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Carta di Bergamo: è il bio la strada per garantire il diritto al cibo

Agricoltura biologica come modello per garantire il diritto al cibo entro il 2030 e sostenibilità per salvare 500 milioni di persone dalla fame.

Sono queste, in sintesi, le priorità emerse durante il G7 Agricoltura.Priorità che trovano diretta connessione con la Carta di Bergamo.

I principi presenti nel documento sonofinalizzati a garantire il rispetto della sostenibilità ambientale, sociale ed economica del sistema agricolo e alimentare.

Carta di Bergamo: il cammino ‘verde’ per garantire il diritto al cibo

La Carta di Bergamo è frutto dell’accordo tra tutti i Ministri presenti al G7.

Tra le priorità espresse nel documento, la protezione dei suoli e della biodiversità, la maggiore trasparenza nella determinazione del prezzo degli alimenti, la riduzione dello spreco alimentare, la difesa dei redditi degli agricoltori dalle crisi climatiche ed economiche.

I principi contenuti nella Carta di Bergamo sono frutto del dialogo e delle proposte avanzate dai protagonisti internazionali dell’agricoltura biologica, tra cui anche FederBio. Una dichiarazione comune che fa del bio lo strumento capace di rispondere alla grande sfida del diritto al cibo.

«A due anni da EXPO Milano 2015, le ragioni economiche, sociali e ambientali che rendono il modello agricolo biologico l’innovazione per rispondere alle grandi sfide globali sono ancora più evidenti. Così come è ancora più evidente l’urgenza di soluzioni efficaci e di lungo periodo alle crisi climatiche che impattano sull’agricoltura e quindi sulla sicurezza alimentare. È altrettanto evidente che il biologico è la più autentica espressione del modello agricolo italiano, che valorizza la biodiversità e opera secondo regole internazionali e di tracciabilità. Non posso dunque non rilanciare al ministro Martina la sfida positiva di una collaborazione fattiva su questo versante, in continuità con quanto abbiamo fatto assieme a Bergamo durante la settimana che ha preceduto il vertice dei ministri del G7 agricolo». Queste le parole di Paolo Carnemolla, presidente di FederBio.

Gli impegni della comunità mondiale

Ci sono cinque importanti priorità, individuate durante il summit a cui hanno partecipato i rappresentanti dei più potenti Paesi Mondiali, che possono essere attuate attraverso i punti esplicitati nella Carta di Bergamo.

La prima è difendere i redditi dei produttori agricoli, soprattutto i piccoli produttori, dai disastri climatici.

Il secondo punto è favorire l’aumento della cooperazione agricola in Africa, dove il 20% della popolazione non vede garantito il diritto al cibo.

La terza priorità è aumentare la trasparenza nella formazione dei prezzi e la difesa del ruolo degli agricoltori nelle filiere. Soprattutto nei casi di crisi di mercato e volatilità dei prezzi.

Attuare efficaci politiche volte a combattere lo spreco alimentare e, infine, favorire attraverso azioni concrete la tracciabilità e lo sviluppo di sistemi produttivi legati al territorio.

In tutto questo, spiega il Ministro Maurizio Martina, «il ruolo della cooperazione agricola sarà decisivo per raggiungere questo traguardo, perché la maggioranza delle persone che soffrono la fame vive in aree rurali. La fame è una questione prima di tutto agricola. Per questo abbiamo deciso di aumentare gli sforzi per favorire la produttività sostenibile in particolare in Africa, attraverso la condivisione di buone pratiche per aumentare la resilienza e accompagnare lo sviluppo delle comunità locali».

I punti della Carta di Bergamo

La Carta di Bergamo è chiara: per garantire il diritto al cibo a tutti, favorendo un modello agricolo sostenibile, è necessario sostenere a livello internazionale alcuni punti essenziali.

Come inserire e sostenere la transizione al modello produttivo biologico nelle strategie politiche messe in campo dai vari Paesi del mondo.

Per questo, il bio deve essere considerato un approccio efficace ed efficiente per contrastare il cambiamento climatico e garantire la fertilità dei suoi agricoli.

In ambito scientifico, normativo e commerciale, è importante favorire la cooperazione, al fine di consentire l’adozione delle best practice, aumentare le garanzie di integrità del mercato, sulla base di standard che rispondano ai principi dell’agricoltura biologica.

