttivo sostenibile comporta per gli operatori di settore.

Coloro che risulteranno ammessi ai benefici della Misura riceveranno, per ogni anno, un premio per ettaro di superficie oggetto di impegno. I soggetti che desiderano accedere ai fondi possono presentare domanda di aiuto o di pagamento. Nel primo caso, la richiesta va inoltrata da chi non ha mai aderito alla Misura 11 e intende partecipare ai sensi del regolamento n.1305/2013 dell’Ue. Nel secondo caso, la domanda è riservata a chi è stato ammesso ai benefici previsti dalla Misura 11 nel 2015 e chiede il pagamento da parte delle autorità nazionali a norma del regolamento sopracitato.

Ricordiamo che la Misura 11 promuove l’introduzione e lo sviluppo di sistemi di coltivazione e allevamento che prevedono un impiego ridotto di sostanze per la difesa delle colture e la fertilità del terreno, limitandole ai prodotti consentiti dal metodo biologico, finanziando gli impegni che i richiedenti assumono volontariamente aderendo al metodo di produzione biologica in conformità ai regolamenti comunitari di settore.

Entrambe le richieste devono essere indirizzate alla Regione Lombardia e presentate a partire dal 31 marzo ed entro il 15 maggio 2016. La modalità di compilazione delle domande va effettuata esclusivamente online, tramite la piattaforma Sis.Co (Sistema delle conoscenze, portale dedicato alle imprese agricole).

Per maggiori informazioni, gli interessati possono controllare bandi e istruzioni sul sito della Regione,all’indirizzo www.agricoltura.regione.lombardia.it, oppure rivolgersi a Chiara Carasi, Direzione generale Agricoltura, all’indirizzo email chiara_carasi@regione.lombardia.it.

Fonti: http://www.ow7.rassegnestampa.it/RassegnStampaCia/PDF/2016/2016-03-16/2016031632705945.pdf

http://www.regione.lombardia.it/cs/Satellite?c=News&cid=1213772559880&childpagename=Regione%2F

Detail&pagename=RGNWrapper

I pesticidi condizionano gli insetti impollinatori nella scelta dei fiori

bombi pesticidi

L’esposizione ai pesticidi, anche a bassi livelli, influenza la capacità di attingere nutrimento dai fiori da parte dei bombi. Ad affermarlo, un gruppo di ricercatori provenienti dall’università canadese di Guelph che hanno condotto uno studio sulle conseguenze che i pesticidi possono avere sugli insetti impollinatori.

Secondo gli studiosi, le sostanze chimiche possono alterare la scelta dei fiori da parte dei bombi,ostacolando la loro capacità di apprendere le competenze necessarie per estrarre nettare e polline.

La ricerca condotta dall’università canadese è la prima a indagare gli effetti dei pesticidi sulla capacità degli insetti impollinatori di alimentarsi da fiori diffusi in natura che hanno forme complesse, come il trifoglio bianco o il ginestrino.

Le api e altri insetti, come ad esempio i bombi, impollinano molte delle colture alimentari più importanti del mondo oltre alle piante selvatiche. Questo, da tempo, ha sollevato una serie di preoccupazioni circa l’impatto che la riduzione del numero di questi insetti potrebbe avere sulla sicurezza alimentare e la biodiversità. E parte della responsabilità della moria delle api, e non solo, è dovuta proprio all’utilizzo di pesticidi.

Nel loro lavoro, gli studiosi si sono concentrati soprattutto sugli effetti causati da un insetticida neonicotinoide, il thiamethoxam. Dai dati raccolti, è emerso che l’esposizione a livelli realistici al neonicotinoide analizzato portava i bombi a raccogliere più polline, ma impiegando più tempo rispetto alle api del gruppo di controllo. Inoltre gli insetti esposti al pesticida sceglievano di nutrirsi da fiori diversi.

