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Il Prosecco diventa una produzione più sostenibile per l’ambiente

Il Prosecco diventa una produzione più sostenibile per l’ambiente

Dal 1 gennaio 2019 saranno vietati il glifosate e tutti i diserbanti, eccetto quelli di origine naturale e biologica, nei vigneti del prosecco Docg di Conegliano e Valdobbiadene.

Decisione unanime dei 15 Comuni fulcro della produzione di prosecco, il nettare con le bollicine più amato al mondo: 500 milioni di bottiglie prodotte nel 2017 (90 milioni nella Docg).

Un passo importante per una delle colture più redditizie del Veneto e del Paese.

In realtà, la scelta degli amministratori locali parte da lontano, dal 2009 per la precisione, da quando viene pubblicato l’annuale Protocollo viticolo , un documento redatto dal Consorzio di tutela del prosecco superioree destinato ai viticoltori, che ha l’ambizione di minimizzare l’impatto e il rischio dell’uso dei prodotti fitosanitari nei confronti dell’uomo e dell’ambiente.

Vogliamo che il nostro territorio, i nostri 8.000 ettari di vigne, diventino un laboratorio di sostenibilità, un esempio per tutto il mondo della viticoltura. Il Protocollo è innanzitutto uno strumento culturale”, sostiene Innocente Nardi, presidente del Consorzio.

Anno dopo anno tutti i Comuni hanno aderito alle indicazioni agronomiche del documento, inserendole nei propri regolamenti di polizia rurale. Le indicazioni sono diventate norme, dunque chi non le rispetta può essere sanzionato.

L’obiettivo è eliminare progressivamente pratiche e molecole considerate troppo impattanti per l’ambiente e promuovere invece forme di agricoltura meno invasive. La diffusione del Protocollo tra le 178 aziende che aderiscono al Consorzio di tutela ha contribuito a diffondere negli anni i temi della sostenibilitàagronomica e della lotta integrata tra gli agricoltori del territorio.

Il Protocollo suggerisce anche tabelle alternative, linee biologiche, che contengono sostanze efficaci e testate tanto quanto le sostanze di sintesi, ma innocue per le acque, il suolo e per la salute dell’uomo.

Vasco Boatto, professore ordinario dell’Università di Padova e responsabile del Centro studi del Consorzio: “negli ultimi tre anni l’85% delle aziende segue il Protocollo, quasi il 70%, pratica l’inerbimento sotto le viti e il 25-26% diserba con le molecole consigliate dal Protocollo”.

La tutela del paesaggio agricolo è un altro dei traguardi da perseguire, anche in funzione della candidatura delle colline del prosecco a patrimonio dell’umanità Unesco: “Nei 15 Comuni del Consorzio agli 8.000 ettari di vigneti si affiancano 12.000 ettari tra boschi e prati, che ricoprono prevalentemente i versanti nord dei colli. Sono da tutelare e valorizzare perché natura e agricoltura costruiscono insieme un territorio unico, il nostro”, chiosa Nardi.

Altre zone a vocazione vitivinicola stanno già guardando con interesse all’esperienza del Consorzio Conegliano Valdobbiadenee cercano di imitarne l’azione sinergica tra singoli agricoltori e associazioni di categoria, amministratori, esperti e ricercatori. In Veneto, la Docg di Asolo e la Valpolicella; in Campania e Basilicata, alcuni comuni del Sannio, regno della falanghina.Sui sentieri che conducono alla sostenibilità ambientale ed economica anche per colture intensive come la vite la strategia in atto tra Conegliano e Valdobbiadene sembra quella giusta: poco più a ovest, nella Docg Franciacorta, però, già il 70% delle aziende sono biologiche. La speranza è che la cultura del rispetto dell’ambiente cresca ulteriormente tra i piccoli e i grandi imprenditori agricoli, perché nessuna norma può, da sola, garantire un utilizzo consapevole e moderato dei prodotti fitosanitari.

 

Fonte: http://www.lastampa.it/2018/05/16/scienza/il-prosecco-che-rispetta-lambiente-TGcpP3ukeIlQYFbt1JTLdN/pagina.html

Grano biologico in continua crescita ma bisogna organizzarsi

Grano biologico in continua crescita ma bisogna organizzarsi

Le produzioni biologiche crescono più che mai. Nel 2016 le superfici coltivate con metodo biologico in Italia hanno raggiunto quota 1.796.363 ettari pari a una crescita del 20,4% rispetto all’anno precedente. In termini assoluti, nell’ultimo anno, sono stati convertiti al biologico oltre 300 mila ettari.

