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Biologico: dal nuovo anno stop alla lecitina convenzionale

Biologico: dal nuovo anno stop alla lecitina convenzionale

A partire dal primo gennaio del prossimo anno le lecitine impiegate nella formulazione dei prodotti biologici destinati al consumo umano dovranno essere certificate bio. Quindi dovranno necessariamente essere ottenute da materie prime biologiche mediante l’applicazione di processi di lavorazione conformi alla normativa comunitaria sul biologico. Tale aspetto, peraltro, viene ben ricordato in un recente documento dell’ EGTOP (expert group for technical advice on organic production).

L’impiego di tale additivo, contraddistinto dalla sigla E 322, è ammesso nei prodotti alimentari biologici, sia di origine vegetale che animale, con la restrizione che per quest’ultima categoria il suo impiego è limitato ai prodotti lattiero-caseari. Esistono diversi tipi di lecitine, tutte contrassegnate dalla sigla E 322, a seconda della fonte da cui vengono estratte: lecitina di soia, lecitina di girasole e lecitina d’uovo.

L’obbligo è stato introdotto dal Reg. UE 2016/673 del 29 aprile 2016, che modifica il Reg. CE 889/2008. Il legislatore ha considerato un periodo transitorio di tre anni affinché la lecitina potesse essere disponibile sul mercato con le qualità adeguate per la maggior parte degli usi nell’industria di trasformazione degli alimenti biologici.

Numerosi sono i settori dell’industria alimentare nei quali questo additivo può essere impiegato; tra questi, ad esempio citiamo: olii e grassi, cioccolata, latte e derivati, pasta fresca e diversi prodotti da forno.

Gli Operatori certificati da Suolo e Salute che sostituiranno la lecitina convenzionale con quella ottenuta da materie prime biologiche, in formulazioni ed etichette già approvate, sono tenuti a darne comunicazione a Suolo e Salute all’Ufficio Approvazioni Etichette della Direzione Tecnica di Bologna e richiedere una nuova approvazione, inviando a etichette@suoloesalute.it compilando il modulo di riferimento e allegando sia l’etichetta della lecitina bio sia la relativa scheda tecnica.

Per quanto sopra, l’ufficio Approvazioni Etichette è a disposizione per fornire agli operatori controllati ogni chiarimento ritenuto necessario.

Progetto CLIFT: agricoltori e consumatori percepiscono gli effetti dei cambiamenti climatici? Il CNR-IBMET, in collaborazione con Suolo e Salute, propone un questionario conoscitivo.

Progetto CLIFT: agricoltori e consumatori percepiscono gli effetti dei cambiamenti climatici? Il CNR-IBMET, in collaborazione con Suolo e Salute, propone un questionario conoscitivo.

I cambiamenti climatici fanno ormai parte della realtà che le filiere agricole devono affrontare, in questa fase è importante comprendere come questo tema è percepito, se già nelle aziende se ne risentono gli effetti e quali strategie “Climate Smart” i produttori ritengono urgenti ed efficaci.

L’Istituto di Biometeorologia del CNR (IBIMET) sta sviluppando un progetto denominato CLIFT (Consumer Inclination for Climate Smart Food) per comprendere come produttori, distribuzione e consumatori interpretano lo scenario dei cambiamenti climatici presenti e in prospettiva.
Suolo e Salute, primo organismo di controllo e certificazione in Italia del biologico, condividendone l’importanza sta collaborando con l’Istituto alla diffusione dell’iniziativa, per dare voce a chi opera in agricoltura ed è attento alle tematiche ambientali. Infatti, è noto che l’agricoltura biologica non è solo “buona” perché salvaguardia l’ambiente, l’agroecosistema e la salute dei consumatori ma è anche la via da seguire per contrastare il riscaldamento globale.

Attualmente è proposto un questionario online (in realtà sono 2, uno rivolto al modo agricolo, uno ai consumatori). E’ un’indagine per capire quanta “consapevolezza” abbiano agricoltori e consumatori che i Cambiamenti Climatici stanno avendo impatti importanti sulle filiere agricole.

Il progetto di IBIMET si innesta sulle attività nazionali di creazione e allo sviluppo e la di un agricoltura sostenibile, resiliente e mitigante, nell’ambito del progetto Internazionale Climate Kic,  CSAbooster (http://csabooster.climate-kic.org/). Una volta disponibili, i risultati potranno essere utili per orientare da parte di Climate Kic e istituzioni europee, iniziative (progetti), piani di comunicazione, soprattutto riguardo alle innovazioni in agricoltura “Climate Smart” tese a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.”

Biolife è…

Biolife è…

Dal 23 al 26 Novembre si terrà a FieraBolzano la 15° Edizione di Biolife.

“Biolife è un viaggio nel mondo del bio”, durante il quale si percorre la strada delle sostenibilità. Questo concetto racchiude un po’ la filosofia della fiera specializzata Biolife, che ormai è diventata una delle piattaforme più importanti dell’arco alpino per prodotti biologici di qualità.