Il dialogo internazionale, soprattutto nei Paesi in ritardo di sviluppo, deve essere una priorità. In tale contesto, l’agricoltura biologica deve diventare una possibilità allettante ed economicamente praticabile, soprattutto da parte dei giovani. Un bene comune, per la tutela e salvaguardia dell’ambiente, della biodiversità e del paesaggio rurale.

La Carta del Biologico di Bergamo è consultabile al link: http://www.feder.bio/files/2045.pdf

FONTI:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1232

http://www.feder.bio/files/2045.pdf

http://milano.repubblica.it/cronaca/2017/10/15/news/g7_agricoltura_bergamo-178352010/?refresh_ce

 

Olio di oliva italiano: la produzione tiene

Buone notizie per l’olio di oliva italiano. I timori di una produzione in forte calo a causa dei cambiamenti climatici in atto sono, almeno in parte, smentiti. Arrivano infatti dati incoraggianti dagli esperti del COI, il Consiglio oleicolo internazionale, che si è riunito a Madrid a fine settembre.

L’Italia metterebbe a segno addirittura una campagna di raccolta con segno positivo. Ma non bisogna dimenticare le tante criticità che ancora penalizzano il settore.

Scopriamo nel dettaglio gli ultimi dati.

Olio di oliva italiano: +75% in un anno

La siccità che ha colpito la penisola nei mesi estivi non sembra aver intaccato la produzione di olio di oliva italiano. Secondo il COI, infatti, l’Italia dovrebbe arrivare a una produzione, nel 2017, di 320mila tonnellate. La crescita registrata rispetto all’anno precedente è del 75%.

Si tratta di un risultato chiaramente positivo, ma bisogna tener conto di un fattore. La crescita esponenziale è dovuta infatti anche al terribile calo registrato nel 2016, quando l’olio di oliva italiano faceva registrare un secco -62% sulla precedente campagna, per appena 182.300 tonnellate.

Anche icompetitor diretti dell’Italia registrano risultati in chiaroscuro. La Spagna, per esempio, rimane saldamente il primo produttore mondiale, con le sue 1.150.000 tonnellate, ma il trend negativo non si arresta. Se nel 2016 la produzione è calata dell’8,5%, quest’anno dovrebbe scendere ancora di 10 punti percentuale.

Buon risultato invece per la Grecia, terza per produzione a livello mondiale. Se nel 2016 il trend era negativo (-40% rispetto alla precedente campagna), nel 2017 c’è stata una ripresa significativa: +54%. La produzione totale dovrebbe attestarsi sulle 300mila tonnellate.

Olio extravergine di oliva: Italia quinta

Malgrado le notizie positive, molto resta ancora da fare per recuperare il prestigio di un tempo. Già a giugno, infatti, la Commissione europea attestava la perdita della leadership italiana nel settore dell’olio extravergine di oliva. Se per decenni il nostro Paese è rimasto capofila del mercato, negli ultimi anni ha dovuto cedere il passo.

Come dicevamo, l’olio di oliva evo Made in Italyè stato superato per quantità – secondo le stime CE relative al periodo ottobre 2016-settembre 2017 – da Spagna, Grecia, Tunisia e Siria. In particolare, gli iberici deterrebbero il 53% del mercato globale. Negli ultimi 6 anni, il prodotto italiano ha visto un tracollo del 31% in termini di produzione.

Secondo il Cno (Consorzio nazionale degli ovicoltori), il trend negativo potrebbe essere definitivamente invertito con l’impianto di 150 milioni di nuovi olivi e l’inserimento di 25mila nuovi addetti del settore. In questo modo, l’olio Made in Italy potrebbe risalire la china in maniera definitiva.

Per la verità, anche per l’extravergine si prevede un anno non troppo disastroso. Le stime più recenti sono dell’Unasco, consorzio nazionale dei coltivatori e produttori olivicoli. La campagna 2017, spiega il presidente Luigi Canino, “dovrebbe attestarsi sulle 230.000 tonnellate, che hanno già acceso gli appetiti dei compratori internazionali”. Nel 2016, che Canino definisce annushorribilis, ci eravamo fermati ad appena 160.000 tonnellate. Un buon risultato quello di quest’anno, quindi, anche se contenuto: la produzione media italiana si attesta infatti sulle 400.000 tonnellate. Ci si consola “con una qualità di olio davvero significativa”.