Malgrado questo trend positivo, la produzione nazionale di cereali biologici non è stata fino ad oggi sufficiente a soddisfare tutte le richieste del mercato da parte degli operatori, sia food che feed. 

Nella produzione di grano, in particolare, si registra ancora un deficit quantitativo. Per il grano biologico nazionale ad uso alimentazione umana si è vicini alla quasi totale copertura del fabbisogno dell’industria di prima trasformazione (all’incirca il 95%), mentre per il grano biologico nazionale ad uso alimentazione animale si riscontra a tutt’oggi una carenza in quantità.

Per questo è stata organizzata da Confagricoltura ed Italmopa aCibus 2018 una tavola rotonda “Grano duro bio: prospettive e opportunità della filiera” allo scopo di affrontare difficoltà e criticità emerse nel settore.

Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha sottolineato come l’elevata frammentazione della superficie colturale si sia dimostrata inadeguata alle esigenze dell’industria, per qualità e costanza degli approvvigionamenti in volume e nel tempo. “E’ tempo di organizzarsi – ha detto – e di considerare che l’agricoltura biologica non è più un settore di nicchia, dato che rappresenta il 14,5% della SAU nazionale, ed impegnarsi a svilupparne i principi etici e produttivi, come il rispetto della biodiversità. In questo senso, ad esempio, si potrebbero valorizzare su scala più ampia le produzioni di grani antichi, tipici del metodo biologico, garantendo anche la libertà di commercializzazione del grano ‘Senatore Cappelli’, oggi monopolizzato da un’unica azienda sementiera.

 

Fonte: http://www.askanews.it/cronaca/2018/05/10/confagri-e-italmopa-produzione-grano-bio-in-continuo-aumento-pn_20180510_00103/

 

Suolo e Salute, in qualità di sponsor di IFOAM UE, ha partecipato alla conferenza di chiusura del progetto SOLMACC

Suolo e Salute, in qualità di sponsor di IFOAM UE, ha partecipato alla conferenza di chiusura del progetto SOLMACC

L’agricoltura è un settore che da un lato contribuisce al cambiamento climatico, ma dall’altro ne è profondamente influenzato.A causa di questa dualità, è fondamentale per gli agricoltori e gli altri attori agricoli collaborare e trovare soluzioni sistemiche di lunga durata che porteranno a una maggiore mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici.

Durante questa conferenza, è stata messa in evidenza la volontà degli agricoltori biologici di essere parte della soluzione nella lotta ai cambiamenti climatici, è stato presentato il potenziale di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici delle 4 pratiche agricole chiave e sono state discusse le raccomandazioni politiche . A tal fine, sono stati presentati i risultati finali del progetto SOLMACC, che ha promosso negli ultimi 4 anni, pratiche agricole rispettose del clima e ne ha monitorato scientificamente l’impatto sull’ambiente in 12 aziende agricole dimostrative europee.

I partner di SOLMACC (IFOAM EU, FiBL, Bioland, AIAB ed Ekologiska Lantbrukarna) e gli agricoltori hanno condiviso le loro esperienze e offerto una panoramica delle implicazioni socio-economiche, le implementazione delle pratiche e la riduzione delle emissioni di gas serra. Nella seconda parte dell’evento, un gruppo di esperti ha discusso le misure necessarie a livello politico per garantire una più ampia diffusione di tecniche rispettose del clima e per spingere il settore agricolo dell’UE a contribuire agli obiettivi in materia di cambiamenti climatici. È stato evidenziato come la politica agricola comune (PAC) abbia un ruolo chiave nel raggiungimento di questi obiettivi.

