Suolo e Salute

Autore: admin

Al via il progetto “Safety for Food”

E’ stato presentato a Roma nei giorni scorsi presso il Mipaaf il progetto “Safety for Food”, un’innovativa piattaforma tecnologica creata con lo scopo di fornire piena tracciabilità dei prodotti della filiera agro-alimentare. L’idea è quella di fornire una sorta di “passaporto digitale” in grado di certificare la tracciabilità di gni prodotot Made in Italy, contrastando in questo modo alla radice i tentativi di frode alimentare. Condividendo le informazioni della filiera, dalla produzione fino alla distribuzione ai punti vendita, Safety for Food è una piattaforma tecnologica al servizio dei consumatori e degli enti preposti al controllo in grado di assumere appieno il ruolo di “centro informativo sulla tracciabilità. Un’esigenza particolarmente avvertita nel caso dell’Italia, in cui il alore dell’industria agroalimentare ammonta a ben 250 miliardi di euro, pari al 15% dell’intero Pil nazionale e che coinvolge quasi 900.000 aziende e oltre 1,7 milioni di addetti.

Fonte: repubblica.it

L’Italia in prima linea contro l’etichettatura inglese “a semaforo”

Non smette di far discutere il sistema di etichettatura alimentare “a semaforo” raccomandato dal governo britannico. Il sistema classifica come più o meno salutare un prodotto riportando sull’imballaggio un codice verde, giallo o rosso a seconda della presenza di grassi, sali e zuccheri. Ma il criterio con cui il governo di Londra intende classificare i prodotti alimentari ha suscitato un vero e proprio vespaio di polemiche e una levata di scudi senza precedenti, in cui l’Italia è in prima linea in queste ore. Una procedura definita “fuorviante e distorsiva”, con conseguenze potenzialmente molto pesanti per molti prodotti Dop e Igp e moltissime eccellenze alimentari del belpaese (e non solo). Ultimo atto della vicenda la netta presa di posizione del Ministro per le Politiche agricole De Girolamo, che in occasione del Consiglio dei Ministri UE lancia un preciso attacco alla proposta inglese: “Non intendo arretrare di un millimetro – ha dichiarato il Ministro – e farò sentire forte la voce dell’Italia  sull’etichetta alimentare inglese a “semaforo” che usa un codice verde o giallo o rosso per classificare gli alimenti. Sicuramente  sarà ampliata la platea degli Stati che aderiranno a questa iniziativa e sono certa che le istituzioni Ue difenderanno la maggioranza dei partner”. Le conseguenze del sistema a semaforo sono realmente paradossali, se solo si pensa che un olio extravergine d’oliva, con questo sistema, potrebbe ricevere il bollino rosso per l’elevata presenza di grassi mentre il bollino verde sarebbe destinato all’olio di semi. Un paradosso che non ha visto l’Italia da sola nella ferma opposizione alla proposta inglese, ma che  ha visto l’adesione di altri nove Stati membri: Francia, Spagna, Cipro, Portogallo, Grecia, Lussemburgo, Romania, Slovacchia e Slovenia. E appare debole l’obiezione del rappresentante britannico, che ha dichiarato che la normativa europea sull’etichettatura non esclude la possibilità di etichette alternative e che quindi a suo giudizio non vi è violazione da parte di Londra.

