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Autore: admin

MACFRUT 2022 CONFERMA IL SALONE “BIOSOLUTIONS”

MACFRUT 2022 CONFERMA IL SALONE “BIOSOLUTIONS”

La fiera dell’Ortofrutta rimane programmata al Rimini Expo center per il 4-6 maggio 2022. Rinnovato l’appuntamento con il salone dedicato agli agenti di biocontrollo

Area espositiva, tavoli tecnici di confronto, riconoscimento alle innovazioni più significative. Saranno questi gli ingredienti della rinnovata proposta di Biosolutions international event, il salone internazionale dedicato agli agenti di biocontrollo che si terrà il 4-6 maggio al Rimini Expo center in occasione del Macfrut.

La fiera specializzata nell’ortofrutta ha infatti confermato questo approfondimento clou assieme all’AcquaCampus.

I protagonisti

Al centro della rassegna ci saranno come protagonisti i principali operatori dell’universo della difesa e della nutrizione delle piante con metodi naturali, dalle primarie aziende internazionali agli imprenditori agricoli sino ai tecnici di un settore sempre più al centro dell’agenda agricola.

 

Per rispondere alle esigenze del consumatore, infatti, le produzioni ortofrutticole dovranno sempre di più fare uso di prodotti per difesa, nutrizione e biostimolazione di origine naturale. Da qui la centralità delle biosoluzioni con un salone dedicato nella tre giorni di Macfrut.

Ortofrutta più sostenibile

«Il successo delle edizioni scorse ci ha spinto nella direzione di proseguire lungo la strada tracciata» spiega Camillo Gardini, responsabile del progetto Biosolution di Agri 2000. «Il consumatore mondiale chiede un’ortofrutta sempre più sostenibile e di qualità e un’agricoltura sempre più attenta all’ambiente e al territorio. Biosolutions international event è l’occasione giusta per incontrare i principali operatori del settore e valutare insieme le innovazioni che consentiranno la difesa e la nutrizione delle nostre colture nei prossimi anni».

 

Un salone in tre parti

Ecco le tre parti in cui si articolerà il salone Biosolutions:

 

  • Un’area Biosolutions ad alta visibilità posizionata nella hall sud, davanti all’ingresso principale dell’evento fieristico. In tale contesto i principali produttori presenteranno prodotti e novità ai visitatori delle filiere presenti a Macfrut.
  • Altro elemento centrale saranno i tavoli tecnici riservati agli espositori. Si tratta di incontri insieme a tecnici di campo esperti delle principali colture orticole utilizzatrici di biosolutions e sementi. Ogni tavolo ospita un gruppo di relatori rappresentativi di oltre il 70% delle superfici, capaci di documentare le principali problematiche emergenti: difesa, nutrizione, mercato, mutamenti climatici e sementi. Queste le colture al centro degli incontri: pomodoro da mensa, peperone e melanzane, cetriolo e zucchino, melone e cocomero, lattuga e insalate.
  • Biosolutions International Award, riconoscimento assegnato a tutte le biosolutions presenti in fiera con forti caratteri innovativi. Giunto alla seconda edizione, è stato ideato per far conoscere e premiare le innovazioni in questo settore che diventerà sempre più centrale nel sistema agricolo come evidenziato dal Green deal.
UNO SGUARDO AL BIOLOGICO EUROPEO NEL 2031

UNO SGUARDO AL BIOLOGICO EUROPEO NEL 2031

L’Agricultural Outlook della Commissione prevede almeno un raddoppio dell’incidenza delle superfici certificate che senza contare i sostegni del Farm to Fork arriverebbero al 15%. Una crescita legata anche alla flessione della superficie agricola totale, sopravanzata entro 10 anni da quella forestale

Restano le incertezze e non è per nulla facile tracciare le previsioni per il futuro dell’agricoltura Europea. La Commissione europea ci ha provato comunque, pubblicando a fine 2021 l’Agricultural Outlook che aggiorna le proiezioni dell’andamento del settore fino al 2031.

Un documento che guida le scelte strategiche di Bruxelles

Il documento che guida le scelte strategiche della politica europea riconosce come la domanda post-Covid-19 si sia ripresa, a seguito dell’allentamento delle misure di confinamento e delle campagne di vaccinazione in corso in tutta l’UE. Tuttavia, la situazione sanitaria è ancora in evoluzione, con il rischio ormai concretizzato di ulteriori ondate di contagi. Inoltre, a livello globale, l’inflazione è aumentata a causa delle misure di sostegno finanziario a seguito della pandemia e dell’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime.

