Suolo e Salute

Category: Ecologia – Ambiente – Territorio

Xylella: “L’UE indaghi sull’uso massiccio di pesticidi in Puglia”

L’Efsa, l’autorità europea deputata alla sicurezza alimentare nel continente, dovrà redigere un report sui rischi per salute e ambiente derivanti dall’utilizzo su vasta scala di pesticidi in Puglia: è questa la richiesta formalizzata e sottoscritta da diversi parlamentari europei, su iniziativa dell’eurodeputata Rosa D’Amato del Movimento 5 Stelle. L’assemblea ha richiesto l’intervento dell’autorità in seguito all’utilizzo di pesticidi chimici per combattere la Xylella, il batterio responsabile del disseccamento di numerosi ulivi in Puglia. La notizia è stata diffusa dalla stessa D’Amato.

L’obiettivo – ha spiegato l’eurodeputata – è di avere una volta per tutte e in modo chiaro una dichiarazione ufficiale dell’Efsa sugli effetti che può comportare l’utilizzo di erbicidi e insetticidi chimici su larga scala. Ringrazio tutti i colleghi, tra cui gli eurodeputati italiani, che hanno sostenuto la nostra richiesta. La difesa del futuro dell’agroalimentare pugliese non ammette divisioni, e sono lieta che in questo caso si siano evitati inutili e dannose contrapposizioni d’interessi di parte, per far prevalere l’interesse generale della nostra Regione”. La richiesta ha carattere di urgenza e prevede un intervento di assistenza tecnica da parte dell’Efsa. Prima di diventare operativa, la domanda dovrà passare al vaglio della Commissione europea.

Secondo i richiedenti, il ricorso a prodotti chimici dannosi non è l’unica strada per combattere la Xylella: nella richiesta si fa riferimento a metodi alternativi, come ad esempio tecniche di agricoltura biologica. “Ci sono già studi scientifici e casi concreti in Puglia – ha spiegato ancora la D’Amato – che dimostrano la validità dell’uso di metodi e sostanze dell’agricoltura biologica per contrastare fenomeni come il disseccamento degli ulivi. Quello che non è dimostrato, invece, è l’efficacia delle misure estreme, secondo la logica dell’eradicazione del batterio, decise dal governo e dall’Ue”.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il 20 luglio è stata poi l’occasione per una delegazione del Movimento di incontrare Vytenis Andriukaitis, commissario Ue alla Sicurezza alimentare, in visita in Puglia. La D’Amato ha sottoposto al commissario “la validità, oltre alla convenienza economica, ambientale e sociale, per combattere il disseccamento degli ulivi attraverso pratiche alternative”.

A inizio luglio, l’eurodeputata del Movimento aveva già inviato una richiesta di chiarimento sui risultati delle indagini europee sull’estensione dell’epidemia di Xylella nella regione: “Nonostante il grande clamore mediatico, a oggi c’è ancora scarsa chiarezza sul disseccamento degli ulivi in Puglia. Per questa ragione, bho chiesto alla Commissione europea di rendere noti i dati sul numero stimato di ulivi infetti e in particolare sul numero e la posizione geografica delle piante testate, sui risultati dei singoli test diagnostici e sui metodi statistici utilizzati per quantificare l’estensione dell’epidemia, oltre che sul trend dell’epidemia e sui protocolli che vengono correntemente utilizzati per la diagnosi delle infezioni”.

Fonti:

http://www.giornaledipuglia.com/2015/07/xylella-damato-parlamento-ue-chiede.html

http://damatorosa.eu/xylella-damato-m5s-domani-con-il-commissario-ue-andriukaitis-in-puglia-per-dimostrare-alternative-ad-eradicazioni-di-massa-e-pesticidi-su-larga-scala/

http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2015/07/02/xylelladamatom5scommissione-ue-renda-noti-dati-epidemia_fc4ffef7-0395-477b-bfa7-68848e195425.html

http://www.regione.vda.it/notizieansa/details_i.asp?id=220678

 

Nuova alleanza per la commercializzazione delle mele biologiche

Nuova alleanza per la commercializzazione delle mele biologiche

E’ stato definito in questi giorni un nuovo accordo tra la Sft di Trento e la  Op Apofruit Italia.

