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La Green Economy potrebbe creare più occupazione

La Green Economy potrebbe creare più occupazione

Lo scorso 6 e 7 novembre è stata presentata a Rimini la Relazione sullo stato della Green Economy del 2018.

Intorno al tavolo è stato presentato un programma quinquennale d’investimenti verdi, che potrebbe assicurare un significativo passo in avanti nella transizione dell’Italia verso il green economy, rinforzando al tempo stesso la ripresa economica e creando nuova occupazione, che al termine dei 5 anni potrebbe raggiungere i +2,2 milioni posti di lavoro (+3,3 con l’indotto).

«I vantaggi economici di questi investimenti green sono molteplici – spiega Ronchi – il primo riguarda i costi evitati dell’inquinamento e di altri impatti ambientali; il secondo la capacità di queste scelte green di attivare, con investimenti pubblici, effetti moltiplicatori anche di quelli privati; il terzo vantaggio sta nella capacità di utilizzare e promuovere innovazione, diffusione di buone pratiche e buone tecniche».

  1. Azioni di riqualificazione profonda degli edifici privati e pubblici;
  2. Il conseguimento dei nuovi target europei di riciclo dei rifiuti;
  3. La realizzazione di un grande Programma di rigenerazione urbana;
  4. Il raddoppio degli investimenti nell’eco-innovazione;
  5. Misure per la mobilità urbana sostenibile e per l’agricoltura ecologica e di qualità;
  6. La riqualificazione del sistema idrico nazionale;
  7. Il rafforzamento della prevenzione del rischio idrologico;
  8. Completamento delle bonifiche dei siti contaminati.

Questi sono alcuni dei campi d’intervento proposti per indirizzare gli investimenti pubblici e privati. Tutti interventi che potrebbero garantire nuovi posti di lavoro, raggiungendo un ottimo impatto occupazionale. Per far avvenire tutto ciò si parla di garantire circa tra i 7 e 8 miliardi di investimenti pubblici annui.

«L’Italia non è all’anno zero in green economy – ha dichiarato al proposito il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – Investire nell’economia verde significa fare economia circolare, e l’economia circolare deve sostituire l’economia lineare perché le risorse non sono illimitate. Nella Finanziaria abbiamo inserito misure per facilitare questo processo», anche se nella legge di bilancio presentato alla Camera dei deputati non sembri risultare la green economy tra le priorità.

 

Fonte: https://www.unimondo.org/Notizie/Green-economy-contro-la-disoccupazione-178905

Rapporto GreenItaly: L’Italia al primo posto con più aziende agricole gestite dai giovani

Rapporto GreenItaly: L’Italia al primo posto con più aziende agricole gestite dai giovani

Il rapporto GreenItaly 2018, il nono rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere, promosso in collaborazione con il Conai e Novamont, con il patrocinio del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, valuta la forza della green economy nazionale.

Dai dati è emerso che l’agricoltura italiana è sempre più “verde” a livello europeo. Tale risultato è dovuto principalmente da tre caratteristiche:

  • La grande produzione agroalimentare che appartiene al nostro territorio;
  • La capacità di unire tre aspetti fondamentali, quali la tutela dell’ambiente, la qualità delle produzioni e la crescita economica;
  • La biodiversità del patrimonio vegetale e animale presente.

Il Rapporto ci racconta che l’agricoltura italiana si è avvicinata molto ad un’agricoltura biologica e biodinamica, abbassando notevolmente la riduzione dei prodotti fitosanitari. Secondo i dati Istat dal 2003 ad oggi l’uso di pesticidi è diminuito del 22%, i 158 milioni di Kg usati nel 2003 contro i 124 milioni di Kg del 2016.

Un’agricoltura che si sta creando un accesso in un mercato che privilegia sempre più il rapporto diretto fra azienda agricola e consumatore. Si diffondono mercati che vendono prodotti agricoli a km zero e rigorosamente di stagione.

Il dato più interessante emerso dal rapporto è la componente demografica presente nelle aziende: l’Italia è il primo paese in Europa per aziende gestite da giovani di età inferiore ai 35 anni. Questo ha permesso alle aziende agricole di avvicinarsi ad un’agricoltura innovativa e tecnologica grazie all’uso del web e i canali digitali per attuare strategie di marketing e parlare ai consumatori. La maggior parte dei giovani è laureato, conosce una o più lingue straniere e viaggiano regolarmente in Italia e all’estero.

 

Fonte: http://www.radicifuturemagazine.it/articoli/umwelt/8092184/LItalia-e-il-primo-paese-in-Europa-per-aziende-agricole-gestite-da-giovani

Interpoma 2018: la fiera dedicata alla mela

Interpoma 2018: la fiera dedicata alla mela

Dal 15 Novembre al 17 Novembre si terrà a FieraBolzano Interpoma 2018.

Interpoma nasce come la fiera per la coltivazione, conservazione e commercializzazione della mela: l’unico evento per questo settore in tutto il mondo.

Che cosa troverete alla manifestazione?

  • Presentazione di mele e mutanti;
  • Nuove misure fitosanitarie;
  • Macchinari, dispositivi e attrezzature di produzione;
  • Presentazione dell’intera catena del processo, dalla coltivazione allo stoccaggio, al marketing.