 

Maggiori informazioni sul progetto: http://solmacc.eu/

Fonte: http://www.ifoam-eu.org/en/events/final-solmacc-conference

NUOVO CONSIGLIO IFOAM UE: PER IL NEO PRESIDENTE LA PAC DEL FUTURO DOVREBBE RICOMPENSARE ANCORA DI PIU’ GLI AGRICOLTORI BIOLOGICI

NUOVO CONSIGLIO IFOAM UE: PER IL NEO PRESIDENTE LA PAC DEL FUTURO DOVREBBE RICOMPENSARE ANCORA DI PIU’ GLI AGRICOLTORI BIOLOGICI

BRUXELLES, 16 MAGGIO 2018 – Alla 9ª Assemblea Generale di ieri, i membri di IFOAM EU hanno eletto un nuovo Consiglio e un nuovo Presidente. Suolo e Salute,  sponsor IFOAM UE, già presente alla celebrazione dei 15 anni, non è mancata neanche in questa occasione.

BRUXELLES, 16 MAGGIO 2018 – Alla 9ª Assemblea Generale di ieri, i membri di IFOAM EU hanno eletto un nuovo Consiglio e un nuovo Presidente. Angelo Costa e Alessandro D’Elia, presenti all’evento in rappresentanza di Suolo e Salute, sponsor di IFOAM UE, hanno accolto favorevolmente il cambio di vertice dell’organizzazione europea e si sono congratulati personalmente con i nuovi rappresentanti e con il presidente Jan Plagge.
Jan Plagge, il nuovo presidente IFOAM UE, è anche presidente di Bioland e.V. con molti anni di esperienza nello sviluppo del settore biologico. Ha una formazione come agricoltore biologico e consulente.

Dopo la sua elezione ha dichiarato: “Sono felice della fiducia che l’IFOAM UE mi ha dato eleggendomi come nuovo presidente. Con la sua rapida crescita, l’agricoltura biologica è già una storia di successo e ha il potenziale per trasformare l’agricoltura europea. L’agricoltura biologica è uno degli approcci di maggior successo nell’UE per affrontare molte sfide come la perdita di biodiversità, la protezione delle acque o il benessere degli animali. Ciò dovrebbe riflettersi in una giusta ricompensa per gli agricoltori biologici. Con il giusto modello di politica agricola comune (PAC) e finanziamenti sufficienti, il settore dell’agricoltura biologica potrebbe costituire almeno un quarto dell’area agricola dell’UE entro il 2030. ” “La nuova PAC deve passare dal compensare gli agricoltori biologici per il ruolo multifunzionale che hanno nella salvaguardia dell’agroecosistema e dell’ambiente in generale a vantaggio di tutti gli europei”, ha aggiunto Marian Blom, neo-eletto vicepresidente. “L’intera architettura della PAC deve premiare le prestazioni ecologiche e non solo singole pratiche, ciò incoraggerebbe tutti gli agricoltori a passare a pratiche più sostenibili come l’agricoltura biologica “.

 

Fonte: http://www.ifoam-eu.org/en/news/2018/05/16/new-ifoam-eu-president-new-cap-should-reward-public-goods

Il vino biologico protagonista assoluto a Vinissage 2018

Il vino biologico protagonista assoluto a Vinissage 2018

Si svolgerà ad Asti il 19 e 20 maggio la rassegna Vinissage 2018 con 80 vignaioli da tutta Italia e oltre 250 vini biologici e biodinamici in degustazione.

Location della manifestazione i palazzi storici della città: Palazzo Alfieri e Palazzo Michelerio ospitano i produttori con il mercato dei vini, le degustazioni, la Bio Osteria; Palazzo Ottolenghi è sede del workshop sui dati del vino bio in programma sabato 19 maggio alle ore 10,30 e ospita la mostra “Riciclarte”.

Una rassegna pronta a trasformarsi in salone internazionale del vino biologico, ha sottolineato l’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, durante la conferenza stampa di presentazione del programma che si è tenuta a Torino il 7 maggio, al Circolo dei Lettori.
Crescono produzione e vendita del vino biologico e biodinamico, ha ricordato sempre l’assessore regionale all’Agricoltura, e aziende e nomi prestigiosi della viticoltura piemontese si convertono dal tradizionale al biologico.

Il programma di Vinissage 2018 si rivolge al pubblico di appassionati ed anche ai ristoratori: si segnalano le degustazioni guidate da Onav, Ais, Officina enoica, Slow wine e Tripple A; biocene nei ristoranti della città organizzate con i produttori e l’Associazione ristoratori e albergatori astigiani; la cena di gala bio con l’Associazione Barbera eBarbere e il Consorzio di tutela della Barbera d’Asti e del Monferrato; il convegno al Polo universitario Asti Studi superiori, venerdì 18 maggio, sulla legislazione del bio in vigna e cantina, con l’Università di Torino e l’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo; il workshop del 19 maggio sui dati del vino bio organizzato dall’Associazione nazionale Città del Bio e Città di Asti e a seguire la consegna del “premio Vigneto Bio” ai vigneti cru bio 2018.