Al netto della futura Pac

Altro fattore di complicazione è rappresentato dalle incognite sulla futura Pac. Il rapporto, formulato quando i Paesi membri dell’UE dovevano ancora presentare i loro piani strategici per la nuova PAC, ha simulato che le condizioni definite dall’attuale periodo di programmazione della Politica agricola comunitaria rimanessero in vigore anche oltre il periodo di transizione concordato (dopo il 2022), tenendo conto della nuova allocazione delle risorse del bilancio UE 2021-27 (ma non degli obiettivi e delle azioni previste dalle strategie Farm to fork e Biodiversity).

Seminativi in retromarcia

Nonostante queste difficoltà le notizie per il bio europeo sono comunque positive. Riguardo all’uso del suolo gli uffici statistici della Commissione prevedono infatti che la superficie agricola totale dell’Ue diminuisca leggermente nei prossimi 10 anni, principalmente a causa della riduzione della superficie a seminativi, mentre quella biologica è prevista in crescita.

Senza calcolare le misure di supporto prevista dalla nuova Pac o altre iniziative legate al Green Deal europeo, l’area dedicata alla produzione biologica secondo l’Agricultural Outlook dovrebbe infatti raggiungere il 15% del totale dei terreni agricoli entro il 2031 (oggi la media europea è dell’8%). Ciò presuppone che la domanda di questo tipo di produzione continui a crescere. Di conseguenza, si presume che il tasso annuo di conversione da convenzionale a biologico rimanga elevato nel 2022-2031 come nel 2014-19.

Gli obiettivi del Green deal

Ulteriore sostegni al settore dell’agricoltura biologica potrebbe determinare un’accelerazione della tendenza fino ad arrivare all’obiettivo richiesto dalla strategia Farm to Fork (25% della Sau agricola convertita a biologico entro il 2030).

La superficie cerealicola totale dell’Unione Europea, come detto, sembra invece destinata a diminuire a 51,2 milioni di ettari tra il 2021 e il 2031. Si prevede che le rese di grano e orzo diminuiranno leggermente, mentre quelle di mais potrebbero ancora aumentare a causa dei miglioramenti nei Paesi dell’Est Europa.

Meno cereali

Questo si tradurrà in una produzione cerealicola di 276 milioni di tonnellate nel 2031 (-2,5% rispetto al 2021). Si prevede, inoltre, che il consumo domestico diminuirà a 254,8 milioni di tonnellate, principalmente a causa della minore produzione animale per le nuove abitudini alimentari e quindi di una minore necessità di mangimi. Ad alterare queste previsioni potrà incidere, in senso ulteriormente negativo il potenziale impatto dell’aumento dei prezzi dei fertilizzanti e dell’energia che potrebbero inibire le decisioni di semina degli agricoltori nel 2022 rappresentando la principale incertezza a breve termine.

Ambivalenti le previsioni riguardo alle colture oleaginose. Con una crescita di superficie e di resa per girasole e soia, mentre la situazione della colza è difficile, poiché è più sensibile alle condizioni climatiche sfavorevoli e alla pressione dei parassiti. Combinando questa diversa tendenza, la produzione di semi oleosi dell’UE dovrebbe essere di 31,2 milioni di tonnellate nel 2031, facendo rimanere l’UE un importatore netto di semi oleosi per tutto il periodo di proiezione. In crescita anche le produzioni di barbabietola da zucchero, mentre le colture da biocarburanti potrebbero registrare una flessione.

Più foreste

Il calo delle superfici agricole dovrebbe essere appannaggio di un’ulteriore forestazione del vecchio continente. La tendenza già delineata nel report del 2020 viene infatti confermata a causa delle politiche che spingono verso l’obiettivo di neutralità climatica.

I benefit legati al sequestro di carbonio spingeranno così le aree forestali a superare quelle agricole raggiungendo nel 2031 i 161,4 milioni di ettari, contro i 160,5 milioni della Superficie Agricola Utilizzata (Sau) (-0,7% rispetto al dato attuale).