Olio di oliva: la situazione in Puglia

Com’è noto, la Puglia è la principale regione nel comparto. In particolare, nel barese si concentra il 60% della produzione nazionale di olio di oliva. La regione ha dovuto affrontare, oltre alla siccità, anche il dramma Xylella, anche se oggi viene definito “sotto controllo” da Gaetano Bonasia, agronomo del Cno.

Ma la situazione non è ottimale: il calo per quest’anno potrebbe arrivare a quasi il 50%. Anche in questo caso, il focus è sulla qualità elevata del prodotto:

«La siccità – spiegava Bonasia in agosto –sta dando il colpo di grazia a un’annata già difficile per le piante di ulivo. Il calo della produzione dovrebbe essere intorno al 30% tuttavia la qualità è salva. Lo possiamo dire fin da adesso, sarà un’annata eccezionale sotto quel profilo».

Nel frattempo, le aziende agricole salentine corrono ai ripari e chiedono risarcimenti danni causati dal batterio. Sono state 1.650 le imprese che si sono avvalse delle misure previste nel decreto legislativo 102/2004. Le aziende potranno ora, da qui alla fine del mese di ottobre, inserire i necessari parametri per la valutazione del danno, ottenendo così il calcolo della corrispettiva compensazione. È stato loro messo a disposizione un portale web dedicato.

FONTI:

http://www.informatoreagrario.it/ita/News/scheda.asp?ID=3528

http://www.ilfattoalimentare.it/olio-extravergine-oliva-produzione.html

http://www.informatoreagrario.it/ita/News/scheda.asp?ID=3525

http://bari.repubblica.it/cronaca/2017/08/20/news/l_annata_orribile_dell_olio_in_puglia_calo_del_50_per_cento_ma_qualita_ottima-173447406/

http://www.askanews.it/cronaca/2017/09/14/unasco-olio-extravergine-italiano-in-2017-sar%C3%A0-poco-ma-buono-pn_20170914_00041/

Regolamento “Omnibus”, importanti novità dall’Ue sulla PAC

Il Consiglio Agricoltura convocato a Lussemburgo ha annunciato lo sblocco dell’iter della parte agricola del cosiddetto regolamento “Omnibus”. Il provvedimento è in discussione per introdurre l’applicazione di una serie di riforme nella PAC del 2013.

Ad annunciarlo è il ministro delle Politiche Agricole italiano, Maurizio Martina, a margine dell’appuntamento. La Commissione europea aveva presentato il regolamento a fine 2016. Le modifiche erano state invece proposte attraverso un rapporto firmato dagli europarlamentari Paolo De Castro e da Albert Dess (Germania), con il contributo di Michel Dantin (Francia).

Superate le divergenze iniziali, i Paesi Membri hanno trovato un accordo sugli emendamenti suggeriti dall’Europarlamento. Vediamo tutte le novità.

Regolamento “Omnibus”: tutte le principali novità

Il Mipaaf elenca le principali novità introdotte nel pacchetto Omnibus. Vediamole insieme:

  • Maggiore flessibilità nell’identificazione dell’agricoltore attivo, nell’applicazione degli aiuti accoppiati e per i piccoli agricoltori;
  • Semplificazione nelle regole del greening, con la possibilità di aumentare il pagamento di base in favore degli agricoltori più giovani;
  • Gestione del rischio: la soglia minima per consentire l’erogazione di risarcimento in caso di danno dovrebbe passare dal 30 al 20%;
  • Stabilizzazione del reddito attraverso i fondi di mutualizzazione;
  • Novità sulla misura consulenza aziendale che fino a oggi risultava largamente inapplicata;
  • OCM: rafforzato il ruolo delle organizzazioni dei produttori in tutti i settori.