Durante la due giorni i giardini di Palazzo Alfieri diventano anche palcoscenico del Barbera d’Asti jazz festival: live music con i jazzisti acclamati della scena nazionale, come Claudio Chiara, musicista storico della Paolo Conte Orchestra, e il Combo jazz Quartet.

Fonte: http://www.regione.piemonte.it/pinforma/agricoltura/2006-i-vini-bio-protagonisti-a-vinissage-2018.html

Allarme Fao: l’inquinamento del suolo è diffuso in tutto il mondo

Allarme Fao: l’inquinamento del suolo è diffuso in tutto il mondo

Secondo la Fao, «L’inquinamento del suolo rappresenta una preoccupante minaccia per la produttività agricola, la sicurezza alimentare e la salute umana, ma si sa ancora troppo poco sulla portata e gravità di tale minaccia». E’ quanto emerge dal rapporto “Soil pollution a hidden reality” presentato dall’agenzia Onu e dalla Global Soil Partnership in occasione dell’avvio del Global Symposium on Soil Pollution.

Nel rapporto si legge che «L’industrializzazione, le guerre, l’estrazione mineraria e l’intensificazione dell’agricoltura hanno lasciato in tutto il pianeta un’eredità pesante in termini di contaminazione del suolo, mentre con l’aumento dell’urbanizzazione è cresciuto lo smaltimento dei rifiuti urbani nel terreno».

Aprendo il simposio di Roma, la vice-direttrice generale Fao, Maria Helena Semedo, ha sottolineato che «L’inquinamento del suolo colpisce il cibo che consumiamo, l’acqua che beviamo, l’aria che respiriamo e la salute dei nostri ecosistemi. La capacità dei suoli di fare fronte all’inquinamento è limitata; prevenire il loro inquinamento dovrebbe essere una priorità globale». Ma la Fao fa notare che «anche se l’intensificazione agricola, la produzione industriale e l’urbanizzazione continuano a crescere a un ritmo rapido, non è mai stata effettuata una valutazione sistematica dello stato di inquinamento del suolo a livello mondiale. Gli studi condotti sinora sono stati in gran parte limitati alle economie sviluppate».  Secondo lo studio, «Ne consegue, che nella letteratura scientifica esistente vi siano enormi lacune circa la natura e l’estensione del problema.  Ma anche quel poco di cui si è a conoscenza è motivo di grande preoccupazione».

Il rapporto fa l’esempio dell’Australia dove «si stima che circa 80.000 aree soffrano di contaminazione del suolo. La Cina ha classificato il 16% di tutti i suoi suoli – e il 19% dei terreni agricoli – come inquinati». Anche nell’Area economica europea e nei Balcani occidentali ci sono circa 3 milioni di aree potenzialmente contaminate, mentre negli Stati Uniti d’America 1.300 aree sono nella lista  Superfund National Priorities degli hot spot dell’inquinamento.

 

Il rapporto è una sintesi della ricerca scientifica esistente sull’inquinamento del suolo. Ecco alcuni dei dati emersi:

La produzione di sostanze chimiche è cresciuta rapidamente negli ultimi decenni e si prevede che fino al 2030 aumenterà annualmente del 3,4%. I paesi non-Ocse in futuro vi contribuiranno maggiormente.

Nel 2015, l’industria chimica europea ha prodotto 319 milioni di tonnellate di prodotti chimici. Di questi, 117 milioni di tonnellate sono stati ritenuti pericolosi per l’ambiente.

La produzione globale di rifiuti solidi urbani era nel 2012 di circa 1,3 miliardi di tonnellate annue; entro il 2025 si prevede un aumento di 2,2 miliardi di tonnellate l’anno.

In molte regioni del mondo, i livelli d’inquinanti organici persistenti nel latte umano sono significativamente superiori a quelli considerati sicuri, con una maggiore incidenza in India e in alcuni Paesi europei e africani.

