Suolo e Salute

Category: Biologico

LA SPESA PER L’AMBIENTE

LA SPESA PER L’AMBIENTE

Comprare del cibo è un atto ecologico!

Uno studio “Enhancing NDCS for food systems”, pubblicato dal Wwf, dall’Unep e da Climate Focus ha evidenziato come alcune semplici pratiche potrebbero portare ad una drastica riduzione delle emissioni di CO2 nell’atmosfera.

Il settore alimentare è tra le prime cause d’inquinamento, il 24% del totale. Proprio per questo va studiato e migliorato.

Secondo lo studio in esame il comparto, che insieme agli sprechi alimentari, al trasporto dei prodotti e alla gestione dei rifiuti, raggiunge il 37% del totale della CO2 immessa nell’atmosfera ha un ruolo fondamentale per il clima mondiale.

“I sistemi alimentari rappresentano un’opportunità di mitigazione trascurata ma con molti vantaggi. Eliminare il consumo eccessivo di carne, migliorare le strutture di stoccaggio e ridurre gli sprechi alimentari fa bene alla nostra salute e migliora la sicurezza alimentare. Con esempi concreti di attività e obiettivi, questo rapporto fornisce una guida ai responsabili politici per integrare i sistemi alimentari nelle loro strategie nazionali sul clima”, ha affermato Charlotte Streck, cofondatrice e direttrice di Climate Focus.

Da queste parole si evince il ruolo fondamentale dell’agricoltura, che vede nel modello biologico, la migliore delle proposte per abbattere le emissioni, grazie a minore energia utilizzata per le produzioni e metodi di coltivazioni con minori emissioni di CO2. I suoli coltivati con questa tecnica sono anche in grado di catturare molto più carbonio, riducendo così la concentrazione di anidride carbonica.

Altro punto da tenere in considerazione è la riduzione degli sprechi alimentari e l’inizio di diete più sostenibili che prediligono alimenti d’origine vegetale rispetto a quelli animali che porterebbero a un taglio di 4,5 Gt CO2 all’anno,.
A fronte di tutti questi numeri vi poniamo un semplice dato: se l’Europa raggiungesse la quota del 20% di terreni d’agricoltura biologica  avremmo un abbattimento di 92 milioni di tonnellate di CO2 (più delle totali emissioni annue dell’Austria).

 

Fonte: cambialaterra.it

Foto di Anonimo da Pixabay 

I SINDACI DELLA VAL DI VARA CHIEDONO ALLA BELLANOVA INTERVENTI PER LA MONTAGNA

I SINDACI DELLA VAL DI VARA CHIEDONO ALLA BELLANOVA INTERVENTI PER LA MONTAGNA

La comunità della Val di Vara, in provincia di La Spezia, si trova a combattere contro l’abbandono della montagna, il dissesto idrogeologico e lo spopolamento. Gli stessi problemi che di fatto affliggono tutte le zone montane del Paese. Nonostante la carenza di risorse, in quest’area si è sempre riusciti a valorizzare uno splendido territorio puntando sul biologico e sulle produzioni locali.

In un incontro con i sindaci della valle, la Ministra Bellanova ha dichiarato che “questo Paese si salva se funziona nel suo insieme”, aggiungendo che bisogna ascoltare “la voce di chi sta al fronte e si misura con le difficoltà.

Rispetto a quest’ultima dichiarazione i sindaci sono tornati a chiedere all’unisono il ritorno alle Comunità Montane per dare maggiore respiro a questi territori che ogni giorno si devono scontrare con molteplici difficoltà.

Dopo la débacle della riforma delle Province e delle Unioni dei Comuni, i territori montani si trovano senza una linea comune, e chiedono tramite il sindaco Traversone maggiori interventi al Ministero delle Politiche Agricole, Agroalimentari e Forestali, soprattutto sul fronte dello snellimento delle pratiche burocratiche e maggiori aiuti ai Comuni montani per il rilancio del territorio. La Ministra Bellanova, nel corso del suo intervento ha dichiarato: «Dopo questi mesi difficili le aree interne sono tornate al centro. Ma occorre fornire a queste zone le stesse possibilità e gli stessi servizi. Stiamo lavorando incentivare il biologico, in percentuali ancora basse in Italia, sul modello del Green Deal voluto dall’Europa. È in corso di approvazione un provvedimento legislativo dedicato al sostegno della produzione biologica».

