Suolo e Salute

Autore: admin

Il Sinab pubblica le prime anticipazioni sui dati del bio italiano

Sono stati pubblicati nei giorni scorsi i primi dati sul bio italiano al 31 dicembre 2012 elaborati dal Sinab. I dati definitivi saranno presentati in occasione del prossimo Sana, previsto a Bologna dal 7 al 10 settembre prossimi. I dati, provenienti dagli Organismi di Controllo operanti in Italia al 31 dicembre 2012, mostrano un aumento di operatori complessivo pari al 3%: ad oggi, gli operatori bio certificati risultano in totale 49.709,  di cui 40.146 produttori esclusivi, 5.597 preparatori (includendo in questa voce le aziende che effettuano vendita al dettaglio), 3.669 produttori-preparatori e 297 importatori.

Da un punto di vista territoriale, non vi sono grandi differenze rispetto ai dati 2011: la Sicilia resta la regione che ospita il più alto numero di aziende agricole bio (7.056), seguita dalla Calabria (6.691) e dalla Puglia (5.377); Emilia-Romagna (692), Lombardia (605) e Veneto (518) sono invece le regioni con il maggior numero di trasformatori puri. La superficie coltivata a bio ammonta attualmente a 1.167.362 ettari, segnando un significativo aumento del 6,4% rispetto all’anno precedente. Restano in cima alle produzioni bio il foraggio, (oltre 255.000 ha, pari al 22% del totale), seguito da cereali (210.543 ha, 18%) e pascoli (205.156 ha di prati e pascoli bio, quasi il 18% del totale, e 85.545 ha di pascolo magro, 7% del totale). Significativa anche la superficie destinata all’olivicoltura, che riguarda oggi quasi 165.000 ha tra terreni bio e in conversione, pari al 14% del totale, con una crescita di ben 16 punti percentuali rispetto al 2011. Crescono anche le produzioni animali, soprattutto nel comparto suinicolo, che segna una crescita del 32,2% nel numero dei capi, e dell’apicoltura bio, con il 29,2% di aumento delle arnie.

A fronte di questi dati, resta in controtendenza rispetto alla crisi dei consumi la domanda di prodotti biologici, come confermato dalle ultime rilevazioni del Panel famiglie Ismea/GFK-Eurisko secondo il quale la spesa biologica è aumentata dell’8,8% nell’ultimo anno. Dati riferiti alle vendite nella GDO che premiano in particolare biscotti, dolciumi e snack e gli ortofrutticoli freschi e trasformati, con un aumento superiore al 12% rispetto al primo quadrimestre 2012. Dati ripresi dalle rilevazioni riguardanti il primo quadrimestre 2013, che confermano la concentrazione degli acquisti su un numero limitato di categorie, in particolare ortofrutta fresca e trasformata, lattiero-caseari ed uova, che complessivamente da soli coprono quasi due terzi della spesa totale. Le regioni del Nord Italia restano quelle a maggior propensione per il consumo bio, con una spesa pari al 73% del totale bio in un Paese, l’Italia, che con un giro d’affari complessivo del bio pari a circa 3 miliardi di euro (dati FIBL-IFOAM) si colloca al quarto posto in Europa per consumi bio dietro a Germania, Francia e Regno Unito e in sesta posizione nella classifica mondiale.

Fonte: Sinab, Mipaaf, ISMEA

A Palazzo Madama la conferenza di presentazione della Ciliegia Moretta di Vignola IGP

Si è tenuta nei giorni scorsi presso la Sala Nassirya di Palazzo Madama la conferenza stampa di presentazione della Ciliegia “Moretta” di Vignola , che ha ottenuto il marchio europeo IGP recentemente. A renderlo noto un comunicato del gruppo PD al senato. Alla conferenza erano presenti tra gli altri la vicepresidente del senato Valeria Fedeli, il senatore del Pd Stefano Vaccari e la vicepresidente della Commissione Agricoltura Leana Pignedoli, insieme al sindaco di Vignola (MO) Daria Denti e al direttore del Consorzio della Ciliegia di Vignola, Walter Monari. “Valorizziamo oggi un’eccellenza dell’agroalimentare italiano – ha dichiarato Vaccari – frutto della tradizione, dell’innovazione, della capacità e della passione di un territorio e degli oltre 1000 produttori coinvolti riuniti nel consorzio”.

Fonte: Agrapress

Due Regolamenti modificano il Reg. (CE) n. 1235/2008 sull’import bio da paesi terzi

 Sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE due regolamenti di esecuzione, il Regolamento n. 567 del 18 giugno 2013 e il Regolamento n. 586 del 20 giugno 2013, che in entrambi i casi apportano modifiche al regolamento (CE) n. 1235/2008  sul regime di importazione di prodotti biologici dai paesi terzi.

