Suolo e Salute

Category: Apicoltura

Insetti impollinatori: la relazione che premia l’agricoltura biologica

Studi recenti pubblicati in una relazione dal The Organic Center   dimostrano come le pratiche di agricoltura biologica sono efficaci nel benessere e ripopolamento delle specie da impollinazione, in particolare per le api, che negli ultimi anni sono calate ad un ritmo allarmante. Intitolato “The Role of Organic in Supporting Pollinator Health”, il rapporto presenta 71 studi che descrivono le minacce attuali per i nostri impollinatori e l’impatto delle pratiche biologiche. Si è riscontrato che il metodo biologico non solo riduce i rischi per le api, ma sostiene attivamente la crescita e la salute delle popolazioni di api e altri impollinatori. Il documento delinea le tecniche di impollinatori utilizzati dagli agricoltori biologici che possono essere incorporati in sistemi agricoli tradizionali.

Il Dottor Jessica Ombra , direttore del Programma Scienza del The Organic Center  dice:  “Speriamo che questo rapporto agisca come strumento per educare politici, produttori e consumatori. Le pratiche compatibili con gli insetti impollinatori, utilizzati dagli agricoltori biologici possono essere adottato da tutti gli agricoltori”.

Il 75% di tutte le colture legate all’ alimentazione sono realizzate grazie agli impollinatori, soprattutto le api, per avere un buon raccolto. Ne ultimi dieci anni, vi è stata una forte riduzione della popolazione delle api. Dal 2006, gli apicoltori hanno perso più di un terzo dei loro alveari., negli Stati Uniti, ad esempio, più di 16 miliardi dollari all’anno, del valore delle colture che beneficiavano degli insetti impollinatori. Senza l’impollinazione da api mellifere, molta frutta e verdura come mele, frutti di bosco, carote e cipolle non sarebbe più sui nostri scaffali.

insetti impollinatori

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Secondo la relazione del The Organic Centre, nessun fattore viene principalmente imputato come responsabile dello spopolamento delle api, ma si parla di una ferie di fattori che uniti hanno creato questo problema. L’esposizione a pesticidi tossici, le infezioni di parassiti, la cattiva alimentazione, la perdita di habitat e la produzione di agricoltura intensiva,  fattori che legati insieme rappresentano conseguenze letali per le api.

L’agricoltura biologica rappresenta la scelta migliore per supportare gli insetti impollinatori, e i consumatori sono consapevoli che ogni volta che scelgono un prodotto biologico sostengono la salute di questi insetti e dell’intero ecosistema.

L’agricoltura biologica permette di evitare l’esposizioni a sostanze tossiche così nocive per gli insetti impollinatori, per l’uomo e per l’ambiente. Nell’agricoltura industriale vengono utilizzati in osi massicce insetticidi, erbicidi, fungicidi e altri prodotti tossici. Ad esempio i neonicotinoidi, una classe diffusa di insetticidi, risultano essere particolarmente dannosi per le api.

Altro fattore che aiuta gli insetti impollinatori è la tutela dell’habitat e della biodiversità. Le api hanno bisogno di una varietà di piante da cui raccogliere polline e nettare sufficienti per sostenere i loro alveari. Poiché i produttori biologici sono tenuti a gestire le loro aziende in un modo che mantiene e migliora le risorse naturali, le aziende biologiche tendono ad avere un paesaggio più vario con più piante da fiore per sostenere ed alimentare le api. L’agricoltura biologica attraverso diverse pratiche quali la rotazione delle colture, piantare siepi e l’uso di tecniche di lotta integrata aiuta a ricreare e a mantenere l’habitat per questi insetti impollinatori. La relazione del The Organic Center segue la strategia della Casa Bianca che prevede finanziamenti per la protezione dell’habitat naturale delle api, un aumento delle ricerche  e spinge l’Environmental Protection Agency a rivalutare i neonicotinoidi.

Per il rapporto completo, visitare il https://www.organic-center.org/publications/the-role-of-organic-in-supporting-pollinator-health/ .