Un accordo che darà una svolta alla commercializzazione di mele biologiche sia in scala nazionale che internazionale. Il piano concordato tra le due realtà determinerà uno sviluppo dell’offerta di mele biologiche che sarà commercializzata a marchio Almaverde Bio, con la gestione commerciale affidata alla Società Canova, filiale del Gruppo Apofruit, attivo nel comparto dell’ortofrutta biologica. L’accordo tra Apofruit e S.F.T. determinerà anche una razionalizzazione dei costi globali di filiera grazie alle diverse sinergie in fase di acquisto e di logistica. La S.F.T. associa circa 450 produttori della provincia di Trento con un valore della produzione commercializzata della società pari a circa 21,2 milioni. Apofruit è una grande cooperativa con sede a Cesena di produttori ortofrutticoli con oltre 3.600 soci con sede a Cesena, per un valore della produzione di 184 milioni.

One Red Apple stands out among many Green.

 

 

 

 

 

 

 

“Come Gruppo Apofruit – dichiara il direttore generale Ilenio Bastoni – crediamo fermamente nel modello di aggregazione dell’offerta e non nella integrazione delle imprese. E’ una differenza importante le cui grandi opportunità sono state colte al volo dalla Cooperativa Sft. Abbiamo trovato una sintonia tra le due imprese puntando alla tutela della distintività delle caratteristiche territoriali di ciascuna e concordando sull’impegno comune in tutti i progetti innovativi volti a portare valore alla produzione”.
Il direttore di Sft Armando Paoli concorda sugli obiettivi comuni: “Abbiamo aderito al progetto di Apofruit – dichiara – perché è una occasione di crescita per i nostri prodotti e i nostri associati, puntando sullo sviluppo di mercati emergenti e di politiche di marca che richiedono, necessariamente, sinergie e aggregazioni strategiche senza le quali difficilmente si riuscirebbero a centrare gli obiettivi”.

Fonti:

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/vivaismo-e-sementi/2015/07/08/mele-biologiche-siglato-accordo-apofruit-e-sft-di-trento/44874

http://www.freshplaza.it/article/75750/La-SFT-di-Trento-entra-in-Apofruit-Italia-cosi-le-mele-bio-trentine-andranno-in-tutto-il-mondo

http://www.ansa.it/emiliaromagna/notizie/ortofrutta/2015/07/07/agroalimentare-nuova-alleanza-per-mele-bio-s.f.t.-apofruit_9b544a3d-e66a-4206-bf92-cfd7197f2824.html

 

 

Xylella, l’ultimatum degli agricoltori contro l’UE: “Pianteremo un milione di ulivi”

L’emergenza Xylella continua a produrre polemiche e scontri. Negli ultimi giorni un comitato di agricoltori raccolti sotto la sigla “La Voce dell’Ulivo” ha annunciato la messa in atto di una protesta pacifica destinata a fare molto rumore:malgrado il divieto dell’UE, gli agricoltori hanno deciso di piantare un milione di ulivi nel Salento se non saranno soddisfatte le loro richieste.

L’articolo 5 della Decisione di Esecuzione dell’Unione Europea n. 789 del 18 maggio 2015, recita testualmente: “È vietato l’impianto di piante ospiti nelle zone infette, salvo per i siti che sono protetti fisicamente contro l’introduzione dell’organismo specificato da parte dei suoi vettori”. La normativa è stata recepita in Italia con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 15 giugno 2015, numero 84, che conferma il divieto di piantare alberi di ulivo in Salento.

La protesta è scattata in seguito a tale normativa: “Non siamo più disposti ad accettare diktat da coloro i quali, sotto l’insegna della globalizzazione, stanno portando alla morte i nostri alberi”, scrivono in una nota i promotori di “La Voce dell’Ulivo”.

Gli alberelli di ulivo”, proseguono, “verranno acquistati dai vivai salentini e saremo pronti, nel periodo più propizio (Febbraio 2016), a partire con un’operazione massiccia di impianto di ulivi, quasi al pari di un piano olivicolo nazionale. Questo è ciò che promettiamo di fare ed è ciò che i nostri agricoltori ci hanno chiesto per sperare di continuare ad essere i custodi della terra e del Salento“.

XYLELLA

 

 

 

 

 

 

 

 

I produttori denunciano che, dopo due anni di “carte bollate” e decisioni politiche, l’unico risultato prodotto è stato quello “dell’avanzata inesorabile dei disseccamenti dei nostri alberi”.