Durante queste giornate avranno luogo molte conferenze durante le quali saranno condivise opinioni, approfondimenti, discussioni su ricerca e innovazione: un programma ricco di eventi.

Scopri il programma: http://www.fierabolzano.it/interpoma/programma-eventi.htm

 

Fonte: http://www.fierabolzano.it/interpoma/

Rapporto GreenItaly 2018: l’agricoltura italiana è la più green d’Europa

Rapporto GreenItaly 2018: l’agricoltura italiana è la più green d’Europa

Dal Rapporto GreenItaly 2018 di Fondazione Symbola e Unioncamere è emerso che l’agricoltura italiana è la più green d’Europa.

Questo risultato è stato ottenuto grazie alle resistenti e innovative fondamenta su cui appoggia l’agricoltura italiana:

  • Valorizzazione dei prodotti Made In Italy;
  • Valorizzazione delle filiere produttive;
  • La sostenibilità ambientale;
  • La qualità delle produzioni;
  • L’innovazione;
  • Il contributo fornito dai giovani del settore.

Parliamo di molteplici risultati che hanno permesso all’agricoltura italiana di raggiungere questo vertice europeo. Ad esempio, le esportazioni agroalimentari italiane solo nel 2017 hanno raggiunto il valore record di 41,03 miliardi di euro (+6,8% rispetto all’anno precedente). L’Italia eccelle anche sulla sicurezza alimentare presentando il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%).

Come abbiamo elencato sopra, uno dei punti di forza che hanno permesso all’agricoltura italiana di essere più green è l’aver favorito la presenza di giovani sui campi. Le nuove generazioni hanno dimostrato un particolare interesse ai temi della sostenibilità, dell’innovazione e della diversificazione. Nascono imprese agricole con attività innovative e di diversificazione produttiva:

  • Dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta;
  • Crescono le fattorie didattiche e gli agriasilo;
  • Agricoltura sociale;
  • Agribenessere;
  • Cura del paesaggio;
  • Produzione di energie rinnovabili.

Fonte: http://giovanimpresa.coldiretti.it/pubblicazioni/attualita/pub/rapporto-greenitaly-2018-lagricoltura-italiana-%c3%a8-la-pi%c3%b9-green-deuropa/

A rischio la produzione di frumento biologico

A rischio la produzione di frumento biologico

Salvatore Massimino, rappresentante della FNP Cereali Alimentari dei Giovani di Confagricoltura ANGA, sostiene che le nuove disposizioni emesse dal decreto sulle produzioni bio potrebbero mettere a rischio la produzione del frumento duro biologico in Sicilia.

“Il nuovo decreto ministeriale stabilisce, infatti, che la medesima specie può essere coltivata sulla stessa superficie solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli di colture principali di specie differenti”, spiega Massimino.

Il decreto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso 5 Settembre, ha provocato non poca preoccupazione a riguardo: a causa dei vincoli imposti dalle condizioni del suolo e del clima del territorio siciliano, è difficile individuare coltivazioni alternative al grano duro.

“A ridosso delle semine e con un quadro normativo estremamente incerto bisogna adoperarsi con massima tempestività per dare la possibilità ai nostri imprenditori di fare le corrette scelte agronomiche. Non è possibile che con colture da sovescio in atto non sappiamo se la pratica adottata sia valida o meno per l’annata agraria corrente. A tal proposito stiamo preparando un’interrogazione al Ministero attraverso la Federazione Nazionale di Prodotto Agricoltura Biologica di Confagricoltura per avere precisazioni in merito”, interviene in presidente di Confagricoltura Sicilia Ettore Pottino.

La soluzione? Avere la possibilità di coltivare il frumento ad anni alterni per mantenere vitali intere comunità rurali che dipendono da questa coltivazione.

 

Fonte: http://www.lurlo.news/frumento-bio-confagricoltura-in-allarme-la-produzione-rischia-di-ridursi-di-un-terzo/

L’università di Napoli scioglie i dubbi sulla filiera del biologico

L’università di Napoli scioglie i dubbi sulla filiera del biologico

La trasmissione televisiva Petrolio nella puntata Bio Evolution, con l’aiuto dell’università Federico II di Napoli, si è interrogata sulla rivoluzione biologica in atto mostrando una ricerca condotta sui prodotti bio.

Sempre più consumatori scelgono di portare sulla propria tavola prodotti ricercati e biologici, innescando un processo di conversione al bio da parte dei produttori. Il Biologico è effettivamente sinonimo di qualità?

Sono stati messi a confronto prodotti biologici e convenzionali, in particolar modo carote, pomodori pachino, limoni e fagioli borlotti. I valori nutrizionali dei prodotti bio sono stati migliori e favorevoli per la nostra salute.

  • Le carote bio presentano +15,40% di carotene da quelle convenzionali;
  • La buccia dei pomodori pachino ha +4,50% di licopene;
  • Nei limoni bio è contenuto +5,20% di Vitamina C;
  • Nei fagioli borlotti +12% di antociani.

Fonte: https://www.ilmattino.it/sapori_della_campania/le_news/conversione_bio_test_universita_federico_ii_napoli_petrolio-4080764.html