Nonostante ciò il rapporto prevede che il reddito agricolo possa aumentare leggermente. Si prevede infatti che il valore della produzione agricola dell’UE aumenterà dello 0,7% all’anno nel 2021-31. L’aumento dei costi intermedi dovrebbe rallentare dall’1,8% all’anno nel 2011-21 allo 0,7% nel 2021-31, anche se si prevede che i costi dell’energia e dei fertilizzanti aumenteranno notevolmente del 2,7% all’anno. Inoltre, si prevede che il valore aggiunto netto per le aziende agricole aumenterà dell’1% all’anno nel periodo di riferimento.

Manodopera qualificata

Riguardo al livello di occupazione l’outlook prevede che il lavoro agricolo diminuirà dell’1,3% all’anno nel periodo di riferimento, una decrescita comunque minore rispetto al 2011-21 che era all’1,9%. Questo calo sarà dovuto principalmente al processo di concentrazione delle aziende agricole e alla maggiore meccanizzazione. Nel corso del decennio sarà sempre più necessaria una nuova serie di competenze agronomiche e digitali, per produrre di più con meno lavoratori e con un minore impatto ambientali.

Il presupposto per questa situazione è facile da verificare: l’Outlook stima infatti che l’economia Ue cresca raggiungendo livelli pre-covid entro il 2023 registrando poi un tasso di crescita del 2,7% entro il 2031.

LATTE BIO DIECI ANNI DI CRESCITA

LATTE BIO DIECI ANNI DI CRESCITA

L’agricultural outlook della Commissione Ue attribuisce un ruolo di primo piano a latte e latticini bio, destinati ad arrivare all’8% del mercato (oggi sono al 3,5%) sostenuti dalla forte domanda interna ed estera e dalla sensibilità sul benessere animale

Gli obiettivi di sostenibilità di Bruxelles e i nuovi stili alimentari della popolazione del Vecchio Continente potrebbero tradursi in un rallentamento della crescita annua della produzione lattiera dell’UE (0,5% annuo), che raggiungerà i 162 milioni di t entro il 2031.

Standard ambientali più elevati

È quanto prevede l’agricultural Outlook 2021-2031 relativamente alle produzioni zootecniche. È probabile tuttavia che l’allevamento da latte punti a migliorare ulteriormente le pratiche agricole per raggiungere standard ambientali più elevati.

Un milione e mezzo di vacche in meno

In questo modo alternative come quella del latte biologico guadagnerebbe una quota di mercato maggiore, soprattutto se il consumo sarà supportato anche da misure di sostegno pubblico. Ciò si tradurrà in una decrescita contenuta della resa produttiva (1,2% rispetto all’1,9% nel 2011-2021) che compensi la forte riduzione del patrimonio bovino da latte (-1,5 milioni di vacche entro il 2031) anche come conseguenza delle politiche in favore del benessere animale. La produzione di latte biologico dovrebbe raggiungere così l’8% nel 2031 (3,5% nel 2019), fornendo valore economico, benefici ambientali e soddisfacendo le esigenze della società (ad es. benessere degli animali).

L’impennata della domanda asiatica

Nonostante questo rallentamento l’UE rimarrà il principale fornitore di prodotti lattiero-caseari sul mercato mondiale (30% del commercio globale di prodotti lattiero-caseari nel 2031), davanti a Nuova Zelanda e Stati Uniti. La maggiore crescita della domanda di prodotti lattiero-caseari si registrerà in Asia (oltre il 17% all’anno, esclusa l’India), trainata in particolare dall’aumento dei redditi e dall’occidentalizzazione delle diete. L’aumento della domanda riguarderà prodotti finali come formaggio e latticini freschi, ma potenzialmente anche materie prime a valore aggiunto per l’ulteriore lavorazione a livello nazionale. La domanda di prodotti lattiero-caseari biologici è in crescita in tutto il mondo e crea notevoli opportunità, anche per l’UE.

CARO ENERGIA, COME SALVARE SEMINE E PRODUZIONE

CARO ENERGIA, COME SALVARE SEMINE E PRODUZIONE

Balzo delle bollette energetiche e dei costi delle materie prime, agricoltori biologici e convenzionali indecisi sulle semine anche a causa della chiusura di alcune strutture di trasformazione che annunciano che non assorbiranno materia prima Dalle serre agli agriturismi la richiesta di provvedimenti straordinari che frenino la crisi e tutelino la catena del valore

Contro il caro bollette, il Governo metta in campo misure che tengano conto anche delle esigenze specifiche del mondo agricolo e zootecnico, agrituristico e florovivaistico con molte colture invernali in serra, stalle e strutture, la cui anche minima sussistenza sta facendo lievitare i costi di produzione per effetto di un complessivo aumento delle materie prime, ormai superiore al 50%.