 

I pesticidi hanno conseguenze a lungo termine per le api e gli uccelli

 Le ultime ricerche riguardo i neonicotinoidi sta pongono dubbi sempre più seri riguardo le conseguenze sull’ambiente causate dall’utilizzo di queste sostanze. A quanto risulta dalle ultime ricerche, gli effetti spesso si manifestano nel medio periodo anziché causare direttamente la morte degli animali. Secondo Nigel Raine, dell’Università canadese di Guelph, i neonicotinoidi influiscono sulla capacità bombi  di trovare e raccogliere cibo. Come se non bastasse, i neonicotinoidi sarebbero talmente potenti come insetticidi da uccidere gli insetti acquatici di cui si nutrono molte specie di uccelli. A dimostrarlo alcune ricerche recenti che hanno verificato un calo sensibile nelle popolazioni di uccelli insettivori in particolare nelle aree in cui sono più alte le concentrazioni del neonicotinoide imidacloprid . L’analisi, denominata Task Force sui Pesticidi Sistemici. ha preso in considerazione 800 studi sull’argomento e ha concluso che queste sostanze chimiche stanno avendo effetti di ampia portata sugli ecosistemi di tutto il mondo, bemn al di là della funzione prevista di uccidere i parassiti delle colture . Nel Regno Unito , la campagna “Keep Britain Buzzing” mira a sensibilizzare sul tema e incoraggia tutti a prendere provvedimenti per proteggere le api. L’associazione vuole che tutti i pesticidi neonicotinoidi , ampiamente utilizzati in agricoltura e in molti giardini domestici giardini, vengano  banditi integralmente a favore di un’agricoltura “bee-friendly”, soprattutto biologica. Secondo l’associazione tutti possono fare la differenza semplicemente cambiando le proprie abitudini di acquisto e sostenendo i prodotti provenieti da colture in cui non vengono utilizzati pesticidi.

Ulteriori informazioni sull’iniziativa sono disponibili qui (sito in lingua inglese).

Fonte: Organic Market

Nuovo rapporto di Greenpeace su api e pesticidi

“A come Ape. Un’agricoltura senza pesticidi è possibile”. Questo il titolo evocativo dell’ultimo rapporto di Greenpeace dedicato al delicato tema api-pesticidi. Il lavoro riunisce ricerca scientifica ed esperienze dirette di agricoltori e produttori che seguono i principi di un’agricoltura ecologica e sostenibile ed è stato presentato martedì scorso a Roma da Federica Ferrario, responsabile della campagna agricoltura sostenibile dell’organizzazione ambientalista. Cornice della presentazione il ristorante del Roof Garden del Palazzo delle Esposizioni, dove lo chef Antonello Colonna ha realizzato alcuni piatti utilizzando ingredienti che dipendono dall’azione di impollinazione delle api, a sottolineare lo stretto legame tra il cibo che consumiano e questi preziosi insetti. Nel rapporto infatti, che segue altri due studi dedicati ai pesticidi dannosi per le api e all’analisi dei residui di pesticidi nel polline delle bottinatrici, si evidenzia che ben un terzo di ciò che mangiamo e gran parte della flora spontanea dipendono dall’attività delle api. “Le cause del declino degli impollinatori – ha detto Ferrario – sono imputabili alla perdita di habitat naturali e all’agricoltura industriale che negli ultimi 40 anni ha fatto un uso sempre maggiore di fertilizzanti, diserbanti e insetticidi”. Nel rapporto sono presenti inoltre 25 video-interviste ad agricoltori, scienziati, istituti di ricerca di 10 paesi europei impegnati tutti per lo sviluppo di un’agricoltura ecologica. Iil rapporto è disponibile al link www.greenpeace.org/italy/acomeape.
Fonte: Agrapress

Studio Greenpeace: residui di pesticidi nel 67% dei campioni

Su 107 campioni di polline analizzati, ben 72 presentano residui di composti chimici di sintesi. Questa la conclusione di uno studio condotto da Greenpeace, che ha riscontrato la presenza di 53 diversi composti chimici: 22 insetticidi/acaricidi, 29 fungicidi e due erbicidi. Quello condotto dalla celebre associazione ambientalista è uno dei più importanti ed estesi studi riguardanti i residui di pesticidi nel polline raccolto dalle api bottinatrici, e i risultati sono indubbiamente preoccupanti. Spiccano tra l’altro le differenze di concentrazioni e sostanze nei diversi ambiti territoriali analizzati: in Italia per esempio, in prossimità dei vigneti, sono particolarmente presenti i fungicidi, mentre in Spagna è stato trovato il DDE, derivante dalla degradazione del DDT, in Germania i l thiacloprid, un neonicotinoide, e in Polonia numerosi insetticidi particolarmente dannosi per le api. A destare preoccupazione in particolare la possibile interazione fra diverse sostanze chimiche, in grado di scatenare un  “effetto cocktail” particolarmente nocivo per le api e gli altri insetti impollinatori. Un problema che, oltre che l’ambiente, coinvolge direttamente l’agricoltura e l’economia: le api sono responsabili dell’impollinazione di circa un terzo dei prodotti che finiscono abitualmente sula nostra tavola, un servizio invisibile ma fondamentale che, in termini economici, “vale” circa 265 miliardi di euro l’anno.
Fonte: Il Fatto Alimentare