Come spiega uno degli autori dello studio, Nigel Raine: “Le api si affidano all’apprendimento per individuare i fiori, monitorare il loro rendimento nutritivo e cercare il modo migliore per estrarre nettare e polline. Se l’esposizione a bassi livelli di pesticida già influisce sull’abilità di imparare, le api possono sviluppare problemi nella raccolta di cibo e nell’apprendimento di metodi di impollinazione” che sono essenziali per i campi, coltivati e non.

Un precedente studio neozelandese ha rilevato che l’esposizione a pesticidi neonicotinoidi (in questo caso clorpirifos) può causare cambiamenti nel cervello, più precisamente nelle aree associate con l’apprendimento e la memoria nelle api.

Lo studio, recentemente pubblicato su Functional Ecology, è stato sostenuto dall’Insect Pollinators Initiative e finanziato congiuntamente dal Consiglio per la Ricerca Scientifica nel settore Biologico e delle Biotecnologie, il Dipartimento per l’Ambiente, l’Alimentazione e gli Affari Rurali, il Consiglio Nazionale per la Ricerca Ambientale, il governo Scozzese e il Wellcome trust.

Fonti:

http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/natura/2016/03/14/esposizione-a-pesticidi-altera-scelta-api- su-fiori_b76a4283-7c9b-4b92-a66b-8507d7a176cf.html

http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/1365-2435.12644/epdf

Psr 2007-2013: le regioni virtuose del Centro-Nord

regioni psr

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rete rurale nazionale ha pubblicato i dati relativi all’avanzamento di spesa a dicembre 2015 e inerenti il Programma di sviluppo rurale 2007-2013.

I dati mostrano l’impegno e l’interesse delle diverse regioni verso l’avanzamento del settore.

Secondo l’analisi effettuata da Agronotizie, le regioni del Nord più virtuose in questo senso sono laLombardia, l’Emilia Romagna e l’Umbria.

Tutte e tre, infatti, sono riuscite a impegnare la totalità delle risorse messe a disposizione dal Programma,sia per quanto riguarda i fondi nazionali che la quota Feasr, entro l’ultima data utile, fissata al 31 dicembre 2015.

Al quarto posto si piazza la Toscana, con un residuo di soli 2mila euro di quota nazionale e 1629,27 euro di quota Feasr. Segue la Liguria con, rispettivamente 29mila e oltre 19mila euro, di fondi non spesi eil Veneto con 35mila e più di 29mila euro.

La regione Lazio ha chiuso con 180mila euro inutilizzati a livello nazionale e 150mila euro circa di quota fondi europei.

Fanno peggio la Valle d’Aosta, che non riesce a impegnare 700mila euro di fondi nazionali e oltre 614mila euro di quota Feasr e le Marche con 900mila euro nazionali e poco più di 731mila euro del Feasr.

Le province autonome di Trento e Bolzano hanno accumulato spesa inutilizzata per il valore,rispettivamente, di 1 e 1,2 milioni di euro di quota nazionale.

Per quanto riguarda la quota relativa ai fondi europei, Trento è andata a disimpegno automatico per circa 633mila euro, mentre Bolzano per circa 1 milione di euro.

Male anche il Friuli Venezia Giulia, che lascia in cassa 2 milioni di euro circa inutilizzati di fondi nazionali e 1,5 milioni di quota Feasr a disimpegno.

Alla fine della classifica si piazzano Abruzzo e Piemonte. Le regioni non sono riuscite a spendere, rispettivamente, 4,1 milioni di quota nazionale e 3,4 milioni di quota Feasr e 9,6 milioni di cofinanziamento nazionale e 8 milioni di quota Feasr andati in disimpegno automatico.

Le risorse della quota nazionale inutilizzate non vanno a disimpegno automatico, ma vengono riassegnate al nuovo programma di sviluppo rurale in corso.

Fonti:

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2016/03/15/psr-2007-2013-

emilia-romagna-lombardia-e-umbria-le-piu-virtuose-al-nord/47919

http://www.reterurale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1