Suolo e Salute

Autore: admin

Il commento di FederBio riguardo la firma del decreto anti OGM

“Prendiamo atto con soddisfazione di questa prima e parziale mossa del Governo per vietare le coltivazioni OGM in Italia e dell’annuncio di una strategia più complessiva che, tuttavia, ci piacerebbe fosse anche frutto della concertazione con le rappresentanze dei settori direttamente interessati, come nel caso del biologico. Rimane il fatto che l’efficacia del Decreto è strettamente connessa con l’individuazione di tutti i siti dove sono stati seminati gli OGM e che, secondo i siti del Movimento Libertario e altre associazioni pro OGM, ammontano a migliaia di ettari di superficie.”
Con queste parole si è espressa FederBio in un comunicato riguardo l’iter del decreto anti OGM in discussione in questi giorni.
“ FederBio – prosegue la nota – già da due settimane ha chiesto formalmente al ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali e alle Regioni di procedere con le indagini e le azioni necessarie a individuare questi siti senza che a oggi sia giunta alcuna risposta in merito. Ci auguriamo quindi che anche di questo si parli del Decreto firmato oggi”.
Fonte: FederBio

OGM: firmato il Decreto Interministeriale che vieta il Mais Mon810

Il Ministro della Politiche Agricole Nunzia De Girolamo, insieme alla collega della Salute Beatrice Lorenzin e dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare Andrea Orlando hanno firmato il decreto interministeriale che “ vieta in modo esclusivo la coltivazione di mais geneticamente modificato appartenente alla varieta’ mon810 sul territorio italiano”. A renderlo noto un comunicato diffuso dal Mipaaf nei giorni scorsi. Soddisfazione da parte del Ministro De Girolamo, che si è soffermata sull’iter del decreto: “con i ministri Lorenzin e Orlando – ha dichiarato il Ministro- avevamo preso un impegno preciso sugli OGM, considerate anche le posizioni unitarie del parlamento e delle regioni. Con il decreto che abbiamo firmato oggi vietiamo la sola coltivazione del mais mon810 in Italia, colmando un vuoto normativo dovuto alle recenti sentenze della corte di giustizia europea”.
Si tratta, secondo le parole di De Girolamo, di “un provvedimento che tutela la nostra specificità’, che salvaguardia l’Italia dall’omologazione. la nostra agricoltura si basa sulla biodiversità’, sulla qualità’ e su queste dobbiamo continuare a puntare, senza avventure che anche dal punto di vista economico non ci vedrebbero competitivi”.
Il Ministro ha voluto porre l’enfasi in particolare sul fatto che quello firmato insieme ai colleghi di Salute ee Ambiente è un primo passo nella direzione di una regolamentazione più chiara in tema di OGM: “il decreto di oggi è solo il primo elemento, quello più’ urgente, di una serie di ulteriori iniziative, con le quali definiremo un nuovo assetto nella materia della coltivazione di OGM nel nostro paese. Il divieto e’ cosi’ in vigore fino all’adozione delle misure previste dal regolamento comunitario 178/2002 e comunque per un periodo di massimo diciotto mesi. Il provvedimento sarà’ immediatamente notificato alla commissione europea e agli altri 27 stati membri dell’unione europea”.
Il comunicato Mipaaf prosegue soffermandosi sulle motivazioni che hanno portato al decreto: “il divieto di coltivazione del mais mon810 e’ motivato dalla preoccupazione sollevata da uno studio del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, consolidata da un recentissimo approfondimento tecnico scientifico dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che ne evidenzia l’impatto negativo sulla biodiversità’, non escludendo rischi su organismi acquatici, peraltro già’ evidenziati da un parere dell’Autorità’ Europea per la Sicurezza Alimentare [l’EFSA, NdR] reso nel dicembre 2011. Il Decreto giunge a conclusione della procedura di emergenza attivata dal nostro governo nell’aprile 2013, ed è giuridicamente sostenuto anche dal precedente provvedimento di divieto di coltivazione di organismi geneticamente modificati, fondato su analoghe motivazioni, adottato il 16 marzo 2012 dal governo francese e tuttora in vigore. Le sentenze della corte di giustizia dell’unione europea, cui l’Italia si conforma – conclude il comunicato – ribadiscono la legittimità’ di misure di coesistenza che salvaguardino le colture tradizionali e biologiche, e che dovranno essere adottate dalle regioni conformemente alla sentenza n. 116 del 2006 della corte costituzionale, nel quadro di una organica e condivisa disciplina statale che definirà’ principi comuni al fine di garantire il rispetto della libera concorrenza e della libertà’ di iniziativa economica, a parità’ di condizioni sull’intero territorio nazionale”.
Fonte: Agrapress

Agence bio: Il bio francese cresce ancora

Sono stati pubblicati da Agence Bio i dati relativi al biologico francese riferiti al 2012. Le aziende agricole bio salgono oltralpe a 24.425, con un aumento del 5,6% nel corso dell’anno, rappresentando ad oggi il 4,7% di tutte le aziende agricole francesi. Crescita analoga della SAU coltivata a bio, passata a 1.032.941 ha (+5,9%), pari al 3,7% della superficie agricola francese complessiva. Aumentano analogamente gli operatori del biologico, pari a 36.766 (+4% rispetto al 20111), distribuiti principalmente in preparatori e distributori.