Ma per farsi un’idea abbastanza chiara della scarsissima validità del sistema, che porterebbe all’esclusione ad esempio di Parmigiano, Prosciutto di Parma, Lardo di Colonnata, la mozzarella di bufala e svariati altri prodotti dell’agroalimentare italiano. Al punto da far dichiarare al Rappresentante permanente aggiunto dell’Italia presso l’UE Marco Peronaci che ci si trova di fronte ad un meccanismo  “in  contrasto con le finalità di un’informazione corretta al consumatore che finisce per essere deresponsabilizzato e seguire gli allarmi colorati” anziché affidarsi all’etichetta Ue, ben più chiara e affidabile. Per parte sua, il  commissario europeo alla sicurezza alimentare Tonio Borg ha promesso un’analisi attenta della situazione aggiungendo che vigilerà su eventuali violazioni nelle norme che regolano il mercato unico.  “Io sono qui a Bruxelles – ha dichiarato De Girolamo – per rappresentare i tanti lavoratori italiani e le tante produzioni di eccellenza che potrebbero avere un danno da un’etichettatura ingannevole, e credo ingiusta per chi vuole fare gli Stati uniti d’Europa>”. Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua, secondo il quale “il consenso di 16 Paesi alla posizione  italiana nel corso della riunione odierna del Consiglio  è un’importante vittoria diplomatica del Governo italiano, cui va il nostro plauso  e un chiaro segnale che la Ue lancia a Londra: il semaforo in etichetta proposti dal Regno Unito è infatti discriminatorio e fuorviante, perché non esistono cibi buoni  e cattivi in sé, ma soltanto diete giuste o sbagliate, a seconda di come i diversi alimenti vengono combinati. Classificando alimenti e bevande senza evidenze scientifiche appropriate c’è il rischio di dare giudizi semplicistici ed erronei sul singolo prodotto”. Secondo Ferrua il sistema a semaforo mette a rischio “il 28,3% dei nostri prodotti esportati in Gran Bretagna,   pari a oltre 630 milioni di euro. Si tratta di una quota molto importante, il 2,6% di tutto l’export italiano 2012 nel mondo, analoga a quella coperta dall’intero nostro export alimentare su mercati importanti come Canada e Giappone>>. Cifre rincarate dalla Coldiretti, secondo la quale “il semaforo in etichetta varato dagli inglesi mette ingiustamente a rischio circa 2,5 miliardi di export di prodotti Made in Italy”, definendo quella inglese “una scelta dettata dalla volontà di diminuire il consumo di grassi, sali e zuccheri ma che non basandosi sulle quantità effettivamente consumate ma solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze, finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti come l’olio extravergine d’oliva e promuove, al contrario, le bevande gassate senza zucchero, fuorviando i consumatori rispetto al reale valore nutrizionale”.

Fonte: Il Sole 24 Ore, Ansa, Agrapress

Riforma PAC ultimo atto, il commento di De Castro

Il Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo Paolo De Castro ha commentato l’approvazione della PAC da parte del Consiglio Agricolo UE, dichiarando che con questo atto si è compiuto l’ultimo passaggio formale di riforma della PAC, e che si tratta di “una conferma dell’importante lavoro portato avanti in quasi tre anni di negoziati insieme a consiglio e commissione”. De Castro ha ribadito l’impegno del Parlamento Europeo rispetto agli impegni assunti con la Riforma: “nei prossimi mesi, questo parlamento, e in particolare la Commissione Agricoltura, vigileranno affinché nella stesura degli atti delegati applicativi della PAC sia rispettato l’accordo politico che Consiglio e Parlamento hanno così faticosamente raggiunto”. Parlamento che, ha continuato De Castro, “come istituzione democraticamente eletta, non si sottrarrà al ruolo di verifica dei poteri di delega che ha conquistato grazie al trattato di Lisbona”. Un impegno volto a “dare agli agricoltori e ai cittadini europei una politica agricola più equa e sostenibile, in grado di rispondere alle sfide del futuro”.

Fonte: Agrapress

Il Tribunale UE ferma il commercio della patata OGM Amflora

Stop alla messa in commercio della patata OGM Amflora della Basf: questa la decisione del Tribunale dell’Unione Europea che ha osservato una violazione nelle procedure di autorizzazione degli OGM nell’Unione da parte della Commissione. Sul provvedimento, molti i commenti da più parti. Per Coldiretti “lo stop alla patata geneticamente modificata e’ accolto positivamente da 8 cittadini su 10 (76 per cento) che sono contrari all’utilizzo di organismi geneticamente modificati nell’agricoltura in Italia, dove si e’ giustamente fatta la lungimirante scelta di non coltivare biotech”. “Con questa decisione – prosegue il comunicato della Confederazione – nonostante le proprietà miracolistiche propagandate dalle grandi multinazionali che producono OGM sono rimasti solo cinque su ventisette i paesi (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania) a coltivare OGM nell’ Unione Europea, con appena 129mila ettari di mais transgenico mon810 piantati nel 2012”. “Gli OGM in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che e’ il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico della tipicità, della distinti vita’ e del Made in Italy”. Dello stesso avviso la CIA, Confederazione Italiana Agricoltori, che sottolinea tuttavia il fatto che “ancora una volta ci troviamo davanti all’assoluta mancanza di una linea di condotta coerente tra le istituzioni comunitarie su questo tema delicato”. “L’omologazione a cui gli organismi geneticamente modificati conducono – secondo le stime della stessa CIA – metterebbe a rischio gli oltre 5.000 prodotti tipici che rappresentano la spina dorsale dell’enogastronomia italiana”. “La nostra posizione sugli OGM insomma – ribadisce la confederazione – non scaturisce da una scelta ideologica, ma dalla consapevolezza che la loro utilizzazione può annullare la nostra idea di agricoltura e, quindi, l’unico vantaggio competitivo dei suoi prodotti sui mercati: qualità, origine, tracciabilità, biodiversità, tipicità”.