La richiesta dell’associazione è molto semplice: aprire un tavolo di trattative tra gli esponenti politici nazionali e l’Unione Europea, per ottenere una deroga al divieto d’impianto di alberi di ulivo. Se non saranno soddisfatte tali richieste, è l’ultimatum, “i nostri agricoltori disobbediranno all’UE” a partire dal febbraio prossimo.

Il Ministero delle Politiche Agricole, intanto, ha inviato alla Commissione europea una relazione sullo stato delle analisi sul territorio nazionale. Complessivamente, per contrastare il fenomeno Xylella Fastidiosa, il dicastero ha attuato 33,600 ispezioni. In seguito ai rilevamenti, sarebbe stato stabilito che “l’intero territorio italiano [è] ufficialmente indenne da Xylella f, ad eccezione delle aree delimitate delle Province di Lecce e Brindisi”. Il Ministero annuncia anche lo stanziamento di 11 milioni di euro da utilizzare “per il ristoro di danni alle aziende agricole e ai vivaisti colpiti dall’emergenza fitosanitaria Xylella f”.

Nel frattempo, sembra siano ancora in atto alcune operazioni di abbattimento. Stando a quanto riportano agenzie e organi di stampa, il 7 luglio sono state avviate le operazioni di tagli degli ulivi malati di Xylella, a Oria, in provincia di Brindisi. Gli esemplari colpiti dal provvedimento sarebbero 45.

Fonti:

http://www.agricoltura.regione.lazio.it/binary/prtl_sfr/tbl_misure/Decisione_789_2015_XYF.pdf

https://www.facebook.com/vocedellulivocomitato

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/8864

http://www.fanpage.it/puglia-abbattuti-a-sorpresa-45-ulivi-malati-di-xylella/

 

Molise: tutti i fondi disponibili per le aziende agricole

Procedono spedite le politiche in favore dello sviluppo agricolo della regione Molise. Al momento, sono due i Programmi di Sviluppo Rurale attivati e parzialmente sovrapposti.

Se non è infatti ancora concluso il Psr 2007/2013, è stato di recente approvato il nuovo Piano per i 7 anni successivi, dal 2014 al 2020. Vediamo nel dettaglio cosa prevedono le due manovre.

Il disimpegno automatico dei fondi del Piano 2007/2013 avverrà alla fine di quest’anno, il 31 dicembre. Si tratta di 34,9 milioni – di cui 15,7 di fondi Feasr – che dovranno essere restituiti se non saranno impiegati in tempo.

In questo senso è stato fatto un primo passo avanti lo scorso 2 luglio, con l’avanzamento della graduatoria relativa alla Misura 1.2.1 del Psr, “Ammodernamento delle aziende agricole”. Si tratta di un provvedimento del valore di 3,5 milioni di euro, che ha consentito alla Regione di scalare la graduatoria delle aziende agricole che avevano presentato domanda di finanziamento. Sono 50 le imprese destinatarie della misura.

L’Assessore regionale alle Politiche Agricole, Vittorino Facciolla, ha auspicato “un ulteriore scorrimento, in caso di una disponibilità di economie di gestione, in modo da soddisfare tutte le domande pervenute”.

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L’obiettivo del provvedimento, spiega ancora Facciolla, è quello di “incrementare il rendimento e l’innovazione tecnologica delle aziende agricole e, quindi, la loro competitività” attraverso diversi strumenti operativi, quali “l’ottimizzazione dei processi produttivi, la promozione della filiera corta e l’introduzione di sistemi di certificazione di qualità”.

Il 3 luglio, invece, lo stesso Facciolla, insieme a Paolo di Laura Frattura, presidente regionale del Molise, ha annunciato l’approvazione del Psr per gli anni 2014-2020 da parte della Commissione europea:

Tra i 118 programmi dei 28 Stati membri il Molise è tra le prime Regioni – sottolineano – a vedersi riconosciuto dall’Europa il nuovo Psr che delinea le priorità per l’utilizzo di 210 milioni di euro di spesa pubblica (101 milioni dal bilancio comunitario e 109 milioni di euro di cofinanziamento nazionale):  noi le abbiamo centrate, rispondendo con qualità alle indicazioni definite dall’Europa”.