Alla manifestazione saranno presenti oltre 250 imprese da tutta Italia dove presenteranno una variabilità di prodotti bio, dalle specialità alimentari, ai cosmetici naturali, ai tessuti ecologici. Un evento che offre la possibilità di incontro tra chi ama “produrre bio” e chi “usa con gioia i prodotti biologici”.

Un programma ricco di eventi. Inoltre, per la prima volta a Biolife, il giorno 23 Novembre si terrà il congresso specializzato “Organic 2030 – 3 paesi a confronto: Italia, Austria e Germania”. In questo incontro verranno presentati, ai professionisti del settore, i trend dell’agricoltura biologica. Sul tavolo di discussione, verranno messi a confronto tre Paesi: Italia, Germania e Austria.

Scopri l’intero programma: http://www.fierabolzano.it/biolife/programma-eventi.htm

 

Fonte: http://www.fierabolzano.it/biolife/

Il riso si fa strada verso la certificazione GlobalGAP

Il riso si fa strada verso la certificazione GlobalGAP

Sempre più produttori italiani, sono circa una trentina, hanno deciso di adottare la certificazione GlobalGAP per il riso lavorato. Questo perché conferisce al loro prodotto anche un alto vantaggio competititvo, soprattutto se hanno deciso di esportarlo anche all’estero.

Ma cos’è la certificazione GlobalGAP?

Giorgio Reita, auditor GlobalGAP di NSF Italia, spiega: “La certificazione GlobalGAP è una certificazione di prodotto peculiare per trasmettere sicurezza al consumatore rispettando i requisiti ambientali, igienico-sanitari e la tracciabilità del prodotto. Lo standard Global Gap garantisce gli acquirenti sul rispetto delle norme cogenti, ma non solo, lo standard è più restrittivo ancora. Per esempio, per quanto riguarda il quaderno di campagna, richiediamo anche la registrazione delle condizioni meteo nel momento del trattamento. Controlliamo poi la pulizia dei macchinari di raccolta, le condizioni del magazzino di stoccaggio che non devono permettere l’ingresso di pest dall’esterno, le condizioni di lavoro dei dipendenti, viene certificata l’origine delle sementi, escludendo che l’azienda certificata Global gap utilizzi seme autoprodotto e tutto è tracciato dall’origine.”

Il principale vantaggio competitivo della certificazione GlobalGAP è la possibilità di far fronte alle richieste provenienti dai clienti europei che, sempre di più, chiedono l’adozione di standard internazionali. GlobalGAP in questo senso rappresenta lo standard di produzione dei prodotti ortofrutticoli condiviso ed accettato dai maggiori gruppi della distribuzione europea e rappresenta quindi una scelta quasi obbligatoria per gran parte delle imprese che operano nel settore al fine di poter destinare il proprio prodotto sui mercati nazionali ed internazionali.

Perché parliamo di vantaggio competitivo?

Gli ultimi dati dell’Ente Nazionale risi dichiarano che l’Italia, solo nell’ultimo anno, ha importato dai PMA 367.500 tonnellate di riso. Conferire una certificazione al proprio riso è necessario per avere un vantaggio competitivo su un mercato che vede prezzi sempre più altalenanti e soffre della concorrenza dal mercato di Paesi meno avanzati.

“Ora, per sopravvivere nel mercato di oggi, bisogna operare non più solo come produttori ma essere anche un po’ commercianti, preoccuparsi di fare marketing, avere attitudini imprenditoriali. Se io fossi un produttore, mi preoccuperei di avere determinate certificazioni, utilizzerei tutta la nuova tecnologia possibile e mi integrerei a valle. Ciò vuol dire pensare di fare un marchio proprio, costruirsi una riseria interna o in consorzio con altri produttori e poi andare a cercare i clienti. Qui i risicoltori cercano di produrre il massimo possibile e di produrre bene ma non ci si preoccupa mai di come piazzare il prodotto. Si sta poi formando un mercato interessante, ci sono compratori che chiedono biologico con origine Italia, si sa che qui il biologico è un’altra cosa, che le norme sono più rigide. La nostra produzione agricola è riconosciuta di pregio e si colloca su un mercato alto. Abbiamo quindi un vantaggio competitivo da sfruttare” afferma Gianluca Mascellino, broker e socio della società Oryzon Srls.

Fonte: https://agronotizie.imagelinenetwork.com/vivaismo-e-sementi/2018/10/15/riso-certificazioni-per-concorrere-sul-mercato/60395

 

Suolo e Salute, oltre ad essere leader in Italia per la certificazione del biologico, è tra gli Organismi accreditati Accredia e riconosciuti dal Segretariato GlobalGAP per la certificazione GlobalGAP – Frutta ed Ortaggi ed opera nel settore da diversi anni.