La Val di Vara è un territorio molto caro a Suolo e Salute – commenta Alessandro D’Elia, il direttore generale – infatti, fin dal 1998, ha creduto nel progetto di Maurizio Caranza, il compianto sindaco di Varese Ligure, l’amministratore illuminato che ha dato inizio alla creazione della “valle del biologico”. E’ stata una scelta etica e non certamente imprenditoriale aprire la sede di Suolo e Salute Liguria proprio a Varese Ligure. Oggi, grazie al profuso impegno, certifichiamo quasi il 90% delle aziende biologiche del territorio. Considerando che l’unico modo per evitare la chiusura di molte aziende agricole e quindi scongiurare l’abbandono del presidio del territorio è quello di aumentare la redditività delle imprese è massimizzare il più possibile il valore dei prodotti. Per questo credo fortemente nella certificazione biologica come strumento di valorizzazione economica e sociale di un territorio, soprattutto se ad “economia fragile” e appartenente ad aree marginali.

Fonte: ilsecoloxix

IL PROGETTO DIFFER A SOSTEGNO DELLA DIVERSITÀ E FERTILITÀ NEL BIOLOGICO E NEL BIODINAMICO

IL PROGETTO DIFFER A SOSTEGNO DELLA DIVERSITÀ E FERTILITÀ NEL BIOLOGICO E NEL BIODINAMICO

Il progetto Differ ha l’obiettivo di studiare e definire pratiche agro-ecologiche a sostegno della sostenibilità dei sistemi biologici e biodinamici.

L’università di Firenze, ideatrice e sostenitrice del progetto, ha utilizzato l’ultimo bando del Mipaaf per finanziare il progetto. Le tre unità attive nella realizzazione sono:

  • Università degli Studi di Firenze;
  • Apab-Istituto di formazione;
  • Associazione per l’agricoltura biodinamica.

Il progetto coinvolge inoltre 8 aziende biologiche e biodinamiche, dislocate nel centro e nel sud Italia, e sono suddivise in quattro linee di ricerca:

  • Sperimentazione di pratiche agro-ecologiche;
  • Diversificazione dei processi aziendali;
  • Impatti delle pratiche sulla fertilità del suolo;
  • Valutazione socio-economica, co-ricerca e co-innovazione.

I sistemi produttivi sostenibili si riconoscono in quanto hanno un alto grado di biodiversità e sono sostenibili su tutti i loro processi.

Se volete approfondire l’argomento vi invitiamo a leggere l’articolo scritto dalla redazione di Terra e Vita: terraevita.edagricole.it

AGRICOLTURA DI PRECISIONE E AGRICOLTURA BIOLOGICA: UNA POSSIBILE ALLEANZA PER L’AMBIENTE

AGRICOLTURA DI PRECISIONE E AGRICOLTURA BIOLOGICA: UNA POSSIBILE ALLEANZA PER L’AMBIENTE

La riduzione dei prodotti chimici è un obiettivo comune di tutto il comparto agricolo, e tra le possibili strategie emergono l’agricoltura di precisione e l’agricoltura biologica.

A tal proposito, riportiamo un’interessante intervista a Giorgio Maria Balestra, professore dell’Università della Tuscia, condotta da Matteo Giusti di Agro Notizie. Il Prof. Balestra si occupa da anni della possibile integrazione fra l’agricoltura biologica e l’agricoltura di precisione.

Giorgio Mariano Balestra, quali sono le potenzialità della protezione bio associata all’agricoltura di precisione?
“Per ridurre gli input chimici nella protezione delle coltivazioni dobbiamo innanzitutto chiarire i meccanismi d’interazione che si instaurano tra i differenti binomi ospite/patogeno. Quindi, capire quali approcci di difesa biologica applicare, unitamente a tecnologie derivanti dall’agricoltura di precisione che possono concorrere ad ottimizzare gli interventi di protezione e quindi prevenire e ridurre le perdite derivanti dagli agenti di malattia, come l’impiego delle molecole di sintesi”.

In concreto ci sono già degli studi che state portando avanti?
“In virtù del progetto Psr SmartAgri Platform, coordinato dal Consorzio agrario dell’Umbria, stiamo lavorando sul grano per proteggerlo dal fungo (Fusarium graminearum) particolarmente dannoso ed agente causale della fusariosi della spiga. Con la dottoressa Sara Francesconi abbiamo approcciato la problematica fusariosi della spiga del grano studiando come la modulazione stomatica e differenti parametri fotosintetici sono coinvolti nelle risposte di resistenza.

A seguito d’infezione da parte di F. graminearum e mediante analisi RT-qPCR, abbiamo chiarito quali geni sono coinvolti nella regolazione stomatica ed attiva nella cultivar Sumai3, resistente alla fusariosi, ma non nella cultivar Rebelde, sensibile alla fusariosi. Rispetto alla chiusura stomatica, nella cultivar Sumai3 sette geni risultano coinvolti nella regolazione positiva e due nella regolazione negativa, evidenziando un’interazione genica nell’apertura/chiusura degli stomi in risposta all’infezione da F. graminearum. Inoltre, a seguito dell’infezione da parte di questo fungo abbiamo chiarito come, con l’aumento della temperatura, si evidenzia un’influenza di determinati genotipi di grano determinando una diminuzione dell’efficienza fotosintetica nella cultivar Rebelde ma non nella cultivar Sumai e, confermando così, che i parametri fotosintetici sono correlati alla resistenza della fusariosi della spiga del grano, e lo studio ci è stato recentemente pubblicato su la rivista scientifica PLoS ONE“.