Filiere del valore a rischio

Lo chiedono tutte le organizzazioni agricole segnalando anche il rischio di chiusura di strutture di trasformazione che mettono in discussione l’assorbimento di molte colture orticole e industriali. La “tempesta energetica” sta così già compromettendo le semine di produzioni importanti, nel convenzionale e anche nel biologico, mettendo a repentaglio la catena del valore nelle filiere agroalimentari, patrimonio nazionale da 550 miliardi di euro.

Attenuare l’impatto

In particolare Cia-Agricoltori Italiani, nelle ore decisive in cui l’esecutivo sta lavorando a nuove misure per attenuare l’impatto del caro energia su famiglie e imprese con le più piccole a rischio chiusura totale, ricorda che in tutta Italia non c’è settore al riparo. Da mesi i rincari su concimi, gasolio ed energia mettono in crisi in particolare le piccole e medie imprese. Eurostat rileva un balzo della bolletta elettrica del 75,6% in più e per il gas addirittura del 133,5%. In queste condizioni le semina e, quindi, la produzione del 2022 è in forte discussione per molte aziende.

Prezzi di beni e servizi

Anche per gli agriturismi il caro bollette rappresenta una scure sulle imprese del settore strette tra necessità di tenuta economica e il rischio di dover aumenta i prezzi di beni e servizi a discapito dei clienti. «Occorrono più risorse e misure incisive, anche a contrasto dei rischi speculativi -dichiara il presidente di Cia-Agricoltori Italiani Dino Scanavino-. Il Governo scongiuri anche i rincari al dettaglio che la filiera non potrebbe in alcun modo sopportare. Bisogna -conclude Scanavino- tenere alta l’attenzione lungo la catena del valore e della distribuzione”.

LEGGE SUL BIOLOGICO ATTESA IN AULA NEL PRIMO TRIMESTRE 2022

«Le aziende che investono nel settore non meritano altri ritardi»: l’appello di Pasquale Maglione, relatore della proposta di legge che fa ping pong tra Camera e Senato da oltre due anni

«Accogliamo con favore che la proposta di legge per sostenere e incentivare le produzioni biologiche in agricoltura è stata inserita nel calendario trimestrale dei lavori di Montecitorio».

«Il nostro appello affinché il 2022 si apra con l’approvazione di questa norma fondamentale per uno dei settori più in crescita del comparto primario può, dunque, divenire presto realtà».

Lo dichiara l’On. Pasquale Maglione, esponente M5S in commissione Agricoltura e relatore della proposta di legge “Disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico”.

In calendario per febbraio

Il testo, già approvato in commissione Agricoltura lo scorso agosto, è inserito infatti nel calendario del mese di febbraio e l’auspicio del deputato è che, nonostante gli importanti impegni delle prossime settimane, la discussione della norma non venga ulteriormente rimandata. «Gli imprenditori agricoli che hanno investito, e continuano a farlo in maniera consistente in questa tipologia di pratica agricola sostenibile, attendono da troppi anni un quadro normativo chiaro e innovativo, che possa supportare e promuovere i loro sforzi».

Filiere e distretti, le opportunità offerte dai fondi Pnrr

Con il 15 per cento della superficie agricola utilizzata dedicata a colture biologiche e circa 82mila operatori biologici, l’Italia è un Paese leader in Europa. «Proprio per sviluppare il comparto e poter così raggiungere i target previsti dalle strategie comunitarie, nel fondo correlato al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, abbiamo stanziato 300 milioni di euro esclusivamente dedicati alla creazione di contratti di filiera e di distretto biologici». «Dopo la firma del decreto da parte del ministro Stefano Patuanelli, a fine dicembre, si attende per le prossime settimane il relativo bando del Ministero delle Politiche agricole. Le imprese che vogliono investire in questo settore siano pronte a cogliere questa grande e strategica opportunità di crescita».