Miele OGM, Coldiretti sottolinea i rischi per il consumatore

Riguardo gli effetti dell’ultima sessione plenaria di questa legislatura  Strasburgo, nel corso della quale è stato approvato il testo consolidato di modifica della direttiva 2001/110/ce del consiglio concernente il miele, la Coldiretti in un comunicato esprime la propria preoccupazione per i rischi cui sarà esposto il consumatore. Secondo Coldiretti, infatti, dal momento che “nel miele in vendita nell’Unione Europea non e’ necessario indicare in etichetta la presenza di polline contaminato OGM, c’e’ ora il rischio concreto che venga venduto sul mercato miele con polline OGM senza nessuna indicazione in etichetta perché secondo il testo approvato il polline, essendo una componente naturale specifica del miele, non va considerato un ingrediente e di conseguenza non sarà mai necessario indicare in etichetta la presenza di polline OGM dal momento che rappresenta un valore inferiore alla soglia dello 0,9 per cento prevista dalla legislazione europea”. La Confederazione esprime la propria preoccupazione, in particolare in conseguenza del boom delle importazioni da paesi a rischio contaminazione, come la Cina che, stando a quanto dichiara il comunicato Coldiretti, “nel 2013 ha aumentato del 20 per cento le spedizioni ed e’ diventata addirittura secondo fornitore dell’Italia preceduta solo dall’Ungheria”. Per la Confederazione quella espressa dal PE è “una interpretazione che non rispecchia la sentenza della corte di giustizia, del 6 settembre 2011, secondo la quale il polline e’ un ingrediente del miele e quindi la presenza di OGM va indicata in etichetta”. “A preoccupare e’ il fatto che la coltivazione di un campo OGM è in grado di determinare la contaminazione del miele attraverso il trasporto del polline da parte delle api”. E se nel nostro paese il problema non sussiste in quanto è vietata la coltivazione di OGM e, conseguentemente, non vi sono rischi di contaminazione del miele, “un discorso diverso vale per il miele importato in ingenti quantità da paesi comunitari ed extracomunitari in cui sono diffuse le coltivazioni biotech come la Cina”. Secondo i dati Coldiretti, “l’Italia ha importato nel 2013 un quantitativo di miele addirittura superiore alla produzione nazionale per un totale di circa 18 milioni di chili di miele dei quali quasi la metà dall’Ungheria e oltre il 10 per cento dalla Cina ma anche da Romania, Argentina e Spagna dove sono permesse coltivazioni OGM”.
Per essere sicuri, basta consultare con attenzione l’etichetta presente sul miele: “il miele prodotto sul territorio nazionale e’ riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti: la parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione ‘miscela di mieli originari della CE. Se invece proviene da paesi extracomunitari deve esserci la scritta ‘miscela di mieli non originari della CE’. Se infine , si tratta di un mix di diversi tipi di miele dovrà recare la dicitura ‘miscela di mieli originari e non originari della CE'”. Fonte: Agrapress

Approvata dal PE la proposta di etichettatura OGM per il polline

E’ stata approvata dal Parlamento Europeo, riunito in sessione plenaria, la relazione di Julie Girling (Ecr) riguardo la proposta di regolamento volta a considerare il polline non come ingrediente ma come componente naturale del miele. Una proposta già discussa e concordata con il Consiglio in sede di trilogo. In conseguenza dell’approvazione, anche per il miele dovrà essere applicata la legislazione europea in materia di etichettatura dei prodotti contenenti OGM e, conseguentemente, l’obbligo di indicarne l’eventuale presenza. L’obbligo scatterà se la presenza di OGM sarà superiore allo 0,9% sul totale del miele, e non del polline.

Fonte: Agrapress