Dal sito ufficiale della Regione, si apprendono gli obiettivi strategici di lungo periodo della politica di sviluppo rurale implementata, in un’ottica di miglioramento della competitività, unita alla gestione sostenibile delle risorse naturali. Gli obiettivi del nuovo Psr si articolano in sei punti:

  1. Trasferimento di conoscenze e innovazione verso il settore agricolo e forestale;
  2. Potenziamento della competitività agricola e della redditività delle aziende del settore;
  3. Organizzazione della filiera agroalimentare;
  4. Preservazione, ripristino e valorizzazione degli ecosistemi naturali di foreste e aree rurali;
  5. Incoraggiamento di modelli economici più sostenibili, a basse emissioni di carbonio e con l’uso efficiente di risorse e paesaggio;
  6. Promozione dell’inclusione sociale e riduzione della povertà nelle aree rurali.

Fonti:

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2015/07/03/molise-psr-20072013-corre-la-spesa-obiettivo-vicino/44796

http://www3.regione.molise.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/7885

http://www3.regione.molise.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/12806

http://www3.regione.molise.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1871

http://www.regioni.it/dalleregioni/2015/07/02/misura-121-ammodernamento-aziende-agricole-disposto-lo-scorrimento-della-graduatoria-411363/

 

Embargo russo prolungato di un anno: l’export agroalimentare si dimezza

Embargo russo prolungato di un anno: l’export agroalimentare si dimezza

La Russia decide di prolungare di un anno l’embargo sui prodotti europei, scattato il 6 agosto 2014 su carne di manzo, carne suina e avicola, frutta e verdura, latte e formaggi provenienti dai Paesi dell’Ue, dagli Usa, ma anche da Australia, Canada e Norvegia. La decisione arriva in risposta al provvedimento dei ministri degli Esteri europei di estendere per altri sei mesi le sanzioni alla Russia, a causa dei continui scontri nell’Est dell’Ucraina.

L’embargo russo ha già causato perdite per cento miliardi all’economia europea, non risparmiando, ovviamente, il mercato italiano.

Secondo uno studio effettuato dalla Coldiretti, la decisione di prorogare di un anno l’embargo russo dimezzerà le esportazioni di prodotti agroalimentari italiani.

Stando a quanto affermato dall’Associazione, nel primo trimestre del 2015 le esportazioni agroalimentari italiane hanno subito un duro colpo (-51,1%). Del tutto azzerate per quanto riguarda l’ortofrutta, i formaggi, la carne e i derivati.

Un fattore che, evidenzia Coldiretti, avrà ripercussioni ben peggiori: “L’impossibilità di esportare sul mercato russo provoca per molti prodotti alimentari una situazione di eccesso di offerta sul mercato europeo con ricadute negative sui prezzi riconosciuti agli agricoltori. Il danno maggiore che rischia di durare negli anni è determinato però dal fatto che lo stop alle importazioni ha provocato in Russia un vero boom nella produzione locale di prodotti Made in Italy taroccati”.

 

 

 

 

 

 

Secondo l’eurodeputato Paolo De Castro, coordinatore S&D della Comagri, “questo ping-pong di sanzioni tra Russia ed Europa fa più danni agli europei che ai russi”. De Castro suggerisce, infatti, di lavorare maggiormente sul piano diplomatico, invece che su scontri di forza, prestando attenzione alle richieste di un settore che potrebbe subire danni ancora più ingenti rispetto a quelli a cui è già andato incontro.

Stando a quanto affermato da Maja Kocijancic, portavoce del Servizio di azione esterna della Commissione europea, invece, il braccio di ferro tra Ue e Russia danneggerebbe maggiormente Mosca, visto che “i produttori europei hanno trovato altri mercati ai quali rivolgersi, dal momento che gli export europei verso i Paesi terzi sono aumentati del 5 per cento in questi nove mesi di embargo”.

Ai danni dovuti al blocco di alimenti specifici, secondo Coldiretti, si aggiungono però anche quelli relativi ad altri prodotti non inseriti all’interno delle restrizioni e facenti parte di settori diversi da quello alimentare.

Fonti:

http://www.ilvelino.it/it/article/2015/06/25/russia-e-immediata-lestensione-dellembargo-su-prodotti-alimentari/ac64fe20-633a-4c72-b14d-9cadeba1227a/

http://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2015/06/26/agroalimentare-la-russia-proroga-l-embargo-di-un-anno/42777

http://www.coldiretti.it/news/Pagine/436—24-Giugno-2015.aspx

 

Scarafaggio del cetriolo: danni e soluzioni per proteggere le colture biologiche

Scarafaggio del cetriolo: danni e soluzioni per proteggere le colture biologiche

Scientificamente si chiamano Acylymmavittatum e Diabroticaundecimpunctata, ma in genere sono noti ad agricoltori e aziende biologiche con il nome di scarafaggi del cetriolo, dall’ortaggio di cui si nutrono. Questi insetti fitofagi si distinguono dal tipo di guscio: entrambi hanno uno sfondo giallo o verde, ma il primo ha delle strisce scure, mentre il secondo ha delle macchie nere.