Dati che evidenziano una crescita netta del biologico francese, in linea con l’aumento costante della domanda: in sei anni, dal 2007 al 2012, il mercato del bio francese è sostanzialmente raddoppiato, passando dai 2,1 miliardi del 2007 ai 4 dell’anno scorso. Attualmente il biologico francese rappresenta il 2,4% del mercato alimentare francese, rispetto all.1,3% del 2006.

Ulteriori informazioni di dettaglio possono essere consultate sul sito di Agence Bio (disponibile in multilingua).

Fonte: Sinab, Agence Bio

FederBio su dati Sinab: i dati rivelano un cambio negli stili di consumo e di vita

Interviene anche FederBio in merito alle anticipazioni del Sinab sui dati del comparto bio, e lo fa per voce del suo Presidente, Paolo Carnemolla, che sottolinea l’importanza del biologico per l’agricoltura italiana e sottolinea che il crescente interesse verso il bio è indice di un cambio culturale in atto nel nostro paese: “i numeri in crescita del settore biologico nazionale testimoniano sia l’effetto delle politiche di sviluppo rurale che, soprattutto, di un andamento di mercato che ormai è indicativo di un cambio di stili di consumo e di vita”.

 “Nel quadro generale dell’economia agricola e agroalimentare del paese – prosegue Carnemolla – il biologico e’ un’opportunità’ concreta per la ripresa, per l’occupazione, per l’imprenditoria giovanile e per l’internazionalizzazione”. “Chiediamo al governo e al parlamento azioni concrete di tutela dalle coltivazioni di OGM sul territorio nazionale e una politica per lo sviluppo del settore concertata con le imprese sul modello del piano recentemente approvato dal governo francese, che punta a raddoppiare la dimensione del biologico entro il 2015 [a questo proposito si veda la nostra NL del 4 luglio scorso, che ha dedicato due news proprio a questo tema]. L’Italia – ha concluso il Presidente FederBio – ha anche la straordinaria opportunità di ospitare l’Expo’ e per questo bisogna mettere in campo un nuovo piano d’azione nazionale per consolidare e potenziare la leadership del biologico italiano in Europa e nel mondo”.

Fonte: Agrapress

Confragricoltura: bene i dati Sinab, ma il bio deve uscire dalla cultura del localismo e aggregare l’offerta

Analizzando in controluce i dati pubblicati dal Sinab, in una nota Confagricoltura pone l’attenzione su fatto che se da un lato la superficie totale coltivata a biologico è aumentata del 6,4% nel corso del 2012, al tempo stesso è diminuita della stessa percentuale la superficie in conversione. Un dato che pone una serie di interrogativi sulla tenuta effettiva, nel medio periodo, del settore. “Cosa induca le aziende agricole italiane a non puntare sul biologico è qualcosa che deve essere chiarito e che speriamo non sia legato esclusivamente alla diminuzione degli aiuti comunitari. Se così fosse, infatti, vorrebbe dire che il sistema del biologico italiano non e’ competitivo se non grazie ad interventi di sostegno economico”.

Un dato che effettivamente appare incongruo rispetto alle risposte che il mercato continua a dare al settore del biologico: “Eppure il bio tira, anche se – continua la nota Confagricoltura –  il suo acquisto è limitato ad un’élite di italiani. Forse anche per questo il numero d’importatori e’ aumentato nel 2012 quasi del 30%, dato che conferma che la gran parte del biologico che gli italiani acquistano non e’ prodotto nel Bel Paese”. Aspettando i dati sull’export, Confagricoltura esorta l’intero comparto del biologico ad ampliare quanto più possibile l’accessibilità del bio: “è giunto il momento di uscire dalla cultura del nanismo e localismo, che pesa sul costo finale del prodotto, puntando all’aggregazione dell’offerta, rendendo così il biologico accessibile a tutte le fasce economiche delle famiglie italiane”.

Fonte: Agrapress

De Girolamo sui dati Sinab: “il bio è un settore in crescita che punta sulla qualità ed è premiato dalla fiducia dei consumatori

Commenti interessati e positivi da parte del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, riguardo i dati sul bio anticipati dal Sinab.  “I dati del Sinab sull’agricoltura biologica mostrano un settore dinamico, che gode di una vivacità che ci fa ben sperare per il futuro di tutto il comparto. Il biologico rappresenta un settore in crescita, che punta sulla qualità e sulla scelta consapevole dei consumatori”, ha dichiarato De Girolamo.  “Sono numeri interessanti – ha proseguito il Ministro – che dimostrano che il clima di fiducia da parte dei consumatori per questo tipo di produzioni è sempre molto alto e che ci consentono di mantenere la leadership in Europa per questo tipo di produzioni. Il Ministero – ha concluso – è fortemente impegnato per mantenere sempre molto alto il livello di controllo a garanzia del settore e grandi risultati li stiamo ottenendo grazie ad una informatizzazione nella gestione dei dati di settore, che consente la massima trasparenza per tutti i soggetti impegnati nell’attività di controllo e vigilanza, ed una particolare attenzione la stiamo ponendo, anche grazie all’impegno dell’Agenzia delle Dogane, per vigilare sull’ingresso dei prodotti biologici importati da Paesi terzi”.

Fonte: Mipaaf