Nell’ultimo decennio alcuni Paesi a basso e medio reddito hanno aumentato l’uso di pesticidi. In Bangladesh, per esempio, si stima sia aumentato di 4 volte, in Ruanda e in Etiopia più di 6 volte, e in Sudan sia addirittura decuplicato.

La produzione mondiale di letame è aumentata del 66% tra il 1961 e il 2016, passando da 73 a 124 milioni di tonnellate. Il volume di letame applicato ai terreni è cresciuto da 18 a 28 milioni di tonnellate, e la quantità di letame lasciata sui pascoli è passata da 48 a 86 tonnellate. Il letame può contenere elevate quantità di metalli pesanti, organismi patogeni e antibiotici.

I terreni adiacenti alle strade presentano livelli elevati di metalli pesanti, idrocarburi e altri inquinanti, che costituiscono una minaccia quando la produzione di cibo o i pascoli avvengono su di essi.

Circa 110 milioni di mine o di altri pezzi di ordinanza inesplosi sono sparsi in 64 Paesi di tutti i continenti, resti di guerre che possono avere conseguenze mortali per gli agricoltori e che possono rilasciare metalli pesanti attraverso gli agenti atmosferici.

Quasi tutti i terreni dell’emisfero settentrionale contengono radionuclidi in concentrazioni più elevate rispetto ai livelli tollerabili – anche in aree remote, a seguito di ricadute atmosferiche da test nucleari o eventi radiologici come l’incidente di Chernobyl.

 

Il rapporto di Fao e Global Soil Partnership evidenzia che «Numeri come questi ci aiutano a comprendere i tipi di pericoli che l’inquinamento pone ai suoli, ma non  ne riflettono l’intera portata in tutto il mondo, e sottolineano l’inadeguatezza delle informazioni disponibili e le differenze nella registrazione di siti inquinati in tutte le regioni geografiche».

La Fao ricorda che «L’inquinamento del suolo spesso non può essere percepito visivamente o direttamente valutato, rendendolo un pericolo nascosto dalle gravi conseguenze. Influisce sulla sicurezza alimentare sia compromettendo il metabolismo delle piante e riducendo così i raccolti, sia rendendo le colture non sicure per il consumo. Gli inquinanti inoltre danneggiano direttamente gli organismi che vivono nel suolo e lo rendono più fertile.  E, naturalmente, il suolo contaminato da elementi pericolosi come arsenico, piombo e cadmio, da sostanze chimiche organiche come i policlorobifenili (PCB), da idrocarburi aromatici policiclici (IPA), da farmaci come gli antibiotici o da interferenti endocrini presentano gravi rischi per la salute umana».

Quel che è certo è che la maggior parte dell’inquinamento del suolo è dovuto alle attività antropiche: «Attività industriali come l’estrazione, la fusione e la produzione di materiali; i rifiuti domestici, zootecnici e urbani; i pesticidi, gli erbicidi e i fertilizzanti utilizzati in agricoltura; i prodotti derivati dal petrolio che vengono rilasciati nell’ambiente o distrutti nell’ambiente; le emissioni generate dai trasporti – sono tutti fattori che contribuiscono al problema – dicono alla Fao – Anche i cosiddetti “inquinanti emergenti” sono motivo di crescente preoccupazione. Tra questi i prodotti farmaceutici, gli interferenti endocrini, gli ormoni e le sostanze biologiche inquinanti; i rifiuti elettronici; e le materie plastiche oggi utilizzate in quasi ogni attività umana».

Il rapporto fa notare che «Non esiste quasi nessuno studio scientifico sul destino della plastica nel suolo, mentre la maggior parte dei rifiuti elettronici continuano a essere smaltiti nelle discariche piuttosto che riciclati».

Al Gsop2018  esperti e responsabili politici discutono di questa minaccia e, nelle intenzioni della Fao, il simposio di Roma  rappresenta un primo passo per «individuare e colmare le lacune d’informazione e per formulare una risposta internazionale più coesa a queste minacce. Ciò include la definizione di un programma d’interventi per promuovere l’attuazione delle Linee guida volontarie per una gestione sostenibile dei suoli sviluppate dalla Fao e dai suoi partner nel 2016, e dei recenti impegni internazionali per una migliore gestione dell’inquinamento del suolo.

Fonte: http://www.greenreport.it/news/inquinamenti/inquinamento-del-suolo-anche-la-fao-lancia-lallarme-diffuso-mondo/