I due regolamenti possono essere consultati ai seguenti indirizzi web:

Regolamento n. 567 del 18 giugno 2013

http://www.sinab.it/share/img_lib_files/2286_reg_567_2013_ita.pdf

Regolamento n. 586 del 20 giugno 2013 (ITALIANO)

http://www.sinab.it/share/img_lib_files/2289_reg_586_2013_ita.pdf

 

Fonte: Sinab

 

 

Deforestazione, triste primato per l’Unione Europea

E’ stato pubblicato nei giorni scorsi dalla Commissione Europea lo studio “L’impatto del consumo dell’UE sulla deforestazione”, che ha valutato l’incidenza dei paesi dell’unione sul consumo di foreste nel periodo compreso tra i 1990 e il 2008. I risultati sono davvero sorprendenti e, sotto molti punti di vista, imbarazzanti: nei 19 anni ricompresi nello studio l’UE ha contribuito alla distruzione di circa 9 milioni di ettari di foreste, una superficie, tanto per avere un’idea, pari a quella dell’Irlanda.

Sul banco degli imputati in particolare le colture oleaginose (quali la soia e l’olio di palma) e i prodotti derivati, che insieme al consumo di carne sono tra le cause principali della perdita di territorio forestale su scala globale imputabile all’Europa.

A questo si deve aggiungere anche la crescente richiesta di carne, prodotti caseari, biomasse e biocarburanti da parte dei territori dell’Unione, che hanno determinato la conversione di vaste aree forestali e una pressione altissima su questi ecosistemi.

“Annus horribilis” il 2004, nel corso del quale l’UE ha avuto un impatto sulle foreste, riferendosi alle importazioni, doppio del binomio Cina – Giappone e triplo di quello del Nord America.

“Lo studio mostra che la nostra impronta forestale continuerà a crescere se l’Europa non cambia rotta, è ora di eliminare la deforestazione dai nostri menù, dai nostri libri e prodotti cartari e dalle fonti energetiche come biocarburanti e centrali a biomasse” ha dichiarato in un comunicato Greenpeace Italia per voce di Chiara Campione, responsabile della campagna foreste.

L’Europa è chiamata a fare di più, anche in considerazione dell’impegno sottoscritto non più tardi di 5 anni fa dai ministri dell’ambiente per fermare la deforestazione globale entro il 2030 e dimezzare rispetto al dato 2008 quella delle foreste tropicali entro il 2020. “Proprio la settimana scorsa è stato raggiunto un accordo politico in Europa e il Settimo Programma di azione sull’ambiente prevede piani per combattere la deforestazione globale. Ogni piano di successo che verrà elaborato, però, deve tendere a eliminare dal mercato prodotti legati alla distruzione delle ultime foreste e sostenere i Paesi in via di sviluppo affinché siano in grado di far fronte a questa minaccia” continua la Campione.

Sulla stessa lunghezza d’onda Dante Caserta, Presidente f.f. di WWF Italia: “La Commissione europea, gli Stati membri e il Parlamento europeo devono agire subito e rivedere tutte le politiche che sono legate al consumo di risorse provenienti da aree deforestate tropicali, se vogliamo seriamente rispettare l’impegno di riduzione del 50% entro il 2020. Non è un gesto responsabile da parte dei politici giocare il gioco del “non vedo e non sento”, quando si tratta della distruzione di aree forestali al di fuori dell’UE”. “Il nostro effettivo contributo al riscaldamento globale e alla perdita di biodiversità è molto più alto di quanto si pensasse, se si tiene conto anche dei nostri impatti indiretti. Dobbiamo ridurre il nostro impatto ambientale e far rispettare le norme necessarie per assicurare che i beni consumati dall’UE vengano da produzioni efficienti e sostenibili” ha concluso Caserta.

Spetterà ora al 7° Piano d’azione europeo per l’ambiente il compito di fornire rapidamente e concretamente precise indicazioni per cambiare seriamente rotta evitando che l’Europa continui ad essere tra i principali responsabili della deforestazione su scala planetaria.

Fonti: Greenme, Greenpeace, WWF

La Finlandia ha cibo meno contaminato d’Europa

L’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha stabilito che il primato per il cibo più puro di tutta l’Unione Europea spetta ai finlandesi. Secondo un articolo apparso sul bollettino degli agricoltori finlandesi,”Maaseudun Tulevaisuus” infatti, un nuovo studio da parte dell’EFSA indica che il cibo in Finlandia è il più sano e meno contaminato di tutta Europa.

Lo studio ha esaminato nello specifico i residui di pesticidi presenti negli alimenti e ha scoperto che, oltre al caso finlandese, più in generale il cibo negli altri paesi del Nord Europa e in Austria è quello più frequentemente privo di residui di pesticidi e altri prodotti chimici di sintesi. Secondo i risultati circa il 72 per cento dei prodotti alimentari finlandesi non contengono tracce di pesticidi, rispetto al 50% registrato in media nell’Unione.  In cima alla classifica, come era lecito aspettarsi, gli alimenti prodotti secondo metodi di agricoltura biologica, mentre i livelli più elevati sono stati riscontrati negli alimenti di provenienza esterna all’Unione Europae, in particolare nel caso di frutta e verdura importate.

Fonte: Organic Monitor, YLE.fi / Finnish American Reporter