Gli scarafaggi del cetriolo possono provocare ingenti danni alle piantagioni almeno in tre modi diversi. Innanzitutto, si alimentano direttamente delle piante di cetriolo in crescita e in fioritura: un’attività che riduce il numero di ortaggi maturi prodotti. In secondo luogo, gli insetti possono trasmettere dei batteri che provocano una malattia delle piante nota come Erwiniatracheiphila (avvizzimento batterico). Infine, si nutrono direttamente dei cetrioli, provocando deformazioni e “cicatrici” superficiali che ne riducono il valore di mercato.

Diversi studi scientifici e le pratiche agricole di alcune importanti aziende biologiche suggeriscono una serie di metodi naturali utili per risolvere questo problema.

La prima strada è di inserire nell’habitat dello scarafaggio del cetriolo alcuni predatori naturali.

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L’Acylymmae Diabrotica da adulte possono raggiungere dimensioni relativamente grandi e inoltre possiedono una corazza particolarmente resistente. Occorrono quindi dei predatori di grossa taglia per combatterne la proliferazione, come ad esempio i ragni lupo. Questi aracnidi si nutrono avidamente degli scarafaggi del cetriolo e, soprattutto, ne scoraggiano la diffusione, dal momento che li portano ad allontanarsi dal campo. Distribuire pacciame e paglia secca nelle piantagioni infestate favorirà inoltre la crescita, la difesa e la proliferazione dei ragni lupo. Non solo: la paglia ostacolerà i movimenti dell’insetto fitofago, impedendogli di passare da un cetriolo all’altro. Anche il pacciame di altro tipo può essere un’arma efficace contro l’infestazione, dal momento che un suolo ricco di materia organica rafforza le piante, attivandone le difese interne naturali.

Altre ricerche sul campo hanno rivelato l’efficacia dell’introduzione dei pipistrelli e di alcune specie di coleotteri carabidi. In ogni caso, gli esperti consigliano di creare una vera e propria comunità di predatori, piuttosto che sceglierne una sola specie, in modo da tenere sotto controllo la popolazione di scarafaggi.

Oltre ai predatori naturali, le pratiche di controllo delle colture si sono rivelate le migliori scelte per combattere questo insetto. Particolarmente efficaci sono risultate la rotazione dei raccolti e la scelta di varietà di ortaggi più resistenti agli attacchi o meno attraenti per gli insetti fitofagi. Anche la consociazione dei cetrioli con mais e broccoli ha prodotto buoni risultati.

La rotazione delle coltivazioni è uno degli strumenti più utilizzati, anche se non risolve interamente il problema. Gli scarafaggi del cetriolo trascorrono in genere tutto l’inverno nascondendosi nei paraggi delle coltivazioni dell’anno precedente. Spostare questi ortaggi il più lontano possibile dall’ultima coltura, installando barriere e ostacoli lungo il percorso, può aiutare a evitare l’infestazione.

Secondo gli esperti, però, nessuna di queste buone pratiche contribuisce a eliminare definitivamente il problema. Ecco che spesso le aziende biologiche sommano, a quelle sinora descritte, ulteriori tecniche colturali.

Alcuni agricoltori hanno trovato particolarmente efficace la sostituzione della semina con il trapianto delle piante: germogli e semi, infatti, sono molto più vulnerabili agli attacchi.

Le ricerche hanno infine dimostrato l’importanza di impiantare colture trappola sul perimetro della piantagione, per distogliere gli insetti: da questo punto di vista, zucchine e zucche gialle si sono rivelate particolarmente attraenti per gli scarafaggi.

Per appezzamenti di piccole dimensioni, alcuni coltivatori hanno trovato utile anche la rimozione degli scarafaggi attraverso l’utilizzo di particolari dispositivi di aspirazione. Se si ricorre al sistema delle colture trappola è possibile provare l’aspirazione anche in queste aree limitrofe.

Fonte:

http://www.extension.org/pages/64274/managing-cucumber-beetles-in-organic-farming-systems#.VY1sdRvtmkp