Per saperne di più vi invitiamo a dare un’occhiata alla nostra pagina: http://www.suoloesalute.it/globalgap/

Caso Rame e la preoccupazione di Agrinsieme

Caso Rame e la preoccupazione di Agrinsieme

Franco Verrascina, coordinatore di Agrinsieme (Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari), in una lettera ha espresso preoccupazione per la nuova proposta di riduzione dell’uso dei Sali di Rame.

I destinatari di questa lettera sono i ministri della Salute Giulia Grillo, delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio e dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare Sergio Costa.

Come abbiamo già affrontato negli articoli precedenti, la proposta presentata dalla Commissione Europea è quella di abbassare ulteriormente l’uso di Rame da 6 Kg per ettaro/anno a 4 Kg per ettaro/anno.

“È impensabile, soprattutto per l’agricoltura biologica, ridurre ulteriormente la quantità massima di prodotti fitosanitari a base di rame utilizzabili annualmente per ettaro, senza peraltro lasciare agli Stati membri la necessaria flessibilità di intervento in funzione di particolari esigenze, quali le condizioni climatiche. Una decisione di questo tipo, infatti, sarebbe estremamente dannosa per le colture mediterranee, come la vite e l’ortofrutta, per le quali l’uso dei composti rameici è centrale in funzione della lotta alle patologie fungine e batteriche”, scrive il coordinamento di Agrinsieme.

 

Fonte: http://www.italiafruit.net/dettaglionews/46472/mercati-e-imprese/composti-rameici-agrinsieme-scrive-a-centinaio-e-grillo

Sikkim: il punto di partenza per raggiungere un’agricoltura interamente biologica

Sikkim: il punto di partenza per raggiungere un’agricoltura interamente biologica

«E’ possibile “ricontadinizzare” molte delle nostre colline e montagne, con l’aiuto del digitale, di una rete diffusa e capace, dell’amore per il proprio territorio. E’ un lavoro nuovo quello che mira alla salute dell’uomo e del pianeta. Biologico è inno alla vita!».

Una riflessione che nasce dalla cerimonia  del Future Policy Award, il premio dedicato alle migliori politiche globali per l’agroecologia. La cerimonia si è tenuta lo scorso 15 Ottobre presso la sede della FAO a Roma. Il Future Policy Award 2018 è organizzato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), dal World Future Council e da IFOAM – Organic International.

Ma perché si è arrivati a tale riflessione?

Il premio per questo 2018 è stato vinto da un piccolo stato himalaiano, Sikkim, che si trova al confine tra India e Tibet. Sikkim è riuscito a convertire al biologico tutta la sua produzione agricola.

Pawan Kumar Chamling, primo ministro di Sikkim, è intervenuto a Roma spiegando che “dal momento in cui fu annunciata la risoluzione, presso l’Assemblea Legislativa, di convertire l’intero Stato al biologico abbiamo incontrato diverse resistenze da parte dell’opposizione e dagli stessi agricoltori, ma abbiamo proseguito con determinazione. Siamo lieti che altri vogliano prendere ispirazione dal nostro lavoro, come il Kerala ed altri Stati dell’India nord orientale. Per ottenere risultati siamo stati sempre in prima linea con diverse politiche pubbliche, per esempio la gestione dei rifiuti, la protezione delle foreste, dei ghiacciai e del clima, oltre all’educazione. Voi siete curiosi di conoscere la nostra esperienza, ma anche noi abbiamo un grande interesse nel conoscere altre esperienze in questo campo in altre parti del mondo. Un mondo 100% ad agricoltura biologica è possibile non c’è ragione per cui gli agricoltori, le comunità e le istituzioni non possano continuare ad impegnarsi in questa direzione”.

Maria-Helena Semedo, vice-direttrice generale della FAO, entusiasta da tale risultato afferma che ormai sviluppare un modello 100% biologico non è più un sogno irrealizzabile ma una realtà. Che sia questo un punto di partenza e di ispirazione per camminare verso un futuro sempre più sano e biologico, un’agricoltura sostenibile essenziale anche per la sostenibilità ambientale.

Molteplici gli interventi, tra i quali la ex presidente di Legambiente Muroni che ha sottolineato “la sostenibilità della produzione agricola è una delle ricette più urgenti e ineludibili per affrontare la sfida del cambiamento climatico. Contemporaneamente produrre cibo in maniera equa, pulita e giusta è sinonimo di giustizia sociale. L’agricoltura biologica e i BioDistretti, come dimostra l’esperienza del Sikkim, rappresentano il futuro delle produzioni agricole con i territori e le comunità al centro di processi virtuosi che coniughino lavoro e ambiente».

“C’è un’agricoltura che sta soffrendo molto, quella delle aree marginali, della collina povera e che potrebbe nel biologico trovare una risposta. E sarebbe una risposta anche al problema del cambiamento climatico, all’occupazione e allo spopolamento di questi territori, nei quali nuove generazioni di agricoltori potrebbero insediarsi” ha concluso il presidente di LeU Fornaro.

 

Fonte: http://www.greenreport.it/news/agricoltura/sikkim-un-modello-100-biologico-e-possibile/