Sono ipotizzabili dei risvolti applicativi di queste vostre scoperte?
“Gli aspetti che stiamo studiando e traducendo in conoscenze applicative sono differenti ma collegati tra di loro. Parallelamente agli aspetti d’interazione ospite/patogeno, stiamo registrando dei risultati molto significativi con principi attivi di origine naturale in grado di inibire efficacemente F. graminearum meglio delle attuali molecole di sintesi utilizzate”.

E l’agricoltura di precisione come entra in tutto questo?
“Il progetto Psr SmartAgri Platform sta mettendo a punto una piattaforma interattiva dove tutti gli utenti potranno verificare in tempo reale il livello di rischio (basso, medio, alto) rispetto all’infezione da parte dell’agente della fusariosi, cosi da intervenire tempestivamente e preventivamente, in funzione di numerosi parametri (agronomico-colturali, microbiologici, fenologici, climatico-ambientali), ottimizzando gli interventi fitosanitari. Per andare oltre ed ottimizzare il tutto, ora ci stiamo avvalendo, proprio in virtù degli studi inerenti le risposte delle piante alle variazioni di temperatura, di monitoraggi e studi mediante droni con specifiche ottiche, in grado di elaborare delle risposte puntuali.

Ci auspichiamo nel breve di realizzare un sistema rapido, sensibile, economico e fruibile su larga scala, in grado di dare delle informazioni tempestive e risultare di concreto supporto a scelte decisionali strategiche per la difesa d’importanti coltivazioni made in Italy come il grano. L’obiettivo è di coniugare le conoscenze specifiche inerenti le risposte di resistenza nelle piante di grano, le potenzialità applicative di sostanze naturali attive nei confronti dell’agente della fusariosi della spiga, avvalendoci di tecnologie di precisione applicabili alla protezione delle piante”.

L’uso dei droni per il monitoraggio sarà poi facilmente applicabile nelle realtà aziendali?
“Sì, l’obiettivo è quello di indirizzare ed ottimizzare interventi di carattere agronomico-colturale e fitoiatrico con valenza territoriale. In areali caratterizzati da una determinata coltivazione ed interessati dalle stesse problematiche fitopatologiche come in questo caso (grano e fusariosi della spiga) questo approccio permetterà di ridurre significativamente differenti input (chimici, energetici) e quindi costi e perdite, tutto a vantaggio delle realtà aziendali”.

Si potrà pensare di distribuire con i droni anche altri mezzi di lotta come microrganismi o prodotti naturali magari in modo mirato?
“I droni sono fondamentali non solo per il trattamento in senso stretto, ma soprattutto per determinare quando è il momento d’intervenire, mediante rilievi con specifiche ottiche ed elaborazioni mirate di assoluta precisione che non rientrano nel visibile e che tengono conto di parametri (es. temperatura, attività fotosintetica delle piante) e della biologia dei patogeni (batteri, funghi). A questi aspetti, associando i risultati sull’individuazione di principi attivi di origine naturale in grado di controllare efficacemente come in questo caso F. graminearum, si annullano i rischi di resistenza dei patogeni, che solitamente si instaurano impiegando molecole di sintesi e quindi stiamo riuscendo a sviluppare un binomio naturale e tecnologico particolarmente ecosostenibile e dai risvolti applicativi molto promettenti”.

Quali altri aspetti dell’agricoltura di precisione possono essere ben abbinati alla difesa biologica delle colture?
“Molteplici; per esempio nello stesso progetto, oltre ad un difesa fitopatologica a basso impatto ambientale, si stanno valutando molti altri aspetti in grado di migliorare complessivamente la coltivazione e la produzione del grano. Dall’eliminazione delle infestanti, alla nutrizione del grano, dalle lavorazioni del suolo, all’efficientamento delle macchine agricole e delle attrezzature ad esse collegate. Tutto sarà di facile e rapida consultazione e di immediato utilizzo mediante la piattaforma SmartAgri e tutti coloro che aderiranno potranno consultare moltissime informazioni e ridurre costi e perdite con continui aggiornamenti in tempo reale, tenendo in considerazione anche tutti i parametri climatici territoriali.