Pacchetto Omnibus, la soddisfazione del Ministro Martina

Sulle novità si attende ora l’accordo definitivo in CSA, che dovrebbe arrivare lunedì prossimo, 16 ottobre. Intanto, il Ministro Martina esprime soddisfazione per i passi avanti registrati:

«Sono molto soddisfatto dei miglioramenti apportati al pacchetto Omnibus. In questi mesi abbiamo lavorato molto intensamente, anche con incontri bilaterali con la Commissione, a livello tecnico e politico, per misure concrete di semplificazione e tutela dei nostri agricoltori, per una politica agricola davvero più vicina alle esigenze delle imprese».

In particolare, Martina ringrazia Paolo De Castro, “che ha dato un contributo decisivo per migliorare i testi”. Il titolare del dicastero dell’agricoltura si sofferma inoltre sul lavoro svolto dal Commissario Phil Hogan e sulla Presidenza di turno dell’Estonia, ringraziando “in particolare il Ministro Tarmo, al quale avevo rappresentato ai primi di settembre l’importanza di un accordo ambizioso nel contesto del negoziato su Omnibus. Mi auguro si chiuda presto”.

FONTI:

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11738

http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2017/10/09/agricoltura-martina-da-paesi-ue-ok-a-semplificazione-pac_8b16d6cb-32f2-4dcc-a624-def4689f54c3.html

Life Cycle Analysis: come gestire produzione e consumo di prodotti bio in maniera sostenibile?

Apprendere gli strumenti per una gestione sostenibile dei processi di realizzazione e consumo dei prodotti bio. Sia food che non food. È questo lo scopo di un seminario organizzato da ENFAP Emilia Romagna, presso Ecomondo a Rimini. Il tema? LCA, la Life Cycle Analysis, utile per ottimizzare il processo produttivo dal punto di vista dell’impatto ambientale.

L’evento è aperto alle realtà produttive della zona, in tutti i settori. Ma anche a enti, istituzioni e associazioni coinvolte nella promozione del bio.

Scopriamo tutti i dettagli.

Life Cycle Analysis: il bio e l’ecosostenibilità ambientale

Il titolo completo del seminario è “LCA (Life Cycle Analysis) Gestione sostenibile dei processi di produzione e consumo dei prodotti biologici – food e non food”.

L’idea è quella di approfondire gli strumenti della LCA per raggiungere, sia dal punto di vista dei produttori che dei consumatori, la piena consapevolezza del proprio impatto ambientale. I modelli della Life Cycle Analysis andranno quindi applicati alla gestione dei prodotti bio, sia food che non food.

«L’incontro – spiegano gli organizzatori –èrivolto ad imprenditori e figure chiave di imprese manifatturiere e della commercializzazione di prodotti biofood e non food, anche di start-up al bio, con sede legale o unità produttive in Emilia-Romagna, e a rappresentanti di enti, istituzioni e associazioni di riferimento per la filiera».

Gli obiettivi della manifestazione sono principalmente 3.

Innanzitutto, l’approfondimento dell’importanza della LCA per ottimizzare il processo produttivo. In questa fase, gli obiettivi sono: ridurre l’impatto ambientale, limitare il consumo di risorse, diminuire la produzione di scarti. Allo stesso tempo, l’Analisi è utile per migliorare la comunicazione aziendale per promuovere prodotti e servizi.

Il secondo obiettivo del seminario riguarda invece il lato della domanda. Adozione di stili di consumo sostenibili e più consapevoli dal punto di vista ambientale: questo il focus.

Terzo: l’Enfap illustrerà una serie di percorsi formativi gratuiti. L’idea è di favorire nuove misure di sviluppo sostenibile per la produzione biologica, food e non food, in regione.

Life CycleAnalysys: il programma del seminario

L’appuntamento, come accennato, è a Rimini, e si terrà durante Ecomondo, la fiera della green e circular economy. Nello specifico, si terrà l’8 novembre, a partire dalle 14:30 nella Sala Rovere, al primo piano del padiglione C6.

Durante il seminario interverranno:

  • Giovanni Dinelli, professore ordinario del Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Bologna e Direttore del Corso di Formazione in Agricoltura Biologico. Il suo intervento sarà intitolato: “LCA dei principali processi produttivi nell’ambito della manifattura bio: criticità e rimedi”;
  • Stefano Spillare, ricercatore presso il Ces.Co.Com (Centro Studi Avanzati sul Consumo e la Comunicazione) dell’Università di Bologna. Spillare relazionerà su “La gestione sostenibile dei processi produttivi di filiera e di prodotto come elemento di promozione dell’immagine aziendale”;
  • Beppe Croce, responsabile nazionale Agricoltura di Legambiente, con un intervento dal titolo “LCA e promozione di stili di consumo food e non food più sostenibili e ambientalmente responsabili”.