FOCUS BIO BANK 2021: VENDITE BIO IN CRESCITA, IL 56% IN GDO

FOCUS BIO BANK 2021: VENDITE BIO IN CRESCITA, IL 56% IN GDO

In un mercato più che raddoppiato negli ultimi dieci anni, le vendite bio nei supermercati sono quasi quadruplicate arrivando a 2,2 miliardi di euro, mentre nel canale storico ruotano intorno a un miliardo di euro, come nel 2012

Mentre si chiude un anno complicato e se ne apre uno nuovo ancora carico di sfide, esce l’edizione 2021 del Focus Bio Bank e tira le fila sull’andamento del settore tra supermercati e negozi specializzati. La nuova edizione coordinata da Rosa Maria Bertino, 104 pagine in tutto, è consultabile liberamente al link: https://issuu.com/biobank/docs/focus_bio_bank_supermercati_2021.

Salute personale e planetaria

I dati elaborati sono quelli raccolti dal 1993 per i negozi bio e dal 2001 per la grande distribuzione, fino al 2020. Negli ultimi due anni, segnati dalla pandemia, il biologico ha continuato a crescere anche in Italia raggiungendo i 4,6 miliardi di euro, dimostrando la crescita della percezione di quanto siano correlate la salute personale e quella planetaria.

Incidenza capovolta

In un mercato più che raddoppiato negli ultimi dieci anni, le vendite bio nei supermercati sono quasi quadruplicate arrivando a 2,2 miliardi di euro, mentre nel canale storico ruotano intorno a un miliardo di euro, come nel 2012. In dieci anni l’incidenza dei due canali sul totale delle vendite al dettaglio si è quindi capovolta: i supermercati sono saliti dal 31 al 56%, i negozi sono scesi dal 53 al 26%, in linea con quanto accade in Francia e Germania. In continua crescita anche i prodotti bio a marchio della grande distribuzione, passati dai 644 del 2001 ai 5.851 del 2020, un’offerta che si è quindi moltiplicata per nove in vent’anni. Nel 2020 si somma il balzo aggiuntivo per l’entrata nel rilevamento di Dm, catena di drugstore con un forte accento sul bio, che porta in Italia il modello tedesco, specializzato su bellezza e pulizia, ma integrato con l’alimentazione. Coop si conferma al primo posto con 950 referenze, al secondo entra Dm con 605, al terzo Esselunga con 485.

Il ruolo dell’ortofrutta

L’ortofrutta rappresenta il 22% di tutte le referenze bio nelle marche della Gdo. Considerando che per ogni prodotto bio a marchio della Gdo (Mdd) ne entrano quasi tre con le marche dell’industria (Idm), si stima un totale di 22mila referenze bio, variamente distribuite in circa 24mila punti vendita, solo nelle 27 catene censite. Nel 2020 restano 8 le catene della Gdo con prodotti equosolidali nelle proprie marche, con un assortimento di 100 referenze. Salgono invece a 13 le catene con cosmesi naturale o bio certificata per un totale di 766 referenze. La scelta di investire su una propria marca certificata di cosmesi è la naturale evoluzione dell’offerta a marchio di alimenti biologici.

La concentrazione degli specializzati

Scende ancora il numero di negozi bio, arrivati a quota 1.291 nel 2020, in calo da tre anni consecutivi (-10% in totale).

I negozi legati alle catene specializzate sono il 41% del totale, in calo per il secondo anno consecutivo, con una flessione totale del 16,6% dovuta a due fattori. Da un lato la riduzione del numero di catene operanti in Italia con il passaggio di Biobottega e Piacere Terra sotto l’insegna NaturaSì nel 2019, poi la chiusura dei 16 negozi Bio c’ Bon nel 2020. Dall’altro il progressivo passaggio d’insegna tra Cuorebio e NaturaSì con la conseguente razionalizzazione della rete di negozi sul territorio. Sono invece il 32% del totale i negozi indipendenti aderenti ai programmi promozionali. Le aggregazioni (catene o programmi) incidono quindi per il 73%. Il biologico è strategico per la grande distribuzione perché traina le vendite e resta strategico anche nei prossimi anni. Ma se al supermercato il bio si acquista soprattutto per comodità e convenienza, nello specializzato il motore deve essere l’appartenenza, a prezzi accessibili.

Non bastano negozi più grandi e invitanti, assortimenti ampi e profondi con migliaia di referenze se mancano l’attenzione massima ai prezzi, la personalizzazione dell’offerta con prodotti locali e regionali, la conoscenza dei prodotti e dei produttori, l’accoglienza e la preparazione del personale. Al canale storico del biologico l’onore e l’onere del ruolo guida nel mondo del bio, coinvolgendo i clienti come parte di una comunità, azionisti di un mondo migliore.

 

Fonte: Ufficio Stampa Bio Bank