Fonte: https://agronotizie.imagelinenetwork.com/difesa-e-diserbo/2020/08/27/difesa-biologica-e-agricoltura-di-precisione-e-possibile-metterle-insieme/67723

BIOLOGICO: LA SVOLTA DI SAN MARINO

BIOLOGICO: LA SVOLTA DI SAN MARINO

Il progetto San Marino Bio ha un obiettivo lungimirante, quello di valorizzare le risorse del territorio, che comprendono quelle paesaggistiche, agricole e culturali.
Con l’ingresso dell’ultimo Decreto Delegato (n.117 del 13 luglio 2020), la Repubblica si uniforma all’Unione Europea.
Il Consorzio Terra di San Marino sottolinea quanto l’agricoltura biologica sia ormai una realtà vitale e non più una nicchia per pochi. Il comparto è consolidato ed è produttivo.

La Segreteria di Stato per il Territorio della Repubblica di San Marino e il Consorzio Terra di San Marino affermano: “Siamo fermamente convinti che questo progetto possa trovare piena realizzazione grazie alla collaborazione e l’impegno di tutte le parti in causa. Impegno che già di fatto stiamo riscontrando tra gli operatori del settore, gli uffici competenti e le istituzioni. Crediamo che la valida scelta di portare avanti e sostenere l’agricoltura biologica abbia un impatto positivo sia per il comparto agricolo ma anche per l’economia dell’intero Paese”.

Fonte: san marino rtv

Foto di Lucio Alfonsi da Pixabay

L’UE METTE LE BASI PER UNA NUOVA STRATEGIA BIO

L’UE METTE LE BASI PER UNA NUOVA STRATEGIA BIO

Durante il lancio degli appuntamenti di B/Open (in programma a Verona il 23 e il 24 novembre), il commissario della Comunità Europea Wojciechowsky ha annunciato le prossime novità nelle linee guida per il biologico e più fondi per la Politica Agricola Comune.

B/Open, che si propone come uno degli eventi più importanti nel mondo del bio, si terrà a Verona Fiere. L’evento è rivolto agli operatori economici del food certificato biologico e del natural self-care.

Il direttore di B/Open Flavio Innocenzi descrive così l’evento del prossimo novembreguarda dal lato espositivo a tutta l’area produttrice del Mediterraneo e a quella del Nord Europa per il segmento vendita e consumo. E punta, attraverso i contenuti, ad offrire opportunità di business agli operatori professionali in un settore in continua crescita e costante evoluzione, che nel mondo genera un fatturato di 92 miliardi di euro e che vede l’Italia tra i principali produttori, con circa 2 milioni di ettari coltivati a biologico, cresciuti fra il 2017 e il 2018 del 6,5%.

Nel corso del webinar organizzato da B/Open è stata sottolineata la centralità del bio da Giorgio Venceslai di Ismea: “Il comparto agricolo biologico è dinamico, proiettato agli investimenti e al mercato, tanto che, pur essendo le aziende bio solo il 3% delle imprese agricole italiane, rappresentano il 18,3% delle richieste di finanziamento attraverso i canali di Ismea negli ultimi 12 anni”.

Inoltre, la crescente importanza del biolgico nel mondo agricolo, è stata sottolineata dal commissario Wojciechowsky che con un video messaggio ha affermato: “Il biologico è simbolo della strategia Farm2Fork, è ecosostenibile, offre opportunità economiche ad agricoltori e risponde a una crescente domanda dei consumatori – così riporta B/Open le parole del commissario -. Abbiamo fissato l’ambizioso obiettivo di aumentare ad almeno il 25% entro il 2030 le superfici a biologico dei terreni agricoli dell’Ue e dobbiamo per questo mettere in atto misure che garantiscano che l’offerta di prodotti biologici soddisfi la domanda dei consumatori, e che mantengano il settore in equilibrio, assicurando allo stesso tempo una transizione equa per gli agricoltori e trasformando le sfide in opportunità commerciali”. Ha anche affrontato l’importanza della nuova PAC (attualmente in discussione): “Dobbiamo continuare a sostenere finanziariamente l’agricoltura biologica e la Politica agricola comune sarà uno degli strumenti chiave. La Commissione ha proposto di rafforzare la dote della Politica agricola comune: in totale sono stati proposti 391 miliardi di euro per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, che sono 26 miliardi e mezzo in più rispetto a quanto inizialmente proposto nel 2018. Accanto alla Pacconclude il commissario serviranno misure aggiuntive, come la promozione di alimenti biologici, appalti pubblici che aumentano la quota di prodotti bio nella ristorazione, nelle mense e in altri segmenti. Nei prossimi mesi l’Ue proporrà un nuovo piano d’azione per l’agricoltura biologica, che per i prossimi cinque anni sarà uno strumento importante per accompagnare la crescita futura del settore”.

Fonte: vino news 24