A moderare gli interventi, Silvia Zamboni, giornalista e saggista, esperta del settore per l’Enfap.

Per maggiori informazioni e per iscriversi è possibile contattare ENFAP Emilia Romagna ai seguenti recapiti:

  • Telefonicamente: 051 352932 – 353002
  • Via posta elettronica: segreteria@enfap.emr.it
  • In sede: ENFAP Emilia Romagna Via Zamboni, 8 40126 Bologna

FONTI:

http://www.feder.bio/agenda.php?nid=1228

http://www.feder.bio/files/2038.pdf

http://www.ecomondo.com/

Biologico e diritto al cibo: i convegni che preparano l’Italia al G7 di Bergamo

In occasione del G7, che si terrà sabato 14 e domenica 15 ottobre a Bergamo, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha promosso una settimana di eventi dedicati ad agricoltura e diritto al cibo. Tra questi, anche un focus dedicato al biologico.

Secondo il Ministro Maurizio Martina, quello del G7 dell’Agricoltura è un momento internazionale di grande rilievo.Un’occasione per avere un confronto concreto su azioni e responsabilità da esercitare in campo agricolo per produrre in maniera più intelligente. Sprecando, quindi, meno risorse e garantendo una sostenibilità maggiore.

Convegni in preparazione al G7: gli appuntamenti già trascorsi

Tanti gli appuntamenti a cui è stato possibile partecipare nei giorni scorsi.

In particolare, martedì 10 ottobre, si è tenuto presso l’Aula Consiliare della Provincia di Bergamo un dibattito sulla tutela dei consumatori dal punto di vista della qualità e della sicurezza dei prodotti alimentari.

Mercoledì, invece, il focus è stato sul tema “G7 delle Indicazioni Geografiche”. L’incontro, tenutosi presso Palazzo Frizzoni, è stata l’occasione per delineare e condividere un documento strategico, volto al riconoscimento del valore delle IG (Indicazioni Geografiche) in ambito agricolo, ambientale e commerciale. Oltre 30 rappresentanze di Indicazioni Geografiche Internazionali, provenienti da 4 continenti, hanno discusso e approvato la Dichiarazione di Bergamo. Il documento è la voce delle organizzazioni mondiali che chiedono al G7 l’impegno di tutela delle produzioni locali.

Nella stessa giornata, si è tenuto AGROGENERATION Bergamo, un evento del CREA e di Future FoodInstitute, dedicato all’innovazione della filiera agroalimentare.

Giovedì 12 ottobre, è iniziato un incontro, che si protrarrà anche oggi, 13 ottobre, con gli startupper e le loro soluzioni per affrontare i problemi legati al cibo. Stessa data anche per l’Agorà Contadinner di Vazapp, occasione di confronto e approfondimento sui temi della sostenibilità nella filiera agroalimentare.

G7: focus sul biologico

Gli eventi legati al mondo del biologico si sono tenuti giovedì 12 ottobre, presso l’Aula Consiliare di Palazzo Frizzoni. Il titolo dell’incontro era: “Il biologico come modello di sistemi agricoli sostenibili – A 2 anni dall’EXPO l’attualità della carta del bio‘Il biologico nutrirà il Pianeta’”.

L’evento ha visto come protagonistealcune delle associazioni più importanti del settore. Tra queste: Federbio, Ifoam Ue, FNAB Francia.

L’incontro si è aperto con i saluti istituzionali dei rappresentanti del Comune di Bergamo, di Maurizio Raeli, Direttore CIHEAM Bari, di Paolo Carnemolla, Presidente FederBio e di Eduardo Cuoco, Direttore di IFOAM EU.