Fonte: Agrapress, CIA, Coldiretti

De Girolamo sul ddl Consumo suolo

Commentando l’okay giunto dal Consiglio dei Ministri al disegno di legge relativo al contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato, approvato anche dalla Conferenza unificata Stato-Regioni, il Ministro De Girolamo ne ha sottolineato l’importanza centrale per la tutela del territorio, dell’ambiente, dell’agricoltura: “Quello approvato oggi è un provvedimento fondamentale che segna la separazione netta tra il passato e la devastazione dei territori ed il futuro in cui il terreno sarà utilizzato per lo sviluppo. Non c’è produzione agricola se non c’è tutela del suolo e queste misure agevoleranno gli imprenditori del settore edilizio che si specializzeranno nel risanamento. L’Italia ha bisogno di una norma per il contenimento del consumo di suolo e per questo mi auguro che il disegno di legge possa essere presto discusso e approvato anche in Parlamento. I drammatici disastri idrogeologici degli ultimi mesi ci ricordano che non c’è più tempo da perdere. Con questa norma introduciamo un principio fondamentale: il consumo di suolo va ridotto”. “La terra  – ha proseguito il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali – “deve essere preservata per l’attività agricola, anche perché negli ultimi decenni abbiamo cementificato una superficie grande come la Calabria. Allo stesso tempo il nostro Paese non è autosufficiente dal punto di vista alimentare e la combinazione dell’avanzata del cemento e l’abbandono dei campi può diventare devastante. Invertiamo la rotta, ho fiducia che anche nelle Camere ci sia la stessa sensibilità per il tema”. “È necessario avere un cambio di mentalità nel nostro Paese e capire che ogni ettaro di terra impermeabilizzata è persa per sempre. Puntiamo ad un’edilizia di riuso, di rigenerazione, che possa far muovere l’economia senza un ulteriore impatto sull’ambiente e sulle attività agricole. Siamo il Paese del Gusto e della Bellezza e i turisti stranieri non ci cercano davvero per il cemento” ha concluso De Girolamo .

Fonte: AIOL

Bio: +7,5 per cento nei primi 10 mesi 2013

Secondo quanto si apprende dalle ultime rivelazione Ismea Gfk-Eurisko, continuano a crescere i consumi di prodotti biologici nel nostro paese. Nei primi 10 mesi del 2013 infatti il valore degli acquisti dei prodotti biologici ha fatto registrare un +7,5%, ancora una volta in aperta controtendenza rispetto all’andamento del comparto food. Particolarmente notevoli gli aumenti di biscotti, dolciumi e snack bio (+28% in valore) e dalle uova (+17%). Molto buoni, anche se più contenuti, gli aumenti dell’ortofrutta fresca e trasformata, della pasta, riso e sostituti del pane (+9% per entrambi), dei lattiero caseari  (+4%) e della carne fresca e trasformata (+5%). Dati questi che ribadiscono il trend di grande crescita del biologico, che è incrementato di circa il 30% dal 2010 a questa parte, facendo dell’Italia il quarto mercato europeo e il sesto al mondo per il biologico. Resta tuttavia molto netta la polarizzazione del mercato, con quattro categorie (ortofrutta, lattiero-caseari, uova, pasta, riso e sostituti del pane) a detenere ben il 70% dell’intera spesa per il biologico degli italiani, valore che si attesta addirittura all’80% se si considerano anche i prodotti destinati alla prima colazione e gli snack.

Fonte: Sinab, ISMEA Servizi