Nel corso dello svolgimento, tanti gli spunti di riflessione, tra cui varie tavole rotonde. La prima: “Il Biologico nell’evoluzione dei sistemi agricoli sostenibili mondiali”, tenuta da Stefano Bocchi dell’Università Statale di Milano, David Gould per IFOAM International e Luca Bianchi del MIPAAF. A questa, ne è seguita un’altra con focus su “Le esperienze delle organizzazioni bio dei Paesi del G7“, a cui hanno partecipato StéphaniePageot, di FNAB Francia, Chris Atkinsonper la SoilAssociation Regno Unito, JanPlagge diBioland Germania, Eva Torremochaper IFOAM OI Stati Uniti d’America, Giappone e Canada e Maria Grazia Mammuccini, di FEDERBIO Italia.

L’iniziativa è stata realizzata per ricordare come l’agricoltura biologica rappresenti l’unica innovazione in campo agricolo e alimentare, capace di essere non solo sostenibile da un punto di vista economico e ambientale, ma anche socialmente inclusiva. Un approccio ecosistemico che, oggi, conta oltre 2 milioni di operatori in 164 Paesi del mondo.

Martina: Italia tra i Paesi leader in sostenibilità

All’appuntamento sul bio ha partecipato anche il Ministro italiano per le Politiche Agricole, Maurizio Martina. Che ha ricordato come l’Italia sia all’avanguardia nella salvaguardia ambientale:

«Il modello agricolo italiano è tra i più sostenibili in Europa. La produzione biologica nel nostro Paese conta oltre 1,8 milioni di ettari coltivati e circa 73 mila operatori. Abbiamo introdotto per la prima volta le mense biologiche certificate e rafforzato le norme sui controlli, ma dobbiamo continuare a lavorare sul piano internazionale per un sostegno sempre maggiore a questo settore. La sostenibilità è una chiave centrale per la crescita e la competitività dei sistemi agroalimentari. Affronteremo questo tema cruciale nel corso della riunione ministeriale del G7 il 14 e 15 ottobre prossimi e il contributo presentato oggi rappresenta una base di confronto importante».

Gli appuntamenti del G7 di venerdì 13 e sabato 14 ottobre

Gli appuntamenti della settimana organizzata dal Mipaaf si concluderanno sabato 14 ottobre, nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Bergamo. Qui, saranno trattate tematiche inerenti la sicurezza alimentare e il diritto al cibo, al centro anche della Presidenza Italiana del G7. La conferenza prevista avrà il titolo “Obiettivo Fame Zero”.

Prima dell’appuntamento conclusivo, altri due incontri che si terranno oggi, venerdì 13 ottobre. Il primo, “Crea Racconta”, durante il quale i ricercatori del CREA parleranno delle proprie ricerche e dei risultati raggiunti. E, infine, “FUTURE IS NOW”, la conferenza di chiusura di Agrogeneration durante la quale si parlerà delle ultime frontiere dell’innovazione agroalimentare, dell’importanza della ricerca scientifica e del ruolo che il nostro Paese può assumere in questo contesto.

FONTI:

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11735

http://www.feder.bio/agenda.php?nid=1223

http://www.ansa.it/lombardia/notizie/2017/10/11/g7-agricoltura-dichiarazione-bergamo_4411126e-9b40-456f-b2a9-531f78450ae1.html

http://www.regioni.it/agricoltura/2017/10/12/ministero-delle-politiche-agricole-alimentari-e-forestali-g7-mipaaf-presentata-la-carta-del-biologico-di-bergamo-modelli-agricoli-sostenibili-per-il-contrasto-ai-cambiamenti-climatici-e-per-la-lo-533746/

 

Basilicata, “Granotill per la cultura”: in arrivo dal Psr 30 mln per la semina su sodo

Basilicata, “Granotill per la cultura”: in arrivo dal Psr 30 mln per la semina su sodo

Semina Diretta 2.0, organizzazione no profit per la divulgazione delle tecniche di semina su sodo in agricoltura, ha organizzato a Matera una manifestazione intitolata “GraNOtill della Cultura”. L’appuntamento si è svolto sabato 30 settembre e domenica 1 ottobre, con un focus specifico su “La semina diretta nei sassi”. Hanno partecipato all’appuntamento istituzioni, scuole e mondo agricolo, tra cui tecnici e specialisti di FAO, Unesco e Ispra.

Tanti gli spunti di riflessione sul tema e le iniziative concrete. L’assessore all’agricoltura della Basilicata, Luca Braia, ha annunciato un importante stanziamento di fondi per la semina su sodo, attraverso lo strumento del Psr.

Semina su sodo “antidoto” alla desertificazione

«Abbiamo organizzato il GraNOtill della cultura perché riteniamo che per raggiungere l’obiettivo della conservazione del suolo sia indispensabile il coinvolgimento e la sensibilizzazione degli addetti ai lavori, e per questo è fondamentale lavorare sulla formazione, ma anche sull’opinione pubblica e delle istituzioni attraverso eventi di grande rilevanza».

A spiegare gli intenti dell’evento, Lino Falcone, presidente di Semina Diretta 2.0. Quello della semina su sodo è un nodo cruciale per l’Italia. Di recente, il WWF ha spiegato che un quinto (il 21%) del territorio italiano è interessato dalla desertificazione. Il 41% di tale fenomeno riguarda le regioni meridionali.

Per rispondere quindi alla perdita di fertilità del suolo, la ong si propone di diffondere una tecnica antica, ma molto efficace: la semina su sodo, anche chiamata no till o semina diretta.

«Questa tecnica – spiega ancora Falcone – rappresenta una soluzione in grado di fornire grandi vantaggi per la collettività, grazie al ridotto impatto ambientale e alla conservazione del suolo, e per gli agricoltori, che possono ottimizzare la gestione aziendale con una resa che in alcune situazioni può anche essere maggiore rispetto alle tecniche tradizionali».

Per contribuire alla diffusione della tecnica, Semina Diretta 2.0 ha messo insieme un comitato operativo di professori, ricercatori, agricoltori e tecnici. L’obiettivo è di formare tali operatori per portare l’informazione direttamente sul campo e tramite una serie di infopoint, presidi territoriali a diretto contatto con gli agricoltori.

La semina su sodo incontra poi le battaglie e le tecniche di chi decide di dire no a pesticidi e altri agenti chimici:

«Passo fondamentale e assolutamente innovativo – conclude Falcone – è il progetto di semina diretta in regime di agricoltura biologica, affinché anche questo settore possa contribuire alla conservazione del suolo».

Psr Basilicata: 30 milioni per la semina su sodo

Intervenuto durante la due giorni, l’assessore all’agricoltura regionale, Luca Braia, ha dato importanti segnali per lo sviluppo di tale tecnica in Basilicata. La regione, infatti, istituirà un osservatorio sulla semina su sodo, coinvolgendo il dipartimento Agricoltura, la ong Semina Diretta 2.0, Alsia e l’Università della Basilicata.

Annunciato inoltre un investimento importante per il settore: 30 milioni di euro dalla misura 10 del Psr 2014-2020. L’obiettivo è di portare le superfici coltivate con semina su sodo dalle poche centinaia di oggi ai 20mila ettari.

«L’agricoltura della Basilicata – ha dichiarato Braia ad Agronotizie – apporta un grande contributo alla lotta all’uso indiscriminato di pesticidi e al dissesto idrogeologico, quindi alla desertificazione e all’inquinamento attraverso il sostegno alla coltivazione sul sodo (bando Psr chiuso nel giugno scorso), in un territorio che vede circa 140mila ettari destinati alla cerealicoltura, dove questa tecnica può applicarsi».

L’assessore ha poi delineato gli interventi previsti dalla Regione:

«Si portano da qualche centinaia a quasi 20mila gli ettari interessati da questa tecnica e vedrà 513 aziende coinvolte, a cui verrà riconosciuta una dotazione finanziaria minima di 281 euro per ettaro. Saranno infatti resi disponibili circa 30 milioni di euro agli agricoltori del comparto cerealicolo lucano per i prossimi 5 anni».

FONTI:

http://www.adnkronos.com/lavoro/dati/2017/10/02/semina-diretta-frena-desertificazione-matera-granotill-della-cultura_XhXRLd154vZiV2Hb6cpF4H.html?refresh_ce

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2017/10/03/psr-basilicata-30-milioni-per-gli-ettari-a-ridotta-lavorazione/55772

http://www.wwf.it/news/notizie/?31300/Giornata-Mondiale-desertificazione